SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: 2021

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giovedì 25 novembre 2021

La luce elettrica a San Fili. (6)

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (6)
(di Pietro Perri)

(continua dal mese di settembre 2021)
«I bambini, di sera, accoglievano l'accensione della luce elettrica con grida e battimani appollaiati su una catasta di travi. Grosse corde di rame portavano la corrente in tutte le vie del paese».

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Primi anni 2000: l'allora
sindaco di San Fili Luigi
Bruno (a destra) si appresta
ad inaugurare la nuova
centrale idroelettrica.
A sinistra il presidente della
Provincia Antonio Acri.
Certo all’inizio del XX secolo non era immaginabile che la corrente elettrica, anche nelle piccole realtà meridionali quali lo stesso borgo di San Fili, potesse avere lo sviluppo che ha avuto dopo il 1950. Né lasciavano presagire ciò le condizioni economiche in cui versavano gran parte dei nuclei familiari del nostro amato/odiato paesino.
Il 1970 San Fili sarebbe stata a tutti gli effetti, su questo fronte, trasformata in una grande bobina elettrica. Agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso era quasi impossibile trovare una sola abitazione sanfilese che non fosse ormai fornita di energia elettrica.
Il primo bacino (punto d’imbrigliamento delle acque), dopotutto nell’esperimento sanfilese parliamo di una centrale idroelettrica ovvero che sfrutta il movimento delle acque, fu realizzato lungo il corso del torrente Emoli sotto la zona denominata Coste.
In un articolo dell’indimenticabile (per i sanfilesi che l’hanno conosciuto e ne hanno saputo apprezzare il lavoro di ricerca storica e di recupero della memoria popolare della nostra Comunità) Francesco “Ciccio” Cirillo (deus ex machina del “Bollettino del San Fili Fraternity Club” e nella prima edizione del “Notiziario Sanfilese”) si legge tra l’altro: “(...) per darvi un’idea, almeno per quelli che non sono pratici del posto, sotto le case dei Pascalella”.
La prima centrale elettrica sanfilese sarà quindi realizzata nei pressi del ponte Crispino nella proprietà di “Genu ‘u mulinaru” che anni più tardi impianterà nella stessa zona il suo mulino per la macina del grano.
La conduttura dell’acqua seguiva così un percorso, di circa un chilometro, adiacente a tutte le proprietà che si trovavano tra il bacino, a monte, e la centrale idroelettrica, a valle.
Fare incetta di notizie del passato storico, più o meno recente, di San Fili e della Comunità Sanfilese è sempre stata una vera impresa: tutti sanno (ovviamente mi riferisco agli indigeni e non agli accolti), tutti vogliono dire e stradire, ma quando fai presente loro che vorresti mettere per iscritto qualcosa quasi tutti perdono la lingua.
Se chiedi poi a qualcuno di darti una mano ad accedere a particolari archivi su cui gli stessi potrebbero avere qualche influenza diretta o indiretta che dir si voglia ti  rispondono immediatamente sconsigliandoti di entrare in certi meandri “custodi della conoscenza umana locale” in quanto secondo loro è sicuramente una perdita di tempo, un... lavoro sprecato a priori.
Il nostro passato, il passato dei sanfilesi (forse perché tutti o quasi abbiamo qualcosa da nascondere) si vorrebbe restasse celato per sempre. San Fili non deve avere una sua storia perché... San Fili non ha una storia. Alcune famiglie, chissà perché, vogliono che ci convinciamo di ciò.
E poi di tanto in tanto compaiono sul mercato versioni di brani di storia locale scritti ad immagine e ad uso esclusivo, con proprie interpretazioni dei fatti, di tali famiglie. Quindi tutto... tranne che una storia di San Fili e della Comunità Sanfilese.
E così anche per questa breve, ma a mio parere bellissima, storia della luce elettrica a San Fili ho dovuto rispolverare anche e soprattutto alcuni “ricordi paesani” proposti in altri tempi sul suo “Notiziario Sanfilese” dall’amico e compaesano prematuramente scomparso (nel 1990 se non vado errato) Francesco “Ciccio” Cirillo... il Sanfilese d’America.
Uno dei pochi Sanfilesi che ho conosciuto degni di definirsi Sanfilesi.
In uno dei suoi “Notiziario Sanfilese” (periodico mensile pubblicato nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso) tra l’altro leggiamo:

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«A San Fili di bacini idroelettrici ve n’erano due; uno per la Centrale Cannataro e l’altro per la SAIDE. E d’estate sia l’uno che l’altro erano una vera pacchia per i bagnanti locali.
(...) Il bacino della SAIDE era proprio sotto le Coste. Verso il centro del paese, ma al di sotto di un promontorio e quindi in un posto recluso.»

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«La luce nel nostro paese ha una storia lunga e particolare. Noi comunque proviamo a tracciarla brevemente per quel che sappiamo sulla stessa o di cui sulla stessa abbiamo sentito raccontare dai più vecchi.
Nel 1900 in San Fili si fondava una Società Elettrica tra Peppino Cannataro, Micuzzu Gambaro, Micuzzu de Cicerchia e Geno il Mulinaro. Tutti nostri concittadini più o meno facoltosi.
La ricevitoria per il pagamento delle bollette era al magazzino della casa dei Pagliarini, a fianco della “forgia” del Bersagliere. Nella centrale hanno lavorato Temiste Guido e poi Adone Argentino, il quale si occupava della manutenzione degli impianti.
Per affari che noi non vogliamo (...) le cose non funzionavano bene. La Società veniva assorbita da una Ditta chiamata SAIDE di proprietà dell’Ing. Longobardi di San Vincenzo la costa.
Peppino Cannataro (siamo negli anni Venti del Novecento) un perito elettrotecnico che al momento si trovava a Chicago e lavorava nel suo mondo tecnico, dava ordine all’Ing. Alfredo di fondare una Società tutta per loro. Così nasceva la Ditta Idroelettrica Cannataro, la quale era anche sotto la direzione di Aniceto Costa, un cognato di Peppino.
Il bacino veniva costruito vicino il ponte delle Jumicelle e la Centrale sotto il piano del Mulino, vicino il ponte di Palazia.
Tale Società durò diversissimi anni sempre sotto il controllo della stessa famiglia, anche se l’Ing. Alfredo alla fine della Prima Guerra Mondiale raggiunse il padre a Chicago.
Verso la fine degli anni Quaranta tale Società veniva assorbita dalla Società Elettrica Calabria che a sua volta, anni prima, aveva già assorbito la SAIDE.
La SAIDE, pur essendo stata assorbita dalla Società  Elettrica Calabra, rimase in funzione per buona parte degli anni Sessanta mentre quella di Cannataro venne chiusa al momento della compera.
In ogni modo quando a Cosenza mancava la luce (a causa di qualche deficienza nella sua rete di distribuzione) era la centrale di San Fili che, in parte, sopperiva a tale problema. La corrente prodotta dalla nostra centrale, infatti, veniva deviata nella rete di distribuzione della città capoluogo. Ciò anche a costo, come alcune volte capitava, di fare rimanere il nostro paese al buio.
Ed è a conoscenza di molti che la Società Sanfilese di Elettricità fondata nel 1900 fu una delle prime della Calabria e che San Fili ebbe la luce molti anni prima della stessa città di Cosenza».

