SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: 1926-2006... celebrando gli ottant'anni di calcio a San Fili. (1)

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martedì 4 ottobre 2022

1926-2006... celebrando gli ottant'anni di calcio a San Fili. (1)



Foto a sinistra: la copertina dell’opuscoletto realizzato nel 1969 per il San Fili Fraternity Club of Westchester, Inc. da Francesco (Ciccio) Cirillo.

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Francesco (Ciccio) Cirillo ha lasciato ai suoi amati cittadini tantissimo materiale, sia fotografico che scritto. Ha salvato tantissima memoria storico-popolare legata al suo paese natio (?), non solo relativa agli anni in cui lo stesso ha calpestato le vie di questa insana valle di lacrime.

Una prova ne è il lavoro che proponiamo in questo opuscoletto. Lavoro intitolato “L’ANGOLO DELLO SPORTIVO - MEZZO SECOLO DI VITA SPORTIVA SANFILESE”, realizzato e pubblicato dall’autore nel lontano 1969.

Sicuramente, come ogni lavoro di testa realizzato da “ignoranti prestati alla cultura” (così come io stesso amo definirmi), tale lavoro presenta qualche lacuna e forse anche qualche errore di costruzione grammaticale, ma è e resta comunque un prezioso contributo al recupero ed alla salvaguardia della memoria sanfilese. Un contributo che tanti “acculturati prestati all’ignoranza” (soggetti che a San Fili non sono mai mancati e non mancano tutt’oggi) si sono sempre rifiutati di realizzare.

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L’importanza dello sport nella società moderna e, visto che siamo a San Fili, nella società sanfilese.

Se diamo ragione ad un vecchio detto latino (mens sana in corpore sano) dobbiamo dire che oggi, la mente della società moderna è decisamente bacata, perché bacato, in tutti i sensi (anche letterale), e il suo fisico e nulla si fa per porre rimedio a tale stato di cose.

Anche a San Fili si stava meglio quando si stava peggio: quando cioè San Fili non conosceva campi di calcio, non conosceva campi da tennis o di calcetto, non conosceva palestre coperte e piscine, non conosceva ippodromi, non conosceva...

A quei tempi infatti il sanfilese, pur dovendo subire le angherie di un sistema marcio, deprimente, arrogante e feudale (ma non è che oggi le cose siano poi tanto diverse, dopotutto è solo cambiato il metodo di opprimere e soggiogare la gente), comunque viveva all’aria aperta, faceva movimento in continuazione, l’area circostante (la vita di campagna) era una palestra a cielo aperto e a costo zero.

Ancora una volta ritorna il concetto di non far sapere al contadino quanto e buono il formaggio con le pere, perché finirebbe per produrlo solo per sé e non ne darebbe la parte al padrone... se il contadino dei nostri giorni fosse abbastanza intelligente per fare ciò.

Il contadino (il proletario, l’impiegato, il soggetto a reddito medio basso, il nucleo familiare monoreddito) dei nostri giorni, infatti, non ha ridotto la produzione di formaggi e la coltivazione di pere. L’ha sospesa, fregando non solo il padrone ma anche sé stesso.

E così lasciando i campi (agricoli, ovviamente) non solo ha cessato un corretto ed invidiabile, per alcuni versi, stile di vita, ma nel contempo non è riuscito a sostituire quel tipo di vita con nessun prodotto opzionale o surrogato dello stesso.

Lo sport (alcune volte anche mentale oltre che fisico) praticato nella nostra realtà, si pratica guardando in tv una partita della Juve o un gran premio di formula uno. Eppure strutture sportive ne abbiamo tante, troppe e troppo costose specie per una comunità (poco più di 2500 abitanti) come quella sanfilese che paga fior di euro per mantenerle in perfetta efficienza (si fa per dire... visto i continui ricorsi a ristrutturazione delle stesse) con un’utenza decisamente bassa e spesso e volentieri esterna alla stessa comunità che di fatto finisce solo per pagare gli enormi costi di gestione delle stesse.

La domanda (o le domande) a questo punto sorge spontanea: è veramente importante lo sport nella vita moderna? ... come mai la società più va avanti e più si allontana dalle discipline sportive attive? ... può, chi amministra, indirizzare la comunità verso determinate scelte ed in che modo? ... le strutture (non solo sanfilesi) sportive, possono tramutarsi da costi (pozzi senza fondo) a ripresa anche economica della comunità in cui le stesse sono presenti?

San Fili può nello sport, al di là della demagogia di turno, trovare nel suo patrimonio di strutture sportive una propria vocazione per il futuro da proiettare nell’ambito dell’hinterland cosentino?

Lo sport, può rispondere affermativamente al detto latino “mens sana in corpore sano” ancora oggi? ... lo sport, oggi, deve considerarsi solo un toccasana per la salute fisica o è ben altro?

 

N.d.r.: dall’intervento tenuto da Pietro Perri (lo scrivente) giorno 19 ottobre 2007 nel corso dei lavori del convegno “L’importanza dello sport nella vita moderna”.

 

Non starò qui a fare (…) la storia del calcio nel mondo ed in Italia, ma qualcosa è giusto dirla.

Quando sia nato il gioco del passa palla e vai in rete è difficile stabilirlo.

Fatto sta che qualcosa del genere era conosciuto presso gli antichi Romani e nel Medioevo in Italia è famosissimo il cosiddetto “calcio fiorentino”. Una simpatica gag sul calcio fiorentino l’abbiamo vista anche nel film “Non ci resta che piangere” interpretato dai colossi del cinema nostrano Massimo Troisi e Roberto Benigni.

Ed è proprio col “calcio fiorentino” che questo sport da semplice disciplina agonistica sembra far proprio il concetto di antagonismo di parti o fazioni, di rioni o città.

