SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: U tauru di baruni Miceli.

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martedì 3 maggio 2022

U tauru di baruni Miceli.



La foto a sinistra ripresa dal web.

U tauru dei baroni Miceli ovvero... i notabili della politica sanfilese riconoscono sempre i loro padroni.

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Per quanto riguarda i miei scritti sulle tradizioni (racconti del focolare inclusi) della comunità sanfilese, una vera miniera d'oro, dal punto di vista delle informazioni dallo stesso ottenute, si è dimostrato l'amico Mario Oliva.

In questi giorni, siamo nel mese di luglio 2002, Mario mi ha raccontato un fatticino che considerato a se aveva, dal mio modesto punto di vista, ben poco d'interessante (era un semplice fatto a dir poco "naturale"), ma preso nel contesto dell'interscambio di amichevoli informazioni avutosi tra l'amico Mario e l'amico Alfonso Rinaldi (quest'ultimo sindaco di San Fili per quasi un ventennio)... da' l'impressione di avere tutta una sua morale di vita (politica e quindi sociale) di indiscussa rilevanza.

I capi (se "tori di razza") sono sempre capi, e un capo, anche dopo diversi anni, viene sempre riconosciuto dai propri sottomessi (i "piecurari", ovvero i notabili della politica locale). Quanti dei sottomessi s'illudono che il capo è morto, solo perché è sparito per qualche tempo, pur non avendone trovato il cadavere... rischiano di restare fuori dal gioco.

Questa premessa, che è solo una premessa, è necessaria comunque per campire l'intera storiellina che vi sto per raccontare.

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Il 1969 a San Fili era caduta l'allora amministrazione comunale guidata dalla Democrazia Cristiana e nel 1970, ormai in piena campagna elettorale, ci si apprestava ad eleggere il nuovo "parlamentino locale". DC da una parte e dall'altra, capitanata da Alfonso Rinaldi, la coalizione di sinistra "Torre con Orologio". 

Alfonso Rinaldi, assessore nella precedente amministrazione, aveva rotto, contribuendo in modo determinante alla caduta della stessa, con la DC per incompatibilità di carattere con i vecchi gerarchi democristiani: lui era un capo, una "mente", localmente e politicamente parlando, e come tale gli era difficilissimo sottostare alle imposizioni di quanti non sapessero neanche cosa fosse la stoffa del capo... ed in quel momento stava dando vita a quel filone filosofico, sempre politicamente parlando, che potremmo definire "alfonsismo sanfilese" . 

Tale filone filosofico si racchiudeva nelle frasi più volte dette da Alfonso Rinaldi nei suoi interventi "i partiti camminano con le gambe degli uomini" e "dentro l'abito c'è l'uomo". Un po' come dire: metti le persone sbagliate a dirigere i partiti... e i partiti hanno finito di esistere. L'uomo è alla base di tutti i discorsi e non i discorsi alla base dell'uomo. 

Ovviamente, già a quei tempi era facile additare questo o quel soggetto come traditore, voltagabbana, canna al vento... politicamente parlando. Oggi passare da un partito all'altro è diventato una moda per tutti (e chi non lo fa apertamente, in tasca ha quattro o cinque tessere di partiti diversi): la cittadinanza sanfilese (la noce singola nel sacco non fa rumore) su questo si sta dimostrando maestra. 

L'Italia, ovviamente, ha importanti trascorsi storici in merito: basta pensare a quanto avvenuto appena finita la seconda guerra mondiale: sono spariti i fascisti! ... oppure verso la fine della seconda guerra mondiale quando, nel giro di poche ore ci siamo trovati da alleati dei tedeschi ad alleati degli americani... e senza provare vergogna alcuna!

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Alfonso Rinaldi, vero politico e quindi amico di tutti al paese, in quell'occasione vedendo sul corso XX Settembre a Mario Oliva lo chiamò in disparte e gli chiese: 

- Mario, tu che hai sempre la risposta pronta e caratteristica... mi servirebbe un proverbio... una frase tipica... un aneddoto per poter giustificare sul palco questo mio passaggio dal centro alla sinistra... qualcosa di simpatico per farmi capire ed accettare dai paesani. 

 

E Mario subito di rimando:

- Alfo', dice supra u parcu: "simmina quannu vue ca a giugnu mieti"!

Detto fatto: chi lavora, anche se in politica, prima o poi qualche frutto dovrà pur raccoglierlo. E qual mese migliore per la raccolta se non il mese di giugno? ... in quel mese ce ne sono chicchi di grano nelle spighe!

La frase portò fortuna ad Alfonso che, nel men che non si dica, da assessore con la Democrazia Cristiana, si ritrovò sindaco con la sinistra socialcomunista.

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Il connubio dei primi cinque anni tra Alfonso e la Sinistra sanfilese, malgrado alcuni scempi storici creati per le strade e le contrade del paese, è andato più che ottimamente, tanto da riproporre il tutto ai sanfilesi nella tornata elettorale del 1975... e fu di nuovo vittoria. Purtroppo questo connubio non superò, come avviene in buona parte delle famiglie normali, la crisi del settimo anno... e per San Fili fu il Commissario prefettizio.

Il 1978 Alfonso Rinaldi e fuori dal gioco: per forza d'inerzia la Sinistra sanfilese riconquista il palazzo municipale lasciando ancora una volta la DC al palo... ma il sindaco non si chiama Alfonso Rinaldi bensì Leccadito (sostituito a sua volta, all'inizio degli anni ottanta dal cognato Domenico Greco).

Alfonso Rinaldi si ritira in buonordine a fare il direttore della locale Cassa Rurale ed Artigiana a tempo pieno ma se è vero che... galeotto fu il libro e chi lo scrisse: è altrettanto vero, dopotutto che "è meglio non disturbare il cane che dorme".

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Alfonso Rinaldi si ritira in buonordine a fare il direttore della locale Cassa Rurale ed Artigiana a tempo pieno ma se è vero che... galeotto fu il libro e chi lo scrisse: è altrettanto vero, dopotutto che "è meglio non disturbare il cane che dorme".

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Ma su circa 2500 abitanti, di cui almeno 2499 politicizzati... è possibile che qualcuno non andasse a svegliare il cane dormiente? ... è stato pur sempre l'Alfonso Rinaldi a definirsi, seppur scherzosamente, un cane randagio... un cane senza guinzaglio.

Fatto sta che ritrovai, verso la fine degli anni settanta, l'amico Rinaldi nelle fila del Partito Socialista Italiano più vivo che mai... e tra quanti si erano sforzati di convincerlo a rientrare in gioco c'era persino l'allora Segretario di Sezione Serafino Giraldi. E dopotutto... chi avrebbe negato ad Alfonso Rinaldi, se non un cane di razza (politicamente e localmente parlando) certamente un toro, un posto in prima fila nella prossima competizione amministrativa?

Ovviamente "posto in prima fila" se per Alfonso significava riprendere la "sua" poltrona di Sindaco di San Fili, per altri significava un posto di assessore o di semplice consigliere comunale. Passa qualche anno e le cose si mettono in chiaro nel modo... più naturale possibile: il 1983 ritroviamo Serafino Giraldi capolista della storica "Torre con Orologio" (PCI + PSI), Franco Gentile capolista della folcloristica lista del PSDI (primo esempio di terza lista amministrativa sanfilese) e - squillo di trombe - Alfonso Rinaldi capolista della lista civica "Spiga" (DC + indipendenti).

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Scusate: ma cosa c'entrano con tutta questa storia Mario Oliva ed il toro dei baroni Miceli? 

Un po' di pazienza e ve lo dico prima di subito!

Anche questa volta (elezioni amministrative del 1983) Alfonso Rinaldi fermerà l'amico Mario Oliva e gli chiederà un proverbio, un aneddoto, un qualcosa di simpatico da raccontare sul palco per giustificare il suo nuovo volo pindarico che comunque non doveva sembrare un ritorno da sottomesso alla casa paterna.

Perché lui tutto si sentiva, tranne che un figliol prodigo.

- Alfo', forse 'ncuna cosa ppe ttie a tiegnu! ... u sài u fattu du tauru di baruni Miceli?

E qui Mario inizia il suo racconto (vel'avevo detto che prima o poi saremmo arrivati al dunque).

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Siamo in un periodo che potremmo collocare tra le due grandi guerre. Sulla catena montana paolana all'epoca c'erano, tra le altre attività, anche diversi "vaccarizzi" ovvero allevamenti di bovini con tanto di mucche (vacche) e tori. Tra questi, sul versante sanfilese all'incirca tra la zona della Gesuola e la zona Acquatina c'era anche quello dei baroni Miceli.