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Per dovere di cronaca: agli inizi di questo millennio l’allora sindaco Luigi Bruno assieme alla sua amministrazione, grazie a provvidenziali fondi pubblici, rimisero in funzione l’ultima centralina idroelettrica di San Fili. Quella che mantiene le sue turbine in un fabbricato al di sotto di contrada Volette.
Inutile dire che l’energia elettrica prodotta da tale centralina viene immessa direttamente nella rete di distribuzione pubblica in quanto, come limitata produzione di kilowattora di per sé sarebbe alquanto inutile per rendere autonoma qualsiasi agglomerato urbano anche se di piccole dimensioni.
Comunque fa piacere sapere, o illuderci nel pensare ciò, che la storia della luce elettrica prodotta nelle centrali idroelettriche di San Fili non si è ancora conclusa.
Chiudo con questa breve nota la storia della luce elettrica a San Fili sperando che questa seppur breve carrellata di notizie in merito a tale argomento abbia fatto piacere a tutti, o quantomeno alla maggioranza, lettori del Notiziario Sanfilese.
Da parte di chi scrive... grazie per il fatto che continuiate a sopportarmi. E comunque, se potete, sfruttate debitamente questi spunti storici che vi metto a disposizione.
Onestamente una piccola tesi (di laurea o semplicemente una tesina d’esame) sulla storia della luce elettrica a San Fili personalmente non la vedrei male.
Dopotutto materiale da mettere assieme al fine di realizzare un tale progetto credo che in circolazione ce ne sia più che a sufficienza.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 29 ottobre 2021

La luce elettrica a San Fili. (5)

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2021... a firma di Pietro Perri.


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La luce elettrica a San Fili. (5)
(di Pietro Perri)

(continua dal mese di agosto 2021)
«Chi aveva reso possibile tutto ciò, in particolare Giuseppe ed Alfredo (padre e figlio) Cannataro, lo meritava. Dopotutto San Fili fu uno dei primi comuni (se non il primo) della provincia di Cosenza ad apprezzare i piaceri della luce elettrica... sicuramente prima della città dei Bruzi».

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Un prezioso contributo alla storia della luce elettrica a San Fili lo dette sul quindicinale l’occhio, nell’uscita del mese di marzo del 1996, l’insegnante Franca Napolitano, vedova del compianto professor Francesco Gambaro, con un suo articolo dal titolo “La centrale idroelettrica: ieri ed oggi”.
Articolo che ripropongo di seguito:

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La centrale idroelettrica: ieri ed oggi.

(articolo apparso sul quindicinale l’occhio di domenica 11 febbraio 1996 a firma di Franca Napolitano)

Nel gennaio 1925 fu data l'illuminazione elettrica in Piazza San Giovanni, a San Fili.
E' quanto si legge in una relazione dettagliata e appassionante dell'ing. Alfredo Cannataro, che fu l'ideatore e l'artefice della centrale idroelettrica.
Non era la prima volta che i Sanfilesi assistevano a tale "prodigio". La prima illuminazione con lampadine a carbone fu inaugurata già nel 1904.
I bambini, di sera, accoglievano l'accensione della luce elettrica con grida e battimani appollaiati su una catasta di travi. Grosse corde di rame portavano la corrente in tutte le vie del paese.
L'ingegnoso Giuseppe Cannataro, padre dell'ing. Alfredo, aveva ideato e realizzato "la magia" utilizzando l'acqua dell'Emoli dopo aver costruito una turbina artigianale a corrente continua (senza alternatore).
Dalla suddetta relazione apprendiamo che la prima idea dell'impianto sorse tra la fine di giugno ed il luglio 1923 e di primo acchito si pensò di impiantare la Centrale nel mulino di Palazia, derivando in prossimità dello scarico di Francesco Luchetta (Filuzzo), facendo percorrere al canale un nuovo tracciato. Fu studiato e redatto il progetto.
Verso la fine di settembre del 1923 si fecero gli approcci verso i proprietari per la cessione del suolo. Nei primi giorni di ottobre iniziarono gli scavi per il canale di scarico in proprietà di Andrea Astone e subito dopo quelli di riattamento del vecchio fabbricato.
Occorreva dare l'energia a costo di qualunque sacrificio per ottenere soddisfazione morale e continuare, rafforzato, il lavoro di Giuseppe Cannataro per la precedente Centrale.
La prima spesa preventiva fu di centomila lire per poter dare la luce in paese anche con un impianto non completo. I primi lavori vennero eseguiti da pochi operai e durarono per tutta la primavera e parte dell'estate del 1924.
Nel luglio furono montate le macchine della Centrale: turbina, regolatore automatico, alternatore e condotta forzata; lavoro al quale partecipò materialmente lo stesso ingegnere per risparmiare sui costi.
Tra vicissitudini e mille difficoltà anche economiche i lavori continuarono per tutto il 1924.In dicembre fu stesa la linea dalla Centrale a piazza San Giovanni e nel mese di gennaio del 1925 fu data l'illuminazione in piazza.
Ci pare interessante citare qualche dato tecnico.
La portata dell'Emoli, all'epoca, oscillava fra i circa 500 litri al secondo in inverno ed i circa 180 in estate. Il canale di derivazione per condurre l'acqua alla turbina, lungo in tutto 475 metri, progettato per un carico medio di 150 litri al secondo fu realizzato incassando in terra un rivestimento in muratura. Il salto finale era di 33 metri e consentiva di ricavare una potenza nominale di 66 Hp da impiegare per energia elettrica.
La bolletta per una lampadina da 10 candele per un mese costava 4 lire e 12 centesimi. La centrale fu condotta per alcuni anni a gestione familiare dai nonni dell'ingegnere Aniceto Costa e Francesca Cannataro, dalla madre Rosina e dalle sorelle Delia ed Irma.
Il padre Giuseppe, emigrato in America, collaborava inviando fondi sempre necessari.
D'altronde si deve comprendere come, a quei tempi, il pagamento delle bollette era un fatto piuttosto improvvisato che spesso avveniva in natura con prodotti dell'agricoltura locale.
In seguito la Centrale fu rilevata dalla Società Elettrica delle Calabrie che la ricostruì poco più a valle.
Nel 1988, dall'Amministrazione Comunale in carica, fu presentato un progetto per la riattivazione della centralina idroelettrica sul torrente Emoli, elaborato dall'Ing. Celentani e dall'Ing. Nasta. Dalla loro presentazione si evince come lo sfruttamento dell'energia idroelettrica abbia enormi potenzialità, anche nelle sue forme cosiddette minori, come sarebbe nel caso di San Fili.
D'altronde è noto come l'Italia, grazie ad una favorevole morfologia del territorio, sia particolarmente adatta a questa fonte di energia pulita, ecologica, non inquinante. Chissà che un giorno anche questo progetto non si trasformi in realtà, continuando una tradizione antica per San Fili quanto l'elettricità.