Concetto che vige tutt’ora e che sicuramente vivrà fin quando vivrà il calcio stesso.

Per trovare regole ben precise e con una codificazione ufficiale del calcio moderno bisognerà comunque aspettare la metà del XIX secolo e fare un piccolo viaggio oltremanica, in Inghilterra.

E guarda caso, malgrado storicamente sia nato in Italia, è dall’Inghilterra che importeremo noi italiani questa fantastica disciplina che con gli anni diventerà uno dei simboli cardine dell’unità nazionale del Bel Paese.

Il torinese Edoardo Bosio, commerciante e personaggio di spicco della Società Canottieri Armida, aveva cominciato a lavorare per una ditta britannica di prodotti tessili. Tale rapporto gli diede l’opportunità di un lungo soggiorno in Inghilterra, durante tale soggiorno ebbe l’occasione di frequentare gli ambienti calcistici di quel paese.

Bosio tornò a Torino nel 1887 con il ricordo dei verdi campi inglesi di football e con qualche pallone di cuoio, oggetto pressoché sconosciuto in quegli anni in Italia.

Nel 1889 farà la sua comparsa l’International Football Club di Torino.

Il calcio in Italia era già una realtà (anche se all’epoca, penso, non si parlasse ancora di calcio - scommesse, di arbitri corrotti e di allegre gestioni alla Luciano Moggi).

La Juventus, per i più curiosi (miei compagni di bordata tifosica), nasce, sempre a Torino, il primo novembre 1897.

 

N.d.r.: dall’intervento tenuto da Pietro Perri (lo scrivente)giorno 6 dicembre 2007 nel corso dei lavori della manifestazione organizzata per ricordare gli 80 anni del calcio ufficiale sanfilese. Inutile sottolineare che buona parte delle notizie riportate nell’intervento di Pietro Perri sono prese dall’opuscoletto di Francesco (Ciccio) Cirillo.

 

Pietro Perri

20.10.2008

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L’ANGOLO DELLO SPORTIVO

MEZZO SECOLO DI VITA SPORTIVA SANFILESE

A CURA DI

FRANCESCO CIRILLO

 

La prima squadra di calcio sanfilese nacque nel 1920, una delle prime nella provincia, ad opera di un gruppo di giovani sportivi locali che davano i primi calci ad una palla fatta di stracci, nelle vie cittadine.

Per poter far fronte alle prime spese per la compera del materiale necessario, si iniziava una sottoscrizione pubblica, autorizzata dal Sindaco Alberto Nigro e dal Brigadiere dei Carabinieri Panzini. In caricato per la sottoscrizione era il giovane Franchino Curatolo, il quale, dietro autorizzazione della Banda Comunale, veniva accompagnato al suono di tamburo da Mastro Rafele de Mappa. Il Barone Miceli, che si trovava di passaggio, con la sua carrozza, per Piazza San Giovanni, invitava il giovane Curatolo di passare per il suo palazzo per la sua contribuzione, che era di una lira. La contribuzione più forte era quella dell'Esattore Comunale Luigi De Filippis che offriva la somma di cinque lire. In tutto si raccoglievano 28 lire.

Lo stesso Curatolo veniva incaricato per la compera del materiale sportivo, avvenuto presso il negozio Gallo a Cosenza in via Rivocati: un pallone numero 3 completo di camera d'aria, mastice, pezzettini di gomma per eventuali bucature e pompa. In tutto si spendeva intorno alle cinque lire. Con il resto si compravano le magliette di colore azzurro, bordate di bianco, presso i negozi sanfilesi di Mastro Rico Nigro e Mastro Rico Crispini.

Nacque così la Giovane Calabria di San Fili, con allenamenti sugli unici spiazzi cittadini: La Cava della Rena o a Casello 17, vicino lo imbocco della galleria verso Paola. Luoghi che se erano un po' scoscesi, specie il primo, quando il pallone andava a valle, dava fiato e muscoli ai giocatori per andare a raccoglierlo; mentre il secondo posto fitto di piccola ghiaia, quali rifiuti della galleria, era recinto di filo spinato e poveri palloni quante bucature, per cui era sempre necessario l'intervento degli esperti. per le riparazioni del caso.

La Giovane Calabria prometteva bene. Vinse le prime tre partite contro la Rendese, giocate sulla Piazza di Rende, che d'allora per la storia, dovevano rimanere i rivali.

La prima partita fu vinta per 2-0, con goals segnati da Eugenio Cirillo, terzino, e Rodolfo Palermo. La partita durò più di tre ore. Prima perché la Piazza di Rende si trovava in cima ad una collina e il pallone quando andava a valle, per raccoglierlo necessitava del tempo; poi perché il pubblico voleva ad ogni costo che la gara doveva essere vinta dalla squadra locale. I sanfilesi, in un momento di confusione, furono costretti ad abbandonare il campo e quando furono a valle, sulla via che conduce a Nogiano, furono accompagnati da una grandinata di sassi.

Fra i giocatori di questa partita di ricordano Sante Gentile (figlio di donna Vienna), portiere; Eugenio Cirillo, terzino; Ciccio Iennarelli e Luigi Luchetta (Mazzola), mediani; Raffaele Mendicino, Rodolfo Palermo, Ciccio Noto, all'attacco e altri.

E siccome la Rendese, in ogni tempo, non riusciva mai a vincere la Sanfilese sia in casa, che fuori, col passare degli anni, la squadra di San Fili doveva essere accompagnata dal corpo di guardia.

