SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: settembre 2018

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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martedì 25 settembre 2018

U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”? (2)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2018... by Pietro Perri.
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San Fili: ponte/viadotto Emoli I.
Seppure se ne parla sempre meno e sempre più sottovoce... sono ancora in tanti a domandarsi se i ponti/viadotti Emoli I ed Emoli II siano veramente pericolosi in quanto a rischio crollo.
Se lo chiedono normali cittadini, specie sanfilesi, che quotidianamente con i loro mezzi devono oltrepassarli per recarsi nella vicina grande area urbana della città di Cosenza o sul litorale tirrenico quando decidono di prendere lo svincolo di Villa Miceli, se lo chiedono buona parte dei cosentini (per lo stesso motivo dei sanfilesi) e se lo chiedono anche tanti rappresentanti delle istituzioni pubbliche locali e regionali.
Se lo è chiesto persino la giunta comunale sanfilese con a capo il nostro sindaco dottor Antonio Argentino e se lo è chiesto persino la società che gestisce la strada statale 107 ossia l’Anas.
Quest’ultima, che ultimamente sembra stia tenendo in particolare attenzione lo stato e la salute dei succitati viadotti, ha rassicurato, su opportuna richiesta in merito e con una specifica comunicazione scritta, il nostro Comune sulla non immediata pericolosità delle strutture incriminate.
Lettera rassicurazione ANAS.
Si informa che tra il 9 ed il 10 agosto 2018”, si legge in tale comunicazione, “i tecnici ANAS hanno effettuato sopralluoghi e verifiche presso i viadotti della 107 S.G.C.
Dai risultati della visita non sono emerse criticità per la stabilità dei manufatti.
E’ stata comunque attivata la progettazione degli interventi di manutenzione straordinaria per n. 13 viadotti (tra cui Emoli I ed Emoli II) al fine di preservarne le condizioni di stabilità ed allungarne la vita utile.
I relativi lavori saranno realizzati nel 2019 tramite apposito accordo Quadro”.
Inutile dire che tali rassicurazioni ci fanno tantissimo piacere anche se un segno della croce e/o una toccatina di ferro (la volgarità non - quasi mai - è nel mio stile) prima di oltrepassare i nostri ponti... comunque non guastano.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

Le magare di San Fili e la rivista mensile “Il Gattopardo”... edizione settembre 2018.


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2018.
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Sopra: la copertina della rivista I
l Gattopardo (edizione della 
Calabria) del mese di settembre 
2018.

Un notevole spazio è stato dedicato questo mese dalla rivista “Il Gattopardo” (periodico bimestrale allegato alla Gazzetta del Sud) a San Fili ed in particolare alle magare/streghe di San Fili. Il tutto in un bellissimo e lungo articolo (con traduzione anche in inglese) firmato dalla giornalista Federica Certa e dal titolo “Nel mondo delle streghe”.
Nell’articolo vengono tra l’altro citati Pietro Perri in quanto “autore di un blog su San Fili e puntiglioso conoscitore della storia delle magare” e Giuseppe “Peppe” Esposito in quanto “conoscitore di storie e leggende locali” nonché autore della commedia ‘A Fantastica.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

giovedì 6 settembre 2018

‘a ‘mpigliolata. (2/6)


Nella foto a sinistra (ripresa dal web): Pianta del miglio. A San Fili spesso usiamo chiamare “farina miglinu” (quella che utilizziamo per fare la polenta o la stessa “mpigliolata santufilise” la farina di mais. Eppure la pianta del miglio è una pianta che ha ben poco a dividere con la pianta del mais... o forse, per quanto riguarda anche noi sanfilesi, no?

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo del 2018... by Pietro Perri.

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E se la farina utilizzata per fare la ‘mpigliolata o “u pane miglinu” non fosse farina di miglio? Sarebbe un bel guaio, vero?

E invece no! ... anche perché la farina che a San Fili ancora oggi chiamiamo familiarmente “farina di miglio o miglina” in effetti tutto è tranne che “farina di miglio”.

Più precisamente è farina di mais o farina di granturco.

Un errore questo che sembra ci portiamo ormai avanti da tempo immemore. Un errore che facevo anch’io... prima di iniziare a scrivere quest’articolo sulla ‘mpigliolata.

A farmi aprire gli occhi in merito è stato il nostro compaesano Achille Blasi, da tempo residente a Milano ovvero nella capitale del popolo dei polentoni. Quindi chi meglio di lui poteva farmi capire che c’è una bella differenza tra la pianta del miglio e la pianta del mais o granturco che dir si voglia?

