Nell’immagine a
sinistra: Clienti in fila agli sportelli della Cassa Rurale ed Artigiana di San
Fili nel corso degli anni settanta del secolo scorso. Di servizio agli
sportelli un giovane Peppino Cirillo e l’allora direttore Alfonso Rinaldi. Tra
i clienti si riconosce il signor Onofrio.
I primi due articoli che vi propongo di seguito in questo spazio sono apparsi,
ovviamente firmato dallo scrivente, sul quindicinale “l’occhio” del mese di
giugno del 1999. A seguire una poesia opera del grande Luigi "Gigi" Aloe.
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L’ultima abbuffata dei soci della Cassa
Rurale ed Artigiana di San Fili.
Di Pietro Perri
Le pagine sanfilesi di questo numero volutamente li ho dedicate ad
un altro, l’ennesimo di questi ultimi venti anni, capitolo che si chiude a San
Fili: il capitolo della locale Cassa Rurale ed Artigiana.
Proprio così, giorno 8 maggio 1999 l’Assemblea dei soci della
“nostra banca” ha approvato (e non poteva fare altrimenti) il “Progetto di
Fusione per incorporazione della Banca di Credito Cooperativo di San Fili” con
“il Credito Emiliano”.
Dopo quasi un secolo di storia (positiva in alcuni casi,
decisamente negativa in altri), San Fili perde un altro dei suoi baluardi.
Come dimenticare la stazione ferroviaria, come dimenticare
l’ufficio di collocamento, come dimenticare il comando della guardia forestale,
come dimenticare l’esattoria comunale, come dimenticare lo stesso
cinematografo, come dimenticare il circolo di cultura Enrico Granata, come
dimenticare… forse è il caso di dire che l’unica cosa che non riusciamo
decisamente a perdere (ma che se la perdessimo sicuramente sarebbe la salvezza
dei tartassati cittadini Sanfilesi) sono i nostri sindaci e le nostre giunte
comunali.
E la Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili, non dimentichiamolo, è
stata più d’una volta uno dei pilastri portanti della gestione amministrativa
del nostro Comune: volente o nolente, per capacità o semplicemente per timore
riverenziale, più d’una volta, infatti, è riuscita ad imporre alla cittadinanza
non solo uomini ma anche e soprattutto strategie politiche.
Si è chiuso un lungo capitolo, vuoi perché la gestione degli
ultimi anni ha lasciato un po’ a desiderare (ne sono testimoni sia i passivi
accumulati dalla discutibile gestione stessa e sia quanti tra i sanfilesi,
compreso il sottoscritto, si sono visti costretti a portare i propri risparmi
in altri sportelli bancari operanti sulla provincia) e vuoi perché le
condizioni dell’odierno mercato impongono nuove e razionali regole a cui la
Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili non poteva far fronte.
E così quanto prima vedremo sostituire la storica (si fa per dire,
considerato che tale insegna non ha più di un paio d’anni) insegna della “Banca
di Credito Cooperativo di San Fili” con l’insegna “Credito Emiliano” con
l’aggiunta magari di uno scarno “agenzia di San Fili”.
Cosa c’è di buono in tutto ciò?
Per i Sanfilesi, i comuni mortali, certamente c’è di buono
l’auspicio d’una gestione più trasparente e più legata alle leggi di mercato ed
alle necessità della clientela (pertanto nuovi servizi agli operosi
concittadini che in cambio pagheranno con un rapporto più distaccato con
l’Istituto di credito stesso). Per pochi soci eletti (di cui nove su dieci non
sanfilesi o sanfilesi acquisiti) un succulento regalo di buonuscita scaturito a
seguito di un diabolico calcolo matematico di trasformazione delle quote societarie
della “Banca di Credito Cooperativo di San Fili” a seguito della summenzionata
fusione.
Cosa c’è di male in tutto ciò?
Nulla o quasi: forse semplicemente il fatto che San Fili e i
Sanfilesi dovranno ingoiare il rospo di vedere affisso su un palazzo di corso
XX Settembre il nome di una banca del Nord Italia e non quello d’un Istituto di
Credito Meridionale… ma questo sono sicuro che darà fastidio a ben poche
persone (per l’appunto ai soli “Sanfilesi” sopravvissuti).
