San Fili (CS) - via Emoli.
Si dice che la casa de "u lupu mannaru 'e Santu Fili"
si affacciasse proprio su questa stupenda storica via. Ma ormai il tutto è
caduto nell'oblio della memoria.
Foto a sinistra by Pietro Perri.
Dicerie?
… verità? … chissà!
A
priori comunque è bene ricordare che dietro ogni leggenda, dietro ogni diceria…
un fondo, seppure insignificante, di verità di base c’è sempre. E sicuramente
un fondo di verità c’è anche dietro la “leggenda metropolitana” de “… u lupu mannaru de Santu Fili”.
E’
questa (quella che vi ripropongo di seguito) una stupenda favoletta che
circolava, di bocca in bocca tra i nostri anziani, quando, verso la fine degli
anni Sessanta del XX secolo, lo scrivente si avvicinava alla sua prima decade
di vita.
E
poi se la storia non fosse per niente vera né avesse alcuna base di
insignificante verità… comunque era un ottimo deterrente per i bambini che da
soli non dovevano addentrarsi in alcuni vicoletti del nostro amato/odiato
paesino… specie in certe ore del giorno e soprattutto della notte.
La
notte (il buio, i posti isolati e via dicendo), infatti, è assassina… se non
del corpo, sicuramente della psiche.
Ed
i lupi mannari (ossia vili soggetti che rubavano l’innocenza dei fanciulli… la
pedofilia, che ci si creda o no, è stata di casa anche nel nostro amato/odiato
paesino) in altri tempi (… e forse ancora oggi) in circolazione, anche a San
Fili, ci sono stati davvero. Quest’ultimo periodo comunque non è riferito né
alla famiglia (ipotetica) del mio racconto (che riporto di seguito) né ai
soggetti (ipotetici) cui lo stesso potrebbe riferirsi.
Il
lupo mannaro comunque che propongo in questo post però non era un pedofilo… ma
solo un povero cristo che, a sentir dire da qualcuno che l’aveva conosciuto di
persona, l’unica colpa che aveva è quella di bere di tanto in tanto (magari
nelle notti di luna piena) un bicchiere in più dell’ottimo vino che veniva
spacciato nelle varie cantine presenti nel secolo scorso in tutto il territorio
di San Fili.
* * *
“Mamma,
ma cosa sono i lupi mannari?”, proprio così, non contento dei problemi
psicologici che mi causavano la presenza di tanti esseri (in alcuni casi veri e
propri mostri) sovrannaturali che circolavano impunemente per le strade ed i
vicoletti di San Fili… chissà come e chissà perché… finii per imbattermi anche
nei lupi mannari, anche loro, guarda caso graditi o sgraditi ospiti che dir si
voglia del nostro amato/odiato paesino.
Altro
che Fantastica, streghe, magare, monachieddri, spirdi e chi più ne ha più
ne metta. Questa volta mi ero imbattuto in qualcosa di veramente spaventoso e
pericoloso: un soggetto psicopatico (la colpa comunque non era sua ma della sua
bestiale natura) che durante le notti di luna piena da uomo si trasformava in
un animale mezzo uomo e mezzo lupo.
Questo
soggetto, questo essere spaventoso, dicono (si parla ovviamente di tanti e
tanti decenni fa) che abitasse in una casetta situata in via Emoli.
“Pietro,
u lupu mannaru è un essere spaventoso che, trasformatosi da essere umano
in un essere metà uomo e metà lupo, non riconosce neppure i propri familiari e
quindi è pericolosissimo per tutti… li sbrana!”, mi rispose mia madre.
Fortunatamente
il poveraccio, dopotutto di maledizione si tratta, subisce la metamorfosi
soltanto nelle notti di luna piena. Ecco perché, parole di mia madre,
nell’approssimarsi di tali magiche notti, il lupo mannaro sanfilese lasciava la
propria abitazione per andare a dormire in qualche caverna che si trova nei
castagneti intorno al nostro paesino.
Alla
moglie, chiudendosi la porta alle spalle, lasciava un terribile avvertimento:
“… se in queste notti di luna piena senti bussare alla porta, senti graffiare
alla porta, senti ululare nelle vicinanze della nostra casa: per il tuo bene ed
il bene dei nostri figli non aprire a nessuno… anche se nell’ululato dovessi
riconoscere la mia voce”.
Qualcuno,
che lo conosceva bene, dice anche che in effetti gli ululati del lupo mannaro
sanfilese altro non erano che i lancinanti rantoli di un ubriaco deciso a darle
di santa ragione alla moglie ed ai propri figli (erano altri tempi, si era
nella prima metà del XX secolo) che, per paura, lo lasciava chiuso fuori.
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