U monachieddhru.
Immagine a sinistra ripresa dal web.
Streghe, stregoni, magare, spirdi, fantasmi, mommaruti, esseri sovrannaturali in buona parte decisamente malefici e, perché no?, tra i tanti persino (tremate, gente, tremate)… u monachieddhru.
Si,
proprio così, perché a San Fili in altri tempi (tempi in cui si credeva in
certe cose e per il fatto di crederci queste cose finivano per prendere vita)
si aggirava indisturbato (ma decisamente “disturbante”) persino… u
monachieddhru.
Dicono,
di quest’essere buffo e dispettoso, che oltre che comparire e scomparire nelle
case di tantissimi nostri compaesani, amava anche fare le sue (decisamente rare
però) plateali apparizioni in alcune zone del nostro centro storico. Tra queste
zone c’era anche via San Vincenzo Ferreri (per quanto riguarda la salita verso
via Manca).
Ma
chi è… u monachieddhru?
U
monachieddhru è un folletto
pazzerello, guarda caso vestito da… monaco (situazione che di fatto ne giustifica
il nome), che si diverte a fare dispetti ai bambini e non solo ai bambini
(facendo sparire piccoli oggetti o facendo strani rumori, versi o imitando la
voce di persone, lontane e spesso anche defunte, a noi care).
Guai
ad incavolarsi con u monachieddhru. Dicono che si offende facilmente e
che sia alquanto vendicativo.
Hai
perso un mazzo di chiavi? … non arrabbiarti più di tanto ma chiedi,
gentilmente, a ru monachieddhru di fartele ritrovare. Miracolo: li hai
davanti agli occhi o in tasca.
U
monachieddhru in ogni caso si
discosta dalle altre entità sovrannaturali che abitarono (chissà che fine hanno
fatto in questi ultimi decenni) San Fili in quando non sempre è catalogabile
tra le presenze malefiche. u monachieddhru infatti non raramente viene
considerato come un nume tutelare della casa e quindi, se lo si sa prendere per
il verso giusto, ne diventa una presenza… benvenuta.
Secondo
la tradizione, infatti, u monachieddhru trae la propria origine da
alcuni angeli rimasti sospesi (chissà per quale motivo) tra il cielo e la terra
e quindi non legati alle forze del male.
Poiché è in grado di predire il futuro e di portare buone notizie a chi ha la
fortuna/sfortuna d’imbattersi in lui è detto anche… augurieddhru.
U
monachieddhru? ... che stupendo
personaggio!
Reale?
… di fantasia? … chissà! … e poi, chi ci dice, in quest’assurdità di mondo in
cui viviamo (un mondo dove regolarmente s’intersecano dimensioni temporali
diverse), quando cessa di esistere la storia fantastica e quando prende il
sopravvento la cruda realtà?
Oggi
persino i gestori delle più grandi religioni (di per sé legate al mondo del
sovrannaturale, ovvero dello stesso mondo di cui fanno gli spirdi, i
demoni, le streghe e gli stregoni - le magare no, quelle, specie a San Fili, li
salutiamo tutti i giorni e quindi siamo certi che fanno parte del mondo reale)
affrontano quotidianamente grosse difficoltà nel cercare di fare nuovi accoliti
e/o di mantenersi stretti quelli che già hanno.
Una
volta, tanto e tanto tempo fa, ai tempi dell’antica Roma o della Magna Grecia
ma anche, nel Meridione d’Italia, fino alla fine degli anni Sessanta del secolo
scorso) il discorso era diverso: c’era posto per tutto e per tutti, anche per
ciò che non esisteva ma che necessitava d’essere creato… per il bene (o il
male?) dell’intera umanità.
A
chi scrive piace pensare che esista una seconda dimensione (… e/o, perché no?,
una terza, una quarta, una quinta… magari persino quella in cui vive il
maghetto Harry Potter!) che di tanto in tanto interagisce con la nostra
dimensione lasciando prigionieri dell’una e dell’altra dimensione esseri
facenti parte della prima o della seconda e viceversa.
Dopotutto
come si può credere in un Essere Superiore senza credere ad un presupposto di
più dimensioni? … e non credere a ciò significa uccidere, annullare… persino
gli dei.
Gli
dei della Grecia o di Roma hanno cessato di vivere quando, con l’avvento (non
certo indolore) del cristianesimo, la gente ha cessato (o ha pensato d’aver
cessato) di credere in loro. Si dice, tra l’altro, che quando Cristo dopo il
terzo giorno tornò in vita... si udì per il mondo conosciuto una voce spettrale
gridare ai quattro venti: “Il grande dio Pan”, il nostro amato dio dei boschi,
della saggezza e della felicità, “è morto!” (“Pan ho megas tethneke” ).
* * *
U
monachieddhru? ... che stupenda
creatura.
