Foto a sinistra: Il bellissimo e toccante crocifisso
con la statua della Madonna Addolorata conservati nella Chiesa del Ritiro (o
dei frati Ritiranti) di San Fili. Il gruppo sacro quando ho scattato questa
foto (verso la metà degli anni Novanta del secolo scorso) era momentaneamente
conservato nella Chiesa Madre di San Fili.
Dedicato a Gianluca Aliberti, a Giuliano Chiappetta e
a quanti, sanfilesi, non hanno saputo aspettare adeguatamente la fine del
secondo millennio.
Articolo firmato da Pietro Perri - Pubblicato sul quindicinale "l'occhio" nel mese di luglio del 1999.
* * *
Elì, Elì, lemà sabactàni? (Mt. 27,46)
Gli
anni, volenti o nolenti, passano per tutti… anche per il sottoscritto.
Passano
e ci si rende conto di come passano in fretta non quando ci si guarda allo
specchio la mattina e né quando si guarda all’interno del proprio cuore:
specchio e cuore, spesso e volentieri, malgrado le primavere che ci siamo
lasciati alle spalle, sembrano continuare ad illuderci della nostra giovinezza
e freschezza.
Persino
la carta d’identità non riesce a volte a convincerci del contrario: sicuramente
la data di nascita riportata sulla carta d’identità è falsa, sicuramente si
tratta di qualche scherzo ben riuscito messo in atto da quel simpaticone
dell’impiegato comunale addetto all’anagrafe.
Ci
rendiamo amaramente conto, purtroppo, che solo quest’ultima prova è
tragicamente reale quando, passeggiando per il paese, ci soffermiamo a guardare
i manifesti dei morti appesi alle locali bacheche… se la notizia del tragico
evento non arriva prima ai nostri orecchi grazie al tam tam cittadino
(un filo diretto più che normale in un paese dove è più difficile sentirsi
compaesani che non stretti familiari).
Ci
rendiamo tristemente conto di quante primavere ci siamo lasciati alle spalle
quando leggiamo l’età di quel giovane o di quel signore interessati dalla
triste notizia: con quanti di loro abbiamo diviso il nostro tavolo, con quanti
di loro abbiamo giocato e scherzato assieme, con quanti di loro ci siamo
persino litigati il giorno prima per poi stringerci la mano il secondo giorno,
da ottimi amici, davanti ad un buon bicchiere di vino o di birra… è difficile
stare nemici e nello stesso tempo coabitare in un paese come San Fili.
San
Fili… San Fili: quale maledetta fretta potevi avere in questi anni per
ricordarmi quanto fossi ormai vecchio… pur sapendo che ancora non ho toccato
neanche i famigerati ‘anta?
Quante
morti, stupide morti (perché la morte quando ti coglie prima d’una certa età,
tutto può essere tranne che un qualcosa d’intelligente), ha dovuto registrare
il tuo ufficio anagrafe in questi ultimi dieci anni. Quante ne ha dovute
registrare quest’anno in un anno che, purtroppo, ancora non è finito.
Il
17 luglio del 1999 la frazione Bucita ha dato il suo ultimo saluto ad un
ragazzo di appena ventisette anni: Gianluca Aliberti, magistrale cuoco del
vicino ristorante Olimpo. Gianluca, morto in uno stupido incidente stradale (in
un tratto di superstrada che tanto sangue è costato finora ai sanfilesi),
lascia la moglie Debora (sposata meno di due anni fa) ed il figlio Stefano (di
neanche un mezzo anno). Era Gianluca un ragazzo con tanta voglia di vivere
addosso, bravo, gentile ed aperto con tutti… meritava di vivere.
Poco
tempo prima San Fili, con la sua contrada Frassino, ha dovuto registrare la
morte di un altro giovane… di appena quindici anni: Giuliano Chiappetta, figlio
di Vincenzo (morto anch’egli da pochi anni, prematuramente). Giuliano muore di
botto, strarompente di salute e con altrettanta voglia e diritto di vivere, tra
le mura di casa sua.
Sono
solo due casi, questi, ma potremmo citare decine e decine di nomi di compaesani
che in questi ultimi due lustri hanno lasciato prematuramente, e per sempre, la
nostra cittadina per recarsi in quel di Santa Maria. Come dimenticare Franco Tenuta,
Vittorio Mazza, Domenico de Franco, Gianni de Nittis, Benito Zuccarelli junior,
Luigi De Lio e, appunto, decine, centinaia di altre.
Quando
mi trovo di passaggio al cimitero di San Fili e vado a dare un saluto ai miei
avi (incluso il mio fratellino Francesco, che data la tenera età, sua e mia, in
cui venne a mancare, quasi dubito d’averlo mai conosciuto), non manco di fare
un salto a salutare i morti degli ultimi loculi cimiteriali costruiti nel piano
inferiore di questa amara terra del pianto. Erano tanti ed erano vuoti quei
loculi: oggi sono tutti pieni e quelle foto che fanno bella mostra di se sul
freddo marmo, quale più quale meno focalizza un pezzo della mia stessa vita.
Persino
il nuovo braccio del cimitero di San Fili sembra abbia tanta voglia di
riempirsi in tempi brevi (anche i loculi costruiti di recente in tale zona per
metà sono già occupati).
Quanto mi sento vecchio e solo passando da quei punti, quanto mi sembrano stupidi quei volti sorridenti che fanno sfoggio di sé su quelle strane foto: mi piacerebbe, una volta tanto, capire se sono sorridenti perché hanno finalmente trovato la loro giusta dimensione, o semplicemente ridono di tutti noi altri in quanto siamo ancora condannati a vivere in questa stupida vita di sudore, di dolore, di tragica ambiguità… senza il pur minimo conforto d’averli almeno accanto.
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