Foto a sinistra: Carmine Cesario con la madre e la figlia Margherita. Presumibilmente il 1964/1965. Foto gentilmente messa a disposizione dal figlio Amedeo Cesario.
Articolo di Pietro Perri.
In
una piccola e viva comunità quale quella sanfilese è impossibile che uno solo
dei membri appartenenti stessa non finiscano per ritrovarsi nella loro vita,
almeno per un giorno, re della comunità stessa... ossia al centro
dell'attenzione popolare.
Non
è necessario essere figli di baroni o di pseudo nobili dell'ultima generazione,
anche l'ultimo della scala sociale della comunità sanfilese riesce, all'interno
del paese, a trovare una sua giusta e naturale collocazione, diventando di
fatto re per un giorno della piccola e simpatica comunità.
Re
non per un giorno, ma per quasi una (seppur breve) intera vita, a San Fili è
stato certamente il "Compagno" Carmine Cesario.
In
una società come quella odierna in cui si sono persi tanti valori (rispetto
reciproco, educazione, altruismo ecc.) e tutto ciò solo perché un muro (quello
di Berlino) senza senso è stato abbattuto (nello stesso stupido modo in cui era
stato edificato), si è deciso di comune accordo che anche l'era degli ideali
fosse definitivamente tramontata. In tale ottica, credo che sia veramente
necessario rivisitare e rileggere la vita e le sfaccettature umane di
determinati personaggi.
* * *
Nato
a San Fili il 18 maggio 1922, figlio di Amedeo (uomo che per vivere faceva
commissioni varie tra il paese e la provincia, con il suo carrettino, per i
suoi concittadini) e Margherita Riso (casalinga), acquisirà la licenza
computistica (terzo anno della Ragioneria) alle superiori frequentate a
Cosenza.
* * *
Di
professione contabile presso l'E.N.A.L.C. (Ente Nazionale Addestramento
Lavoratori Commercio), da sempre convinto uomo di Sinistra e da sempre iscritto
al Partito Comunista Italiano: una tra le sue prime tessere (se non la prima)
d'iscrizione al Partito dei Rossi per eccellenza è datata 1944... ossia in
periodi ancora tutt'altro che facili che chi professava determinate ideologie
in pubblico.
Dagli
inizi degli anni cinquanta (1950) fino a metà degli anni settanta ricoprirà la
carica di Segretario politico della locale sezione del P.C.I.
Tutto
casa lavoro e bottega di Partito, si potrebbe dire, se si pensa che fino agli
inizi degli anni sessanta la sezione era nello stesso fabbricato (in piazza San
Giovanni) dove il Cesario aveva l'abitazione.
Nel
1970 a San Fili, politicamente parlando, si ha la prima grande svolta (voluta
dalla massa Sanfilesi e non dai soliti notabili comunali) dal dopoguerra in
poi: la lista di sinistra “Torre con l'orologio”, composta in gran parte
da Socialisti e Comunisti, riesce a togliere la guida del Comune di San Fili
dalle mani di una ormai decrepita e sempre più stanca DC.
La
seconda grande svolta, ma questo è argomento di qualche altro articolo, è
datata 1993.
Il
1970 Sindaco a furor di popolo viene eletto il sempreverde Alfonso Rinaldi.
Il
1970 a ricoprire la carica di vice Sindaco del Comune di San Fili è chiamato il
nostro protagonista, Carmine Cesario, che conserverà tale carica fino al 1977,
quando a dirigere per un breve periodo la vita amministrativa dei Sanfilesi
sarà chiamato il Commissario Prefettizio.
Carmine
Cesario (a cui è intestata la locale sezione diessina) lascerà questo mondo di
lacrime, sempre a San Fili, il 18 novembre 1984.
* * *
E
allora: perché parlare di Carmine Cesario oggi? ... perché non sarebbe del
tutto sbagliato ritornare a credere in determinati valori, non ultimi gli
Ideali dei Partiti (siano essi di sinistra, di centro o di destra), in un mondo
senza sostanza dove persino la politica non fa parte del nostro coscienzioso
quotidiano... ma ci viene venduta a chili nei supermercati o tramite spot
televisivi.
La
sua convinta fede politica valse al Cesario, nel 1948 (ossia quando il fascismo
era già morto e sepolto da tempo), una notte in gattabuia... decisamente troppo
poco per poter scrivere il seguito de “Le mie prigioni” o dei “Quaderni”
di gramsciana memoria... ma siamo pur sempre a San Fili.
Da
buon Comunista era sempre pronto a trovare una giustificazione plausibile a
qualsiasi cosa facesse o scaturisse dall'Unione Sovietica, patria incontrastata
dei “Rossi”.
Una
tale posizione aumentava il suo ascendente trascinante verso i giovani
sanfilesi che guardavano a sinistra. Il suo rispetto per le regole democratiche
e il suo innato senso civico, in ogni caso, veniva contraccambiato con un
giusto riconoscimento dagli avversari politici.
Avversari
che non lesinava certo di punzecchiare additandoli non arguti nomignoli
costruiti su misura (Fanfani diveniva “il professore bollito” e sullo
stesso sanfilese Gambaro, altro compaesano mancato prematuramente, tentando
d'esorcizzare un possibile ritorno al passato, si divertiva a giocare cambiando
una vocale del cognome dell'antagonista politico).
Il
tutto in ogni caso senza mai scendere nella volgarità e nell'offesa personale:
alla base del suo insegnamento resta comunque il rispetto morale e l'educazione
verso gli altri.
Teneva
molto alla disciplina di Partito (rispetto della scala gerarchica ecc.) e al
rispetto delle Istituzioni. Riusciva perfettamente a far collimare i doveri di
politico (che all'epoca non era certo una professione come ai giorni nostri)
con le responsabilità familiari.
(...)
Con
Carmine Cesario, nel corso degli anni settanta, sarà anche per il fatto di un
vento particolare di sinistra che aveva investito prepotentemente l'Italia, la
locale sezione comunista supererà i cento iscritti.
Il
declino politico di Carmine Cesario, oltre che per motivi di salute anche a
causa delle nuove leve del partito che premevano per un ricambio dirigenziale,
è iniziato a metà degli anni Settanta (1975). Anche se nel 1982 si era pensato,
per evitare il crollo annunciato della locale sinistra, di un ripescaggio suo e
di Alfonso Rinaldi. Ripescaggio che, purtroppo o forse per fortuna, non sarà
attuato.
L'anno
successivo Alfonso Rinaldi a guida di una lista civica, la "Spiga",
decreterà la fine dell'era “Torre con l'Orologio” e riporterà la DC alla
guida del Comune di San Fili. Vicesindaco Francesco Gambaro.
Non
solo la sua convinzione politica, ed il modo stesso di esporla, ma anche la sua
figura fisica ricordano, e non certo vagamente, il Peppone di Guareschi. E se
Carmine Cesario lo abbiniamo a questo stupendo personaggio, non possiamo non
affiancargli, nella figura di don Camillo, il nome dei nostri ex parroci don
Luigi Magnelli (per devozione verso la figura di Cristo e anticomunista per
eccellenza) o di don Peppino Fumo (che all'uso dello scappellotto rinunciava
malvolentieri).
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