A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

domenica 28 ottobre 2018

TAL QUALE... alle stampe la quinta raccolta di commedie di GIUSEPPE PEPPE ESPOSITO.


Articoli pubblicati sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2018... by Pietro Perri.
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Tal quale.
Pubblicata la quinta raccolta di commedie di Giuseppe “Peppe” Esposito.

Copertina della raccolta di commedie
TAL QUALE di PEPPE ESPOSITO.
Con TAL QUALE è andata da poco in stampa la quinta raccolta di commedie (a dire il vero una delle tre opere incluse in questa raccolta non è una commedia ma è un dramma storico) del nostro infaticabile compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito.
Tre sono le opere presenti in questa ennesima raccolta: TAL QUALE (che da’ il titolo alla raccolta e che, per chi conosce l’autore ritrova nella stessa tantissimo del pensiero dello stesso), ‘A NOTTE (dramma storico ispirato alla sommossa popolare cosentina del 1844 alla quale furono interessati anche alcuni sanfilesi tra cui Santo Cesario che sarà per tale partecipazione fucilato nel vallone di Rovito) e DONN’ERVIRA (che tocca in modo certamente non ironico il problema dell’omosessualità ed in particolare dell’omosessualità femminile in una società come quella meridionale tutt’altro che propensa ad affrontare certi argomenti).
Nel dramma ‘A NOTTE, che come abbiamo detto in un apposito pezzo a pagina tre di questo numero del Notiziario Sanfilese è stata rappresentata con un apposito recital giorno 2 settembre 2018 nel Teatro comunale di San Fili, ed in DONN’ERVIRA oltretutto Giuseppe “Peppe” Esposito ritorna a scrivere in versi ed in dialetto cosentino/sanfilese.
La raccolta può essere acquistata anche tramite la piattaforma Amazon sia in formato cartaceo che in formato e-book. Per accedere alla relativa pagina basta scrivere nell’apposito spazio del motore di ricerca Google “Amazon Peppe Esposito”.
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“La notte” ovvero le ultime ore del sanfilese Santo Cesario e degli altri condannati a morte a seguito della sommossa cosentina del 15 marzo del 1844.
Recital del dramma storico scritto da Giuseppe “Peppe” Esposito.

Recita de 'A NOTTE di PEPPE ESPOSITO.
Teatro comunale di San Fili.
2 settembre 2018.
Si è tenuto, domenica 2 settembre alle ore 21 presso il Teatro comunale di San Fili, il recital del dramma storico ‘A notte, opera scritta dal nostro compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito che per l’occasione ha anche prestato la propria voce ad uno dei personaggi clou dell’opera stessa: il sanfilese Santo Cesario.
Il dramma si ispira a fatti realmente accaduti ed in particolare alla sommossa popolare tenutasi a Cosenza, con un tragico epilogo in piazza dell’Intendenza (attuale piazza XV Marzo più familiarmente conosciuta dagli stessi cosentini come piazza Prefettura o piazza Rendano), appunto il 15 marzo del 1844. Una tragica pagina risorgimentale cui il 2004 anche l’allora Movimento Culturale Universitas Sancti Felicis (poi trasformatosi nella nostra Associazione) si interessò in occasione del 160esimo anniversario dei fatti stessi.
Il recital è stato organizzato dalla Pro Loco di San Fili e chi vuole può vederlo sulla piattaforma YouTube all’indirizzo internet https://youtu.be/nbwa9TR3NXk o (il che è la stessa cosa) all’indirizzo internet https://www.youtube.com/watch?v=nbwa9TR3NXk&feature=share .
Foto sopra da sinistra sul palco: Giulia Fresca, Bruno Calomeni, Francesco Giuseppe Cauteruccio, Giuseppe “Peppe” Esposito, Antonio Asta, Pietro Perri, Gianpaolo Calomeni e Diego Carbotti. A questi va aggiunta la voce fuori campo di Franco Sangermano, presidente della Pro Loco di San Fili.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


