Nella foto a sinistra: pianta del pungitopo. Questa pianta è particolarmente presente nel sottobosco dei castagneti circostanti il centro abitato di San Fili... o quanto meno lo era fino a qualche decina d’anni addietro.
Foto (ed articolo) by Pietro Perri.
* * *
Lippu, frascogna e pungitopu.
Del
Natale e delle "meglie feste dell'anno" a San Fili (Capodanno,
Pasqua ecc.) ne ha ampiamente parlato il prof. Francesco Cesario nel suo libro
"San Fili nel tempo" per cui, evitando di ripetermi, a chi
ancora non l'ha, consiglio di procurarsene una copia.
In
questi giorni (inizio dicembre) comunque, avendo in mente di costruire il
tradizionale presepio, mi è girato per la testa di ripescare alcuni termini
dialettali della mia fanciullezza decisamente caduti in disuso.
Sono
termini prettamente botanici: lippu (con i derivati "lippusu"
e "lippìadi"), Spinapulice o spinasurice (ossia pungitopu)
e frascogna (o viscogna).
Oggi
per realizzare il verde nei presepi basta andare in un qualsiasi negozio e
comprare una appropriata carta verde... per la gioia delle casalinghe in quanto
non corrono il rischio di sporcare eccessivamente le loro abitazioni... sono
poche famiglie oggi ormai, infatti, ad utilizzare per tale scopo anche nei
nostri paesini del naturale "lippu" (muschio).
Fino
a qualche decina d'anni orsono invece a San Fili c'era una vera e propria
incetta, nel periodo pre-natalizio, di questa pianticina primordiale e la
maggior parte finiva certamente ad abbellire il presepe che veniva realizzato
nella Chiesa Madre.
Il
Natale a San Fili veniva per tutti e per tutti era sacro rispettare la
tradizione del presepe. Chi non poteva comprare dei pastorelli in terracotta o
cartapesta, senza lasciarsi prendere troppo dallo sconforto, realizzava i
propri "pascarieddri" (non sempre definibili
opere d'arte) in creta che si procurava dai locali "ceramilari".
Plasmato il "pezzo", lo si faceva indurire (cuocere) accanto al fuoco
di casa (u fuacularu).
Il
"lippu" migliore, per gli intenditori, era ed è in ogni quello
che cresce ai piedi degli alberi di d’ulivo e dei castagni, anche se non è da
biasimare neanche quello trovato a ridosso dei grandi sassi o della roccia
rossa (tipica del nostro paesino).
Lippusu comunque era la frutta acerba o un vino delle peggiori
annate. "Lippu" è detta quella buccia finissima che riveste
internamente le castagne e "lippìadi" persino un'esistenza
senza senso... anche se "pigliare lippu" equivale ad
attaccarsi, affezionarsi ad un luogo o ad una comunità.
Un'altra
pianta di questo periodo (e di cui sono stracarichi i nostri alberi di castagno
sopravvissuti al cancro ed alla stupidità umana) è certamente la frascogna o viscu (vischio).
A parte il concetto ornamentale natalizio di tale "pianta parassita",
c'è da dire che dalle palline della stessa, in altri tempi ovviamente,
opportunamente bollite, se ne ricavava una particolare colla con la quale si
cospargevano sia le zone dove era qualche pianticina di vischio che altre zone
dove si sapeva che si sarebbero posati piccoli uccelli in cerca di qualcosa da
beccare.
Tali
uccelli, inutile dirlo, finivano senza via di scampo nel paniere dei cosiddetti
"cardiliaturi" (persone specializzate nell'acchiappare
cardili).
La
terza ed ultima pianta tipica del periodo natalizio (a San Fili come in buona
parte del mondo) è la "spinapulice" o "spinasurice",
conosciuta ormai come pungitopo... ma qui si può dire che siamo di fronte ad un
vero e proprio termine italiano. Ossia quella stupenda pianticina sempreverde
con quelle caratteristiche palline rosse.
Qualche
nostro anziano la fa coincidere con il termine "vrusciu", ma
con questa parola (più che altro "vruscia") anticamente
venivano intesi "i rimasugli di castagne e di ghiande che restano
dimenticati, o rifiutati come scadenti nei castagneti o nei querceti, e in cui
si fanno pascolare i porci per nutrirsene" (n.d.r.: definizione presa
dal "Vocabolario del dialetto calabrese" di Luigi Accattatis), ovvero
i luoghi dove si sarebbero potute trovare le pianticine di pungitopo e non le
pianticine stesse.
Le pianticine di pungitopo venivano usate anche per abbellire l'albero di Natale, assieme a qualche pezzetto di torrone, a dei "pupazzieddri" di stoffa fatti in casa, a dei fiocchi di cotone (simbolo della neve) e a quant'altro, nei bei anni che furono (ante 1950) offriva ai nostri anziani la magnanima Signora Provvidenza.
N.B.: Quest'articolo risale alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.
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