SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Tra i suoni della settimana santa a San Fili: troccane grancasce e cancarieddri.

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giovedì 9 marzo 2023

Tra i suoni della settimana santa a San Fili: troccane grancasce e cancarieddri.



Nella foto a sinistra (ripresa dal web): Un esempio di troccana sanfilese. Un particolare strumento realizzato dai falegnami locali o dai loro discepoli anche a San Fili fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Tale strumento era usato “per fare rumore” per i vicoli del paese e nella Chiesa Madre in occasione del venerdì santo... in particolare dai ragazzini.

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Se il periodo di Natale (specie la magica notte) San Fili in altri tempi era allietato dal profano suono di chitarre e mandolini che accompagnavano le goliardiche strinne delle allegre compagnie di compaesani o dallo strascicante piva piva delle zampogne, nel periodo pasquale la musica era decisamente diversa: non più dolce e allegro suono di strumenti a corde o a fiato ma l'assordante suono di particolari strumenti a battente in alcuni casi o realizzati con particolari meccanismi (semplici e complicati al tempo stesso) in altri.

Si era, nel periodo di Pasqua, difatti in presenza di particolari strumenti (tipici della nostra zona ed in alcuni casi vere e proprie reminiscenze di quello che fu il glorioso tempo della Magna Grecia che presumibilmente dette origine alla comunità sanfilese) quali le troccane (toccane, battole, grancascie ecc.) e i carcarieddri. Le prime realizzate con appositi materiali dai locali falegnami (e quindi vendute in cambio di un corrispettivo che non sempre era in denaro) e le seconde realizzate in economia da amorevoli genitori in bolletta con l'uso di canne.

Una delle cose simpatiche è che un certo tipo di troccana in italiano è detta "raganella" tanto che Francesco Cesario nel suo libro "San Fili nel tempo" scriverà in merito: "Durante le cerimonie religiose del Venerdì Santo, tutte le raganelle si riunivano in Chiesa e, allo spegnersi dell’ultima candela della Via Crucis, concorrevano assordanti al frastuono dello sbattere di latte vuote, di pezzi di tavole, di bastoni contro le panche e gli scranni della Chiesa, per ricordare il terremoto (tierrimutu magnu), verificatosi appena Cristo era spirato”; ma la parola "raganella" (anfibio simile ad una piccola rana) guarda caso nel nostro dialetto è tradotta con la parola "carcarieddru" ossia la come la succitata variante economica della "troccana".

Ed alla voce "raganella" leggiamo nella "Nuovissima Enciclopedia Universale" Curcio (a dire il vero non tanto nuova adesso!): "Strumento idiofono d'uso popolare, formato da una ruota dentata che gira all'interno di una scatola cilindrica dove è fissata una linguetta; il movimento della ruota produce un suono simile al gracidare delle raganelle".

Le campane nel corso della settimana santa ossia nella settimana di Pasqua dovevano restare mute in rispetto della passione e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo (in altri tempi ricordo che in tale periodo si coprivano nelle chiese anche le immagini sacre) ma un modo per ricordare comunque ai fedeli i vari appuntamenti religiosi doveva pur esserci. Ecco fare pertanto la sua comparsa per le vie del paese di quel particolare strumento chiamato pur sempre nel nostro dialetto "troccana" (anche se chi scrive preferirebbe "toccana", almeno in questo caso) e in italiano "battola", ovvero una tabella di legno con maniglie mobili di ferro che, agitate, fanno un gran rumore.

Scrive in un suo articolo, riferendosi ai tempi in cui si dice che anche la religione fosse religione (come se Cristo avesse un tempo, un modo, un luogo ed un orario tutto suo) l'insegnante Franca Gambaro: "… e si piangeva davvero, insieme. A segnalare l'inizio della funzione i ragazzi giravano per strada con le raganelle e le troccane al seguito di Francesco Saverio che gridava: - Nuddru ara casa, tutti ara gghijesa!".

Alla voce "Tàcca e Tàccara" sul "Vocabolario del Dialetto Calabrese" di Luigi Accattatis troviamo scritto: "s.f. Raganella, Battola, Tabella: Quella tavoletta con due battenti di ferro, che, agitandola, rende suono strepitoso, e che si suona nella settimana santa in vece delle campane || I greci ed i lat. Hanno trohlea, macchina con girella, ed anche trohilea, girella (n.d.r.: da una parola del greco primitivo col significato di "io son girato”)".

Ecco perché chi scrive chiamerebbe "toccana" o "toccara" (ricordandomi la stessa il toc toc del battente) la battola e "troccana", rifacendosi al greco "trohlea", la raganella per il suo marchingegno a girella.

Erano altri tempi, comunque, quelli in cui si faceva largo uso e sfoggio delle "troccane" a San Fili e dintorni.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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