lunedì 22 ottobre 2018

U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”? (3)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2018... by Pietro Perri.
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Strana combinazione di segnaletica al
bivio di villa Miceli a San Fili (CS).
Nel Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2018 abbiamo appurato che dopotutto non c’è un rischio di crollo immediato dei viadotti Emoli I ed Emoli II (ovvero de ‘u pont’e Saraca ed ‘u ponte supr’a funtan’e Palazia) e che quindi ancora per qualche anno, facendo gli opportuni scongiuri prima di passarci sopra, possiamo dormire sonni tranquilli almeno su questo fronte.
E poi a dire che non c’è pericolo immediato non sono io a dirlo (che oltre a non essere uno specialista in materia a volte persino la vista mi gioca brutti scherzi... anche se poi i fatti col tempo finiscono per darmi ragione) ma sono i tecnici incaricati dall’Anas a metterlo tra l’altro nero su bianco. Tecnici sicuramente diversi da quelli che rassicuravano sulla tenuta del ponte Morandi di Genova... e che noi comunque speriamo non abbiano frequentato neanche la stessa (o le stesse) università.
In ogni caso sembrerebbe che almeno su uno dei succitati viadotti nel 2019 (sempre stando ad una lettera inviata dal Responsabile del Coordinamento Territoriale dell’Anas al nostro Comune al fine di rassicurarci sulla tenuta degli stessi) saranno effettuati dei lavori di manutenzione straordinaria.
Quindi tutto a posto o dovremmo porci qualche domanda in più in merito al contenuto di tale missiva - e non solo al contenuto della stessa - che abbiamo tra l’altro pubblicato per intero sul Notiziario di settembre?
Due domande fra tutte: in occasione dei lavori di manutenzione straordinaria che dovrebbero essere fatti su uno o su entrambi i viadotti succitati... è prevista anche se per un brevissimo periodo di tempo la chiusura al traffico sugli stessi? Qualora sia chiuso il traffico su tali viadotti... dove sarà deviato lo stesso?
Se alla prima domanda non sono in grado di rispondere alla seconda, da sanfilese, tremo solo al pensiero di dover dare risposta in quanto di risposta ce ne potrebbe essere solo una: all’interno del centro storico di San Fili tramite il percorso della vecchia strada statale 107 (quindi deviazione dal bivio di villa Miceli al bivio di Macchia della Posta).
Situazione a dir poco drammatica se solo si pensa al fatto che un domani (magari fra quindici o venti anni) tali viadotti dovranno venire abbattuti (causa il naturale deterioramento) per realizzarne di nuovi.
E allora sì che, se i nostri “politici” non pensano fin da ora a realizzare un accettabile percorso alternativo alla cosiddetta SP (Strada Provinciale) 35 ci sarà da ridere... per San Fili e per i Sanfilesi.
E non solo per loro.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 6 ottobre 2018

Tre briganti e tre somari... canzone dedicata all’opposizione consiliare sanfilese.


