SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: RACCONTI DEL FOCOLARE A SAN FILI: Cosiminu, Sarchiapune e la scaltra moglie.

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

martedì 3 maggio 2022

RACCONTI DEL FOCOLARE A SAN FILI: Cosiminu, Sarchiapune e la scaltra moglie.



A sinistra foto della collezione Francesco Ciccio Cirillo: contadino negli anni Cinquanta del XX secolo sul ponte delle Jumiceddre a San Fili.

Articolo di Pietro Perri - pubblicato su "l'occhio" / dicembre 2000.

*   *   *

... c'è da dire però che nell'espressione più viva della saggezza popolare, anche le donne sanfilesi si prendono la loro bella rivincita. In quest'occasione parleremo di una di queste donne (senza farne il nome ma posizionando l'accaduto agli inizi del XX secolo). Anche questo raccontino fa parte dei classici racconti del focolare tramandato nella tradizione orale dei nostri nonni.

Siamo a Bucita e il marito di questa perspicace donna si struggeva il cervello cercando invano una scusa valida per darne di santa ragione alla sua dolce metà. Il tutto per la serie: "quando ritorni a casa dai pure un paio di schiaffi alla tua consorte, tu non immagini neanche il perché... ma lei lo sa benissimo!".

Al nostro eroe (?) sarebbe bastato che la moglie gli rivoltasse la parola o quantomeno mettesse in dubbio un suo modo di fare, ma la moglie sembrava la perfezione personificata e non c'era modo di farla cadere in qualche seppur banale trabocchetto.

Pensa che ti ripensa il nostro eroe si decide a chiedere consiglio alla madre (... e noi sappiamo benissimo che quando si ci mettono di mezzo le suocere, addio pace familiare). La madre del nostro eroe trova immediatamente la soluzione: "Figlio, fai qualcosa di deficiente davanti a tua moglie e vedrai che lei, come tutte le donne, avrà da che dire in merito".

Ma cosa fare di tanto deficiente da costringere la moglie a ridire sul proprio operato? ... "Figlio, domani preoccupati di caricare un paio di fascine sul tuo somaro con la parte larga sul davanti. La sera sforzati di fare entrare il somaro nella stalla in questa posizione e mettiti ad imprecare nel constatare il fatto di non riuscire a farlo passare dalla porta. Vedrai che tua moglie, avrà certamente da ridire sul tuo operato e tu avrai un'ottima scusa per dargliene in giusta misura".

Detto fatto... e sembrava che tutto andasse per il meglio... se non fosse stato per la risposta della brava donna che, nel vedere il marito impegnato in quell'assurda epica impresa, invece di offendere il consorte per la stupida caparbietà, dirà allo stesso: "E via vì, Cosimì (n.d.r.: nome di fantasia): un't'arraggia, c'ancora e' priestu. Fa chianu chianu, ca nun c'e' fretta! ... ara fine, Cosimi!, cchi male c'è si mangiamu na menzura cchiu tardi?".

Il nostro eroe, pur accusando il colpo, ritorna dalla madre a chiedere ulteriori ragguagli... è risaputo dopotutto che la donna ne sa una più del diavolo e che... solo una donna può mettere ko un'altra donna.

"Figlio", dirà la madre a Cosimino, "domani sera il somaro invece di farlo entrare nella stalla regolarmente, sempre carico di due fascine abbondanti di frasche... fallu trase cularrieti... e pue vidimu si muglierta tene... o nun tene nent'e cchi ti dire!".

Detto fatto, al rientro da un'altra dura giornata di lavoro in montagna, Cosimino mette in atto quanto suggeritogli dalla madre... ed anche questa volta, notando l'impossibilità a far entrare il somaro, per giunta "cularrieti e caricu de frasche", nella stalla... giù bestemmie ed imprecazioni di varia natura.

... ed anche questa volta, puntuale dal balcone, ecco sporgersi la moglie che rivolta al somaro (somaro "animale" e non somaro "marito") gli dice: "E via vì, Sarchiapu' (n.d.r.: nome di fantasia)! ... fallu cuntientu na vota 'nta vita tua a su marituzzu miu ca s'e' ricuetu stancu da muntagna: almenu na vota 'nta vita tua, nu ddicu de cchiù... trasecce ntra sa staddra cumu dice Cusiminu miu!".

Sui risultati di quella sera i dubbi sono molti: qualcuno dice che il nostro eroe non cercò più di provocare la moglie (né cercò più consigli alla madre) ed altri che, anche per togliersi uno scrupolo dalla coscienza... una bella bastonata alla scaltra moglie gliela diede lo stesso.

Non so se accadde veramente questo fatto... ma me l'hanno raccontato in tanti e non ho potuto fare a meno di riferirvelo. Non dimenticate però, cari mariti, che, secondo quell'antico detto cinese: un paio di schiaffi alla vostra moglie la sera al vostro rientro non guastano mai... voi non immaginate neanche il perché, ma lei lo sa benissimo!

*   *   *

Su Cosimino, soprannominato "u Turnise", e sui rapporti con la propria moglie ovviamente se ne racconta più di una in merito. Forse qualcuna è vera, forse qualcuna e per metà vera e metà leggenda... forse qualcuna è tutta leggenda.

Ma "u Turnise", in quel di Bucita, è comunque un personaggio degno della nostra attenzione... specie se collegato al batti - ribatti della moglie.

Ci fu una volta, ad esempio, che cercando invano una scusa per dargliele di santa ragione alla cara consorte, secondo i racconti popolari dei nostri nonni, accese un grandissimo fuoco davanti a ferragosto, in un anno in cui facevano a dir poco quaranta gradi all'ombra.

La moglie invece di incavolarsi e dirgliene quattro sulla sua stupidità, avvicinatasi al fuoco e facendo finta si scaldarsi con piacere, si limito' a dire al povero ed incredulo Cosimino: - Sini, Cosimì! ... c'ha fattu buanu... cu fuacu... è buanu tridici misi all'annu!


Nessun commento: