SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: giugno 2023

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giovedì 29 giugno 2023

C'era una volta la Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili.

Nell’immagine a sinistra: Clienti in fila agli sportelli della Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili nel corso degli anni settanta del secolo scorso. Di servizio agli sportelli un giovane Peppino Cirillo e l’allora direttore Alfonso Rinaldi. Tra i clienti si riconosce il signor Onofrio.

I primi due articoli che vi propongo di seguito in questo spazio sono apparsi, ovviamente firmato dallo scrivente, sul quindicinale “l’occhio” del mese di giugno del 1999. A seguire una poesia opera del grande Luigi "Gigi" Aloe.

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L’ultima abbuffata dei soci della Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili.

Di Pietro Perri

Le pagine sanfilesi di questo numero volutamente li ho dedicate ad un altro, l’ennesimo di questi ultimi venti anni, capitolo che si chiude a San Fili: il capitolo della locale Cassa Rurale ed Artigiana.

Proprio così, giorno 8 maggio 1999 l’Assemblea dei soci della “nostra banca” ha approvato (e non poteva fare altrimenti) il “Progetto di Fusione per incorporazione della Banca di Credito Cooperativo di San Fili” con “il Credito Emiliano”.

Dopo quasi un secolo di storia (positiva in alcuni casi, decisamente negativa in altri), San Fili perde un altro dei suoi baluardi.

Come dimenticare la stazione ferroviaria, come dimenticare l’ufficio di collocamento, come dimenticare il comando della guardia forestale, come dimenticare l’esattoria comunale, come dimenticare lo stesso cinematografo, come dimenticare il circolo di cultura Enrico Granata, come dimenticare… forse è il caso di dire che l’unica cosa che non riusciamo decisamente a perdere (ma che se la perdessimo sicuramente sarebbe la salvezza dei tartassati cittadini Sanfilesi) sono i nostri sindaci e le nostre giunte comunali.

E la Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili, non dimentichiamolo, è stata più d’una volta uno dei pilastri portanti della gestione amministrativa del nostro Comune: volente o nolente, per capacità o semplicemente per timore riverenziale, più d’una volta, infatti, è riuscita ad imporre alla cittadinanza non solo uomini ma anche e soprattutto strategie politiche.

Si è chiuso un lungo capitolo, vuoi perché la gestione degli ultimi anni ha lasciato un po’ a desiderare (ne sono testimoni sia i passivi accumulati dalla discutibile gestione stessa e sia quanti tra i sanfilesi, compreso il sottoscritto, si sono visti costretti a portare i propri risparmi in altri sportelli bancari operanti sulla provincia) e vuoi perché le condizioni dell’odierno mercato impongono nuove e razionali regole a cui la Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili non poteva far fronte.

E così quanto prima vedremo sostituire la storica (si fa per dire, considerato che tale insegna non ha più di un paio d’anni) insegna della “Banca di Credito Cooperativo di San Fili” con l’insegna “Credito Emiliano” con l’aggiunta magari di uno scarno “agenzia di San Fili”.

Cosa c’è di buono in tutto ciò?

Per i Sanfilesi, i comuni mortali, certamente c’è di buono l’auspicio d’una gestione più trasparente e più legata alle leggi di mercato ed alle necessità della clientela (pertanto nuovi servizi agli operosi concittadini che in cambio pagheranno con un rapporto più distaccato con l’Istituto di credito stesso). Per pochi soci eletti (di cui nove su dieci non sanfilesi o sanfilesi acquisiti) un succulento regalo di buonuscita scaturito a seguito di un diabolico calcolo matematico di trasformazione delle quote societarie della “Banca di Credito Cooperativo di San Fili” a seguito della summenzionata fusione.

Cosa c’è di male in tutto ciò?

Nulla o quasi: forse semplicemente il fatto che San Fili e i Sanfilesi dovranno ingoiare il rospo di vedere affisso su un palazzo di corso XX Settembre il nome di una banca del Nord Italia e non quello d’un Istituto di Credito Meridionale… ma questo sono sicuro che darà fastidio a ben poche persone (per l’appunto ai soli “Sanfilesi” sopravvissuti).

Resta solo da ricordare, compatendolo, quel povero e stupido socio che, tra tutti i presenti all’Assemblea di giorno 8 maggio 1999 in quel ristorante sito in località Frassino, a conclusione della riunione ha detto al proprio vicino di sedia: “Ni vidimu l’annu prossimu ppe n’atra bella abbuffata!”.

Poveraccio: chi avrà il coraggio di dirgli, spiegandogliene i motivi, che quella di quest’anno era l’ultima “abbuffata” dei soci della Banca di Credito Cooperativo di San Fili, già Cassa Rurale ed Artigiana?

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Rapina in banca con morto.

Di Pietro Perri.

Quel funesto giorno dell’aprile 1992 rientravo come al solito dal lavoro (erano all'incirca le 14:00) e giunto in piazza san Giovanni, dovendo raggiungere la zona del Rinacchio all'altezza del distributore di benzina, mi vidi deviato per la strada che passa davanti alle Scuole Elementari (via Marconi).

Non sapevo cosa fosse successo né avrei potuto mai immaginare che fosse successo quel che poi venni a sapere. Pensavo tra me e me "Ci saranno dei lavori in corso o qualche altra stupidità organizzata dall'amministrazione in carica".

Sbagliavo e pure di grosso. Ciò che non si sarebbe mai dovuto verificare a San Fili si era verificato: un tentativo di rapina alla locale Cassa Rurale ed Artigiana. Non ricordo ci fossero mai stati precedenti... ma sono sicuro, o almeno me lo auguro, che non vi saranno conseguenti.

A chi poteva passare per la testa di fare una rapina ad uno sportello di banca (neanche fosse stata una banca, per grandezza parlando, “seria”) situata in una strettoia e con di fronte una caserma dei carabinieri? … solo a dei giovani senza alcuna esperienza in materia e forse cresciuti un po’ troppo per la loro acerba età anagrafica. Solo a dei figli di una società che era ed è stanca di sopravvivere a se stessa.

A chi poteva venire in mente, seppur mosso da sacri principi morali (la paura, la terrificante sensazione che qualche concittadino fosse in pericolo di vita), di afferrare una pistola e sparare alle spalle dei rapinatori? … sicuramente ad un essere con un alto grado di istintività… e l’istintività, lo sappiamo bene tutti, non è stata mai sinonimo di raziocinio.

Quel giorno si dovette ringraziare solo la freddezza, la mira, la velocità e l’abilità del nostro compaesano Alfonso Rinaldi, il sindaco sceriffo (così lo stesso assurse alle cronache nazionali) nonché direttore della locale Cassa Rurale ed Artigiana, se non si verificò una strage oltre che tra i rapinatori anche tra i passanti... anche tra i cittadini di San Fili.

Se solo il Rinaldi avesse sbagliato mira, se solo il Rinaldi avesse preso di striscio i rapinatori invece di freddarli sul colpo… meglio non pensare a cosa sarebbe potuto succedere.

Il bottino, parlando del dio denaro, fu oltre che macabro anche misero: per quanto mi fu riferito, infatti, si trattò di molto meno di una cinquantina di milioni (qualcuno disse trenta, altri dissero quaranta). Tanto poco valsero in quell’occasione due vite umane?

 

Ritroverai ancora,

sangue,

il tuo colore rosso in terra,

terra di fuoco:

ritroverai sangue,

ancora per poco,

il tuo colore rosso in terra,

quasi per gioco.

 

Questi furono i versi che m’ispirò quella tragica giornata della primavera del 1992. Giorno 8 maggio 1999 si è svolta la seduta straordinaria dell’Assemblea dei soci della Banca di Credito Cooperativo di San Fili. Al primo punto dell’ordine del giorno leggiamo: “Approvazione del Progetto di Fusione per incorporazione della Banca di Credito Cooperativo di San Fili, società cooperativa a responsabilità limitata con il Credito Emiliano S.p.A.”. Un altro capitolo si è definitivamente chiuso per San Fili è mi è sembrato più che giusto, in questo numero, ricordare anche quel maledetto giorno in cui le strade del nostro paesino, quasi per gioco, si tinsero del colore rosso di due poveri giovani figli di questa strana, malsana ed insulsa società.

Secondo me fu solo un caso, e non destrezza, se il tutto si limitò, grazie a Dio, al solo sangue di quei due incoscienti.

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Cassa Rurale Artigiana

Di Luigi Aloe

Tant'anni fa' pe bloccari u strozzinaggiu

nu certu de Cardona fa vidari u curaggiu.

 

Parta pe tutta Italia na Santa Crociata

i banchi locali iddru l'ha inventate.

 

Santu Fili tra i primi rispunna a su richiamu

puru cca' na bancarella parte chianu chianu.

 

Rurale artigiana iddra è chiamata

a guerra a ri strozzini è dichiarata.

 

Dua priaviti nu postinu, n'esatturi e tria impiegati

u millenoveciantuquattordici sa banca hannu fondatu.

 

A sede? na casa mianzu u puantu

t'hadi fari i scali si vu rapa u cuntu.

 

Putighe, forge, officine, magazzini

n'hannu finanziatu diverse duzzine.

 

Chini vo mindi l'animali a ra campagna

si presta i sordi senza lassa nu pignu.

 

Piacure crape, maiali e vaccini

venanu finanziati da sira a ra matina.

 

U scopu principali è garantire

piccoli acquisti pe puti' campari.

 

Sa banca è stata sempi a gestioni familiari

quannu u diritturi ti zinna è u momentu di pagari.

 

A festa e' sempi sacra! Un si incassanu insoluti

cumu si fossi scrittu pe statutu!

 

Quannu sa banca attraversava i crisi

Robertu Rinaldi un si pagava pe misi.

 

Na vota è puru fallita, ma forse pe bontà

havia dunatu troppu senza si fa paga'.

 

U momentu era bruttu, a genti unn'havia nenti

aumentavanu ogni juarnu l'emigranti.

 

Però riparta! E risaglia ra china

cchiù abbuttunata! Ma disponibile come prima.

 

A stima du paisanu un l'ha mai pirduta

na bella storia ancunu m'ha cuntatu.

 

Tant'anni fa', a banca utilizzava

n'esatturi chi sordi ricuglia.

 

Sarvaturi Aiellu, Turiddru pe ra genti

lavurava tuttu u juarnu, quasi pe senza nenti.

 

A fiducia ca godia era immenza

u putigaru i sordi i tinia suttu a vilanza.

 

Senza i cuntari i mintia ntra nu cistinu

e ri dunava a Turiddru ogni matina.

 

S'esemplare i cuntava dintra a banca

senza ca si verificasse mai n'ammancu.

 

I soci cristianu! Ormai su cchiù di ciantu

a ra guida s'alternanu nu saccu i presidenti.

 

D'Elia, Montagna, Gambaru, Caputu

nu contributu concretu hannu portatu.

 

Forsi d'ancunu nu pocu s'è parratu:

"ru paisi nun si movia foglia s'un vulia Caputu!".

 

Oramai s'istitutu è secolare

un s'è mai coniugatu u verbu fricari.

 

Don Salvaturi Apuzzu, Gentile Cesariu Rinaldi e tanti atri

ponnu fa suanni tranquilli! Unn hannu lassatu latri.

 

L'unicu neu i sa banca; m'haviti i perdunari!

U tena quannu è tiampu di votari!

 

Si fa pigliari a manu e si ci jetta

e purtroppu determina i scunfitte.

 

S'istitutu è di tutti! Da destra e da sinistra

d'Arfonsu e di Giggettu, d'Ottorinu e di Carbotti.

 

Pe tantu quannu è tiampu di votari

unn'haddi vida, unn'haddi senta, unn'haddi parrari!

 

Ull'haddi interessa su sinnacu sign'iu

o s'è ru figliu i Giuvanni Crediddiu!