Dopo aver letto l'ultimo volantino/comunicato stampa scritto ed ufficializzato dalla minoranza consiliare sanfilese (Andrea Perrone, Carlo Verre e Danilo Mazzulla) non ho potuto fare a meno di dedicare ai membri della stessa una stupenda canzone cantata dagli indimenticabili Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Domenico Modugno: Tre briganti e tre somari.
Tutto ciò invitando cordialmente a non scrivere stupidità (per non utilizzare un termine magari un po' volgare ma sicuramente più appropriato) sul mio conto e sulla mia azione politica locale.
Su un comunicato stampa del gruppo consiliare sanfilese “San Fili nel cuore” (gruppo ovviamente composto dagli stessi) datato 30 settembre 2018 infatti, tra l’altro, si legge (o almeno così io leggo/capisco... visto che altri leggono/capiscono in modo del tutto diverso):
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« (...) ai problemi numerici in consiglio (ricordiamo che, alle precedenti dimissioni dei consiglieri di maggioranza Perri Enzo e Perri Pietro, si è aggiunta quella dell’altro consigliere di maggioranza Scarpelli, il quale rivestiva un ruolo chiave in quanto riteneva la delega al bilancio, il che fa sì che la maggioranza si “regga” su un solo voto di scarto, in quanto i consiglieri della stessa sono, numericamente parlando, solo uno in più rispetto a quelli dell’opposizione (...) »
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Su questi sei righi di foglio formato A4 si può scrivere di tutto e di più ma si può leggere solo un paio di cose: o chi ha scritto e sottoscritto tale documento gioca stupidamente sporco o non capisce neanche il senso di ciò che ha scritto e sottoscritto.
E cerco di spiegare ciò nei seguenti punti:
1) dei citati Perri Enzo, Perri Pietro e Scarpelli Marcello (credetemi, anche lui ha un nome malgrado sembra se ne siano dimenticati gli autori del comunicato stampa del gruppo “San Fili nel cuore” e datato 30 settembre 2018) solo Perri Enzo - per quanto ancora mi risulti - si è dimesso da consigliere del Comune di San Fili. Sicuramente non si è mai dimesso lo scrivente Perri Pietro né (penso ma non posso parlare per altri che ultimamente non pratico) Scarpelli Marcello.
2) Perri Pietro e Scarpelli Marcello si sono semplicemente distaccati dalla maggioranza: uno (nel mio caso) quasi a ridosso dell’insediamento l’altro (nel caso di Scarpelli Marcello) solo dopo circa tre anni dall’insediamento.
3) Io non ho mai aderito al gruppo o ai gruppi di minoranza (scusate ma proprio non posso considerarli “opposizione” specie dopo che gli stessi hanno votato assieme alla maggioranza provvedimenti dubbi a danno della Comunità Sanfilese quali ad esempio la riscossione delle tasse e dei tributi correnti all’Agenzia delle Entrate - provvedimento in cui solo lo scrivente in quella riunione votò contro... e non certo per interessi personali). Ripeto: non rispondo per eventuali scelte del consigliere Scarpelli Marcello che in piena libertà di coscienza (ponderata ben tre anni) ha potuto comunque aderire al gruppo o a gruppi di opposizione consiliare visto tra l’altro che ha affermato di aver fatto un errore madornale tre anni addietro a presentarsi nella lista “Indietro non si torna”.
4) Io non ho mai affermato di aver fatto male a presentarmi nel 2015 nella lista “Indietro non si torna” né tantomeno di aver contribuito alla vittoria della stessa anzi ho sempre specificato che visto l’alternativa... per San Fili non c’era alternativa.
E continuo fermamente ad essere convinto di ciò.
5) Non so’ come si possa essere convinti che la maggioranza consiliare, guidata dal sindaco Antonio Argentino, si “regga” su un solo voto in più dell’opposizione consiliare... tranne che qualche stupido sia tanto stupido da pensare che io abbia di fatto aderito al gruppo (o ai gruppi) di opposizione consiliare o che oltre a me e al consigliere Scarpelli Marcello non ci sia la certezza (a me sconosciuta) che qualcun altro membro dell’attuale maggioranza consiliare abbia lasciato la stessa... in modo di drastica rottura.
Quindi se di disposizione possiamo parlare in seno alle attuali posizioni all’interno del Consiglio comunale di San Fili possiamo al massimo parlare di un 6+1+4 ovvero i sei della maggioranza ancora riconosciuti, lo scrivente appartenente al gruppo misto ma che se non si riconosce nella maggioranza consiliare (per alcune scelte post elettorali e per aver mancato anche ad accordi verbali concordati in riunioni successive della maggioranza stessa) ma che ancor di più non si riconosce in una opposizione che non ha mai condiviso, ed i tre (Verre Carlo, Mazzulla Danilo e Perrone Andrea) più uno (Scarpelli Marcello) dell’ipotetica restante minoranza consiliare.
6) Così come ho specificato nella mia dichiarazione con la quale agli inizi di quest’anno (e dopo aver già votato contro a due bilanci preventivi ed una ad essermi assentato dall’aula all’atto della votazione) non collocandomi in una posizione ufficiale di opposizione (essendo la mia esclusivamente una scelta tecnico/politica) di volta in volta mi riservavo e continuo a riservarmi di votare a favore o contrario nel rispetto di quanti mi hanno “personalmente votato” e sempre e comunque per il bene dell’intera Comunità Sanfilese.
Quindi, qualora dovessi rendermi conto che la maggioranza in un prossimo Consiglio comunale (ad esempio alla votazione del prossimo bilancio preventivo) rischi di finire sotto o a pareggio per un voto e se ciò dovessi ritenerlo comunque un danno per l’intera cittadinanza sanfilese non s’illudano i “Tre briganti e tre somari” firmatari del comunicato stampa del gruppo “San Fili nel cuore” datato 30 settembre 2018 che il mio voto confluisca automaticamente nelle loro fila.
Loro sono e continuano ad essere tre... al massimo più uno (almeno per ora ed almeno per quanto ne so io).
E sappiano che anche una opposizione, se proprio ne se vuole rimpinguare le fila, si costruisce attimo per attimo coinvolgendo a tempo debito chi si pensa possa servirci per un progetto comune e rispettando (magari discutendo) le altrui idee.
Spesso il vuoto che si crea intorno agli altri (a ciò che può essere considerato il nostro prossimo) non è altro che vuoto che si crea intorno a noi stessi.
7) Le deleghe date ad un semplice consigliere comunale non sono altro che carta straccia purtroppo neanche buona per pulircisi il (beep!) specie se tali deleghe non ci si mette nelle condizioni di renderle operative o chi ce li rende difatti inutili (sminuendo il nostro ipotetico potere d’azione tra coloro cui la nostra azione potrebbe essere indirizzata).
Anche io, come qualcun altro che se n’è fatto stupidamente vanto, ho avuto più deleghe rilasciate con tanto di decreto sottoscritto dal sindaco dottor Argentino Antonio. Non ultime la delega alla Pubblica Istruzione ed alla Cultura.
Ma io ho quasi subito capito a cosa mi servivano tali deleghe e le ho debitamente utilizzate... intasando il cesso della mia abitazione.
8) Nel rispetto di quanto hanno fatto gli amici Verre Carlo, Mazzulla Danilo e Perrone Andrea nel comunicato stampa più volte surriportato anch’io in questo mio post ho voluto anteporre il cognome al nome dei soggetti citati (incluso per rispetto verso gli altri anche il mio). In effetti questa è una delle tante tecniche utilizzate nella lingua italiana per offendere in modo “soft” le persone anziane o comunque le persone che si ipotizza si siano realizzate nella vita raggiungendo un buon punto d’arrivo o comunque avendo percorso buona parte del loro percorso “iniziatico”. Mi è difficile pensare che sia un mero errore (piccola svista?) il fatto che nel comunicato stampa sottoscritto dagli amici Verre Carlo, Mazzulla Danilo e Perrone Andrea i nomi di Perri Enzo e di Pietro Perri vengano posti dopo il cognome il nome di Scarpelli Marcello venga del tutto obliato ed i loro nomi, nella parte sotto il testo ovvero dove si ipotizza la firma, vengano anteposti al cognome.
E poi diciamola tutta: se la crisi in seno ad un gruppo consiliare si misura con il numero di dimissioni presentate da membri del gruppo stesso... siamo proprio sicuri che il gruppo più in crisi a San Fili sia il gruppo di maggioranza?