Resta famoso l'incontro accalorato sul campo di Arcavacata, nella proprietà di Maddaloni, il quale curava gli interessi della Rendese, dove il Sindaco Vincenzo Marsico e Antonio Lio accompagnarono gli sportivi con la squadra cacciatori, con automobile guidata da Temperino.

Dopo i primi due goals segnati dai sanfilesi, il primo veniva segnato da Domenico Blasi (Mazzicata), centrattacco, successe il putiferio. Alle minacce degli avversari entravano in difesa dei nostri Umberto Zuccarelli e Vittorio Molezzi, tecnici pistolettari, che in fatto di coraggio non erano secondi a nessuno. Mentre la squadra cacciatori sui bordi del campo stava a guardare in attesa delle mosse degli avversari.

Così la Giovane Calabria vinse anche contro la Garibaldi di Cosenza. E giocando un po' dappertutto perdevano e vincevano in quei tempi, che giocar al pallone, significava solo coraggio e buona volontà. Francesco e Mario Scornaienchi, Franchino Curatolo, Pinotto Vercillo, Francesco Tenuta, Rodolfo e Ciccio Palermo, Ciccio Iennarelli, Eugenio Cirillo, Sante Gentile, Gino Molezzi, Vittorio Capizzano, Raffaele Mendicino, Ciccio Noto, questi gli eroi che a turno e. che restano famosi nei tempi, che il 7 giugno 1920 davano l'avvio alla prima partita di calcio in San Fili.

La sede della squadra era nei locali della casa di donna Richetta Gentile a San Giovanni, dove si praticava anche la lotta Greco-Romana e molti degli sportivi erano tifosi dei fratelli Raicevich, Giovanni Campione Mondiale ed Emilio Campione Italiano.

Pertanto si organizzavano anche corse podistiche. Nel giugno del 1921 fu organizzata la San Fili-Bucita e ritorno. Partecipavano 12 concorrenti. La corsa fu vinta da Franchino Curatolo malgrado l'ostruzionismo da parte di Vittorio Rose (Betta) che con la sua bicicletta spesso lo urtava nella gambe. Secondo arrivava Peppino Cirillo.

Nel mese di luglio, in occasione della festa del Carmine a Gesuiti, si organizzava a cura del Rev. Francesco Rizzo, la San Fili-Gesuiti, vinta ancora da Franchino Curatolo. Alla corsa partecipò anche Raffaele Mendicino. Dalla corsa furono ricavati 75 lire, cui 50 si utilizzarono per pagare il fitto a donna Richetta Gentile.

Nel settembre del 1923 il Curatolo partiva per il Nord America e San Fili perdeva un grande sportivo.

In seno agli sportivi, pertanto, nacquero delle discussioni e ci fu una scissione. Nacque così la Squadra Sportiva Alba, con magliette rosso-blu, con Vittorio Capizzano, Mario Nigro, Rodolfo Palermo, Ciccio Noto, Gino Molezzi e altri, con sede in un mezzanino della casa di Concetta Aiello, madre del Colonnello e nonna di Ciccio e Vittorio Cesario (Madonna), con quest'ultimi facenti parte della società, casa situata in via Piano del Mulino e che anni dopo veniva adibita a scuola pubblica.

Le due società non combinavano nulla di buono. Ciccio Lucente si interessava per la fusione. Si trovava sul gradino del portone della Posta, attuale portone di Genoveffa Onofrio, e con una bella romanzina convinse Vittorio Capizzano, Ciccio Noto e Mario Nigro.

Nella sede del Piano del Mulino furono convocati i soci per la discussione della fusione. Trovati gli accordi necessari, due sere dopo, le due società passavano a votazione ed eleggevano a Presidente Vittorio Capizzano e Segretario-Cassiere Ciccio Noto.

Infinite parevano le discussioni per il nome da dare alla nuova società. Chi voleva Giovane Calabria, chi Alba. Le cose stavano per complicarsi ancora. In un momento di pausa prendeva la parola il Presidente Capizzano e con una bella romanzina diceva ai presenti che assolutamente non doveva usarsi né l'uno, né l'altro nome, ma quello del paese e cioè Squadra Sportiva Sanfilese. La proposta veniva accolta e accettata con fragorosi applausi. Le magliette da usare con il colore che circondava il paese, cioè azzurro, con i bordi bianchi, già in dotazione della Giovane Calabria. Allenatore della Squadra veniva nominato l'ingegnere Giuseppe Blasi e Giacomino Cannataro dirigente. Pertanto Ciccio Lucente suggeriva ai soci di invitare, per probabili aiuti, due eminenti figure cittadine: Il barone Diego Miceli e l'avvocato Zumpini. Questi partecipando ad una seduta straordinaria della società, offrivano tutto il loro appoggio morale e materiale necessario. L'avvocato Zumpini offriva la favolosa somma di 250 lire; mentre il barone Miceli offriva un pezzo di terreno vicino il cimitero, con l'impegno degli sportivi che il campo una volta terminato, con regolare recinto, doveva intitolarsi al suo nome e in più offriva anche 250 lire.

Le sedi della società si susseguirono. Dopo il Piano del Mulino, si passava in Casa Luchetta, confinante con la casa di Peppino Nigro, al Timpariello. In questa sede si formava anche una squadra di boxe sotto la direzione di Pinotto Vercillo che già esercitava tale sport al Comunale di Cosenza. Più tardi dava anche lezioni Giuseppe Passarelli (Pigniferro) per l'esperienza che aveva acquistato durante la sua permanenza a Torino quale sarto.

Resta vivo nel ricordo di Capizzano il tremendo KO da parte di Pigniferro. Mentre Ciccio Iennarelli ricorda ancora quello ricevuto da parte di Capizzano, dove la caduta fu talmente violenta che sbattendo la testa contro un baule, ne piegava la pesante chiave.