Resta solo da ricordare, compatendolo, quel povero e stupido socio
che, tra tutti i presenti all’Assemblea di giorno 8 maggio 1999 in quel
ristorante sito in località Frassino, a conclusione della riunione ha detto al
proprio vicino di sedia: “Ni vidimu l’annu prossimu ppe n’atra bella
abbuffata!”.
Poveraccio: chi avrà il coraggio di dirgli, spiegandogliene i
motivi, che quella di quest’anno era l’ultima “abbuffata” dei soci della
Banca di Credito Cooperativo di San Fili, già Cassa Rurale ed Artigiana?
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Rapina in banca con morto.
Di Pietro Perri.
Quel funesto giorno dell’aprile 1992 rientravo come al solito dal
lavoro (erano all'incirca le 14:00) e giunto in piazza san Giovanni, dovendo
raggiungere la zona del Rinacchio all'altezza del distributore di benzina, mi
vidi deviato per la strada che passa davanti alle Scuole Elementari (via
Marconi).
Non sapevo cosa fosse successo né avrei potuto mai immaginare che
fosse successo quel che poi venni a sapere. Pensavo tra me e me "Ci
saranno dei lavori in corso o qualche altra stupidità organizzata
dall'amministrazione in carica".
Sbagliavo e pure di grosso. Ciò che non si sarebbe mai dovuto
verificare a San Fili si era verificato: un tentativo di rapina alla locale
Cassa Rurale ed Artigiana. Non ricordo ci fossero mai stati precedenti... ma
sono sicuro, o almeno me lo auguro, che non vi saranno conseguenti.
A chi poteva passare per la testa di fare una rapina ad uno
sportello di banca (neanche fosse stata una banca, per grandezza parlando,
“seria”) situata in una strettoia e con di fronte una caserma dei carabinieri?
… solo a dei giovani senza alcuna esperienza in materia e forse cresciuti un
po’ troppo per la loro acerba età anagrafica. Solo a dei figli di una società
che era ed è stanca di sopravvivere a se stessa.
A chi poteva venire in mente, seppur mosso da sacri principi
morali (la paura, la terrificante sensazione che qualche concittadino fosse in
pericolo di vita), di afferrare una pistola e sparare alle spalle dei
rapinatori? … sicuramente ad un essere con un alto grado di istintività… e
l’istintività, lo sappiamo bene tutti, non è stata mai sinonimo di raziocinio.
Quel giorno si dovette ringraziare solo la freddezza, la mira, la
velocità e l’abilità del nostro compaesano Alfonso Rinaldi, il sindaco sceriffo
(così lo stesso assurse alle cronache nazionali) nonché direttore della locale
Cassa Rurale ed Artigiana, se non si verificò una strage oltre che tra i
rapinatori anche tra i passanti... anche tra i cittadini di San Fili.
Se solo il Rinaldi avesse sbagliato mira, se solo il Rinaldi
avesse preso di striscio i rapinatori invece di freddarli sul colpo… meglio non
pensare a cosa sarebbe potuto succedere.
Il bottino, parlando del dio denaro, fu oltre che macabro anche
misero: per quanto mi fu riferito, infatti, si trattò di molto meno di una
cinquantina di milioni (qualcuno disse trenta, altri dissero quaranta). Tanto
poco valsero in quell’occasione due vite umane?
Ritroverai ancora,
sangue,
il tuo colore rosso in terra,
terra di fuoco:
ritroverai sangue,
ancora per poco,
il tuo colore rosso in terra,
quasi per gioco.
Questi furono i versi che m’ispirò quella tragica giornata della
primavera del 1992. Giorno 8 maggio 1999 si è svolta la seduta straordinaria
dell’Assemblea dei soci della Banca di Credito Cooperativo di San Fili. Al
primo punto dell’ordine del giorno leggiamo: “Approvazione del Progetto di
Fusione per incorporazione della Banca di Credito Cooperativo di San Fili,
società cooperativa a responsabilità limitata con il Credito Emiliano S.p.A.”.
Un altro capitolo si è definitivamente chiuso per San Fili è mi è sembrato più
che giusto, in questo numero, ricordare anche quel maledetto giorno in cui le
strade del nostro paesino, quasi per gioco, si tinsero del colore rosso di due
poveri giovani figli di questa strana, malsana ed insulsa società.
Secondo me fu solo un caso, e non destrezza, se il tutto si
limitò, grazie a Dio, al solo sangue di quei due incoscienti.
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Cassa Rurale Artigiana
Di Luigi Aloe
Tant'anni fa' pe bloccari u strozzinaggiu
nu certu de Cardona fa vidari u curaggiu.
Parta pe tutta Italia na Santa Crociata
i banchi locali iddru l'ha inventate.
Santu Fili tra i primi rispunna a su richiamu
puru cca' na bancarella parte chianu chianu.
Rurale artigiana iddra è chiamata
a guerra a ri strozzini è dichiarata.
Dua priaviti nu postinu, n'esatturi e tria impiegati
u millenoveciantuquattordici sa banca hannu fondatu.
A sede? na casa mianzu u puantu
t'hadi fari i scali si vu rapa u cuntu.
Putighe, forge, officine, magazzini
n'hannu finanziatu diverse duzzine.
Chini vo mindi l'animali a ra campagna
si presta i sordi senza lassa nu pignu.
Piacure crape, maiali e vaccini
venanu finanziati da sira a ra matina.
U scopu principali è garantire
piccoli acquisti pe puti' campari.
Sa banca è stata sempi a gestioni familiari
quannu u diritturi ti zinna è u momentu di pagari.
A festa e' sempi sacra! Un si incassanu insoluti
cumu si fossi scrittu pe statutu!
Quannu sa banca attraversava i crisi
Robertu Rinaldi un si pagava pe misi.
Na vota è puru fallita, ma forse pe bontà
havia dunatu troppu senza si fa paga'.
U momentu era bruttu, a genti unn'havia nenti
aumentavanu ogni juarnu l'emigranti.
Però riparta! E risaglia ra china
cchiù abbuttunata! Ma disponibile come prima.
A stima du paisanu un l'ha mai pirduta
na bella storia ancunu m'ha cuntatu.
Tant'anni fa', a banca utilizzava
n'esatturi chi sordi ricuglia.
Sarvaturi Aiellu, Turiddru pe ra genti
lavurava tuttu u juarnu, quasi pe senza nenti.
A fiducia ca godia era immenza
u putigaru i sordi i tinia suttu a vilanza.
Senza i cuntari i mintia ntra nu cistinu
e ri dunava a Turiddru ogni matina.
S'esemplare i cuntava dintra a banca
senza ca si verificasse mai n'ammancu.
I soci cristianu! Ormai su cchiù di ciantu
a ra guida s'alternanu nu saccu i presidenti.
D'Elia, Montagna, Gambaru, Caputu
nu contributu concretu hannu portatu.
Forsi d'ancunu nu pocu s'è parratu:
"ru paisi nun si movia foglia s'un vulia Caputu!".
Oramai s'istitutu è secolare
un s'è mai coniugatu u verbu fricari.
Don Salvaturi Apuzzu, Gentile Cesariu Rinaldi e tanti atri
ponnu fa suanni tranquilli! Unn hannu lassatu latri.
L'unicu neu i sa banca; m'haviti i perdunari!
U tena quannu è tiampu di votari!
Si fa pigliari a manu e si ci jetta
e purtroppu determina i scunfitte.
S'istitutu è di tutti! Da destra e da sinistra
d'Arfonsu e di Giggettu, d'Ottorinu e di Carbotti.
Pe tantu quannu è tiampu di votari
unn'haddi vida, unn'haddi senta, unn'haddi parrari!
Ull'haddi interessa su sinnacu sign'iu
o s'è ru figliu i Giuvanni Crediddiu!
Sicuramente diminuerannu i nemici
e pari pari aumenterannu i soci!
U consigliu pocu rinnuvatu
a sa cosa di certu ci ha pinsatu!
Oji unn'è cchiù Rurali, ma è Coperativa
ci vo' cchiù forza pe a fa restare attiva.
Un ni scordamu cu paisanu c'ha sempi pagatu
puru s'un tene nenti vene accuntentatu!
A burocrazia si po dire ca cca unn'esista
quannu ci trasi viani servutu a vista.
N.d.r.: questo qualche anno fa’! ... oggi non c'è più la "Cassa
Rurale ed Artigiana di San Fili" né la "Banca di Credito
Cooperativo di San Fili". Ma gli antichi, tra tante verità, non
dicevano pure che "non tutti i mal (specie ari Santufilisi) vengono
per nuocere"?
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para
bellum”!