Nella foto a
sinistra (ripresa dal web): Un esempio di troccana sanfilese. Un particolare strumento
realizzato dai falegnami locali o dai loro discepoli anche a San Fili fino alla
fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Tale strumento era usato “per fare
rumore” per i vicoli del paese e nella Chiesa Madre in occasione del venerdì
santo... in particolare dai ragazzini.
Se
il periodo di Natale (specie la magica notte) San Fili in altri tempi era
allietato dal profano suono di chitarre e mandolini che accompagnavano le
goliardiche strinne delle allegre compagnie di compaesani o
dallo strascicante piva piva delle zampogne, nel periodo pasquale la
musica era decisamente diversa: non più dolce e allegro suono di strumenti a
corde o a fiato ma l'assordante suono di particolari strumenti a battente in
alcuni casi o realizzati con particolari meccanismi (semplici e complicati al tempo
stesso) in altri.
Si
era, nel periodo di Pasqua, difatti in presenza di particolari strumenti
(tipici della nostra zona ed in alcuni casi vere e proprie reminiscenze di
quello che fu il glorioso tempo della Magna Grecia che presumibilmente dette
origine alla comunità sanfilese) quali le troccane (toccane,
battole, grancascie ecc.) e i carcarieddri. Le prime
realizzate con appositi materiali dai locali falegnami (e quindi vendute in
cambio di un corrispettivo che non sempre era in denaro) e le seconde
realizzate in economia da amorevoli genitori in bolletta con l'uso di canne.
Una
delle cose simpatiche è che un certo tipo di troccana in
italiano è detta "raganella" tanto che Francesco Cesario nel suo
libro "San Fili nel tempo" scriverà in merito: "Durante le
cerimonie religiose del Venerdì Santo, tutte le raganelle si riunivano in
Chiesa e, allo spegnersi dell’ultima candela della Via Crucis, concorrevano
assordanti al frastuono dello sbattere di latte vuote, di pezzi di tavole, di
bastoni contro le panche e gli scranni della Chiesa, per ricordare il terremoto
(tierrimutu magnu), verificatosi appena Cristo era spirato”; ma la parola
"raganella" (anfibio simile ad una piccola rana) guarda caso nel
nostro dialetto è tradotta con la parola "carcarieddru" ossia
la come la succitata variante economica della "troccana".
Ed
alla voce "raganella" leggiamo nella "Nuovissima Enciclopedia
Universale" Curcio (a dire il vero non tanto nuova adesso!): "Strumento
idiofono d'uso popolare, formato da una ruota dentata che gira all'interno di
una scatola cilindrica dove è fissata una linguetta; il movimento della ruota
produce un suono simile al gracidare delle raganelle".
Le
campane nel corso della settimana santa ossia nella settimana di Pasqua
dovevano restare mute in rispetto della passione e della morte di Nostro
Signore Gesù Cristo (in altri tempi ricordo che in tale periodo si coprivano
nelle chiese anche le immagini sacre) ma un modo per ricordare comunque ai
fedeli i vari appuntamenti religiosi doveva pur esserci. Ecco fare pertanto la
sua comparsa per le vie del paese di quel particolare strumento chiamato pur
sempre nel nostro dialetto "troccana" (anche se chi scrive
preferirebbe "toccana", almeno in questo caso) e in italiano
"battola", ovvero una tabella di legno con maniglie mobili di ferro
che, agitate, fanno un gran rumore.
Scrive
in un suo articolo, riferendosi ai tempi in cui si dice che anche la religione
fosse religione (come se Cristo avesse un tempo, un modo, un luogo ed un orario
tutto suo) l'insegnante Franca Gambaro: "… e si piangeva davvero, insieme.
A segnalare l'inizio della funzione i ragazzi giravano per strada con le
raganelle e le troccane al seguito di Francesco Saverio che
gridava: - Nuddru ara casa, tutti ara gghijesa!".
Alla
voce "Tàcca e Tàccara" sul "Vocabolario del Dialetto
Calabrese" di Luigi Accattatis troviamo scritto: "s.f. Raganella,
Battola, Tabella: Quella tavoletta con due battenti di ferro, che, agitandola,
rende suono strepitoso, e che si suona nella settimana santa in vece delle
campane || I greci ed i lat. Hanno trohlea, macchina con girella,
ed anche trohilea, girella (n.d.r.: da una parola del greco
primitivo col significato di "io son girato”)".
Ecco
perché chi scrive chiamerebbe "toccana" o "toccara"
(ricordandomi la stessa il toc toc del battente) la battola e "troccana",
rifacendosi al greco "trohlea", la raganella per il suo
marchingegno a girella.
Erano
altri tempi, comunque, quelli in cui si faceva largo uso e sfoggio delle
"troccane" a San Fili e dintorni.
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
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