SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Dedicato a quanti - sanfilesi - non hanno saputo aspettare la fine del secondo millennio.

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

domenica 30 ottobre 2022

Dedicato a quanti - sanfilesi - non hanno saputo aspettare la fine del secondo millennio.




Foto a sinistra: Il bellissimo e toccante crocifisso con la statua della Madonna Addolorata conservati nella Chiesa del Ritiro (o dei frati Ritiranti) di San Fili. Il gruppo sacro quando ho scattato questa foto (verso la metà degli anni Novanta del secolo scorso) era momentaneamente conservato nella Chiesa Madre di San Fili.

Dedicato a Gianluca Aliberti, a Giuliano Chiappetta e a quanti, sanfilesi, non hanno saputo aspettare adeguatamente la fine del secondo millennio.

Articolo firmato da Pietro Perri Pubblicato sul quindicinale "l'occhio" nel mese di luglio del 1999.

*     *     *

Elì, Elì, lemà sabactàni? (Mt. 27,46)

*     *     *

Gli anni, volenti o nolenti, passano per tutti… anche per il sottoscritto.

Passano e ci si rende conto di come passano in fretta non quando ci si guarda allo specchio la mattina e né quando si guarda all’interno del proprio cuore: specchio e cuore, spesso e volentieri, malgrado le primavere che ci siamo lasciati alle spalle, sembrano continuare ad illuderci della nostra giovinezza e freschezza.

Persino la carta d’identità non riesce a volte a convincerci del contrario: sicuramente la data di nascita riportata sulla carta d’identità è falsa, sicuramente si tratta di qualche scherzo ben riuscito messo in atto da quel simpaticone dell’impiegato comunale addetto all’anagrafe.

Ci rendiamo amaramente conto, purtroppo, che solo quest’ultima prova è tragicamente reale quando, passeggiando per il paese, ci soffermiamo a guardare i manifesti dei morti appesi alle locali bacheche… se la notizia del tragico evento non arriva prima ai nostri orecchi grazie al tam tam cittadino (un filo diretto più che normale in un paese dove è più difficile sentirsi compaesani che non stretti familiari).

Ci rendiamo tristemente conto di quante primavere ci siamo lasciati alle spalle quando leggiamo l’età di quel giovane o di quel signore interessati dalla triste notizia: con quanti di loro abbiamo diviso il nostro tavolo, con quanti di loro abbiamo giocato e scherzato assieme, con quanti di loro ci siamo persino litigati il giorno prima per poi stringerci la mano il secondo giorno, da ottimi amici, davanti ad un buon bicchiere di vino o di birra… è difficile stare nemici e nello stesso tempo coabitare in un paese come San Fili.

San Fili… San Fili: quale maledetta fretta potevi avere in questi anni per ricordarmi quanto fossi ormai vecchio… pur sapendo che ancora non ho toccato neanche i famigerati ‘anta?

Quante morti, stupide morti (perché la morte quando ti coglie prima d’una certa età, tutto può essere tranne che un qualcosa d’intelligente), ha dovuto registrare il tuo ufficio anagrafe in questi ultimi dieci anni. Quante ne ha dovute registrare quest’anno in un anno che, purtroppo, ancora non è finito.

Il 17 luglio del 1999 la frazione Bucita ha dato il suo ultimo saluto ad un ragazzo di appena ventisette anni: Gianluca Aliberti, magistrale cuoco del vicino ristorante Olimpo. Gianluca, morto in uno stupido incidente stradale (in un tratto di superstrada che tanto sangue è costato finora ai sanfilesi), lascia la moglie Debora (sposata meno di due anni fa) ed il figlio Stefano (di neanche un mezzo anno). Era Gianluca un ragazzo con tanta voglia di vivere addosso, bravo, gentile ed aperto con tutti… meritava di vivere.

Poco tempo prima San Fili, con la sua contrada Frassino, ha dovuto registrare la morte di un altro giovane… di appena quindici anni: Giuliano Chiappetta, figlio di Vincenzo (morto anch’egli da pochi anni, prematuramente). Giuliano muore di botto, strarompente di salute e con altrettanta voglia e diritto di vivere, tra le mura di casa sua.

Sono solo due casi, questi, ma potremmo citare decine e decine di nomi di compaesani che in questi ultimi due lustri hanno lasciato prematuramente, e per sempre, la nostra cittadina per recarsi in quel di Santa Maria. Come dimenticare Franco Tenuta, Vittorio Mazza, Domenico de Franco, Gianni de Nittis, Benito Zuccarelli junior, Luigi De Lio e, appunto, decine, centinaia di altre.

Quando mi trovo di passaggio al cimitero di San Fili e vado a dare un saluto ai miei avi (incluso il mio fratellino Francesco, che data la tenera età, sua e mia, in cui venne a mancare, quasi dubito d’averlo mai conosciuto), non manco di fare un salto a salutare i morti degli ultimi loculi cimiteriali costruiti nel piano inferiore di questa amara terra del pianto. Erano tanti ed erano vuoti quei loculi: oggi sono tutti pieni e quelle foto che fanno bella mostra di se sul freddo marmo, quale più quale meno focalizza un pezzo della mia stessa vita.

Persino il nuovo braccio del cimitero di San Fili sembra abbia tanta voglia di riempirsi in tempi brevi (anche i loculi costruiti di recente in tale zona per metà sono già occupati).

Quanto mi sento vecchio e solo passando da quei punti, quanto mi sembrano stupidi quei volti sorridenti che fanno sfoggio di sé su quelle strane foto: mi piacerebbe, una volta tanto, capire se sono sorridenti perché hanno finalmente trovato la loro giusta dimensione, o semplicemente ridono di tutti noi altri in quanto siamo ancora condannati a vivere in questa stupida vita di sudore, di dolore, di tragica ambiguità… senza il pur minimo conforto d’averli almeno accanto.

Nessun commento: