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A
Domenico Micuzzu De Franco... un grande mancato.
(Articolo
apparso sul quindicinale “l’occhio” nel gennaio del 1999 a firma di Pietro
Perri).
Ci sono persone per cui i
propri piccoli problemi quotidiani diventano sinonimo di tragedia e vengono
sbandierati ai quattro venti con la speranza che i vicini di casa ed i
conoscenti gettino, commiserandoli, un po' di sale sulle piaghe infette...
l'uno e gli altri sono sinonimo di gente meschina e senza futuro.
Ci sono persone che pur vivendo
grossi drammi e cibandosi quotidianamente della propria tragedia, riescono a
far passare inosservato il tutto, consapevoli che tutti gli altri hanno grossi
problemi e che non è giusto appesantirli con quelli che si presuppongono
"i propri futili deliri". Queste persone sono “i grandi”.
I grandi riescono a lasciare un
ricordo indelebile di se stessi a volte lasciando grandi opere ai posteri, a
volte lasciando solo un messaggio di “modello di vita”.
Agli inizi di quest'anno (n.d.a.:
1999) San Fili ha perso un “suo grande figlio”... un grande mancato, per
chi l'ha conosciuto ed ha avuto la possibilità d'apprezzarne le doti come chi
sta scrivendo: il professor Domenico De Franco... Micuzzu De
Franco. Una persona questa che è saputo andarsene nelle braccia del Signore in
punta di piedi così com'era vissuto... eppure quanto dolore nella sua vita e
nella sua dipartita. Un dolore che è riuscito a tenersi sempre in sé, che è
riuscito a non far pesare mai ai suoi amici.
Certo non sono io quello che
dovrei tessere un elogio funebre all'amico Micuzzu (oggi lo
chiamo Micuzzu, in vita per quanto ci avessi giocato più volte
assieme a carte, per quanto ci avessi più volte mangiato assieme, per quanto
più volte assieme v'avessi salito e sceso corso XX settembre... l'ho sempre
chiamato "professò"), sarebbe stato più giusto che l'avesse scritto
il suo fedele compagno Gianni De Nittis, ma purtroppo il caro Gianni l'ha
preceduto da qualche anno nelle celesti terre del Signore e sicuramente assieme
al comune amico Salvatore Malfitano (u figliu de Cuncetta du tabacchinu)
gli sarà andato incontro per rendergli più facile l'inserimento nella nuova
dimensione.
Domenico De Franco aveva sempre
una parola di conforto per i suoi amici ed i suoi compaesani... e non lasciava
mai capire agli altri quanto lui ne avesse bisogno, d'una parola di conforto,
più dei suoi interlocutori.
Il professor De Franco ha
insegnato pochissimo tra i banchi di scuola (ma è stato maestro d'etica e di
vita per l'intera sua esistenza) il resto della sua attività lavorativa l'ha
passato alle dipendenze della Biblioteca Civica di Cosenza che aveva lasciato
per godersi il suo meritato riposo appena a gennaio 1998 (... venne da me, uno
dei suoi tanti amici, a farsi compilare la domanda di pensione).
Negli anni che aveva passato
alle dipendenze della Biblioteca Civica di Cosenza, a dimostrare il suo grande
amore per San Fili e i Sanfilesi, si era preoccupato di ricercare e copiare dai
giornali presenti nella Biblioteca tutti gli articoli riguardanti il suo paese
natio, un lavoro certosino e senza paragoni: quasi duecento anni di storia
riportata sulla cronaca dei vari giornali.
Più volte mi confidò che
avrebbe voluto pubblicarli (era l'opera di una vita) e più volte l'incitai a
farlo... Dio non gliene ha dato il tempo, ma forse lui non si è preoccupato
neanche di chiederGlielo. Un lavoro che speriamo sia ripreso da altri ed opportunamente
valorizzato.
Era un grande, tanto grande da
rifuggire da qualsiasi tipo di onore. Ha voluto morire così com'era vissuto...
in punta di piedi.
* * *
All’amico Micuzzu
De Franco.
(Articolo
apparso sul quindicinale “l’occhio” nel gennaio del 1999 a firma di Pasquale
Maiolino).
Il 22 aprile 1933 il giornale “Calabria
Fascista” riportava nella rubrica “asterischi” e sotto il titolo “Fiocco
bianco” la seguente notizia: “La casa del camerata prof. Mario De Franco
è stata allietata, in questi giorni, dai vagiti di un roseo e paffuto bambino
al quale è stato imposto il nome di Domenico. Ai genitori felici i nostri più
fervidi auguri”.
Il 4 Gennaio 1999 è venuto a
mancare alla nostra comunità il cittadino e amico prof. Domenico De Franco.
La scomparsa di Micuzzu lascia
un vuoto nelle nostre file. Egli era uno del Comitato Feste Religiose di San
Fili.
Noi amici del Comitato non
dimenticheremo il suo cordiale e simpatico sorriso, alla famiglia e ai parenti
tutti con sincerità le più vive condoglianze.
Un giorno Micuzzu mi
disse che aveva un grande desiderio di pubblicare dei ritagli di giornale,
tratti da cronaca vera su San Fili e dintorni da lui fotocopiati e poi battuti
a macchina nel corso degli anni.
Mi portò a casa e mi fece
vedere tutto quel materiale che io ho successivamente cominciato a riscrivere
sul computer con la speranza di poterlo pubblicare.
Purtroppo non ha potuto vedere
realizzato il suo sogno perché si è ammalato.
Dal giorno in cui io ho appreso
la triste notizia della sua malattia non sono più riuscito a terminare il
lavoro.
Ti prometto, caro Micuzzu,
se Dio me ne darà la forza ed il tempo che porterò a termine il lavoro che ci
eravamo ripromessi di fare assieme facendo pubblicare la tua “opera”.
In suo ricordo riportiamo di
seguito un articolo apparso sul giornale “La Libertà” del 13 Giugno 1867
dal titolo “Trasporto delle Ceneri de’ Bandiera d del Moro in Venezia”,
articolo cui il prof. De Franco era molto affezionato:
“... appresso.
Arrivato il convoglio funebre presso San Fili, vide quel piccolo paese brillare d’infinite fiaccole: per le strade lunghe file di torce a vento, su’ balconi e le finestre lucerne variopinte e vagamente disposte. San Fili parea un quartiere d’una grande città in una sera di festa. All’entrata del paese si trovò la Guardia Nazionale tutta schierata lungo la via; una gran calca di gente di ogni classe si facea intorno al carro funebre desiderosa di vederlo: la Commissione provinciale allora lo fe’ scoprire a’ loro occhi, e dalla Guardia Nazionale di San Fili diede l’onore di guardare il carro durante la fermata del convoglio. Il sindaco intanto ed un’eletta schiera di cittadini venne ad invitare le varie commissioni del seguito e l’ufficialità della Guardia Nazionale di Cosenza a favorire nella casa comunale ove si trovò ogni maniera di rinfreschi apparecchiati da quel patriottico municipio: rinfreschi ancora furono offerti a tutta la bassa forza delle due compagnie della Guardia Nazionale di Cosenza ed alla banda, che crede’ ringraziare il paese, facendogli sentire i suoi concerti. Il convoglio venne infine accompagnato per lungo tratto dalla Guardia Nazionale di San Fili. Quanti son tornati di là non possono insomma elogiare abbastanza l’accoglienza fatta da quel piccolo paese al funebre corteggio de’ Bandiera e di Moro. E noi ci compiacciamo con quell’egregio Sindaco sig. Gentile e con quanti lo coadiuvarono della loro esemplare operosità, del loro patriottismo”.
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