SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Madonna mia du Ritu fammi trovare siddri e guite.

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mercoledì 7 settembre 2022

Madonna mia du Ritu fammi trovare siddri e guite.


 

A sinistra: San Fili 1999 - Frazione Bucita, Roberto Fieramosca mostra compiaciuto il suo trofeo micologico.

Una famigliola di porcini (siddri) di circa tre chilogrammi.

Foto Pietro Perri.

Da "l'occhio" anno II n. 18 del 24.09.1995.

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Sembrava che questa mancata estate 1995 (agosto, decisamente, tutto è stato tranne che un mese "di stagione") fosse destinata a non lasciare nel ricordo dei cittadini di San Fili nulla oltre il maltempo, eppure... ecco il miracolo: un tale boom di funghi come non se ne vedevano da decenni nelle case dei sanfilesi (ci mancava poco e si potevano raccogliere anche nei vasi del prezzemolo che le nostre brave massaie coltivano sui balconi).

I siddri (porcini), i moddraccari e le guite per una volta non sono stati prebenda esclusiva dei noti fungiari del luogo, vere e proprie tradizioni familiari, ma tutti, senza distinzione di sesso, razza e religione, hanno potuto senza grossi sforzi rifarsi il palato con una semplice salutare camminata per i boschi circostanti il paese.

I Cuazzi cu 're Timpe russe e Topa, aru 'Ncinu,

Macchia Longa e Pompone, supr'u Fiego e Tanzia (ca si vide du ponte de Vucita), Pietra Crociata, Verranco e Santo Marco ("ddru rifugiu) 'ppe nun parla' de Serra Mezzana (vicino all'Acquatina)... niente è stato lasciato al caso, niente all'incauto piede del viandante che avrebbe potuto calpestare il divino alimento: stranamente un si suni visti tanti lattarachi gravini e gaddrinazzi, civite e ferruni (questi ultimi leggermente tossici), cuculite, rusiti e leuni (ch'io unn'u sapia, m'hannu dittu c'assumiglianu ari gravini), funghi gustosissimi ma da sempre considerati inferiori nelle nostre zone.

E' dimenticato, almeno per quest'anno, l'eterno tempo dei fungiari esperti conoscitori delle nostre montagne e delle ricchezze che le stesse ci offrono senza nulla chiedere in cambio, a volte neanche il rispetto. Pochi ricordano i magici nomi di Peppino e Santuzzu Lio (veri lupi di bosco), Tuture Storino cu 'ru patre Pasquale, di 'Ntonu Spizzirri e Micuzzu Mazzuca de Santu Fili, Francisco, Giacomino e 'Ntonu Marrano de Vucita.

Tutta gente che anche durante la guerra sapeva godere di qualche lato buono della vita: San Fili ed il proprio territorio sapevano come compensarli.

Degli ultimi trent'anni è giusto ricordare i nomi di mastru Michele Leo (in fatto di funghi "patrune di Cuazzi" o, purtroppo, di quello che ne resta oggi), Michele Zichirino e, per quanto riguarda Bucita, i figli d'arte Mario e Giovanni Marrano.

Altri tempi, quelli in cui ci veniva insegnato a rispettare i boschi perché ci davano tanto: le castagne, la legna, le fragole, in alcune zone come Macchia Longa anche i pomodori e le patate (raccontano alcuni anziani che si recavano in tale zona fin da Cucchiano alzandosi di buon'ora per assicurarsi un minimo di raccolto... e non c'erano macchine ed altri mezzi idonei di locomozione se non "u cavaddru 'e San Franciscu"), i funghi.

Oggi ci sono solo boschi da tagliare nel migliore dei casi, da bruciare nei rimanenti. Persino il fungo, quando si raccoglie, non si toglie più dal terreno con il dovuto riguardo utilizzando un coltellino e lasciando parte della radice nel terreno stesso (quella parte che comunque giunti a casa getteremo nella spazzatura, di enorme importanza per la vita del fungo... a cudicina, s'ancora u'nni simo capiti): si strappa, si ruba alla buona Madre Natura che con tanta cura gli ha dato forza, bellezza e gusto mostrandolo potente e gioioso alla nostra vista... l'ingordigia umana continua a non avere limiti, incurante se per altri venti anni non ci sarà una raccolta di funghi come quella dell'estate 1995.

"Madonna mia du Ritu, fammi truvare siddri e guite" cantavano i nostri nonni quando si avventuravano nei castagneti circostanti, e sarebbe bello se la cantassero anche le future generazioni: apprezzando al massimo, com'è giusto, quanto la natura circostante ci regala giorno dopo giorno malgrado il nostro menefreghismo nei suoi confronti.




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