Dopotutto il gruppo di maggioranza “Indietro non si torna” dal mese di giugno 2015 ad oggi ha registrato un dimissionario (Perri Enzo) e due fuoriusciti di cui uno (lo scrivente) in posizione “ragiono con la mia testa” (Scarpelli Marcello e Perri Pietro) ovvero tre su sette presenti. Se consideriamo i dimissionari all’interno del gruppo “San Fili nel cuore” invece la situazione non mi sembra poi tanto migliore visto che tale gruppo nello stesso periodo ha registrato ben tre dimissionari su tre presenti (Palermo Mario, Carbotti Giovanni e Lagrimante Davide).
La politica, cari amici concittadini, è una cosa seria. Chi fa politica gioca non solo con la propria vita ma con la vita di quanti, votandoli, affidano nelle mani dei politici, anche a livello locale, il proprio futuro.
Io, credetemi, ho sempre creduto e continuo a credere che fare politica sia una nobile... missione.
Ma ormai sono certo di vivere in un mondo che non è più il mio.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 25 settembre 2018

U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”? (2)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2018... by Pietro Perri.
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San Fili: ponte/viadotto Emoli I.
Seppure se ne parla sempre meno e sempre più sottovoce... sono ancora in tanti a domandarsi se i ponti/viadotti Emoli I ed Emoli II siano veramente pericolosi in quanto a rischio crollo.
Se lo chiedono normali cittadini, specie sanfilesi, che quotidianamente con i loro mezzi devono oltrepassarli per recarsi nella vicina grande area urbana della città di Cosenza o sul litorale tirrenico quando decidono di prendere lo svincolo di Villa Miceli, se lo chiedono buona parte dei cosentini (per lo stesso motivo dei sanfilesi) e se lo chiedono anche tanti rappresentanti delle istituzioni pubbliche locali e regionali.
Se lo è chiesto persino la giunta comunale sanfilese con a capo il nostro sindaco dottor Antonio Argentino e se lo è chiesto persino la società che gestisce la strada statale 107 ossia l’Anas.
Quest’ultima, che ultimamente sembra stia tenendo in particolare attenzione lo stato e la salute dei succitati viadotti, ha rassicurato, su opportuna richiesta in merito e con una specifica comunicazione scritta, il nostro Comune sulla non immediata pericolosità delle strutture incriminate.
Lettera rassicurazione ANAS.
Si informa che tra il 9 ed il 10 agosto 2018”, si legge in tale comunicazione, “i tecnici ANAS hanno effettuato sopralluoghi e verifiche presso i viadotti della 107 S.G.C.
Dai risultati della visita non sono emerse criticità per la stabilità dei manufatti.
E’ stata comunque attivata la progettazione degli interventi di manutenzione straordinaria per n. 13 viadotti (tra cui Emoli I ed Emoli II) al fine di preservarne le condizioni di stabilità ed allungarne la vita utile.
I relativi lavori saranno realizzati nel 2019 tramite apposito accordo Quadro”.
Inutile dire che tali rassicurazioni ci fanno tantissimo piacere anche se un segno della croce e/o una toccatina di ferro (la volgarità non - quasi mai - è nel mio stile) prima di oltrepassare i nostri ponti... comunque non guastano.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

Le magare di San Fili e la rivista mensile “Il Gattopardo”... edizione settembre 2018.


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2018.
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Sopra: la copertina della rivista I
l Gattopardo (edizione della 
Calabria) del mese di settembre 
2018.

Un notevole spazio è stato dedicato questo mese dalla rivista “Il Gattopardo” (periodico bimestrale allegato alla Gazzetta del Sud) a San Fili ed in particolare alle magare/streghe di San Fili. Il tutto in un bellissimo e lungo articolo (con traduzione anche in inglese) firmato dalla giornalista Federica Certa e dal titolo “Nel mondo delle streghe”.
Nell’articolo vengono tra l’altro citati Pietro Perri in quanto “autore di un blog su San Fili e puntiglioso conoscitore della storia delle magare” e Giuseppe “Peppe” Esposito in quanto “conoscitore di storie e leggende locali” nonché autore della commedia ‘A Fantastica.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

giovedì 6 settembre 2018

‘a ‘mpigliolata. (2/6)


Nella foto a sinistra (ripresa dal web): Pianta del miglio. A San Fili spesso usiamo chiamare “farina miglinu” (quella che utilizziamo per fare la polenta o la stessa “mpigliolata santufilise” la farina di mais. Eppure la pianta del miglio è una pianta che ha ben poco a dividere con la pianta del mais... o forse, per quanto riguarda anche noi sanfilesi, no?