Altri boxer di forza erano Luigi Mazzulla (bersagliere), un certo Ottaviuzzo, un mulattiere forestiero e Luigi Luchetta (Mazzola).

Si ricordano anche le corse ciclistiche con Domenico Blasi (Mazzicata), Ciccio Cesario (Madonna), i fratelli Campana e Giuseppe Pigniferro. Le corse di velocità erano dalla casa di donna Cecilia Miceli (allora in quel posto aveva il caffè Giuseppe de Madonna), sino alla casa del Bersagliere. Le corse di resistenza erano Airella-Casino dei Miceli e ritorno. Domenico Blasi le vinceva tutte.

Intorno al 1926 fu organizzato il giro 54 con ciclisti di tutta la Calabria. I corridori sanfilesi erano Domenico Blasi, Ciccio Noto e Gino Molezzi. Il giro fu vinto da Giuliani di Cosenza. Domenico Blasi, la speranza dei sanfilesi, malgrado i crampi alle gambe, attenuati con massaggi praticati da Ciccio Noto e Gino Molezzi con olio offerto da un contadino, arrivò nono fra 34 concorrenti e vinse una medaglia. Nello stesso periodo San Fili vantava il grande corridore podistico Glauco Chiappetta che nella Calabria aveva vinto diversi trofei e medaglie. Anche in Argentina vinse diverse competizioni.

E quando nel 1928 Domenico Blasi partiva per l'Argentina, dove oggi vive, San Fili perdeva ancora un'altra figura di grande sportivo.

Dal Timpariello la sede passava in casa Puntillo, dirimpetto la casa di Marrupietro e poi altre. Chi pagava il fitto, in mancanza di fondi, era sempre il Presidente del sodalizio Capizzano.

Pertanto a San Fili esisteva anche la Squadra di Calcio Mazzini che poi venne assorbita dalla Sanfilese.

Resta famosa la partita giocata nel 1927 su invito del Dott. Tarsitano, Presidente della Paolana, squadra formata in maggioranza di ferrovieri del Nord Italia.

La Sanfilese sotto la direzione dell'ingegnere Giuseppe Blasi era composta da Giovanni Apuzzo, portiere, Ciccio Noto, Ciccio Rinaldi, Domenico Blasi, Ciccio Iennarelli, Angelo Verbari, Rodolfo Palermo, Gino Molezzi, Attilio Rinaldi, Peppino Blasi (Mazzicata, il sagrestano), Raffaele Mendicino; riserva Ciccillo Rende (U Guardianu).

La Sanfilese perse per 2-0 e i goals potevano essere addirittura molto di piu', se non fosse stato per le prodezze del portiere del Cosenza Florio, un impiegato di banca, che aveva sostituito il giovanissimo Apuzzo.

Nello stesso anno una partita fu giocata alla. Gesulia contro la Rendese. Un anno prima una partita fu giocata a Falconara Albanese, su invito di amici studenti di Ciccio Noto e Rodolfo Palermo. Le cose si complicarono quando gli avversari parlavano la lingua albanese e i sanfilesi segnavano. E prima di passare ai pugni i sanfilesi lasciarono il campo in quella partita che era durata meno di mezz'ora.

Fu anche giocata una partita a San Lucido e vinta dai sanfilesi.

I tempi passavano. I giocatori si sostituivano a seconda della circostanza. Si arrivava cosi' alla famosa Sanfilese del 1930, diretta e allenata dall'ingegnere Attilio Nigro. Squadra di quei tempi di una certa classe, per un piccolo centro come il nostro.

Allora si giocava sul campo promesso anni prima dal Barone Miceli, il quale riconfermava l'offerta e dava il terreno gratis.

I lavori per appianare il terreno incominciarono subito da parte di tutti gli sportivi. Gli arnesi erano forniti dall'Azienda Stradale col consenso del Capo Cantoniere Eugenio Intrieri, dietro richiesta di Vittorio Capizzano, allora Segretario del Sindacato Lavoratori di San Fili.

A lavori ultimati si doveva procedere alla legalità del terreno. I documenti erano al Municipio e nessuno ha mai saputo come essi andarono smarriti.

Fra i nomi che vengono alla memoria si ricordano: Attilio Cesario (Madonna), portiere; Giorgio Curatolo e Amilcare Scola, i terzini di ferro; Gino Caracciolo, Raffaele Mendicino, i figli del Sorvegliante Campana: Alberto portiere e Vincenzino, Tonino Noto, Giuseppe Malfitano (Mastrachille), Mario Palmizio, Pacito e Bendetto, nipoti di donna Vienna Gentile, (resta vivo il ricordo di Benedetto che giocava con gli occhiali ed era famoso per le testate), Davide e Genuzzo Calomeni, Cecchino De Lio, Vincenzino Fullone (Nabbonda), Ciccio Iennarelli, Gino Molezzi, Rodolfo Palermo, Ciccio Falbo, famoso per il suo fazzoletto intorno la testa, e altri, dai quali si sceglievano gli undici da far giocare. Mascotte era Loris Perrelli. A volte lo era Rocco Speziale che dava sempre il calcio d'inizio. La maglia era sempre l'azzurro con i bordi bianchi.

Con la Sanfilese partecipavano saltuariamente, che generalmente formavano la seconda squadra, Gaetano Scarpelli, Luigi Luchetta (Mazzola), Giovanni Apuzzo, portiere, Attilio Rinaldi, Oscar Cosenza, Francesco Perri (Spudeo), Francesco Loizzo (Piciano), Emilio Passarelli e Ricuzzo Cesario (Tinaglia).