 

Sicuramente diminuerannu i nemici

e pari pari aumenterannu i soci!

 

U consigliu pocu rinnuvatu

a sa cosa di certu ci ha pinsatu!

 

Oji unn'è cchiù Rurali, ma è Coperativa

ci vo' cchiù forza pe a fa restare attiva.

 

Un ni scordamu cu paisanu c'ha sempi pagatu

puru s'un tene nenti vene accuntentatu!

 

A burocrazia si po dire ca cca unn'esista

quannu ci trasi viani servutu a vista.

 

N.d.r.: questo qualche anno fa’! ... oggi non c'è più la "Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili" né la "Banca di Credito Cooperativo di San Fili". Ma gli antichi, tra tante verità, non dicevano pure che "non tutti i mal (specie ari Santufilisi) vengono per nuocere"?  

 

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 24 giugno 2023

Quando le scritte sui muri fissano la storia di una Comunità.

Nell’immagine a sinistra: Particolare della facciata principale di un palazzo (palazzo Blasi) a San Fili in piazza Adolfo Mauro (ex piazza Rinacchio). Alla destra del portone compare la scritta “Vota Spiga n. 2”. La lista civica “Spiga”, capitanata dall’indimenticato Alfonso Rinaldi, nelle elezioni amministrative sanfilesi vinse ben due tornate elettorali: quella del 1983 e quella del 1988. Poi... implose.

L’articolo che vi propongo di seguito in questo spazio è apparso, ovviamente firmato dallo scrivente, su “Il Gazzettino del Crati” anno XVIII n. 1 del 15 gennaio del 1990. Quest'articolo mi è particolarmente caro per un motivo: era la prima volta che uscivo in prima pagina e la prima pagina di un giornale è la cosa più bella che può capitare ad un "giornalista" completamente privo d'esperienza.

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San Fili: quando le scritte sui muri fissano la storia di una Comunità.

Di Pietro Perri.

Ci sono diversi modi di affrontare giornalisticamente una determinata situazione, un personaggio, una comunità o più semplicemente uno status vitae (N.d.R.: da non credere, iniziavo a spiegare me stesso!). Se ne può parlare, a seconda dei casi o dei legami intercorrenti tra il giornalista e la res, in positivo o in negativo, parziale o imparziale, costruttivo, distruttivo o infamante, generale o particolare e via dicendo.

Spesso scrivere in modo negativo della res, a chi legge può dare l'impressione di essere in presenza di un atto di ostruzionismo particolareggiato senza senso di imparzialità verso qualcuno o qualcosa (sfruttare cioè il particolare per offuscare il generale), quando in realtà si mira esclusivamente, fermo restando quanto di buono traspare dal considerato, a fare in modo che sia semplicemente rimosso il granello di polvere che comunque resta presente sul naso del Davide michelangiolesco (N.d.R.: e pensare ch'era solo un preambolo!).

Ed è proprio di un granello di polvere che questa volta vi voglio parlare, un granello di polvere, questo, che finisce quotidianamente nei sensibili, anche se non troppo, occhi dei cittadini sanfilesi e di quanti si avventurano per le strade del pittoresco Comune di San Fili (un problema comunque da allargare a tutti i centri urbani della nostra stupenda penisola, pochi esclusi).

Ricordate il detto «Anche i muri hanno orecchie»? Forse è un pochino esagerato, poiché se orecchie nel caso ci sono, queste sono certamente riferite a chi vilmente si cela ad una realtà prettamente privata. Ancor più errato è il detto «Se i muri potessero parlare!»: i muri, in effetti, parlano e pure troppo, sia in modo ideale (basta saperli interpretare), sia in modo letterale (situazione, quest'ultima, da cui si può desumere il grado di civiltà di una determinata civiltà o di un intero popolo).

Le scritte sui muri: fanciullesca reminiscenza dei felici anni delle superiori.