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Il surriportato articolo a firma di Franca Napolitano è in ogni caso consultabile anche nel sito web che Giovanni, il figlio della signora Franca e del compianto Francesco Gambaro, ha dedicato al nostro borgo. Tale sito si trova all’indirizzo internet http://web.tiscali.it/sanfili/

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In questa puntata dell’articolo fiume dedicato alla “Luce elettrica a San Fili” ho citato più volte il quindicinale l’occhio. Questo periodico, voluto e diretto dalla bravissima giornalista Marisa Fallico, ha contribuito tantissimo al recupero della memoria storica del nostro borgo.
Anche di tale stupenda avventura, perché ciò è stata, prima o poi dovrò parlarne.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

Nota alla foto allegata a questo post: San Fili, 1946. Romano, Franco e Mirella Zuccarelli con la madre Francesca Lio davanti all’alloggio riservato, all’epoca, ai guardiani della centrale idroelettrica di San Fili. L’alloggio era ricavato all’interno di un mulino ad acqua al di sotto della villetta degli emigranti (curciu de Catalanu - Chjan’u mulinu).
La foto era allegata all’articolo di Franca Napolitano pubblicato sul quindicinale l’occhio di domenica 11 febbraio 1996.

 

domenica 3 ottobre 2021

La luce elettrica a San Fili. (4)

Ponte di Crispino sul torrente
Emoli in territorio di San Fili.
Ponte in pietra a due arcate,

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (4)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di luglio 2021)

«Poi l'onorevole Ministro s'intrattenne mezz'ora in casa Miceli dove furono serviti dei rinfreschi, caffè e liquori.
I1 popolo fece una dimostrazione piuttosto imponente al grido di: Vogliamo la ferrovia Cosenza - Paola!
Il Ministro promise in modo da non lasciare dubbi che l'appalto per 1a ferrovia Cosenza - Paola sarà indetto certamente in quest'anno.
Indi si proseguì il viaggio per Cosenza».

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Ma ritorniamo al 3 dicembre del 2005 quando, non senza gli scetticismi del caso, noi dell’Associazione culturale Universitas Sancti Felicis di San Fili in collaborazione con le terze classi dell’Istituto comprensivo Statale del nostro borgo e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, siamo riusciti ad organizzare un apprezzabile convegno al fine di commemorare degnamente il primo secolo della luce elettrica a San Fili.
Chi aveva reso possibile tutto ciò, in particolare Giuseppe ed Alfredo (padre e figlio) Cannataro, lo meritava. Dopotutto San Fili fu uno dei primi comuni (se non il primo) della provincia di Cosenza ad apprezzare i piaceri della luce elettrica... sicuramente prima della città dei Bruzi.
Tale convegno è stato possibile anche grazie all’uso del materiale (fotografico e/o di memoria popolare debitamente trascritta) raccolto nel corso di una intera vita e messoci a disposizione (come Comunità Sanfilese) dal compianto e fortunatamente non ancora dimenticato Francesco “Ciccio” Cirillo. Personalmente, quando ho fatto parte della “Commissione per la toponomastica” di San Fili (dal 2011 al 2015), avevo proposto di intitolare una via a Francesco “Ciccio” Cirillo proprio al fine di onorarne la memoria ma, per qualcuno, sembra non fosse abbastanza titolato per un tale onore.
E pensare che in tempi più o meno recenti a San Fili si sono intitolate via a bravissime persone ma, permettetemi questa polemica, pur sempre e solo delle bravissime persone come il 90% dei componenti della nostra comunità... presente, passata e quasi certamente futura.
Ad aprire e concludere il convegno sul tema “C’era una volta a San Fili - 1905/2005: cento anni di luce” ci pensai io.
Per fare un resoconto documentale di ciò che sono riuscito a salvare di quel convegno inizierò in questa uscita del nostro bollettino mensile (il Notiziario Sanfilese) con riportare le conclusioni, non che trassi ma che mi ero opportunamente preparato, al convegno stesso.
A tali conclusioni diedi titolo “Un museo a cielo aperto”.
Perché, ammettiamolo una volta per tutte, San Fili, come gran parte della Calabria, è...

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Un museo a cielo aperto.

Di Pietro Perri.