Resta vivo in questo periodo, il ricordo di Ciccio Iennarelli, che durante la partecipazione della Sanfilese al campionato ULICI di Cosenza, in allenamento una testata di Emilio Passarelli gli procurava una ferita al ciglio dell'occhio destro che il Dott. Crispini saturò con tre punti. Cicatrice oggigiorno ancora visibile, mentre Emilio Passarelli si rompeva la testa.

Pertanto i giovani si organizzavano da soli formando la Squadra Sportiva Aurora, con Ciccio Palermo (Checaro) in porta; Micuzzo Commis e Isidoro Apuzzo, terzini, a volte vi giocava anche Peppuzzo Sangermano; Alfredo B1asi (Mazzicata) mezz'ala; Peppe Mazzulla (bersag1iere) ed Ettore B1asi, ale; Peppe Commis, Giosino Rinaldi (Pilisco), Francesco Papa1eo, Ciccio Castellano, Corrado David, Michele Storino (‘a bionda), e altri.

In una sottoscrizione pubblica l'Avv. Corig1iano offrì il pallone. Gli allenamenti erano all'imbocco della galleria verso Paola. A vo1 te sullo spiazza1e della Stazione, dove i cunico1i circostanti erano coperti da tavole per non far bagnare il pallone. A volte il loro gioco era interrotto dal Capostazione Tenuta per violazione di proprietà dello Stato o per vetri rotti. Si allenavano anche al Rinacchio. Non mancavano i momenti di coraggio e per una passeggiata e per rilassare i muscoli, gli allenamenti venivano fatti su una pianura vicino la Fontana di Matarazzo, luogo già usato dalle altre squadre esistite tra il 1920-30.

Le maglie dell'Aurora erano gialle con bordi neri ed erano di pura lana e lavorate a mano dai componenti femminili .1e loro famiglie. Resta famosa la partita contro 10 Sport Club diretto da Davide Calomeni che l'Aurora vinse col punteggio tennistico di 8-1, facendo festa tutta la nottata per aver battuto i classici avversari. La rete della bandiera era segnata da Rocco Spezia1e, che più' tardi si scontrava male col portiere Palermo e nella caduta pare che si rompeva un braccio.

In una partita giocata a Castiglione Scalo, dove la squadra veniva trasportata dalla lunghissima automobile guidata da Francesco Speziale, i giocatori dovettero preparare il terreno sul quale da poco si era mietuto il grano. L'Aurora vinse per 2-1.

Dopo l'ingegnere B1asi, l'ingegnere Nigro, le Sanfilesi furono allenate da Michele Rinaldi e da Giovanni Gambaro.

La Guerra d'Africa del 1935 portava oltreoceano molti di questi atleti, i quali non mancarono di formare nella terra bruciata dal Sole, una Sanfi1ese in Africa Orientale.

Il tempo passava e si faceva come di consueto largo ai giovani, che si valevano della cooperazione di molti "vecchi" atleti.

Pertanto non si manca di ricordare la figura sportiva di Genuzzo Amico, che spesso arbitrava gli incontri casalinghi. Un giorno la sua austerità veniva disapprovata dal pubblico. La Sanfilese non poteva perdere in casa. Genuzzo mandava al. diavolo atleti e pubblico, faceva smettere di giocare il cognato Giorgio Curatolo e abbandonava il campo. La partita arbitrata poi da un altro, fu vinta, per grazia di Dio, dalla Sanfi1ese.

Si arrivava così al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Un gruppo di goliardi davano vita ad una nuova Sanfilese. Fra i nomi si ricordano Carminuzzo Cesario, il classico portiere volante, che più tardi appendeva le scarpe al chiodo per una testata contro il palo della porta; Mimino Montagna, il sostituto portiere; Peppe Mazzulla (bersagliere), Giovanni Calomeni (‘mbricco), Genuzzo Aiello, Ettore Blasi, Peppe Sangermano, Corrado David, Nino Ricca il grande attaccante dalle gambe lunghe e che a volte si permetteva giocare scalzo; poi arrivarono i fratelli De Maria, figli della vedova, uno un grande portiere e l'altro un classico attaccante, Peppe Sammarco e il fratello Ma rio che da Roma portava agli sportivi locali il vento calcistico della capitale; Vincenzino Noto, Sandrino Corigliano, Antonio Marchese (Nasone), Egidio Marzullo, Pinuccio Natoli, Ciccio Trotta, e altri, incluso il grande attaccante Rocco Speziale, il "Balilla" del Sud che con la sua classe e l'estro mandava in visibilio gli sportivi locali e della provincia.

Le Sanfilesi di ogni tempo non avevano mai perduto sul proprio campo. Si arrivava così che durante la guerra la Sanfilese partecipava ad un Torneo Cadetti della provincia. Nella Sanfilese giocavano alcuni cosentini. Gli Universitari di Cosenza con il famoso Mamino Mari, portiere del Cosenza, in questo torneo però giocava da terzino, vincevano la partita, espugnando così per la prima volta il campo sanfilese. La prima amara sconfitta che sconvolse gli sportivi di ogni tempo.

Pertanto non manchiamo di ricordare che durante gli albori dell'ultima guerra, un gruppo di giovanotti organizzavano una squadra di calcio, col nome di una delle città slave allora conquistate: La Lubiana, con magliette autarchiche blu, che costò a tutti un sacrificio per racimolare le 11 lire per la compera, sulle quali era cucito sul petto un pallone col nome della squadra. Le magliette furono comperate a Cosenza da Totonno Galasso e fu molto fortunato trovarle dopo aver girato tutti i negozi della città.

La squadra era composta dai seguenti giocatori: Marcello Apuzzo (Zu Cola), portiere; il sottoscritto, Orazio dell'Ortale, Corrado Cesario (Sorvegliante), Tuture Papaleo, Ottorino Commis, Ottorino De Buono (Cuta), Ottorino e Alfredo De Franco (Ronzu), Giuseppe Passarelli (temperino), Totonno Galasso.

Malgrado tutte le nostre buone intenzioni, i continui allenamenti, la squadra ebbe poca durata, perché la guerra chiamava molti di questi atleti per il dovere di Patria.

La guerra volgeva alla fine. Nella confusione si perse anche il campo sportivo. Era la fine di un'era. Le lotte per riaverlo non valsero a nulla. La voce dello sport era sopraffatta da quella politica. Pace all'anima di don Luigi Nicoletti che per interessi da parte e difesa di una casta, con i suoi interventi a Roma, ci dette il colpo finale e facendo passare il terreno per un centro sperimentale agricolo, cosa falsa e poco onorevole per un prete, perdemmo per sempre il campo sportivo.

Si giocava nelle strade, alla Stazione, nei campi cosentini e della provincia. Si organizzavano partite un po' dappertutto dopo le ore scolastiche. Resta famosa la partita tra studenti di Paola e San Fili, giocata sul campo di Cosenza, dove durante il primo tempo in un intervento focoso ma innocente, Pasquale Onofrio si scontrava male col portiere paolano, un nostro intimo amico, e nella caduta si rompeva il braccio sinistro.

Resta famosa l'accoglienza del Prof. Totonno De Lio per inaugurare il campo sportivo di Gesuiti, partita che vincemmo facilmente per la differenza di classe tra le due compagini. E non si dimenticano i calci, specie al sottoscritto, di Micuzzo Scola, che per portarlo all'ordine non valsero nè gli interventi del professor De Lio, né di Raimondo Barbalunga. Giurammo vendetta a Cosenza, dato che Micuzzo guidava uno degli autobus del padre. Ma passati i bollori, per la legge che guida lo sport, si tralasciava ogni cosa.

Anni dopo a Raimondo lo trovai in Canada', a Toronto, dove già dirigeva una squadra di calcio in seno alla Chiesa di Sant'Agnese. Giocammo assieme diverse partite, finche' gli interventi rudi degli avversari, specie in una terra straniera quando si è soli, mi fecero appendere definitivamente le scarpe al chiodo.

Non si dimentica la trasferta a Montalto con ogni mezzo: Macchine, biciclette, un camioncino e chi a piedi.

La partita non poteva iniziare perché mancava l'arbitro. Lo fece Mario Palmizio da poco rientrato dalla prigionia dall'Africa. Si perde va per 3-2. Si era fatti un po' tardi. Mancava un quarto d'ora per la fine. Volevamo ritornare a casa e dare partita vinta. Le nostre insistenze non valsero a nulla. Continuammo e vincemmo per 4-3.

Durante il ritorno con Gigino Piraino trovammo a Ruggero Crispini nelle vicinanze di San Sisto che ritornava a piedi. Lo avevano fatto scendere dal camioncino perché reo di "jettatura" per le troppe bucature. Facemmo largo sulla nostra bicicletta e in tre viaggiammo senza incidenti e senza… bucature.

Pertanto si ricorda il periodo sportivo politico del paese.

Si organizzava un torneo nell'estate del 1947 fra i partiti politici del paese. La sede era quella repubblicana nei locali di Oscar Cosenza. I giudici erano l'ingegner Nigro, Mario Sammarco, Carmine Cesario, Ruggero Crispini, Egidio Marzullo, Serafino Serpe e altri.

Arbitravano gli incontri Genuzzo Calomeni, Ettore Blasi, Giovanni Gambaro e Vittorio Noto.

La squadra Democristiana con magliette Celeste e bordi bianchi con sopra lo Scudo Crociato, era formata da Peppino Agostino (Ursuliddra) in porta; Vincenzino Noto, Francesco Jaconetti, Sarino Perrelli, Francesco Papaleo, Mario Palmizio, Federico Zuccarelli (figlio d'Umberto), Vladimiro Nigro, Alfredo Giraldi, Mario Blasi.

La squadra Social-Comunista, la Scintilla, con magliette Giallo Rosso, diretta da Carmine Cesario, con Gaetano Agostino (Ursuliddra) in porta; Brunello Commis, Armando Mazzuca (panzareddra), Cenzino Chiappetta, Totonno Palermo (Voscja), Nando Amico, Peppino Napoletano.

La squadra Fascista (M.S.I.) con magliette Rosso Nero con Miruzzo Rinaldi in porta; Peppino e Franchino Sammarco, Benito e Antonio Zuccarelli, Peppino Celestino, Peppino Sammarco (figlio di Saverio), Giovanni Calomeni (‘mbricco), Renato Maio, Francolino De Franco, Francesco Lombardi.

La squadra Repubblicana con magliette di lana Rossa e con edera sul petto, con Tuture Noto (figlio di Ciccio) in porta; Totonno e Ciccio Assisa, Franchino Rinaldi, Alfonso Rinaldi, Pasquale Blasi, Francuzzo Crispini, Antonio Salerno (Stefano).

La rappresentativa di Bucita sotto la direzione di Vittorio Noto con il ragionier Marrano, Romeo Palermo, Raffaele Piccini, Peppino Corrado e altri.

L'Indipendente, la nostra Indipendente, con magliette Azzurre della Sanfilese, sotto la direzione di Elio Rinaldi, con Enzo De Nittis in porta; Totonno Mazzuca (Albino) e il sottoscritto, terzini (e chi passava), Marcello Speziale, Nicola Ricioppo, Pasquale Onofrio, Peppino e Nicola Alessi, Rocco Speziale che fece poche partite e Mario Sammarco che ne fece una sola.

