San Fili 2000. Fiera di Santa Maria degli Angeli in località Frassino.
Foto Pietro Perri.
Da "l'occhio" anno
II n. 16.
Articolo
firmato da Antonio Asta e Pietro Perri.
* * *
Correva
l'anno 1550, la statua marmorea di Santa Maria degli Angeli venne caricata su
un carro trainato da due paia di buoi per essere trasportata nella vicina
Rende. A nulla servirono i pungoli dei gualani (bovari) e le
sollecitazioni dei presenti: carro e buoi sembravano inchiodati a terra. La
statua venne scaricata e rimessa nel suo altare dove è possibile ancora oggi
ammirarla.
A ricordo
del "miracolo" venne istituita la tradizionale "Fiera di Santa
Maria" fiera che tutt'ora si svolge nella terza settimana del mese di
agosto. I tempi passano e con il loro trascorrere usi, bisogni e costumi
subiscono inesorabilmente evoluzioni ed involuzioni.
La fiera, a
ricordo dei nostri anziani, negli anni precedenti il 1970 si svolgeva tra il
bivio per Bucita (abbiveratoiu) e "u ponte 'e
Picciune" (soprannome del proprietario della località) o
" chiana 'e jianna", per quanto riguarda gli animali
che vi si vendevano. Dal bivio per Bucita fino alla curva di Santa Maria si
potevano acquistare suppellettili e cianfrusaglie varie (piatti, pentole, lanceddre,
linterne ad uagliu buana, qualche giocattolo di scarso valore ecc.).
Anche i
negozianti, incluso i locandieri, di San Fili in quei giorni si spostavano
nella zona, ciò perché la fiera era visitata dagli abitanti dei paesi
confinanti e quindi per loro significava racimolare qualche soldo in più dalla
loro attività.
Ancora oggi
qualcuno ricorda l'ottimo spezzatinu de crapa (oltre che alle
insuperabili cuarduliddre) che veniva smerciato in
quell'occasione dai fratelli Sergi Micuzzu e Armandu
(Scasciaporta). Importante, tra questi negozianti, la partecipazione
alla fiera di Genueffa D'Onofrio ('u Suttile).
I bambini
sprizzavano gioia da tutti i pori quando potevano, con i pochi spiccioli
raggranellati, acquistare i cavaddruzzi 'e casicavaddru o un
pacchetto di nuciddri americani de Rusina a nuciddrara e Cicciu
l'albanista, oltre che agli ottimi gelati di Sìrviuzzu
Mazzulla detto u Cavalieri.
Una nota di
rilievo, in tale frangente, va data "ara nive da muntagna 'e Santu
Fili": Alcuni operai, capeggiati solitamente dal simpatico e
pacioso "Ciccuzzu de' Truonu" (Francesco Berardi Sen.),
dopo le immancabili, abbondanti nevicate, si recavano in montagna (Serra) e
sotterravano grandi quantità di neve in profonde fosse naturali.
Di tale
neve, ne beneficiavano i cittadini sanfilesi nei mesi di luglio ed agosto, sia
per la popolare scirubetta, sia la usavano nelle fiere i
gelatai, mescolata al sale, per congelare il cioccolato sciolto nel latte e
altri ingredienti zuccherati ottenendone così i veri gelati da vendere in
formette di latta.
Alla fiera
si vendevano anche cistieddri, panari, sporte, crivi e tanti
altri lavori di artigianato locale. Maestri dell'intreccio di salici,
de virghe 'e castagna e de canna sono ancora oggi ricordati Gaspariaddru Rende
(famoso anche per come rivestiva le damigiane) e Clemente Filippo. Ancora in
attività il bravissimo Carminuzzu Arturi (Papararu).
Dell'artigianato
locale facevano parte anche le solide masckature, gli anelli
incatenati o cancari ed i vrunzi o campane
per gli animali. Rinomati erano "i campanari" Francesco e Domenico
Apuzzo meglio conosciuti come zu' Cola. Specialisti nella
produzione di serrature e anelli incatenati erano i fratelli Castellano in via
Concezione, mastru Ghetanu Cirillo, i Sammarco, mastro Angelo
e mastru 'Ntonu Passarelli (Mazzola) che
realizzavano anche facigli, zappe, picconi, 'ccette,
fierr'e ciucciu e via dicendo.
I contadini
sanfilesi e dei dintorni si recavano alla fiera anche per acquistare a
chiantima se gli erano andati a male i vurvini e
quindi si sarebbe pregiudicato l'intero lavoro di un'annata nei campi.
In
concomitanza con la "Fiera di Santa Maria" si tenevano una serie di
giochi popolari tra cui a 'ntinna o palo della cuccagna
(campione nei secoli Serafino Lio detto Saraca, dei nostri
tempi il compianto Vincenzo Baldi in qualità di organizzatore e insuperabile
scalatore. Proverbiali le sfide tra Serafino Lio, Carminuzzu Arturi
e Franchino Bartella detto u Verre). Altri giochi di un certo
rilievo erano a cursa di ciucci (dove vinceva a
ciucciu urtima arrivata), i pignatiaddri e a
frissura affumicata dal cui Ma la parte più solenne e più suggestiva
della Fiera era a benedizione di vui, che chiamava a raccolta
gran parte della popolazione (prima del 1950). Tutti i buoi del paese,
addobbati da variopinti drappi di capisciola (cascame di
seta), ornati da corone di fiori campestri appese al collo assieme ad un lucido
campanaccio e da due tortani infilati alle corna, venivano
condotti alla chiesa del Ritiro, per la S. Messa Cantata della Domenica. Per
l'occasione anche i gualani (bovari) erano vestiti a festa.
Alla
benedizione i buoi venivano disposti in riga sul sagrato. La statua del
miracolo era lì di fronte, all'altare maggiore.
U tiampu
passa e sulu mai ti lassa: oggi tranne e vacche di Sirviuzzu Carpanzano (Gangale), a
San Fili non si possono neanche ammirare dei buoi... e quante parole gettate al
vento quando queste vacche passano per le strade del paese
riportandoci ad immagini ed adduri di tanti anni fa. Oggi la
fiera si fa per il corso principale del paese, ma senza il gusto ed il piacere
di una volta: qualche bancarella di giocattoli, stoviglie, stoffe e, grazie a
Dio, l'immancabile presenza di Rusina a nuciddrara.
San Fili
2000 - abbeveratoio bivio per la frazione Bucita. Luigi Ferraro... forse
l'ultimo dei panarari reali ancora in circolazione. Regolare presenza della
Fiera di Santa Maria degli Angeli.
Foto
Pietro Perri.
* * *
Alcune
notizie di quest'articolo sono tratte dal libro "San Fili nel Tempo"
del Prof. Francesco Cesario, edizione 1981.
La
storiella del " miracolo" della statua di Santa Maria degli Angeli,
opera della scuola siciliana della famiglia dei Gangini (se non degli stessi),
ovviamente è pura leggenda... ma piace pensare sia vera (è molto più poetico).
In effetti la statua è stata portata a San Fili e per San Fili da "Don
Aquilante Rocchetta, Cavaliero del Santissimo Sepolcro" al rientro dal suo
celebre pellegrinaggio in Terra Santa.
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