San Fili, corso XX Settembre in modo più evidente, è decisamente sommerso da un oceano di scritte murarie (senza considerare il nugolo di manifesti, politici o pubblicitari che siano, affissi in modo tanto barbarico da far arrossire anche Attila, che deturpano le stupende facciate dei palazzi settecenteschi), alcune delle quali anche di una certa importanza storica.

Le scritte sono varie, di varia estrazione politico - sociale e riportano alla luce quasi un secolo di vita paesana (vario ne è anche il colore di vernice utilizzato: verde, nero, giallo, azzurro, bianco, rosso). Tra queste, in prossimità di piazza San Giovanni (dopo il semaforo, all'inizio della scalinata che conduce in via Cozzo di Iorio), risalta anche una scritta in inglese, forse un ulteriore, ingenuo, tentativo di divulgare più celermente quella che si suppone sia destinata a diventare la lingua dei popoli del futuro, o forse semplicemente un modo come un altro per riproporre ulteriormente la nostra stupidità di esseri umani: «You'll never walk alone» firmato «Eagles Lazio».

Quasi cent'anni di storia: scritti con mano tremolante e con un nero, opere postume d'un novello Pasquino, che fa rabbrividire il sangue («abbasso il re» e il «chi non lavora non mangia» dell'originario, ancora incolume del concetto della mera dittatura, almeno per quei tempi, significativo marxismo); scritti con mano consapevole del proprio potere strafottente ed incondizionato («Dux», «sostare è retrocedere», «non si può esaltare il sacrificio di ieri se non si è pronti a quello di domani»... unico pregio, se non sempre il contenuto morale, almeno l'estetica); scritti, vittime appunto di un cronico attacco di stupidità barbarica e volgare «l'uomo Del Monte ha detto Spiga», «Zu Pinu», «Vota Torre», «Vota Spiga n. 2», «Juve merda», «Inter» ecc. ecc. ecc.

No, non una lotta verso degli amministratori che tanto hanno fatto nei confronti dei propri amministrati, ma certamente un invito agli stessi a mettere una virgola in più alla propria opera, facendo in modo che quanti si avventurano per le strade del pittoresco paese della provincia di Cosenza, possano finalmente ammirare un ambiente che tanto di civile ha da portare all'appuntamento del 1992: ripulire (anche con il sacrificio e la collaborazione dei proprietari degli immobili) i muri dalle oscene scritte; regolamentare (con apposite bacheche in stile e spazi appositamente destinati) le zone di affissione; far capire ai cittadini che dal 1992 oltre che italiani saremo anche cittadini europei a tutti gli effetti (N.d.A.: purtroppo siamo già all'agosto del 1995... invano! Le scritte restano, l'Europa è ancora troppo lontana).

Un problema questo che, purtroppo, non è solo di San Fili (basta guardarsi intorno, lo ripeto, anche nelle altre realtà urbane, poche escluse: cosentine, calabresi, italiane... e forse anche oltre).

Ci sono diversi metodi (cartine del Tornasole) per misurare il grado di civiltà di una persona, di una comunità o di un popolo... uno di questi è quello di studiare l'ambiente in cui vive.

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Una ventina d’anni dopo dalla pubblicazione di quest’articolo su “Il Gazzettino del Crati” pubblicai sul “Notiziario Sanfilese” un seguito dello stesso. Dan non credere; sul fronte della stupidità umana su questo fronte ben poco era cambiato... anche dalle nostre parti.

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

 

venerdì 16 giugno 2023

Nive suriciare e catreje.



Nell’immagine a sinistra: esempio di catreija, tipo di trappola per uccelli realizzata manualmente e con materiali di fortuna trovati sul luogo o portati appositamente con sé per la realizzazione della trappola stessa.

L’articolo, firmato dallo scrivente con l’amico e cognato Roberto Fieramosca, e stato pubblicato la prima volta sul quindicinale “l’occhio” del 21 febbraio del 1999.

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Nive suriciare e catreje.

Di Pietro Perri e Roberto Fieramosca.