Un errore evidenziato persino da Luigi Accattatis già alla fine del XIX secolo nel suo famoso, per noi cosentini in particolare, “Dizionario del Dialetto Calabrese” (Cosenza 15 gennaio 1895/30 marzo 1898). In tale dizionario alla voce “migliu” infatti leggiamo:

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Migliu, s. m. Miglio; Pianta rada, pendente che fa un seme piccolo, rotondo, lucido, gialliccio chiamato con lo stesso nome, e si adopera specialmente per cibo di certi uccelli. E’ nota in botanica col nome di Panicum miliareum, ed è originaria dell’India || Migliu chiamano impropriamente anche il Granone o GranturcoPane de -; Pane di grano d’India, sebbene anche del miglio che noi coltiviamo, la gente povera faccia delle focacce per isfamarsi.

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La domanda a tal punto sorge spontanea: come mai i nostri nonni, i nostri padri e persino qualcuno di noi ancora oggi chiamiamo miglio il mais?

Diciamo che il miglio ed il mais un po’ come pianta si somigliano (almeno a vederle su internet in quanto personalmente a questo punto dubito di aver mai visto una pianta di miglio in vita mia). Ed un po’ si somigliano anche come forma e colore del seme.

Non solo: anche il seme del miglio può essere macinato e quindi dallo stesso si può ricavare anche una farina anche se a conservazione decisamente ridotta. E da tale farina sembra si possano anche ricavare delle pagnotte (l’originario pane miglinu?) e presumibilmente la ‘mpiglionata di farina di mais o granturco non ha fatto altro, in tempi a dir poco ormai remoti, che prendere il posto alla ‘mpigliolata realizzata anticamente con farina di miglio.

Non mi meraviglierei infatti che i nostri trisnonni e/o i loro ascendenti conoscessero più la coltivazione del miglio vero e proprio dalle nostre parti che quella del mais o granturco. Coltivazione presumibilmente meno faticosa per quanto riguarda il lavoro e più proficua dal punto del rendimento.

E venne l’era dei pop-corn.

Coltivazione sostituita quasi completamente nel corso del XX secolo con quella del grano per la sua più apprezzata (ma anche più dannosa, ce ne rendiamo tristemente conto oggi) “farina bianca”.

Inutile dire, per quanto riguarda la fruttificazione, che mentre con il mais siamo difronte ad una pannocchia con il miglio siamo difronte ad una spiga.

A proposito: il granturco o mais in dialetto (più nel dialetto dei nostri nonni, comunque, che nel nostro) è detto ‘ndianu ‘nniànu (abbreviazione di “grano indiano” o “grano turco” nel senso di esotico).

Oggi il miglio, ormai quasi sconosciuto in Italia, è coltivato in particolare nell’Europa orientale.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

lunedì 3 settembre 2018

San Fili 26 ottobre 1958: “Sanfilese” contro “Pastificio Lecce” di Cosenza.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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Si è svolta a San Fili il 26 ottobre 1958 (ossia circa 60 anni addietro) una storica amichevole tra la rappresentativa calcistica locale (la nostra mitica Sanfilese) ed una rappresentativa dello storico “Pastificio Lecce” di Cosenza.
Un bellissimo incontro fortemente voluto all’epoca dal nostro compaesano Ferdinando Granata (che ci ha messo a disposizione le foto che pubblichiamo a sinistra) e dal suo fraterno compagno di scuola Piergiorgio Lecce (figlio dell’imprenditore Biagio Lecce).
Inutile dire che l’evento fu un vero successo: gli spettatori, malgrado fosse un’amichevole, furono veramente tanti.
A noi comunque interessa, oltre che a celebrare il sessantesimo anniversario di questo stupendo incontro, ricordare i tanti cari volti che compaiono in queste due foto. Molti dei quali da tempo non sono più tra noi ma restano sempre vivi nei nostri ricordi.
L’amichevole si è giocata sul campo “Asta-Salerno”.
A fine partita... scambio di confezioni di pasta obbligatoriamente Lecce.
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Nella foto in alto a sinistra... da sinistra: Michelangelo Luchetta, Raimondo Assisa, Eugenio De Lorenzo, Ferdinando Granata, Ernesto Salituro (Pastificio Lecce), Piergiorgio Lecce (Pastificio Lecce), Luigi De Lio, Alfonso Rinaldi, l’insegnante Raffaele Perri e Giovanni Sabato (Pastificio Lecce).
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!