SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Eni arrivatu u troccanaru.

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venerdì 9 settembre 2022

Eni arrivatu u troccanaru.



Foto a sinistra: mastru Antonio (Totonnu) D'Agostino... ‘u troccanaru, al lavoro nella sua bottega di falegname. L'amico Antonio ci ha lasciati in questi primi anni del terzo millennio.

Foto gentilmente messami a disposizione dal figlio Franco.

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Troccane, troccane! ... eni arrivatu u troccanaru!

Siamo in un periodo di storia relativamente calmo e compreso tra la prima e la seconda guerra mondiale, all'incirca all'inizio degli anni Trenta.
San Fili brulica non solo di cantine ma anche e soprattutto di botteghe artigianali. Notevole è la presenza dei mastri falegnami nel nostro paesino e di questo quanto prima ne parleremo abbondantemente (se Dio e il tempo ci daranno forza morale ed inchiostro).

Anche le botteghe dei falegnami, così come abbiamo visto per i saloni dei barbieri di San Fili, sono stracolme di discepoli: fanciulli (a volte anche un po' cresciuti) che passano l'intera giornata o parte della stessa (per i pochi che andavano a scuola oltre la terza elementare) dietro il grembiule del maestro ad imparare "perlomeno" un mestiere.

I discepoli stavano gratis (ossia senza alcuna paga) all'interno della bottega e comunque non dovevano dimenticare di portare una stimanza al loro maestro in occasione del Santo Natale, della Pasqua o di altre ricorrenze care a quest'ultimo. La loro paga era l'arte che giorno dopo giorno, magari ceffone dopo ceffone, avrebbero finito per imparare.

In effetti qualcosa da mettere in tasca (ammesso che qualcuno dei discepoli avesse all'epoca, oltre ai buchi rattoppati, tasche nei propri pantaloni) per i discepoli c'era: il ricavato di alcuni lavoretti extra che i nostri piccoli eroi potevano fare nei giorni in cui nella bottega c'era poco da fare (a livello di veri e propri lavori), le domeniche o dopo la chiusura giornaliera ufficiale della bottega stessa.

Uno di questi lavoretti extra, specie nel periodo invernale, era quello della realizzazione delle famose troccane (realizzate con materiale di scarto o con materiale omaggiato dal maestro), che il discepolo avrebbe poi potuto vendere nel periodo pre-pasquale. Per fabbricare una troccana (semplice o a doppio martello) il giovanetto di quei tempi, e con quei mezzi a disposizione, ci metteva all'incirca un paio d'ore.

Il legno utilizzato per la tavoletta base era di castagno e non doveva superare il mezzo centimetro di spessore: solo così avrebbe potuto dare il giusto rinculo al martelletto.
Quel magico strumento realizzato con legno di castagno e tramandatoci presumibilmente dai nostri antenati greci, veniva poi venduto, anche nei centri abitati attigui per tre o quattro soldi (all'incirca 1000 o 1500 lire d'oggi - siamo nel 1999)... o per qualche cambio in natura data la scarsa liquidità dell'epoca.

Ed al grido di "Troccane, troccane!!! Eni arrivatu u troccanaru!!!" che ritroviamo in quei giorni il nostro simpatico compaesano mastru Totonnu D'Agostino nell'abitato dei Gesuiti impegnato a vendere il suo carico, gettato sulle spalle, di troccane raccolte in un filo di ferro.

Tempi difficili quelli in cui, come già detto, non tutti potevano prendersi il lusso di comprarsi la troccana da sfoggiare nel periodo pre-pasquale o in occasione "du Tierrimutu Magnu". Tempi in cui, purtroppo, il nostro giovane Totonnu si trova a fare l'errore di rifiutare di regalare ad un bambino dei Gesuiti, presumibilmente povero in canna, una troccana.

Non l'avesse mai fatto: di ritorno dal paese, nei pressi della Ciuranna, un gruppo di coetanei tesagli un'imboscata, non solo gli frega le troccane rimastegli, ma gliene darà anche di santa ragione.

Mastru Totonnu D'Agostino imparerà i primi rudimenti del mestiere di falegname nella bottega del nonno mastru Gaetano 'e Marrupietro, bottega frequentata da tanti altri giovani quali lo stesso Michele Cesario (Ramaglio). Tra i troccanari famosi troviamo anche il nostro simpatico mastr'Otello Iusi (figlio dell'altrettanto famoso mastru Battista) che prediligeva per le sue vendite la Jiazza, e i discepoli dei Sangermano.

I soldi ricavati dalla vendita di questi lavoretti extra fatti dai discepoli dei falegnami del paese nel migliore dei casi sarebbero serviti agli stessi in occasione della fiera, nel peggiore per la copertura di vere e proprie esigenze economiche familiari.

Le millenarie troccane spariscono dalla nostra tradizione all'incirca verso la fine degli anni quaranta e gli inizi dei cinquanta... ma in quegli anni, precursori del famoso boom economico, spariranno dal nostro quotidiano tantissime altre tradizioni e modi di essere non solo religiosi.




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