Come ogni convegno (commemorativo o meno) che si rispetti, anche quello organizzato dall’Associazione Culturale “Universitas Sancti Felicis” in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Statale (in particolare delle terze classi della Scuola Media Statale “V. Miceli”) e patrocinato dal Comune di San Fili, ha l’obbligo, avvicinandosi alla conclusione dei propri lavori, di lanciare uno o più messaggi, una o più proposte operative future, sia a quanti siedono al tavolo della presidenza che  all’uditorio tutto.
E allora… credo valga la pena seguire mentalmente il percorso che segue il tracciato operativo, funzionale delle due centraline storiche del paese: quella degli inizi del XX secolo e quella del 1924, quella che ha visto protagonista indiscusso Giuseppe Cannataro e quella che ha visto lo stesso co-protagonista assieme al figlio Alfredo.
Un percorso, una stupenda passeggiata, che già in altri tempi e con un'altra Associazione (n.d.r.: la Pro Loco di San Fili) io stesso ho chiamato “Du mulinu de fate aru tesoru du Canalicchiu”, oltre due chilometri di indiscusso valore storico e culturale che di fatto potrebbero essere adeguatamente ripresi e diventare un museo a cielo aperto.
Due chilometri cui potrebbero benissimo essere allungati di altri due chilometri se ci riallacciamo all’attuale centralina idroelettrica di San Fili (quella all’incirca “sutt’a turr’e Cucunatu” (ossia ai piedi del ponte di Santa Venere) o ancor più sotto (in zona Profico - sempre in territorio di San Fili) ai resti del mulino di Napoletano e quindi al terzo ponte in pietra che si trova lungo in corso del fiume Emoli in territorio di San Fili.
Quest’ultimo ponte importantissimo per la storia della nostra comunità e dell’intera provincia in quanto, ricollegandosi al cosiddetto “tracciato dei vescovi”, collegava Nogiano (Rende) con San Fili e quindi Cosenza con San Lucido, con il mare.
Ben tre ponti in pietra, dicevo (quello delle Jumiceddre, quello di Crispino e quello del mulino di Napoletano), lungo il percorso: quello delle Jumiceddre (utilizzato dai monaci della Catena) che sembra essere uscito da un presepe; quello di Crispino (stupendo, con le sue due arcate), e quello del mulino di Napoletano, che ricorda tantissimo un ambiente medioevale o i classici paesaggi alla Robin Hood.
Sempre in questo tracciato, che voglio iniziare dalla “villa degli Emigranti” (aru Curci’e Catalanu, dove tra l’altro si possono incontrare un gruppo di fate) e percorrere scendendo appunto al ponte delle Jumiceddre, troviamo tutta una serie di resti (alcuni in buone condizioni) di mulini ad acqua: di Costantino, delle Fate, Crispini, Napolitano   e forse qualcuno l’ho pure dimenticato.
Il luogo dove sopravvivono i resti della seconda centrale Cannataro dopotutto è denominato “Chjianu di mulini”, a sottolineare che in quella zona di mulini ce n’erano più di uno in funzione in altri tempi. E le stesse due centrali storiche erano ricavate da una “riqualificazione” di vecchi mulini ad acqua.
Pensiamo poi, alla salita (o scisa?) della fontana di Palazia (che entrerebbe, sia la via che collega piazza San Giovanni con il fiume che la stessa fontana, nel tracciato turistico), al bacile (o bacino della prima centrale Cannataro) che tra l’altro rifornisce l’attuale centrale idroelettrica sotto le Volette.
Da piccolo “u bacile”, assieme ai miei compagni d’avventura, lo chiamavamo “a cascata”. Stupenda quella brezzolina che produceva (e produce) l’acqua dell’Emoli cadendo ai piedi della piccola diga (oltre 3 metri) e ti finisce delicatamente in faccia. Vorresti stare in quel punto in eterno.
Proseguendo nel nostro cammino, eccoci giunti in prossimità del ponte di Crispino. Siamo sul lato destro del fiume.
Davanti a noi il ponte.
Viene normale girarci verso l’altra sponda e notare i resti del mulino di Ottorino Perri, alle nostre spalle, nascosti tra le erbacce e le spine, i resti (tufi decisamente unici) della fontana di Crispino.
Guardando in alto, il paese di San Fili sembra volerci cascare addosso... ma è lì, ed in quella particolare posizione, ormai da secoli.
Sfiorando il ponte di Crispino (irrimediabilmente rovinato da sciacalli che andrebbero relegati dalla società non solo sanfilese ma oserei dire universale), si può ammirare la stupenda (si fa per dire, visto in quali condizioni si trova oggi) scalinata realizzata con pietre di fiume.
Da tale scalinata si raggiunge l’entrata della galleria ferroviaria ai piedi “du Canalicchiju” esattamente dove è sepolto lo storico (fantastico) tesoro.
Non salgo per la scalinata, malgrado ne avrei tantissima voglia, e decido di continuare (non dopo essermi dissetato alla fontana, nella mia passeggiata lungo l’Emoli - non dopo aver salutato i resti mortali di Stella, che so essere sepolti ai piedi del ponte di Crispino), ed eccomi prima giungere alla centralina elettrica (recentemente rimessa in funzione) e finalmente al ponte in pietra nei pressi del mulino di Napoletano (quello che ci porta a Nogiano). Stupendo il ponte e stupendi i resti del mulino.
E’ a questo punto che decido di sospendere la mia avanzata stracolma di ricordi e decido di intraprendere la strada del ritorno. La strada, asfaltata verso la metà degli anni sessanta, e che mi vedrà risalire fino a San Fili. A Frajapicu trovo il ponte sulla ferrovia. Inutile dire quanto sia bello ed unico per la nostra zona, per il nostro territorio. Ed anche un punto di fantasmi e spettri (spirdi). Potrei decidere di rientrare seguendo il tracciato della ferrovia e risalire “u Canalicchiu” dall’imbocco della ferrovia (mi ritroverei nell’ex piazza Rinacchio attuale piazza Adolfo Mauro) o (perché no?) potrei anche raggiungere San Fili passando all’interno della galleria e ritrovarmi “sutta u Muragliune”.
A stringere il tutto sul proprio petto in un amorevole materno abbraccio, l’anima di Stella, l’anima della “Fantastica”.
Che stupendo percorso, che stupenda passeggiata, che stupenda nuotata nella memoria storica sanfilese.
Mulini, centrali idroelettriche, ponti in pietra, storico tracciato della ferrovia, natura… che stupendo museo a cielo aperto: e non ci vorrebbe granché (né grossi capitali) per realizzarlo, per renderlo operativamente ed economicamente valido.
Questo almeno in un primo tempo, poi si potrebbe vedere se lo stesso non possa diventare un valido volano per l’economia della nostra cittadina, almeno nel periodo estivo. 