Il trofeo era artisticamente inciso da Arrigo Crispini: Un pallone di legno su un piedistallo fornito dal sottoscritto, sul quale si doveva scrivere il nome della squadra vincitrice. Torneo che purtroppo non arrivò mai alla fine. E trofeo ancora conservato da Arrigo Crispini.

Si giocava sullo spiazzale della Piccola. Le squadre nonostante le idee politiche opposte, cooperavano magnificamente ed erano formate da sette elementi per lo spazio non sufficiente del terreno di gioco, Il pubblico partecipava in massa sistemati sui bordi del posto. I balconi adiacenti erano le tribune d'onore. Il tifo era enorme. Fra giocatori avversari, sul campo, non esistevano amicizie. Ognuno giocava la sua partita. L'Indipendente dominava incontrastata il torneo con vittorie tennistiche sui Democristiani e la rappresentanza di Bucita.

I Repubblicani erano a due punti dagli Indipendenti. Resta il ricordo del risentimento dei Repubblicani per avergli soffiato il portiere De Nittis, il quale col permesso dell'austera madre, poteva solo giocare se affidato allo sguardo del sottoscritto. E in qualità di terzino un occhio era sempre sul cugino portiere. Un giorno, un, tragico fallo di Franchino Sammarco, per poco non ce lo metteva fuori. Non successe nulla di grave. Fu per noi un sospiro di sollievo.

L'Indipendente era la squadra da battere. L'amara sconfitta arrivò da parte dei Comunisti, i nostri più accaniti avversari per ragioni politiche. La palla era in calcio d'angolo. Marcello Speziale dava ordini precisi di sistemazione. Ognuno doveva guardarsi il proprio uomo. La palla viaggiava sulle nostre teste. Una svista del sottoscritto, per guardare ad una finestra, dava l'opportunità a Nando Amico di dietro di segnare facilmente di testa il goal della vittoria. Apriti cielo. E Marcello che gridava ai quattro venti per non aver seguito la sua raccomandazione e per giunta avermi fatto soffiare il pallone di uno di dietro e più basso del sottoscritto. Ma Marcello non sapeva e mai seppe il motivo della "svista". Una domenica pomeriggio che non passava mai in fatto di rimproveri. Giornata di giubilo dei Comunisti che fecero chiasso e festa.

Ma i giorni seguenti furono neri per tutti. Il Maresciallo Rago chiamava in caserma un gruppo di sportivi per una denuncia da parte del nuovo Sorvegliante, al quale non piacevano le nostre scorrazzate sportive sul sacro patrio luogo ferroviario. Ma le scuse non erano gli interessi dello Stato. Al Sorvegliante non piaceva che il pallone spesso andava a finire nella sua piantagione di ceci.

Era la fine di un'altra epoca.

Un gruppo di sportivi delle varie squadre uniti e indignati giurarono vendetta. Il fattore politico in quel momento non contava più in nome dello sport. In una notte di luna estirpavano completamente le piante di ceci non solo nei posti adiacenti il terreno di gioco, ma anche intorno al casello ferroviario. Le piante con una certa maestria venivano sistemate in un cunicolo di fogna che attraversava la ferrovia, sbarrando l'uscita con dei pali per evitare che l'acqua le trasportasse nel cunicolo esterno. Nudi come nati il sottoscritto e Totonno Assisa si calarono in quell'acqua sporca per la sistemazione dei pali. Il giorno seguente volarono altre denunce. Il Maresciallo Rago faceva un sopraluogo. Un carabiniere trovando delle piante cadute durante il trasporto, andava diritto sul posto della refurtiva. In conclusione il Maresciallo sentenziava che con tutte quelle peripezie, il colpo era stato fatto da esperti ladri, dove avevano sistemato tanto bene la refurtiva per 'ripigliarla in una delle notti seguenti. Il Maresciallo chiamava in caserma tutti i recidivi del paese per interrogatori. Nessun sospetto per gli sportivi anche se più tardi il Maresciallo si aveva mangiato la foglia.

Comunque egli, nel pomeriggio, chiamava in caserma a Peppino Alessi e Totonno Assisa per interrogatori, rei di aver tirato, ore prima, quattro calci ad un pallone proprio vicino la Piccola e denunciati dal Sorvegliante indignato e col rimprovero di noi sportivi con la paura di essere scoperti. L'affare venne archiviato per insufficienza di prove. Finiva così il gioco del calcio nel paese, ma non altrove. La nostra passione sportiva si sfogava sui vari campi della provincia.

Venne così nel periodo carnevalesco del 1948 la partenza di Pasquale Onofrio. La perdita di un grande attaccante. In quel pomeriggio avevamo organizzato una farsa carnevalesca e salutammo Pasquale così come eravamo vestiti. Egli si commosse. Non voleva più partire per gli Stati Uniti. Poche settimane dopo la sua partenza, dalla sua prima busta paga, levava 20 dollari e ce li mandava per comprarci materiale sportivo. Comprammo un pallone nuovo e fiammante col quale si giocava nelle strade del paese, nei campi cosentini e della provincia. Si organizzavano partite dopo le ore scolastiche.

Franchino Sammarco, portiere; il sottoscritto e Totonno d'Albino, i soliti terzini di ferro; Marcello Speziale, Benito Zuccarelli, Giosino Cesario (Cartocci a), Totonno Assisa, Peppe e Nicola Alessi, Aldo Iantorno, chiamato Meazza per la sua somiglianza al grande giocatore milanese, Nicola Ricioppo, Mario Patera, Vincenzo Fortino, Sarino Perrelli, Francesco Iaconetti e tutti gli studenti che viaggiavano; Elio Rinaldi, il nostro sempre direttore tecnico, Ruggero Crispini, Gigino Piraino, Nandino Granata e Serafino Serpe che ci seguivano dovunque, finche' si arrivò alla sfortunata partita di San Lucido. il 25 maggio 1948, e non solo si perse l'incontro per 3-2, per poco si perdeva anche la libertà, rischiando le patrie galere. Rei di aver affollato la "Littorina" alla stazione di San Lucido scalo, per cui il capotreno Luberto rifiutandosi di farla partire ci denunciava come comuni criminali. Ma il suo sfogo era ben altro. Da poco era stato bocciato ad un concorso ferroviario e forse in seguito agli sfottò di qualcuno, si voleva vendicare su noi poveri studenti.

A San Lucido la squadra era scesa nella seguente formazione: Franco Sammarco; Fiumano, Gagliardi; Sesti, Benito Zuccarelli, Ciccio Cirillo; Marcello Speziale, Totonno Assisa, Giardino, Leanza e Nicola Ricioppo. Molti di questi erano amici cosentini. Le reti sanfilesi erano state segnate da Marcello Speziale. Al nostro seguito erano Gigino Piraino, Vladimiro Nigro, Ruggero Crispini, Ciccio Assisa, Nandino Granata, Ettore, Franco e Ricuzzo Crispini, Aldo Zuccarelli, Elio Rinaldi, Aldo lantorno, Petruzzo Mauro, Gaetano Agostino, Brunello Commis, Peppe Celestino, Mario Palermo e altri.

Più tardi molti di questi allineati sui banchi della Corte di Cosenza, difesi dai nomi più grossi del foro cosentino: L'avvocato. Gigino Gullo, l'avvocato Giacomo Mancini, l'avvocato D'Andrea, l'avvocato Mazzotta e altri, trovammo comprensione da parte del giudice che con un'occhiata a Luberto gli dava a capire se diceva seriamente o scherzava con la sua denuncia per la grave accusa mossaci. E se Luberto non ritrattava la sua accusa, molti di noi finivano sogni, carriere e tutta una vita.

Molti di questi amici sportivi sono rimasti al paese; altri un po' dappertutto in Italia; altri nelle Americhe. Con Nicolino Ricioppo e Pasquale Onofrio in quel di Chicago, con Totonno d'Albino in Canada, con Marcello Speziale e il sottoscritto in questa zona, quando ci ritroviamo non manchiamo, in questa nostra vita in terra straniera, di ricordare i tempi d'oro della nostra fiorente giovinezza.

Come sempre al paese quando le vecchie glorie tramontano, si fa largo ai giovani. Si formava nel 1954 una nuova Sanfi1ese con sede nei locali dell'Azione Cattolica e diretta da don Peppino Fumo, per partecipare al campionato della Lega del Centro Sportivo Provinciale.

In mancanza di campo sportivo la Sanfi1ese giocava le partite in casa sul campo di Rende. La squadra era composta da Saracino in porta; Gianni De Nittis, Genuzzo Blasi; Antonio Palermo, Alfonso Rinaldi, Peppino Napoletano; Dino Speziale, Nando Amico, Antonio Zuccarelli, Ciccio Assisa e Franco Croce. Tanuzzo Francavilla portiere di riserva; mentre Raimondo Assisa giocava da portiere e ala e Antonio Salerno (Stefano) riserve. Allenatore era Vincenzino Noto e Presidente l’ingegner Attilio Nigro.

Il campionato era formato da due gironi. In quello Sanfilese vi erano Montalto, S. Pietro in Guarano, Luzzi e Acri. Fra gli incontro si ricordano San Fili-San Pietro, giocata a Rende, 9-1 e fuori casa 3-0.

Monta1to-San Fi1i 2-2 con pugni, sassate e un rigore per colmare i bollori dei montaltesi. La Sanfilese vinse il proprio girone. Finale sul campo di Cosenza: Moriandina di Rossano-San Fili 4-2 (2-1). Nel primo tempo sul 2-1 Ciccio Assisa sbagliava un rigore.

Oggi fanno onore al calcio locale la Po1isportiva Sanfi1ese allenata da Rocco Spezia1e e dal cugino Peppe Speziale e la S.S. Matteotti allenata da Totonno Assisa e diretta dal professor Totonno De Lio e Carmine Cesario, che militano nel Campionato Regionale di Seconda Categoria; la prima nel Girone A e la seconda nel Girone B.

La Polisportiva Sanfilese nel campionato 1968-69 si è classificata terza su 13 squadre con 31 punti, a 3 dalla seconda G.S. Diamante e a 14 punti dalla prima A.C. Cetraro. In casa ha vinto 11 incontri, nessun pareggio e perduta una; fuori casa ha vinto tre volte, pareggiato tre e perdute sei; ha segnato 46 reti e subite 29.

La S.S. Matteotti nel campionato 1968-69 si è classificata prima su 13 squadre, dopo 10 spareggio e tempi supplementari e volo di monetina sul campo di Paola contro la A.S. Rogliano.

La Matteotti è stata promossa nel campionato di Prima Categoria, con la probabi1ita' che se vince quest'anno, sarà' promossa in Serie D.

La Matteotti si è classificata con 38 punti; ha vinto in casa 10 partite, ne ha pareggiato una e perduta una; fuori casa ha vinto 6 incontri, pareggiati 5 e perduto uno; ha segnato 68 reti e subite 24.

Le due squadre, vanto e gloria del nostro vecchio paesello, fanno onore al Mezzo Secolo di Vita Sportiva Sanfilese.

 

Francesco Cirillo

Stamford, Conn. U.S.A. 

Settembre 1969

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E ricordate:

Una comunità che non ha un passato da ricordare... non può definirsi comunità.

By Pietro Perri.

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