Foto a sinistra: frontespizio della biografia di
Enrico Granata realizzata e pubblicata dal professor Goffredo Iusi (opera
promossa e sostenuta dal Circolo di Cultura “E. Granata” di San Fili) nel 1987
presso la Luigi Pellegrini Editore di Cosenza.
Libro che ovviamente invito, ai sanfilesi "oriundi" in particolare (non raramente abituati a denigrare le proprie origini) e poi a quanti negli ultimi decenni hanno scelto di venire ad abitare in questo borgo, a leggere.
Un illustre sanfilese a cent'anni dalla sua morte.
di Pietro Perri.
Pubblicato sul quindicinale "l'occhio" nel
2000.
Il
13 marzo del 1900, esattamente cento anni orsono, San Fili dava l'ultimo saluto
ad uno dei personaggi, figlio di questa strana e crudele "patria"
sempre pronta a rinnegare i suoi profeti, che più di tanti altri ne hanno
onorato il nome e ne hanno reso perenne il ricordo: Enrico Granata.
Ad
Enrico Granata era dedicato l'omonimo circolo culturale che per tanti anni, e
fino a pochi lustri addietro, ha raccolto al suo interno l'élite culturale
sanfilese. Da parte nostra, locale redazione de "l'occhio",
sperando di far cosa gradita ai nostri lettori, proponiamo una breve biografia,
redatta dal prof. Francesco Cesario e pubblicata sul bollettino di agosto 1980
del "San Fili Fraternity Club of Westchester, inc.", di
quest'illustre personaggio:
* * *
"Nato
a Cosenza il 16 aprile 1827 da Francesco e da Maria Giuseppa Veltri famiglia
oriunda sanfilese, fece i primi studi con un colto prete del paese e li
continuò nel seminario di Bisignano e quindi di Cosenza.
Compiuti
gli studi classici, per imposizione paterna, s’iscrisse alla facoltà di
medicina e chirurgia a Napoli. Discepolo prediletto di Pietro Ramaglia e di
Ferdinando Palasciano.
Appena
conseguita la laurea aprì nella stessa Napoli una scuola privata di medicina,
ma per ragioni di salute fu costretto a ritornare all’aria balsamica dei monti
calabresi.
A
Cosenza ritrovò i vecchi compagni di studio e con loro prese parte alle lotte
della scienza fondando giornali scientifici, gabinetti di osservazione. Fu
liberale convinto ed unitario fervente. Il 13 marzo 1900 nella modesta casa di
San Fili, ove da tempo si era ritirato a vita quieta, tranquillo moriva.
Fu
artista e poeta in tutti gli atti della sua vita; negli affetti familiari, nel
culto dell’amicizia, nell’amore del loco natio, nell’esercizio della sua
professione che fu per lui un vero apostolato.
Chirurgo
esperto era valorosissimo in Patologia e clinica medica. I vari scritti e le
monografie scientifiche dimostrano il suo sapere. Fra gli scritti inediti si
ricorda la traduzione delle opere postume del Cotugno, che egli in una lettera
al Bartolini, pensava di pubblicare nel 1864. Fra le edite: -
Il
Piccolo Comune e la Ministeriale, firmate Morava; - Il colera e il
chinismo, importantissimo perché in esso si rispecchia il momento storico
che allora attraversava lo scibile medico che aveva i primi fremiti delle nuove
scoperte.
Quest’ultima
pubblicazione trovò il plauso dei migliori uomini del tempo: dal Ramaglia al
Villanova, dal De Martino al Semmola. Il Granata ebbe per questa pubblicazione
nel giornale scientifico del tempo, “Il Tommaso Cornelio”, le congratulazioni
del celebre clinico Buongiorno de Palma.
Notevoli,
apprezzati ed ispirati a sana critica riuscirono gli articoli che il Granata
pubblicò nel 1884 sull’Avanguardia (giornale cosentino diretto da Domenico
Bianchi), sull’intendimento del Ministro dell’Interno di aprire le porte ai
Comuni del Regno al colera, non risparmiando alla ministeriale Morava il suo
sarcasmo di igienista e sociologo.
Nel
1885 pubblicò sullo stesso giornale in una serie di numeri “
Il
Decamerone scientifico letterario”, o meglio, le scorrerie notturne di una
serpe e riflessioni sull’istinto, che sono come un romanzo scientifico, dove è
trasfusa in grande e concettosa armonia la sua vasta erudizione.
Naturalista,
dell'Anatomia comparata alla Fisiologia, dall'Embrogenia alla Biologia, con
osservazioni originali. E' ritenuto il migliore e più poderoso lavoro ch'egli
abbia concepito. Ai saggi scientifici di poesia del Granata si accompagnano
quelli di pittura, bozzetti drammatici, commedie ecc.
San
Fili per opera del Granata ebbe un teatro filodrammatico. Rimane il solo titolo
di una azione drammatica in due quadri: "Ubaldo Giannini e il maestro di
scherma"
(…).
* * *
Inutile
dire che di quest'illustre sanfilese, sorte non certamente diversa da quella
capitata ad altri meritevoli compaesani, si sta via via perdendo il ricordo (...).
Al di là
delle polemiche di rito, non sarebbe male riaprire quello che fu lo storico
"Circolo Enrico Granata" di San Fili, un luogo che, grazie a
personaggi del calibro del prof. Goffredo Iusi, per tanti anni è riuscito ad
imporsi all'attenzione della comunità culturale dell'intera provincia di
Cosenza.
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