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 5 settembre 2021

A DEVOZIONE DELLA B.M.V. ADDOLORATA VENERATA NELLA FRAZIONE BUCITA DI SAN FILI.

Frazione Bucita di San Fili (CS).
Lunedì 30 agosto 2021.
Celebrazione santa messa
itinerante in onore della B.M.V.
Addolorata.
Foto by Pietro Perri.
Anche quest’anno i fedeli della frazione Bucita di San Fili hanno voluto degnamente (pur nel rispetto imposte dal particolare periodo) onorare la loro santa e miracolosa protettrice ovvero la B.M.V. Addolorata.
Ed anche quest’anno l’amico Oscar Bruno ha voluto onorare tale miracolosa declinazione della madre di Cristo con un proprio componimento che riporto di seguito e che comunque sarà pubblicato nel prossimo Notiziario Sanfilese (ovvero quello del mese di agosto 2021).

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MADRE…  DAL CIELO UN GUARDO

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Un popolo con fede, qui è prostro
Una grazia, invoca, o Madre,
Sicuri siam, non nega il Padre
Nostra Madre, per noi, sei Tu.

Perenne a Te volgiamo il guardo
Che clemente sempre al Bucitese,
Specie or, che il mal ne fa contese
Tu, sol Tu, la forza Tua, ci può sanar.

Lo sai, Madre, è un’afflizione
Tutto il mondo ha tal pena,
Sol la mano tua, che frena
Ogni angustia dei Tuoi figliol.

Qui in prece è il Bucitese
Quale Tu, del mal ne feci scampo,
D’ogni ora e d’ogni tempo
La salvezza largiste con amor.

In questo tempio gli amati figli
prostri son con canti e la preghiera,
Che tutto puoi, che sei la messaggera
Verso il gran padre, che non negherà.

Oh vera Madre del dolore! ...
Tu le lacrime ci mostri,
Quel che fu, già lo dimostri
Tu sei madre di pietà.

Ora qui volgiamo un canto
All’angelico tuo Trono,
Per Te, Madre, questo è il dono…
La clemente per noi sei Tu…

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*** AVE   MARIA ***

Con fede... Oscar Bruno.

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In alto a sinistra riporto una foto scattata in occasione di una celebrazione eucaristica itinerante tenutasi in piazza Danise a Bucita lunedì 30 agosto 2021.  A celebrare la messa c’era il nostro parroco don Francesco Perrone mentre l’omelia è stata tenura dal m.r. padre passionista Damiano Morise.
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 13 agosto 2021

La luce elettrica a San Fili. (3)

Carlo Ferraris Ministro
dei Lavori Pubblici nel1905.
Fu a San Fili in occasione 
dell'inaugurazione della luce
pubblica.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di luglio 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (3)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di giugno 2021)

«Si forma il corteo, di cui fanno parte l'Onor. Consiglio Comunale, le rappresentanze degli Enti Locali, preceduti dalla Banda cittadina che si avvia, seguita da una immensa folla.
Non lungi da San Fili, sulla sponda destra dell'Emoli, generatore della Luce, in contrada Crispino, sorge la Stazione Elettrica».


*     *     *

Del miracolo che si era da qualche giorno verificato a San Fili i giornali e la gente di gran parte della provincia di Cosenza ne parlarono sicuramente per diverso tempo.
Dopotutto San Fili in quel lontano mese di agosto del 1905 aveva festeggiato l’accensione della prima lampadina elettrica nel proprio centro abitato. Un qualcosa, questa, che tanti altri borghi della provincia di Cosenza dovranno attendere decenni prima di vedersi ripetersi tale miracolo sul proprio territorio.
Il Progresso, quello con la P maiuscola, aveva baciato in fronte i Sanfilesi tutti. Un bacio che nel giro scarso di un decennio avrebbe oltretutto visto percorrere da parte a parte il territorio comunale dalla prima locomotiva... fermata obbligatoria presso l’appena realizzata stazione ferroviaria di San Fili.
Chiudiamo in ogni caso questa breve rassegna stampa sull’evento (ovvero sull’inaugurazione della luce elettrica a San Fili) con altri due articoli apparsi sul giornale Cronaca di Calabria.

*     *     *
Cronaca di Calabria del 10 agosto 1905:
Inaugurazione della luce elettrica a San Fili.

Domenica a sera, con l'intervento di una eletta schiera di signore e signorine, di tutte le autorità civili locali, col concorso di una larga rappresentanza delle autorità del Capoluogo e di moltissimi signori invitati, ha avuto luogo l'inaugurazione della luce elettrica a San Fili.
La festa non poteva riuscire migliore per 1a precisione del programma eseguito e per le grandi cure da parte di tutti i componenti il Comitato a che ogni cosa fosse riuscita a perfezione.
E fu un momento d'emozione davvero per l'Impresa Domenico Gambaro, per il Direttore dei lavori - 1'intelligente giovane sig. Giuseppe Cannataro, che pur essendo sfornito di laurea ha saputo portare a compimento un'opera tanto importante - per tutti gli astanti, quando la gentile madrina, la graziosissima ed intellettuale e leggiadra signorina Enrichetta Zumbini di Francesco rompendo, di un colpo, la tradizionale bottiglia di champagne, diede il segno perché il locale delle Scuole elementari femminili, dove tutta quelle gente era raccolta, e tutto l'intero paese, fossero inondati di luce fulgidissima.
Fu un momento pieno di emozioni, in cui gli applausi e gli evviva echeggiarono per lungo pezzo.
La madrina sottoscrisse il verbale dell'inaugurazione con una splendida penna d'argento che le fu noi offerta in dono.
Notevole in questa bella festa un dotto discorso d'occasione letto dal sig. Diego Miceli.

.^.
Cronaca di Calabria 24 agosto 1905:
S.E. Carlo Ferraris, Ministro dei Lavori Pubblici, in Calabria a San Fili.

