SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Dedicato a mastru Franco Presta ed a tutti i grandi artigiani sanfilesi... d'altri tempi.

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giovedì 8 dicembre 2022

Dedicato a mastru Franco Presta ed a tutti i grandi artigiani sanfilesi... d'altri tempi.



Nella foto a sinistra: maggio 1990 piazza Mario Nigro (ex piazza Caserma) a San Fili - (da sinistra) Mario Sergi (che mi ha messo a disposizione l’originale di questa foto), Serafino Ninnuzzu Giraldi e… mastru Francu Presta.

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Ci fu un tempo a San Fili in cui era difficile, per chi ne aveva qualcuno, non a riuscire risolvere i propri problemi legati alla quotidianità. Ovviamente mi riferisco ai problemi risolvibili ed in particolare a quando dovevi combattere contro un oggetto che ti si era appena rotto.

Ti si rompeva una scarpa? … ci pensavano i calzolai del paese. Ti si rompeva un mobile o un infisso? … e cosa ci stavano a fare i tanti falegnami sanfilesi? … il tuo mulo perdeva un ferro? … e cosa ci stavano a fare i maniscalchi? …. qualsiasi cosa ti si rompeva, in quel tempo, c’era sicuramente un artigiano, a San Fili, in grado di risolverti il problema: corso XX Settembre era un brulicare di botteghe artigiane e tutte gestite da veri e propri maestri nella loro… arte.

Una brutta giornata di metà anni Settanta (avevo intorno a 14/15 anni quindi sarà stato il 1975 o al massimo il 1976) la mia bici “tipo Graziella” (mi sembra si trattasse di una “Atala” rossa) si era spezzata in due, proprio nel punto in cui c’era l’aggancio (segnato da una evidente saldatura) per una eventuale piegatura: un vero dramma… l’avevo appena comprata.

Come risolvere il problema? … semplice: bastava andare a fare una capatina nella bottega artigianale di mastru Francu Presta… u forgiaru.

Non ricordo chi mi avesse consigliato di fare un salto dal maestro… del ferro saldato (ormai, a San Fili e non solo a San Fili, i maestri del ferro battuto, come il mitico Gaetano Cirillo, appartenevano ad un’altra epoca)… ma sicuramente non c’era altra soluzione in quel momento.

E sicuramente le tasche della mia famiglia non potevano permettersi un acquisto d’un’altra bici… tipo “Graziella” né tantomeno d’atri tipi.

E poi, una saldatura il nostro caro indimenticato compaesano, dicevo tra me e me recandomi in quell’antro - agenzia sanfilese - del dio Vulcano, non l’avrebbe negata a nessuno… specie ad uno come il sottoscritto che in quel periodo era in eterna bolletta.

Semplice? … si fa per dire.

Quando mi presentai a mastru Francu Presta, u forgiaru, con la mia bici pieghevole (tipo Graziella) - spezzata in due - con l’assurda speranza di farmela saldare… a gratis… non avevo ancora capito i concetti di “crisi e congiuntura economica disastrosa”.

Il problema era che in quel periodo, ovvero dalla metà degli anni Settanta del XX secolo in poi, in bolletta a San Fili c’eravamo in tanti: io (ancora imberbe), la mia famiglia… e sopratutto gli ultimi artigiani presenti nel paese - ormai veri e propri sopravvissuti all’incetta di personale fatta dai vari uffici pubblici di Cosenza e di Rende - soffrivano di questa strana e spesso inguaribile malattia.

L’officina (… forgia?) di mastru Francu Presta si trovava (e si trova tuttora, anche se chiusa dal momento in cui il nostro eroe è passato prematuramente a miglior vita) poco sotto la vecchia caserma dei Carabinieri (il cui edificio oggi ospita la biblioteca comunale intestata a Goffredo Iusi ed un ufficio decentrato dell’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza): tra piazza Mario Nigro e la scesa della rampa (quella che porta a ciò che resta della storica stazione ferroviaria di San Fili).

Ricordo ancora che su quella facciata di agglomerato d’abitazioni, ovviamente a pianterreno lato corso XX Settembre, c’erano (anche se in tempi diversi) il tabacchino della signora Concetta (madre dell’indimenticato Sarvaturieddru Malfitano), la fruttivendola di Pasqualina Schettino (moglie di Amedeo Perri, il postino di San Fili), il negozio d’alimentari di Riccardo Bonanata (marito di Teresa Comande’) e la storica cantina di Salvatore Cesario (Tutur’e ramagliu) con annesso un piccolo spaccio di stupende leccornie quali le indimenticabili “sarache” (ottime arrustute o fritte e mangiate con pane raffermo… ed il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino rosso).

Corso XX Settembre ancora negli anni Settanta del XX secolo era un brulicare di negozi di vendita al dettaglio e di botteghe artigianali: barbieri, calzolai, falegnami, forgiari, alimentari, fruttivendole, negozi per la vendita di scarpe, stoffe e vestiti e chi più ne ha più ne metta.

L’entrata di uno dei nostri discepoli prediletti dal dio Vulcano, ossia la forgia di mastru Francu Presta, si presentava all’epoca così come si presenta adesso: una saracinesca in ferro a sbarrarti di notte l’accesso e sull’entrata una piccola tettoia (non so se in alluminio o in eternit) su cui, al centro, fa capolino una strana piccola croce in ferro… quasi a ricordarci che oltre quel simbolo ci sono le fiamme e le temperature tipiche di un girone dell’Inferno.

Sulla parte superiore dell’entrata della forgia di “mastru Francu Presta” (al di sopra della porta stessa) campeggia ancora una strana scritta… un’equazione numerica che ancora oggi, dopo tantissimi anni, resta senza soluzione per noi profani: l’equazione propostaci dall’indimenticato “mastru Francu Presta” è… “8?8/9=” ... a te, amico lettore, il compito di trovare, se non ci hai ancora provato, una possibile soluzione.

Non ricordo bene se in qualche punto dell’entrata ci fossero anche un paio di corna da caprone o altre simbologie simili… ma non me ne meraviglierei se altri me ne certificassero… il ricordo. Alla sinistra dell’entrata compariva una bacheca in lamiera, dipinta di rosso, con su una serie di scritti quali “vendita, riparazioni ecc.”.

All’interno? … sceso un paio di scalini dal piano strada? … esattamente ciò che ci si aspetterebbe di trovare all’interno di uno dei covi del dio Vulcano: tanto ferro, uno strano caldo anche quando il fuoco della forgia è spento e soprattutto uno strano “odore e sapore di metallo”.

Sulle prime mastru Francu si lamentò sul tempo e sul costo poi… ci mettemmo quasi immediatamente d’accordo: la saldatura mi sarebbe costata una bella “scartavitriata” ad alcune sbarre di ferro tremendamente arrugginite presenti nella sua bottega.

Inutile dire che a quei tempi ancora non si sapeva cosa fossero le minime norme di sicurezza da seguire in certi ambienti di lavoro. Quindi… niente mascherina e roba simile.

Accettai! … tornandomene poi a casa con la bici stupendamente riparata ma… sporco da fare schifo.

Altri tempi!

Erano quelli i tempi in cui fin da piccolo ti si cercava di insegnare che nulla nella vita, specie ai ceti meno abbienti, era dovuto ma… che era bello guadagnarsi giorno dopo giorno quanto pensavamo ci spettasse di diritto o per bontà cristiana… anche con un po’ di sudore della nostra fronte.

Ed in questo i gestori delle botteghe presenti nel nostro paesino erano dei veri maestri.


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