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo del 2018... by Pietro Perri.

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E se la farina utilizzata per fare la ‘mpigliolata o “u pane miglinu” non fosse farina di miglio? Sarebbe un bel guaio, vero?

E invece no! ... anche perché la farina che a San Fili ancora oggi chiamiamo familiarmente “farina di miglio o miglina” in effetti tutto è tranne che “farina di miglio”.

Più precisamente è farina di mais o farina di granturco.

Un errore questo che sembra ci portiamo ormai avanti da tempo immemore. Un errore che facevo anch’io... prima di iniziare a scrivere quest’articolo sulla ‘mpigliolata.

A farmi aprire gli occhi in merito è stato il nostro compaesano Achille Blasi, da tempo residente a Milano ovvero nella capitale del popolo dei polentoni. Quindi chi meglio di lui poteva farmi capire che c’è una bella differenza tra la pianta del miglio e la pianta del mais o granturco che dir si voglia?

Un errore evidenziato persino da Luigi Accattatis già alla fine del XIX secolo nel suo famoso, per noi cosentini in particolare, “Dizionario del Dialetto Calabrese” (Cosenza 15 gennaio 1895/30 marzo 1898). In tale dizionario alla voce “migliu” infatti leggiamo:

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Migliu, s. m. Miglio; Pianta rada, pendente che fa un seme piccolo, rotondo, lucido, gialliccio chiamato con lo stesso nome, e si adopera specialmente per cibo di certi uccelli. E’ nota in botanica col nome di Panicum miliareum, ed è originaria dell’India || Migliu chiamano impropriamente anche il Granone o Granturco: Pane de -; Pane di grano d’India, sebbene anche del miglio che noi coltiviamo, la gente povera faccia delle focacce per isfamarsi.

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La domanda a tal punto sorge spontanea: come mai i nostri nonni, i nostri padri e persino qualcuno di noi ancora oggi chiamiamo miglio il mais?

Diciamo che il miglio ed il mais un po’ come pianta si somigliano (almeno a vederle su internet in quanto personalmente a questo punto dubito di aver mai visto una pianta di miglio in vita mia). Ed un po’ si somigliano anche come forma e colore del seme.

Non solo: anche il seme del miglio può essere macinato e quindi dallo stesso si può ricavare anche una farina anche se a conservazione decisamente ridotta. E da tale farina sembra si possano anche ricavare delle pagnotte (l’originario pane miglinu?) e presumibilmente la ‘mpiglionata di farina di mais o granturco non ha fatto altro, in tempi a dir poco ormai remoti, che prendere il posto alla ‘mpigliolata realizzata anticamente con farina di miglio.

Non mi meraviglierei infatti che i nostri trisnonni e/o i loro ascendenti conoscessero più la coltivazione del miglio vero e proprio dalle nostre parti che quella del mais o granturco. Coltivazione presumibilmente meno faticosa per quanto riguarda il lavoro e più proficua dal punto del rendimento.

E venne l’era dei pop-corn.

Coltivazione sostituita quasi completamente nel corso del XX secolo con quella del grano per la sua più apprezzata (ma anche più dannosa, ce ne rendiamo tristemente conto oggi) “farina bianca”.

Inutile dire, per quanto riguarda la fruttificazione, che mentre con il mais siamo difronte ad una pannocchia con il miglio siamo difronte ad una spiga.

A proposito: il granturco o mais in dialetto (più nel dialetto dei nostri nonni, comunque, che nel nostro) è detto ‘ndianu o ‘nniànu (abbreviazione di “grano indiano” o “grano turco” nel senso di esotico).

Oggi il miglio, ormai quasi sconosciuto in Italia, è coltivato in particolare nell’Europa orientale.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