Si giunse a S. Fili verso le ore l9. Il paese era imbandierato ed illuminato a luce elettrica; all'entrare del Ministro, la musica intonò la marcia reale.
Il Sindaco bar. Francesco Miceli, con la Giunta Municipale, e le notabilità del paese, si recò incontro a S. E. Ferraris, portandogli il saluto dell'intera, cittadinanza. Il bar. Vercillo pronunziò anch'egli un saluto sentitissimo. I1 Ministro ringraziò commosso.
Poi l'onorevole Ministro s'intrattenne mezz'ora in casa Miceli dove furono serviti dei rinfreschi, caffè e liquori.
I1 popolo fece una dimostrazione piuttosto imponente al grido di: Vogliamo la ferrovia Cosenza - Paola!
Il Ministro promise in modo da non lasciare dubbi che l'appalto per 1a ferrovia Cosenza - Paola sarà indetto certamente in quest'anno.
Indi si proseguì il viaggio per Cosenza.

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Inutile dire che non tutto, per l’epoca, fu rose e fiori. Anzi a circa tre anni dall’inaugurazione della luce elettrica ecco i nostri avi scendere in piazza, si fa per dire, e lamentarsi della scarsa efficienza del servizio pubblico d’illuminazione.
Ed a mettere nero su bianco tale problematica ci penserà qualche nostro concittadino inviando una lettera al solito giornale “Cronaca di Calabria”.
Di seguito riporto il testo di tale lettera.

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Cronaca di Calabria del 9 luglio 1908:
Lettere da San Fili.

San Fili, 6 luglio 1908
Con oggi, simpatici lettori, graziose lettrici, incominciamo a regalarvi la cronaca di San Fili, di questo ridente paese di villeggiatura, dalle verdi e fresche montagne, dalle acque cristalline.
Daremo a voi le novità della settimana, saremo veritieri, e noiosi il meno che ci sarà possibile; porteremo per voi, gentili lettrici, qualche parola ardente di poesia.
I1 cronista si ispirerà ne li occhi vostri sublimi, nei vostri sorrisi. Invoca in anticipo il vostro compatimento e vi dà le prime notizie.
Qualche animo nobile e leggiadro, dagli occhi pieni di fiamme vive, qualche cara, creatura di sogno, avrà uno sguardo benigno; e ciò che basta al cronista.
Luce... elettrica.
L'illuminazione elettrica a San Fili è ridotta una vera indecenza.
Fioche e pallide lampadine distanti l'una dall'altra mezzo chilometro proiettano una luce sepolcrale, lasciando le strade in una oscurità perfetta.
I cittadini invocano ed inneggiano al petrolio, che rendea un chiarore di molto superiore a quello delle deboli lampadine che costano al comune la somma di lire 1200 all'anno, cioè il doppio di quanto si spendeva prima, per l'illuminazione a petrolio, che dava molta luce di più, e che permetteva di circolare per le strade di notte, cosa che adesso è resa impossibile dato il buio pesto che avvolge il paese.
L’illuminazione ai privati è un vero strozzinaggio. Si ha il coraggio di far pagare 80 centesimi i1 Kilowatt, mentre si è costretti a ricorrere al lume a petrolio in una piccola stanza ove arde una lampadina della forza di 50 candele che ne dà appena 5 di luce.
L'impresa ha un atteggiamento ributtante e minaccia di tagliare i fili ed interrompere la corrente a chi pagando il suo danaro si permette di lagnarsi.
Noi ai privati diamo il consiglio di rinunziare in blocco a questa derisione di luce elettrica, e di non sottomettersi alla prepotenza di una società, che si permette di fare il proprio comodo, e dettar leggi, prendendo un atteggiamento antipatico e ributtante.
Ed il comune? Va bene che il comune data questa stupida e cretina rappresentanza non ha il dovere di curare gl'interessi dei cittadini, ma come si regolerà? E' possibile che i lamenti dei cittadini che protestano da un anno e più non siano giunti alle lunghe orecchie dei nostri amministratori?
Noi domandiamo a quella giunta di intelligentissimi che circondava il sindaco: debbono i cittadini contribuire per un servizio che manca? Sabato avremo una riunione del Consiglio; ma quale saranno le loro intenzioni? Perché non si dimette in massa questo branco d'inetti che ha l'ostinatezza da tanti anni di reggere l'amministrazione?
Sono sempre gli stessi cosi messi in moto come burattini, da prestigiatori, che tirano i fili, e quelli decretano e sentenziano ciò che non sanno.
E tutto lo scopo di essere al comune è quello di appagare le loro meschine ambizioni, e di voler essere i maggiorenti del paese, poco curandosi della loro missione, che del resto non saprebbero disimpegnare.
Tanto perché San Fili 1o sappia, dopo le dimissioni del Barone Miceli, che come dicemmo altra volta, dovette abbandonare il suo posto perché non coadiuvato né circondato da persone capaci, siamo senza sindaco da un mese, e la corrispondenza viene aperta ogni tre giorni da un consigliere acciuffato per la strada.
Ma noi diciamo quando 1a finiranno? Perché non si dimettono in massa? Fino a quando abuseranno della nostra pazienza?
E per oggi basta, promettiamo altri articoli con più particolari.

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Questo secondo articolo (o meglio questa “lettera da San Fili”) apparsa sul Corriere della Calabria del 9 luglio 1908 più che un classico articolo dei bei tempi che furono sembra un classico volantino distribuito in questi ultimi anni ai nostri compaesani “frequentatori abituali” di corso XX Settembre da qualche rappresentante di qualche pseudo forza politica operante (a singhiozzo) sul nostro territorio.
Ovviamente parliamo di qualche pseudo forza politica (non mi riferisco ad una sola in particolare) antiamministrativa e posizionata in un periodo d’operatività compreso tra gli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso e qualche anno addietro.
Facciamo un po’ il sunto (dal punto di vista politico) di tale lettera datata 6 luglio 1908 e pubblicata sul Corriere della Calabria il 9 luglio successivo: le cose non vanno, le migliorie volute da chi ci amministra sono peggiori della situazione precedente a tali migliorie, si stava meglio quando si stava peggio, vi dovete dimettere...
La tiritera, dopo oltre un secolo, a San Fili non è cambiata di una vocale: le cose non vanno, le migliorie volute da chi ci amministra sono peggiori della situazione precedente a tali migliorie, si stava meglio quando si stava peggio, vi dovete dimettere...
Ovviamente oggi non si parla più dei problemi legati all’erogazione della luce elettrica (che a volte e spesso d’inverno comunque ci sono) o dell’esosa bolletta legata a tale erogazione ma cento se non mille altri problemi che comunque ci sono, anche nel vivere civile e pacifico quotidiano del nostro borgo.
Non essendo in ogni caso questo bollettino un bollettino di parte (difficile dire che non facciamo politica in quanto anche facendo cultura si fa politica) non sta a noi né tantomeno a chi scrive evidenziare gli stessi su tale spazio.
Fa piacere in ogni caso sapere che, dopo ben 113 anni nulla è cambiato a San Fili almeno sul fronte lamentele amministrative.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 16 luglio 2021

Jugale - ovvero - un ponte tra i popoli del Mediterraneo.

L’Associazione culturale UNIVERSITAS SANCTI FELICIS di San Fili (la nostra Associazione) parteciperà quest’anno, dopo una forzata assenza non voluta certamente da noi, alle manifestazioni che l’Amministrazione comunale di San Fili sta organizzando (direttamente e/o col semplice patrocinio) per ravvivare in questo periodo estivo del nostro amato/odiato borgo, con ben due iniziative.
La seconda di tali iniziative è un “convegno spettacolo” sul personaggio (ma è veramente un personaggio?) di Jugale. Un soggetto che ha saputo accompagnare, pur se con nomi diversi (Jugale, Giuhà, Giufà...), la formazione delle nuove generazioni la cultura del Mediterraneo nel corso di circa un millennio. Oltretutto in alcuni strati della società ed in alcune epoche vissute dai nostri avi le rumanze di Jugale erano l’unico metodo d’insegnamento messo a disposizione dai cultori e custodi del sapere del focolare: i nonni.
Tema del “convegno - spettacolo” in cui si alterneranno brevi interventi sulla figura di Jugale (interprete di tanti racconti divertenti, istruttivi o semplicemente traboccanti di arguta saggezza di bertoldiana memoria) alla recita di alcune prodezze di quest’essere fatato sarà: "Jugale - ovvero - un ponte tra i Popoli del Mediterraneo". In tale “convegno - spettacolo” si parlerà anche di diversi autori che si sono cimentati con Jugale. Tra tali autori citeremo Italo Calvino, Giuseppe Pitré, il sanfilese don Giovanni Gentile alias Chiacchiara ed anche Peppe Esposito, un autore contemporaneo che negli ultimi anni ha dato lustro, con le sue opere (commedie), al nostro borgo.
Questo “convegno - spettacolo” si terrà, salvo imprevisti, venerdì 13 agosto con inizio alle 18:00... in piazza Mario Nigro.

Sopra a sinistra: immagine che appare sul Jugale di Antonio Chiappetta (alias VI-GABBO) nell’edizione del 1946.
Quella del 1946 dovrebbe essere la seconda edizione tra l‘altro realizzata postuma. La prima è del 1899.
Ringraziamo il compaesano, amico e socio Antonio Ingribelli per averci segnalato e messo a disposizione la scannerizzazione di questa stupenda edizione della succitata opera. 

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


giovedì 15 luglio 2021

La luce elettrica a San Fili. (2)

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di giugno 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (2)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di maggio 2021)
«San Fili, lo attestano anche le cronache provinciali d’inizio ‘900, fu uno dei primi paesi della provincia di Cosenza a poter godere della luce elettrica. Anzi, per dirla giusta, San Fili ebbe la luce elettrica ancor prima della stessa città di Cosenza».

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Banda musicale CITTA' DI SAN
FILI  formazione del 1910 diretta
dal maestro Tiboldi.

