Nella foto a sinistra: ‘mpigliolata
santufilise realizzata dall’amico e compaesano (perché chi ama San Fili e
le sue tradizioni per me non può che essere un amico e compaesano) Achille
Blasi. La ‘mpigliolata santufilise propostaci da Achille Blasi in una
leggera variazione sul tema non è da sottovalutare. Purtroppo i tempi moderni
non ci permettono e le tecniche a disposizione non ci permettono più di
ricreare determinati sapori e odori. Sapori ed odori che erano ancora la
normalità nella San Fili degli anni Settanta del secolo scorso.
Articolo pubblicato sul
Notiziario Sanfilese del mese di novembre del 2021... by Pietro Perri.
Spero, con questo spazio dedicato alla ‘mpigliolata
santufilise, di aver salvato un altro pezzettino della memoria storica
della nostra Comunità e spero, con lo stesso, di non avervi annoiato
eccessivamente.
Dopotutto il nostro
Notiziario Sanfilese è nato anche e soprattutto con questo intento: mettere
nero su bianco briciole della memoria popolare della Comunità Sanfilese nel
Mondo.
Perché solo mettendo nero su bianco
possiamo salvare parte del nostro patrimonio culturale (tanto purtroppo se n’è
perso nel corso dei secoli), anche se pure la nostra Comunità ormai è destinata
a dissolversi nel Nuovo Imperante Sistema Globale. E nel Nuovo Imperante
Sistema Globale non c’è spazio per le piccole Comunità.
Tra l’altro persino alcuni alimenti finora
considerati da Terzo Mondo oggi iniziano a trovare spazio sulle nostre tavole,
per necessità dell’aumento della popolazione mondiale o per semplice regola di
mercato.
E’ proprio di questi giorni la notizia che
l’Unione Europea sta sdoganando sulle nostre tavole l’uso delle locuste come
semplici croccantini in nuovi accattivanti antipasti o, seccate e macinate, da
aggiungere ad altri ingredienti al fine di ottenere gustose e nutrienti farine
alimentari alternative.
Il tutto con buona pace degli autori di
alcuni passi dell’Antico Testamento (quelli delle famose piaghe d’Egitto in
particolare) che, ovviamente, andranno debitamente riscritti.
Altro che farina di mais o di granturco
che dir si voglia per preparare la nostra stupenda e profumata ‘mpigliolata
santufilise. Un qualcosa che sicuramente i nostri pronipoti neanche
sapranno che sia mai esistita... se appunto non la mettiamo nero su bianco.
Almeno, magari per sbaglio, continuerà a
sopravvivere nell’immaginario collettivo.
Il Futuro (con la F maiuscola) lo vuole e
noi apparteniamo ormai al passato (con la p minuscola).
Purtroppo per la ‘mpigliolata
santufilise (quella realizzate dalle coscienziose e magiche mani delle
nostre nonne tante delle quali non sono più tra noi) non vedo alcun futuro...
malgrado qualche pezzettino della stessa non sfigurerebbe negli antipasti che
propongono i ristoranti locali.
* *
*
Quando, tempo fa, su una delle mie pagine
Facebook ho iniziato a parlare della ‘mpigliolata sanfilise ad
arricchire il discorso ha contribuito anche il nostro caro compaesano (chi
porta nel cuore San Fili non può che essere un nostro compaesano), da tempo a
Milano, Achille Blasi.
Il caro Achille, facendomi capire anche
come fosse difficile ottenere odori e sapori della nostra terra nella caotica
metropoli milanese, in uno dei suoi messaggi mi propose una variante sbrigativa
e moderna della ‘mpigliolata santufilise.
Una variante, questa, che - anche per
chiudere questo discorso - ripropongo di seguito:
* *
*
‘MPIGLIOLATA – Torta
salata
Liberamente ispirata a “Ricetta Letizia”.
Dovrebbe essere fatta con farina di mais –
in mancanza si può usare la classica “Polenta Valsugana”.
Ingredienti
500 g di polenta Valsugana
250 g di patate bollite
12,50 g di lievito di birra
2 litri di acqua
15 mezze acciughe sott’olio
30 olive nere denocciolate e tagliate a
pezzetti
prezzemolo abbondante tritato
3 spicchi d’aglio tritati grossolanamente
e poi schiacciati
olio di frantoio = quanto basta (ma ne
occorre molto)
Con tale impasto se ne ricavano 2 teglie.
Preparazione
Schiacciare le patate bollite e condirle
con prezzemolo aglio e olio - versare a pioggia la polenta nell’acqua bollente
di una pentola capiente - rigirare e spegnere il fuoco - lasciare diventare
tiepida la polenta rigirandola di tanto in tanto - unire le patate condite
insieme con le olive e le acciughe mescolando bene - aggiungere il lievito
disciolto in un po’ d’acqua - rigirare ancora - distribuire in 2 teglie su
carta da forno il composto - lasciare riposare per mezz’ora per innescare la
lievitazione - lasciare cuocere in forno ventilato per un’ora e 10 minuti a
180°C - spegnere e lasciare raffreddare in forno - profumi indescrivibili si
diffondono per tutta la casa.
* *
*
E ricordate, cari sanfilesi, se qualcuno
vi chiede qual è il piatto tipico del nostro paese non rispondete con il solito
“lagana e ciceri” (al limite più che ciceri specificate cicerchie...
ci farete sicuramente miglior figura).
San Fili può vantare, senza timore di
sfigurare difronte a cucine locali blasonate, una cucina povera ma... ricca e
saporita. Ed un esempio ne è proprio la nostra ‘mpigliolata santufilise.
Negare ciò è rinnegare il nostro passato e
rinnegare il proprio passato è la cosa peggiore che può fare un essere umano
e/o la comunità cui appartiene.
* *
*
Un caro abbraccio a tutti dal sempre
vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
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