Ed anche quest'anno, ormai avevamo quasi perso ogni speranza, San Fili ha avuto la sua bella neve. Certo non era molta (ancora ricordiamo i sessanta centimetri del 1991) ma per i sanfilesi è stata comunque festa: una stupenda festa regalataci dall'amorevole mano di Madre Natura.

E' bello San Fili sotto la neve: è bello con i suoi tetti bianchi dai comignoli fumanti, con le sue campagne bianche, le chiome degli alberi bianche... è bello tutto bianco com'è. E' bello per i bambini che non devono andare a scuola e forse è bello anche per gli adulti che, seppur forzatamente, devono prendersi un giorno di riposo.

E' bello perché, seppur camminando goffamente, saliamo e scendiamo più volte, debitamente imbacuccati, il corso principale (dopotutto anche l'unico) del paese... corso XX Settembre. E' bello, per Bucita, salire e scendere per corso Miniaci. E' bello perché devi stare sempre vigile, devi guardarti a destra e a sinistra, davanti e dietro a parare o evitare qualche brutta pallonata di neve in agguato.

Con la neve anche gli adulti a San Fili tornano ad essere per un po' bambini ed anche gli adulti può capitare di vederli con un pallone di neve in mano... un pallone di neve che può colpirti da un momento all'altro.

Cara dolce candida neve: anche quest'anno, come succede da anni ormai, non mi sono fatto trovare impreparato al tuo arrivo; anche quest'anno ho fatto in modo che nella mia credenza non mancasse la bottiglia di nero miele di fichi, uno strano, dolce e stupendo liquido che farebbe gola agli dei.

Che strano: un nero elemento che si combina magistralmente con il bianco candore dei fiocchi di neve. Che bella a scirubetta... che buona. Altro che i gelati dei giorni nostri, confezionati o artigianali che siano: nessun alchimistico intruglio potrà mai eguagliare la bontà di quest'abbinamento naturale.

Che bello ripensare ai tempi d'una volta: a quei tempi che non ritorneranno più (e per alcuni versi c'è anche d'augurarcelo). Che bello pensare a quando l'arrivo della neve avrebbe significato poter assaporare uno stupendo piatto di passeri fritti con patate (magari in quella frissura nera di fiamma)... in quel periodo che comunque non mancavano sulla tavola dei sanfilesi pane miglinu, ficu 'nfurnate, pane nivuru (fatto anche con farina di castagna), alive ammaccate, nuci, pistiddri e quanto di buono c'è rimasto del maiale.

Che bello preparare le trappole ppe' passeri e frangiddri: e suriciare, e trappule cu ru ceramile e puru 'e catreje (particolari trappole per uccelli realizzate con una verga di castagno piegata ad arco su cui veniva realizzata una raggiera con piccole liste di canna. Completava il tutto uno spago debitamente collegato, l'ingranaggio vero e proprio, un'esca... e il gioco era fatto).

Che bello notare che la trappola aveva funzionato benissimo e che bastava alzare il coperchio della trappola per prendere l'incauto animale: che brutto alzare la trappola e notare che l'animale non c'era (ci aveva fatto fessi) o nel momento in cui alzavamo la trappola vederlo sfuggirci di mano e volare impaurito lontano nel cielo, ma subito felice d'averla fatta franca almeno per questa volta.

Che brutto pensare che in effetti di quei passeri e frangiddri ben poco restava di sapore sotto i nostri denti, tanto erano piccoli ed inconsistenti. Ma era comunque un piacere, sotto la neve, riuscire a cacciarli con tanta astuzia, lontano dagli spari di quegli infernali mezzi di morte e sterminio, esclusivo appannaggio degli adulti, chiamati schiuppette o fucili.

Che bello le case d'una volta (con otto persone in una sola stanza che fungeva da cucina, sala da pranzo e sovente anche stanza da letto) quando ancora non c'era la televisione, quando fuori era tutto bianco e la famiglia era tutta intorno al focolare... e l'anziano della famiglia raccontava, sicuro di far cosa utile e simpatica, ai presenti l'esperienza di una vita o quei fatticini che i suoi vecchi gli avevano raccontato cinquant'anni prima.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!