Sarebbe
bello venire a sapere come e quando i nostri avi si sono imbattuti in questo
stupendo personaggio e chissà se si siano mai posti la domanda se sia u
monachieddhru ad essere frutto della loro fantasia o loro frutto della
fantasia di quest’ultimo.
Chi
scrive non ha avuto incontri ravvicinati con u monachieddru (io,
infatti, appartengo al periodo in cui a farla da padrone nei vicoli del centro
abitato di San Fili o lungo il suo terrificante perimetro era la Fantastica,
qualche magara, qualche strega propriamente detta e qualche spirdu
di passaggio) malgrado con tanti esseri sovrannaturali da piccolo ha
piacevolmente (o orribilmente) convissuto.
Eppure
anche lui, u monachieddhru, era conosciutissimo, nei bei tempi che
furono, nella Comunità Sanfilese.
Nei
miei ricordi non era semplicemente il mattacchione che si divertiva a
nascondere oggetti o a metterli fuori posto magari sul pavimento in punti in
cui avresti potuto facilmente inciamparci... lasciandolo sbiascicarsi dalle
risate per lo scherzo, simpatico per lui, riuscito.
Nei
miei ricordi, ovviamente di quando ero ancora un lattante (siamo nei lontani
anni Sessanta del XX secolo), u monachieddhru era quell’essere insopportabile
che veniva, nel corso della notte, a disturbare il tuo innocente sonno: avevi
un peso sulla pancia e sul petto... ti mancava il respiro... aprivi gli
occhi tutto sudato ed affannato e... chi ti ritrovavi seduto sul tuo pancino,
con le mani sul tuo petto e che ti guardava sghignazzante dritto dritto negli
occhi... con i suoi occhi orrendamente spalancati? ... proprio lui: u
monachieddhru!
All’epoca,
inutile dirlo, in casa mia non c’erano scorte di “Dolce Euchessina” (n.d’a.:
medicinale che negli anni Sessanta e Settanta veniva pubblicizzato come un
toccasana anche per l’uso sui bambini con problemi di digestione... o
pesantezza - a causa de “... u monachieddru?” di stomaco) e quindi non
raramente u monachieddhru - nelle lunghe e buie notti in quel casolare
di campagna alle Volette - la faceva da padrone.
Fu
in quel tempo che chiesi a mia madre chi era e cosa faceva u monachieddhru
e lei detentrice dell’antico sapere in casa nostra, nella sua proverbiale
pazienza, mi erudì in merito a questa simpatica... magica presenza “casalinga”:
sui suoi pregi e sui suoi difetti... sulle sue straordinarie potenzialità.
Mia
madre mi disse che questo era un essere terribilmente dispettoso ma comunque un
buon giocherellone. Quindi non cattivo se non lo si faceva incavolare più di
tanto. Un essere con cui si poteva benissimo... coabitare.
Dopotutto
se u monachieddhru si rende conto che la famiglia che lo ospita si trova
in grosse difficoltà ce la mette tutta per aiutarla. Dandole anche qualche
insperato aiutino economico: u monachieddhru è riconoscente dei piccoli
accorgimenti che si usano nei suoi confronti (tipo lasciando qualche avanzo di
leccornia sul tavolo da cucina a suo uso e consumo nel corso della notte).
E
se nel corso della notte ci viene a fare visita nel modo surriportato ovvero
cercando di rovinarci la nottata? ... non è detto che tutto il male vien per
nuocere. Dopotutto... se si riesce ad impadronirsi del cappuccio de u
monachieddhru... abbiamo fatto, come si diceva fino a pochi anni addietro,
tredici.
Chi
riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddhru, infatti, ne
diventa automaticamente il padrone... non del cappuccio ma de u monachieddhru
stesso. Quello, infatti, è un po’ il segno del suo potere e l’essenza della
sua vita sovrannaturale messa allo scoperto ed alla mercé degli esseri
inferiori.
Chi
riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddhru può costringere
lo stesso a farsi consegnare, in un libero scambio, il suo tesoro (realizzato
con le migliaia di oggetti spesso e volentieri di valore persi nei secoli dai
suoi umani conviventi) e quindi vivere agiatamente per il resto della sua vita.
Ecco
che non appena svegliatici nel corso della notte a causa di questo dispettoso
simpatico esserino... bisogna essere pronti a toglierli il cappuccio dalla
testa.
Inutile dire che, fatto il debito scambio, tempo di ridare il cappuccio dallo stesso ci si può aspettare qualche terribile... meritata vendetta.
Mai sfidare le forze e le presenze sovrannaturali con cui quotidianamente interagiamo: in questa dimensione (e non solo in questa) noi siamo semplici ospiti... forse anche loro ma loro sono avvitati prima di noi..
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