lunedì 3 settembre 2018

San Fili 26 ottobre 1958: “Sanfilese” contro “Pastificio Lecce” di Cosenza.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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Si è svolta a San Fili il 26 ottobre 1958 (ossia circa 60 anni addietro) una storica amichevole tra la rappresentativa calcistica locale (la nostra mitica Sanfilese) ed una rappresentativa dello storico “Pastificio Lecce” di Cosenza.
Un bellissimo incontro fortemente voluto all’epoca dal nostro compaesano Ferdinando Granata (che ci ha messo a disposizione le foto che pubblichiamo a sinistra) e dal suo fraterno compagno di scuola Piergiorgio Lecce (figlio dell’imprenditore Biagio Lecce).
Inutile dire che l’evento fu un vero successo: gli spettatori, malgrado fosse un’amichevole, furono veramente tanti.
A noi comunque interessa, oltre che a celebrare il sessantesimo anniversario di questo stupendo incontro, ricordare i tanti cari volti che compaiono in queste due foto. Molti dei quali da tempo non sono più tra noi ma restano sempre vivi nei nostri ricordi.
L’amichevole si è giocata sul campo “Asta-Salerno”.
A fine partita... scambio di confezioni di pasta obbligatoriamente Lecce.
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Nella foto in alto a sinistra... da sinistra: Michelangelo Luchetta, Raimondo Assisa, Eugenio De Lorenzo, Ferdinando Granata, Ernesto Salituro (Pastificio Lecce), Piergiorgio Lecce (Pastificio Lecce), Luigi De Lio, Alfonso Rinaldi, l’insegnante Raffaele Perri e Giovanni Sabato (Pastificio Lecce).
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
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giovedì 23 agosto 2018

Grande successo della presentazione della quarta raccolta di commedie “IL TURNO” di PEPPE ESPOSITO - San Fili, sala biblioteca com.le G. Iusi - 8 luglio 2018.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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Giulia Fresca, Franco Sangermano e
Giuseppe "Peppe" Esposito.
Si è svolta domenica 8 luglio 2018 all’interno della sala convegni della biblioteca comunale “Goffredo Iusi” di San Fili la presentazione ufficiale de “IL TURNO” ovvero della quarta raccolta di commedie realizzata dal nostro compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito.
La pubblicazione de “IL TURNO”, di fatti il titolo della prima commedia della raccolta stessa, segue a ruota la pubblicazione delle raccolte “Debole di ragione” (del 2015), “Da pari a pari” (del 2010) e “Commedie” (del 2004).
In questa nuova fatica di Giuseppe “Peppe” Esposito troviamo le commedie “IL TURNO” (sottotitolo “Non si cessa mai d’essere se stessi...”) e “La ricompensa” (sottotitolo “Il nemico del mio nemico è mio amico”).
Copertina della raccolta di
commedie "Il turno".
La presentazione dell’opera è stata curata da una vecchia cara conoscenza sanfilese: la bravissima dottoressa Giulia Fresca.
Giulia Fresca ha fatto, nel suo prezioso e sempre esauriente intervento, una erudita disamina sia della raccolta di commedie che veniva presentata in questa occasione che dell’intero lavoro, e quindi percorso evolutivo, portato avanti finora da Giuseppe “Peppe” Esposito.
Al tavolo della presidenza, oltre a Giulia Fresca ed all’autore Giuseppe “Peppe” Esposito, c’era anche il presidente della Pro Loco di San Fili (Ente che ha patrocinato l’evento) Franco Sangermano che ovviamente ha aperto i lavori portando i suoi doverosi saluti ai presenti.
A conclusione dei lavori propri della presentazione della raccolta “IL TURNO” è stata poi data la possibilità al nutrito pubblico presente in sala di intervenire (anche se più che interventi è il caso di dire che si è trattato di una discussione a più voci) in merito all’opera stessa.
Pubblico nella sala G. Iusi di San Fili
domenica 8 luglio 2018.
Tra gli interventi sono da segnalare quelli di Michele Montoro (poeta e filosofo sanfilese), di Franco Gentile, di Laura David (presidente in carica del Consiglio comunale di San Fili), del dottor Giovanni Carbotti e di Pietro Perri (presidente dell’Associazione culturale “Uni-versitas Sancti Felicis” di San Fili).
Quest’ennesima fatica del nostro compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito è comunque la conferma che, anche sul piano di produzione culturale, a San Fili qualcosa... “Eppur si muove!” (avrebbe detto Galileo Galilei).
Fatto questo breve resoconto della stupenda serata offertaci dagli organizzatori dell’evento pubblichiamo di seguito una breve sinossi delle commedie presenti nella raccolta “IL TURNO”.
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Nella prima commedia “IL TURNO” troviamo tre suicidi che si ritrovano costretti nell'aldilà a dover scontare la pena eterna di rappresentare se stessi su di un palcoscenico di un teatro che ha in scena una sola sedia con di fronte un pubblico di morti, diciamo così, “normali”. I morti del pubblico avranno la possibilità, al contrario loro, di assistere o di uscire dal teatro. Il dramma e la pena che vivono i tre suicidi diventati per forza “attori” è quella di non ricordare nulla del loro passato terreno a cominciare dal loro nome, da ciò che erano e dal motivo che li ha indotti al suicidio. Ognuno di loro si è dato un nome fittizio, il primo che gli è passato per la testa, per poter iniziare a recitare. Con una serie di dialoghi drammatici che finiranno per sfociare nel gusto del paradosso ed nel senso della comicità, i tre decideranno di ribellarsi ad un “improbabile” regista e ad un pubblico “guardone”, decidendo di recitare solo per se stessi. Giuseppe “Peppe” Esposito ne “IL TURNO” ha voluto confrontarsi con il problema della colpa e della relativa punizione ma risulta del tutto evidente che i personaggi riusciranno ad uscire da questo semplice schema con la forza della volontà e della ragione.