Nulla di strano né decente da raccontare o da riportare nella storica memoria dei nostri anziani se non fosse stato per un bel dì quando il giovane toro del branco decise che era venuto il tempo di aggiornare la classe dirigenziale dello stesso e decise di affrontare, in modo certamente poco democratico - ossia a cornate e a chi più ne ha più ne metta -, il toro anziano.

La posta in gioco erano le femmine del branco.

Il giovane toro, certamente forte ma forse non del tutto esperto nella lotta corpo a corpo... ne prese di santa ragione e, terribilmente umiliato e sanguinante... tra lo stupore dei guardiani saltò il recinto e sparì dalla vista di tutti.

Tutti, ovviamente, pur piangendo la perdita del giovane toro, ammisero che il toro anziano effettivamente era un toro con gli attributi al posto giusto. Tutti ammisero che gli anziani, dopotutto, sono pur sempre anziani e non certamente per caso.

Sembrava che il fatto non dovesse avere un seguito... sembrava... fatto sta che dopo un cinque o sei mesi nella valle si ode echeggiare un raccapricciante muggito:

- MUHUhuHuuUUU!

Tutta la gente che si trovava nella vallata, incluso i pastori che collaboravano a gestire col curatolo "u vaccarizzu" dei baroni Miceli, si voltarono di botto verso a "Petra Cruciata", un promontorio da cui si dominava, appunto, la vallata. 

Da non credere, subito i pastori riconobbero la sagoma del toro scomparso cinque o sei mesi prima e, senza perdere tempo alcuno, scapparono dal curatolo a riferire l'eccezionale notizia.

- U tauru, dommici', s'è ricuotu!

- Siti pazzi: cumu facia a si ricoglie, cumu potia campa' sie misi 'nta ste muntagne, n'animale d'allevamientu, ppe giunta ccu tutti i lupi che cce circolanu? ... u toru nuostru, n'avrà sfamatu bestie! ... eppue... ritornava?

- Nonì, cura', ca l'hamu canusciutu!

E invece era ritornato, aveva disceso in un attimo il promontorio, era rientrato nel recinto ed aveva affrontato l'anziano toro per la seconda ed ultima volta. Ultima volta perché dell'anziano toro si sarebbe ormai parlato solo della carne arrostita e bollita che sarebbe uscita dalla sua carcassa distesa senza vita per terra.

Il giovane toro in tutti questi mesi si era semplicemente ritirato nelle montagne, vogliono dire nella zona di Luta, a rinforzarsi sia fisicamente che tecnicamente. In tutti questi mesi non aveva lasciato un solo attimo che la propria idea di ritornare e governare il branco, il suo branco, venisse meno nella sua mente.

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Alfonso il 1983 non raccontò l'aneddoto sul palco, sicuramente i sanfilesi non l'avrebbero capito e se l'avrebbero capito forse non gli avrebbero dato la fiducia per altre due campagne elettorali (il 1983, appunto, ed il 1988). All'inizio neanche io avevo capito il messaggio di Mario... ossia a cosa si poteva collegare (quale morale potesse avere) il racconto con la campagna elettorale che si stava svolgendo, accesa come al solito, a San Fili.

Eppure era più che semplice. Il giovane toro era certamente Alfonso Rinaldi; il vecchio toro poteva essere indiscriminatamente sia l'antagonista politico Serafino Giraldi che l'ormai agonizzante DC mancante di sangue nuovo e vitale; i pastori erano i notabili della locale classe dirigenziale politica (che sembra continuino ad essere alla ricerca di un valido toro... essendo loro venuto meno il sempreverde Alfonso Rinaldi... ma al momento opportuno riconosceranno il valido e potente nuovo giovane toro); mentre il curatolo è quello che a San Fili continua a non capire un cavolo (ed è inconsapevole persino del potere che ricopre).

Che dite? ... che ho dimenticato qualcosa? ... eppure l'unica cosa non abbinata tra il racconto e la vita politica comunitaria sono state solo le vacche del "vaccarizzo" dei Miceli.
Come? ... dite che non sapete chi sono nella metafora le vacche del "vaccarizzo"? ... non mi meraviglio di ciò: se no è da tempo che avreste smesso di recarvi alle urne a votare.

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Il racconto surriportato è anche un modo, credo simpatico (e spero che come tale venga preso), per parlare un po' della nostra recente vita politica locale oltre che servire a ricordare la figura dell'amico Alfonso Rinaldi che ci ha lasciato, prematuramente, agli inizi di questo terzo millennio.erzo millennio.

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