Nella foto a
sinistra: ‘mpigliolata
santufilise realizzata dall’amico e compaesano (perché chi ama San Fili e
le sue tradizioni per me non può che essere un amico e compaesano) Achille
Blasi. La ‘mpigliolata santufilise propostaci da Achille Blasi in una leggera
variazione sul tema non è da sottovalutare. Purtroppo i tempi moderni non ci
permettono e le tecniche a disposizione non ci permettono più di ricreare
determinati sapori e odori. Sapori ed odori che erano ancora la normalità nella
San Fili degli anni Settanta del secolo scorso.
Articolo
pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di novembre del 2021... by Pietro
Perri.
* * *
Spero,
con questo spazio dedicato alla ‘mpigliolata santufilise, di aver
salvato un altro pezzettino della memoria storica della nostra Comunità e
spero, con lo stesso, di non avervi annoiato eccessivamente.
Ma
questo bollettino mensile (il nostro Notiziario Sanfilese) è nato anche e
soprattutto con questo intento: mettere nero su bianco briciole della memoria
popolare della Comunità Sanfilese nel Mondo.
Perché
solo mettendo nero su bianco possiamo salvare parte del nostro patrimonio
culturale (tanto purtroppo se n’è perso nel corso dei secoli), anche se pure la
nostra Comunità ormai è destinata a dissolversi nel Nuovo Imperante Sistema
Globale. E nel Nuovo Imperante Sistema Globale non c’è spazio per le piccole
Comunità.
Tra
l’altro persino alcuni alimenti finora considerati da Terzo Mondo oggi iniziano
a trovare spazio sulle nostre tavole, per necessità dell’aumento della
popolazione mondiale o per semplice regola di mercato.
E’
proprio di questi giorni la notizia che l’Unione Europea sta sdoganando sulle
nostre tavole l’uso delle locuste come semplici croccantini in nuovi
accattivanti antipasti o, seccate e macinate, da aggiungere ad altri
ingredienti al fine di ottenere gustose e nutrienti farine alimentari
alternative.
Il
tutto con buona pace degli autori di alcuni passi dell’Antico Testamento
(quelli delle famose piaghe d’Egitto in particolare) che, ovviamente, andranno
debitamente riscritti.
Altro
che farina di mais o di granturco che dir si voglia per preparare la nostra
stupenda e profumata ‘mpigliolata santufilise. Un qualcosa che
sicuramente i nostri pronipoti neanche sapranno che sia mai esistita... se
appunto non la mettiamo nero su bianco.
Almeno,
magari per sbaglio, continuerà a sopravvivere nell’immaginario collettivo.
Il
Futuro (con la F maiuscola) lo vuole e noi apparteniamo ormai al passato (con
la p minuscola).
Purtroppo
per la ‘mpigliolata santufilise (quella realizzate dalle coscienziose e
magiche mani delle nostre nonne tante delle quali non sono più tra noi) non
vedo alcun futuro... malgrado qualche pezzettino della stessa non sfigurerebbe
negli antipasti che propongono i ristoranti locali.
* * *
Quando,
tempo fa, su una delle mie pagine Facebook ho iniziato a parlare della ‘mpigliolata
sanfilise ad arricchire il discorso ha contribuito anche il nostro caro
compaesano (chi porta nel cuore San Fili non può che essere un nostro
compaesano), da tempo a Milano, Achille Blasi.
Il
caro Achille, facendomi capire anche come fosse difficile ottenere odori e
sapori della nostra terra nella caotica metropoli milanese, in uno dei suoi
messaggi mi propose una variante sbrigativa e moderna della ‘mpigliolata
santufilise.
Una
variante, questa, che - anche per chiudere questo discorso - ripropongo di
seguito:
* * *
‘MPIGLIOLATA
– Torta salata
Liberamente
ispirata a “Ricetta Letizia”.
Dovrebbe
essere fatta con farina di mais – in mancanza si può usare la classica “Polenta
Valsugana”.
Ingredienti
500
g di polenta Valsugana
250
g di patate bollite
12,50
g di lievito di birra
2
litri di acqua
15
mezze acciughe sott’olio
30
olive nere denocciolate e tagliate a pezzetti
prezzemolo
abbondante tritato
3
spicchi d’aglio tritati grossolanamente e poi schiacciati
olio
di frantoio = quanto basta (ma ne occorre molto)
Con
tale impasto se ne ricavano 2 teglie.
Preparazione
Schiacciare
le patate bollite e condirle con prezzemolo aglio e olio - versare a pioggia la
polenta nell’acqua bollente di una pentola capiente - rigirare e spegnere il
fuoco - lasciare diventare tiepida la polenta rigirandola di tanto in tanto -
unire le patate condite insieme con le olive e le acciughe mescolando bene -
aggiungere il lievito disciolto in un po’ d’acqua - rigirare ancora -
distribuire in 2 teglie su carta da forno il composto - lasciare riposare per
mezz’ora per innescare la lievitazione - lasciare cuocere in forno ventilato
per un’ora e 10 minuti a 180°C - spegnere e lasciare raffreddare in forno -
profumi indescrivibili si diffondono per tutta la casa.
* * *
E
ricordate, cari sanfilesi, se qualcuno vi chiede qual è il piatto tipico del
nostro paese non rispondete con il solito “lagana e ciceri” (al limite
più che ciceri specificate cicerchie... ci farete sicuramente
miglior figura).
San
Fili può vantare, senza timore di sfigurare difronte a cucine locali blasonate,
una cucina povera ma... ricca e saporita. Ed un esempio ne è proprio la nostra ‘mpigliolata
santufilise.
Negare
ciò è rinnegare il nostro passato e rinnegare il proprio passato è la cosa
peggiore che può fare un essere umano e/o la comunità cui appartiene.
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!