SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: RACCONTI DEL FOCOLARE A SAN FILI: Finuzz'e sc-kutu e la tassa sul celibato.

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giovedì 28 aprile 2022

RACCONTI DEL FOCOLARE A SAN FILI: Finuzz'e sc-kutu e la tassa sul celibato.



Foto a sinistra ripresa dal web.

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Ogni paese ha la sua famiglia caratteristica... in ogni tempo. A San Fili fino alla prima metà del ventesimo secolo c'era ad esempio (ovviamente senza nessun merito togliere agli altri sanfilesi dell'epoca), quella degli Scuti... a sentirla dire a tanti: un soprannome, una garanzia.

Abitavano su corso XX Settembre nei pressi di piazza Rinacchio. Quella famiglia da tempo ha lasciato San Fili... ma a San Fili di "Scuti" continuano a circolarne tantissimi.

La loro vita era fatta di cose semplici e dalla loro ingenua perspicacia avvolte scaturivano vere e proprie gocce di reale e tangibile sapienza.

Il seguente racconto, ad esempio, parla di una ipotetica udienza che Pietro (il capofamiglia) ottiene dall'allora Prefetto di Cosenza.

Il motivo: l'oggettività delle tasse che non sempre tengono conto delle realtà soggettive del contribuente. Il contribuente, secondo i legislatori, devono pagare al di là se la legge (tassa o imposta) sia più o meno giusta.

I figli di Pietro (ovviamente non ho riportato il cognome) non trovavano moglie per diversi motivi, non ultimi la posizione economica (non certo brillante), l'arguzia (peggio della posizione economica) e la bellezza (meglio non parlarne).

Fatta questa premessa, era giusto che dovessero pagare la tassa sul celibato considerato che non era colpa loro se non potevano sposarsi?

La legge è legge... ma per chi?

L'ignorante, (ovvero il comune contribuente), infatti, non essendo a conoscenza delle mille ed una scappatoia che possono far diminuire in mille ed un caso l'imposizione contributiva, può solo pensare che la legge sia sbagliata... può solo pensare che rivolgendosi a qualche autorità, dalla stessa può avere giustizia in merito... anche se, purtroppo, non sa che la legge l'ha fatta proprio l'autorità.

 

- Eccellenza...

- Dimmi Santu'!

- Eccellenza, scusasse...

- Santu' che è ora di pranzo, na cosa de juornu, facimma 'mpressa.

- ... c'è di la quel tizio, Pietro Tal dei Tali, quello che aspetta da stamattina coi suoi figli per parlare con vossignoria d'una faccenda che gli sta a cuore.

- Faccenda seria o cazzata, Santu'?

- ... la seconda, eccellenza, ma se non lo ricevete quello per un mese ve lo ritroverete sicuramente davanti alla porta: ha proprio la faccia del romp...

- ... glioni, ho capito, fate passare e speriamo che sia una cosa sbrigativa.

 

Santuzzo esce dalla stanza del Prefetto e, parlando con Pietro, gli dice di non far perdere troppo tempo a sua eccellenza, di esporgli subito il caso e quindi, senza farlo innervosire più di tanto, di riprendere la via dell'uscita. Quindi introduce i sanfilesi nella stanza del Prefetto.

 

- L'usciere mi diceva che avete un grave problema da presentarmi, vero?

- Giustappunto Vossignoria!

- ... allora parlate senza farmi perdere ulteriore tempo, che ve ne ho già dedicato abbastanza.

- Eccellenza... è per la tassa sul celibato...

- Cos'ha la tassa sul celibato che non va

- ... per la tassa sul celibato e per i miei figli. Eccellenza, sono del parere che non è giusto fargliela pagare.

- Non è giusto? ... hanno forse meno di 25 anni o più di 65 anni? ... sono sposati e qualcuno s'è dimenticato di registrare il loro atto di nozze? ... dite, signor Pietro e provvederemo immediatamente a richiamare i responsabili dell'equivoco... anche se io ho ben altro da fare che perdermi in simili quisquiglie.

- ... no, Eccellenza. Il problema non è questo. I miei figli infatti sono tutti in età da matrimonio e nessuno di loro è sposato.

- Che si sposino allora, disse il Prefetto, la legge è legge e come tale va rispettata... e vedrete che nessuno farà più pagare loro la tassa sul celibato. Non riesco a capire come vi abbiano fatto arrivare a me con una stupidità del genere sulla lingua. Ma che credete, che qui siamo dei pagliacci al servizio di zotici come voi?

- Eccellenza, lei ha ragione... ma il fatto e che io ho cercato in mille modi di far sposare i miei figli e senza alcuna possibilità in merito. Non una donna neanche, e purtroppo non ce l'abbiamo di certo, a pagarle a peso d'oro. Dopotutto li vede anche lei... proprio per questo li ho portati con me stamattina. Cche... forse... Eccellenza... ha lei tre figliole da dar loro in moglie che combiniamo seduta stante?

 

Effettivamente lo spettacolo che offrivano i figli del sanfilese Pietro Tal dei Tali non era dei migliori... e Finuzzu (più di nome che di fatto) n'era certamente il portavoce.

 

- Signor Pietro, esca immediatamente dalla stanza e non si faccia vedere davanti a me per tutto il resto della miserevole vita.

 

Furono le ultime parole del Prefetto alla conclusione dell'udienza.

Qualcuno racconta però che una decina di giorni dopo fu recapitata al nostro compaesano una missiva del Prefetto di Cosenza con la quale si esoneravano i figli di Pietro Tal dei Tali di San Fili dal pagamento della tassa sul celibato.

Sarà stato vero? ... chi lo sa! ... comunque il fatto meritava di essere raccontato.

La famiglia degli Scuti a San Fili è esistita davvero... e tante su di loro ancora se ne raccontano oralmente... e chissà che qualcun'altra non ve la racconterò quanto prima anch'io.

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La "tassa sul celibato degli uomini" è una invenzione del regime fascista datata 13 febbraio 1927. Dovevano pagarla quanti, tra i 25 ed i 65 anni di età, ancora non pensavano al matrimonio. Il gettito della stessa serviva a finanziare l'Omni (Opera Maternità e Infanzia).

Teoricamente serviva a far "aumentare" la popolazione italiana (in quanto si presuppone che se due si sposano... sposandosi fanno anche determinate cose)... e teoricamente doveva cadere (in quanto legge stupida) con la caduta del regime.

Così non fu: la "tassa sul celibato degli uomini" cambia il nome in "detrazione d'imposta per il coniuge a carico" (concetto tuttora esistente... e nessuno pensi che qualcuno lo cambi in futuro). Con tale sotterfugio se ai tempi della Buonanima tale "imposta" (all'epoca riassumibile nella frase "se non ti sposi paghi", oggi riassumibile nella frase "se ti sposi forse non paghi"), ai nostri giorni la pagano non solo gli uomini in una età compresa tra i 25 e i 65 anni (con redditi superiori al minimo vitale) non sposati... ma anche gli uomini sposati se superano un certo reddito (da quando sono nati fino a quando il Padreterno se li chiama in cielo)... oltre a tutte le donne che si trovano nelle stesse condizioni degli uomini tassabili.

La democrazia? ... veramente un bell'affare (per chi gestisce lo Stato)!

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