Il fatto di essere uno tra i primi paesi della Calabria ad avere la luce elettrica sul proprio territorio ci fa capire che all’inizio del XX secolo San Fili ospitava al suo interno una comunità tutt’altro che retrograda o, peggio ancora, a stampo medioevale.
A San Fili, grazie forse all’aria pura che vi si respirava ed al fatto di essere punto centrale di collegamento tra la città di Cosenza e la città di Paola (quindi la costa tirrenica ed il santuario di san Francesco), all’epoca circolava, almeno nei mesi estivi, il fior fiore delle menti dell’intera provincia. Una cospicua parte di tali menti nata, tra l’altro, proprio nel nostro borgo.
E fu così che la stessa città di Cosenza nel 1905 per assistere al miracolo/spettacolo della luce elettrica che dava vita alle lampadine poste lungo il corso principale del nostro amato/odiato/violentato e vigliaccamente oppresso borgo... San Fili, silenziosamente, muoveva i suoi primi passi verso un promettente futuro.
Dopotutto, a pochi anni dall’accensione della prima luce elettrica nel territorio comunale, San Fili avrebbe ospitato anche la sua bella stazione ferroviaria con l’unico scalo merci presente lungo la tratta Cosenza-Paola.
La centralina che forniva, ancora a livello decisamente embrionale, la luce elettrica per l’illuminazione pubblica (per l’illuminazione nelle abitazioni private bisognerà attendere ancora un pochino) del nostro borgo ovviamente sfruttava la forza idrica dirompente del torrente Emoli (u jum’e Santu Fili). Si trattava quindi di una “centrale” cosiddetta “idroelettrica”.
«Uno scampanio lieto e festoso, uno sparo ininterrotto di mortaretti ed il suono della nostra banda, che percorre le vie del paese annunzia che un grande avvenimento sta per compiersi, che segnerà tra le pagine della storia del progresso paesano la pagina più bella.
L'alba rosata del 6 agosto è spuntata da poco.
San Fili, questo paese perduto fra il verde dei suoi castagni, che gli fanno sorridente corona, comincia a popolarsi di suoi cittadini. Un'animazione insolita è in tutti, sul volto di tutti c'è l'impronta di una nota gaia, una aspettazione profonda pervade tutti.
Il sole è da poco asceso dalle lontane vette della Sila, quando gli occhi di molti rivolti sulla serpeggiante via che conduce a Cosenza, scorgono una carrozza, che tutti conosciamo per quella del nostro gentile deputato al Parlamento, l'onorevole Spada, che viene ad aggiungere alla festa la intonazione simpatica. E' con lui il rappresentante del nostro Prefetto, il Cavaliere Rende ed il Maggiore De Risi rappresentante il Comandante del Distretto ed altri amici, ospiti tutti del nostro Sindaco Barone Francesco Miceli.
A poco a poco una fiumana di gente si riversa dai paesi circonvicini e specie da Cosenza. Notatissimi il Direttore del Banco di Napoli colla signora, il Direttore del Banco d'Italia, l'Avvocato Laratta e molti altri.
Intanto all'orologio della chiesa scoccano le 7 1/2. E' 1'ora di scendere alla Stazione Elettrica per la rituale benedizione del macchinario idroelettrico.
Si forma il corteo, di cui fanno parte l'Onor. Consiglio Comunale, le rappresentanze degli Enti Locali, preceduti dalla Banda cittadina che si avvia, seguita da una immensa folla.
Non lungi da San Fili, sulla sponda destra dell'Emoli, generatore della Luce, in contrada Crispino, sorge la Stazione Elettrica.
E' qui ad attendere il corteo che arriva il valoroso giovane Giuseppe Cannataro, direttore dello Impianto, a cui da queste colonne invio il mio sentito encomio, la parola forte dello incoraggiamento.
Il corteo arriva.  La cerimonia solenne si svolge fra l'alto silenzio degli astanti.
Intuonano i preti il te deum di consuetudine, benedicono le macchine. Sulla campana della turbina l'onorevole Nicola Spada, che gentilmente ha accettato l'incarico di fare da padrino nel battesimo delle macchine, rompe la tradizionale bottiglia di Champagne. Scoppiano frenetici gli applausi, inneggianti alla valentia del Direttore Tecnico, all'operosità di quel manipolo di pochi forti, che costituiscono l'Impresa, l'Inno reale si propaga e si perde per quella valle sconfinata.
Una più bella musica chiude la mattinata indimenticabile: il ronzio monotono e cupo delle pulegge che girano vertiginosamente sugli ossi delle dinamo e che inneggia alla Festa del lavoro e del Progresso Civile ed Economico.
Formatosi di nuovo il Corteo, si dirige al Municipio ove si svolge una altra cerimonia; che aggiunge solennità alla festa del paese, voglio dire l'Insediamento del Sindaco Miceli Cav. Francesco, che prende le redini della nuova Amministrazione fra battimani fragorosi. In fine è servito un lauto rinfresco.
Il lungo e vorrei dire anche abbastanza noioso vespero - e dico noioso perché nell'ansia dell'aspettazione il tempo non passa mai - è stato allegrato dalle note della nostra banda che ha eseguito in piazza uno scelto programma.
Dalla nostra Cosenza intanto cominciano ad arrivare invitati.
Ho notato il Sindaco di Cosenza Cav. Telesio cogli Assessori Corigliano e de Donato, e moltissimi altri.
Un lungo stuolo di signore e signorine si avvia intanto alla Sala delle Scuole Comunali.
Finalmente l'ora è suonata, fra poco la scintilla illuminerà San Fili, traendolo da quella tenebria, in cui era immerso fin'ora e da cui esce sfavillante di luce.
Dopo poche parole pronunziate dal Bar. Adolfo Vercillo e dal Sindaco Miceli, si alza l'oratore, il carissimo amico Diego Miceli, salutato da una salva d’applausi che con parola eletta e smagliante legge il suo non lungo discorso, interrotto spesso d'approvazioni e da battimani.
Alla fina sopra una lampadina elettrica la gentile Signorina Enrichetta Zumbini, chiamata a battezzare la luce, rompe la bottiglia di Champagne.
Di li a poco un fascio potente di luce si riversa nella sala salutato con applausi frenetici.
L'Inno vola su tutto.
Si servono intanto paste liquori e gelati.
L'inaugurazione ed il battesimo della luce sono finiti.
Si nota per le vie un passeggio insolito.
Le note melanconiche d'un violino si perdono nella profondità della valle. E’ già notte alta e la serenata, che pone fine alla festa, si allontana.
Al di là del discorso sulla centralina idroelettrica sanfilese, sul quale tornerò ad occuparmi in più puntate sul Notiziario Sanfilese, è bello veder più volte citata nell’articolo apparso l’8 agosto 1905 sul giornale “La democrazia calabrese” la nostra storica... ex banda musicale del nostro comune.
La Banda musicale “Città di San Fili” onorerà degnamente il nome del nostro borgo fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e ciò grazie e soprattutto al Maestro Michele Rinaldi.
Un altro tema, quello relativo alla Banda musicale “Città di San Fili” che prima o poi, seppur come semplice ricordo, dovremo affrontare. Dopotutto tale “istituzione” per tantissimi anni ha formato, non solo dal punto di vista musicale, varie generazioni di quanti ci hanno preceduto lungo le strade ed i vicoli del nostro borgo.
In tale articolo vengono poi citati, tra gli altri, l’ing. Giuseppe Cannataro (direttore “dello Impianto”, ma è alla sua famiglia che si deve questo miracolo - per l’epoca - made in San Fili), il sindaco appena eletto ed ancora non insediatosi barone Francesco Miceli (l’invito ufficiale di partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione era infatti firmato, in data 4 agosto 1905, dal sindaco facente funzioni Michele Noto), di Diego Miceli (che tenne il discorso d’apertura) e del barone Adolfo Vercillo.
Segnalo ovviamente solo queste persone in quanto i loro cognomi per un motivo o per l’altro sono particolarmente cari per la nostra comunità.
Vorrei infine segnalare, sempre nel riportato articolo, un particolare componente del rinfresco servito ai presenti: i gelati.
Non dimenticate che siamo pur sempre a San Fili e siamo nell’ormai lontanissimo 6 agosto del 1905.

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Leggiamo sul giornale “La democrazia calabrese” dell’8 agosto del 1905:

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Prima di por termine a questa mia cronaca, voglio mandare il mio plauso al solerte comitato, il quale ha saputo con intelligenza dirigere 1a festa, ch'è riuscita davvero bella, e della quale serberò ricordo indimenticabile.»

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Articolo, quello che ho riportato sopra, tanto stupendo quanto “storicamente interessante” per la nostra comunità. Un articolo che ci catapulta in un’epoca ed in un modo di essere e fare che difficilmente (per non dire “impossibile”) potranno rivivere in un prossimo futuro i Sanfilesi. Anche perché più si va avanti e più mancano alla nostra comunità due requisiti essenziali: la pace sociale e quindi la voglia di ricominciare ad essere nuovamente comunità e, cosa ancor più drammatica, il materiale umano su cui o col quale lavorare.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!