Nella seconda commedia, ovvero “LA RICOMPENSA”, la trama è alquanto sfumata per non dire quasi inesistente e il tutto si sviluppa sul tradimento di ogni sentimento umano positivo.
Gli stati d'animo, le situazioni, la crudeltà dei dialoghi spesso espliciti a volte nascosti diventano la trave portante dell'intero impianto drammatico.  I personaggi con personalità molteplici, impegnati ad ingannare per prima se stessi recitano, a loro dire, la commedia della verità ma hanno come fine ultimo il loro personale interesse. L'interesse è motivo di tristezza ma allo stesso tempo un mezzo di coercizione feroce che mantiene i personaggi perennemente nella incertezza, spezzandoli in una angoscia senza fine. E così la paura di poter perdere ciò che si ha è così forte da portare uno dei personaggi a rinunciare ad ogni dignità per assoggettarsi completamente ad un altro pur di raggiungere il proprio scopo. I personaggi de “LA RICOMPENSA” sono come dei bambini e come loro si rivelano delle piccole carogne viziose, capricciose, lamentose e ci ricordano molto da vicino il carattere infantile della società moderna fondata sulla insaziabilità del desiderio (potere, beni, consumi) e sulla incapacità di essere soddisfatti.
A dirla con Antonin Artaud nel 1934 “Il problema che ora si pone è di sapere se nel nostro mondo che decade, che si avvia al suicidio, sarà possibile trovare uomini che attraverso il teatro saranno capaci di restituirci a tutti noi l'equivalente magico e naturale dei dogmi in cui abbiamo cessato di credere”.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 21 agosto 2018

U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”?


Articoli pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”?

Il 14 agosto 2018 alle ore 12 l’Italia apprendeva dell’ennesima tragedia, decisamente annunciata, che colpiva la città di Genova.
Un tratto del ponte Morandi (ovvero una parte del tracciato dell’autostrada A10) è crollato ponendo fine, tra l’altro, alla vita di oltre una quarantina di persone. Molte di queste erano decisamente giovani, alcuni poco più che ragazzine, ed in alcuni casi si trattava di interi nuclei familiari.
Una vera tragedia e purtroppo una tragedia più volte annunciata sia da segnalazioni di singoli cittadini che persino di interrogazioni parlamentari.
Purtroppo in Italia, e forse non solo in Italia, non basta annunciare le tragedie per accorgerci della crudele realtà delle stesse e per prendere eventuali provvedimenti al fine di prevenirle. A volte è necessario che prima si verifichino... e possibilmente che scorra sangue innocente.
Una volta che si è verificata la tragedia si cercano le responsabilità... di chi doveva intervenire e non è intervenuto, di chi doveva controllare e non ha controllato, di chi doveva relazionare ed ha relazionato con un classico “tutto a posto” (un po’ come a dire, parafrasando una celebre gag del principe Antonio De Curtis “L’operazione è riuscita ma il malato è morto”).
Oltretutto anche se trovassimo un colpevole questi tra processi controprocessi rinvii e via dicendo... alla fine sarà prosciolto con una bella prescrizione ed una lauta buonuscita.
Questa, dopotutto, continua ad essere l’Italia.
Restano i morti e gli inconsolabili familiari degli stessi.
Il crollo del ponte Morandi di Genova ha risvegliato, seppure per i soliti pochi giorni previsti dal protocollo, l’attenzione sulla situazione di tutti gli altri ponti a rischio presenti in tutt’Italia.
E nel novero di questi ponti, o viadotti, a rischio crollo è giusto ricordare che c’è anche il nostro caro “viadotto Emoli I” ovvero de ‘u pont’e Saraca (qualcuno dice sia nelle stesse condizioni anche il “viadotto Emoli II” ovvero quello al di sotto della villetta degli emigranti).
La domanda, che rivolgo con tutto il cuore agli amministratori locali (passati, presenti e futuri), è: “Vogliamo parlarne seriamente prima che sia troppo tardi”?
Se non è già troppo tardi.
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Una strana casualità?

Avevo non più di sei o sette anni quando furono inaugurati (ovvero aperto al traffico automobilistico) i ponti “viadotto Emoli I” e “viadotto Emoli II”.
Era il 1966 o al massimo il 1967. Era, difatti, una inaugurazione quasi in contemporanea  all’inaugurazione del ponte Morandi a Genova.
Da allora sono passati oltre 50 anni.
Tanti... per una struttura in cemento più o meno armato (in alcuni casi del tutto disarmato).
Il cemento, infatti, ormai l’abbiamo capito tutti che è un materiale eterno come l’eternit: zero, confrontato ad altri materiali scoperti ed utilizzati nel passato da noi esseri umani per realizzare ponti, case, strade e chi più ne ha più ne metta.
La realizzazione della nuova SS (Strada Statale) 107 per San Fili e non solo per San Fili all’inizio fu una fortuna. Una fortuna che comunque gli amministratori locali che hanno vissuto in quel periodo e molti di quanti sono loro succeduti agli stessi non hanno saputo minimamente tesorizzare.
Come al solito dalle nostre parti si è pensato al presente, ai soldi facili e subito (sempre per pochi e sempre per i soliti) a discapito del futuro dell’intera Comunità.
In quel periodo la mia famiglia abitava, da piccoli coloni, in una casetta in contrada Volette di proprietà della famiglia dell’ingegnere Giuseppe Blasi.
Io nascevo “immediatamente ospite di quella casetta” nel lontano 1961.
Al primo piano c’era la stanza da letto ed una finestra guardava proprio nella zona del costruendo ponte di Saraca ovvero del “viadotto Emoli I”.
I miei occhi erano affascinati dalle luci delle prime macchine che oltrepassavano quel ponte.
Qualcuno mi disse d’iniziare a contarle ed io iniziai a contarle e ad annotarne il numero.
Ero un bambino.
Era una magia unica.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 12 agosto 2018

‘a ‘mpigliolata. (1/6)



Nella foto a sinistra (ripresa dal web): Patate 'mpacchiuse... ara santufilise. ‘E patate ‘mpacchiuse (piatto povero ma decisamente gustoso) sono uno dei piatti tipici santufilisi assieme a pochissime altre pietanze o dolci quali ‘a ‘mpigliolata oggetto di quest’articolo. Foto dal web.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese febbraio del 2018... by Pietro Perri.

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Non raramente sento chiedermi da gente non sanfilese quali siano i piatti tipici della cucina del nostro stupendo... amato/odiato borgo.

Credetemi, non è facile dare una risposta a tale domanda. O almeno non lo è per lo scrivente (non ho mai messo in dubbio, infatti, né ho intenzione di farlo d’ora in poi, la cultura a dir poco superiore - confrontata alla mia - di tanti miei compaesani).

Certo se dovessi riferirmi ad un dolce tipico non potrei fare a meno di nominare la nostra stupenda chjina (tipico dolce sanfilese del periodo di carnevale, per chi non lo conoscesse o ne avesse perso il ricordo) ma troverei grosse difficolta ad indicare un primo piatto, un buon secondo o un contorno.

Intendiamoci: a San Fili, ovviamente escludendo singoli casi e/o singoli periodi storici, così come in buona parte del Meridione d’Italia (grazie anche e soprattutto alla nostra arte d’arrangiarci col nulla) non siamo mai morti di fame riuscendo non raramente a far diventare, in cucina, oro colato del semplice piombo.

Però... come rispondere al mio interlocutore col classico “lagana e ceci” o, per i più sofisticati, “lagana e cicerchie” o, per restare nel classico, dei fusilli (‘nchionchiari) conditi con sugo d’agnello o lardo e costine di maiale? ... troppo banale, troppo scontato, troppo... calabrese.

Diciamo la verità: a San Fili non siamo stati in grado finora di “istituzionalizzare” una cucina tradizionale.

Ognuno di noi ne inventa, a giusta richiesta di conoscenti “non sanfilesi”, di volta in volta una propria e spesso una nuova che tutto ha tranne che di sapore e profumo... tradizionale (tipico ed unico) sanfilese.

Qualcuna di tanto in tanto provo ad inventarla anche io. E lo faccio ovviamente rifacendomi ai ricordi che sopravvivono in me dai tempi in cui la mia famiglia abitava ancora in campagna in contrada Volette, ovvero fino al 1968, o ai primi anni in cui, con la stessa, mi sono trovato catapultato nella vita, decisamente meno bucolica di quella della campagna, del paese.

La cucina della mia famiglia era, ed in parte lo è tutt’ora, una cucina definibile “povera”. Ed ovviamente con “povera” intendo una cucina in cui c’era, e c’è, poco da mangiare.

La cucina della mia famiglia era caratterizzata da pasta fatta in casa, almeno la domenica, con ottimi “fusilli realizzati col ferro” (‘nchionchiari... prima o poi troverò l’esatta trascrizione di tale termine), gnocchetti senza patate (strangugliaprieviti - strangola preti) o gnocchi con patate, uova cucinate in vari modi (tipo ‘mpurgatoriu o ‘mprigatoriu) e via dicendo. Per secondo, essendo noi gente di campagna (tengo a sottolineare che in quegli anni non era la campagna ad essere periferia del centro urbano di San Fili ma esattamente il contrario), si mangiava quello che la campagna stessa ci metteva a disposizione: carne da animali da allevamento, latte, uova ecc. ecc.

Oltretutto per quanto riguarda i piatti che si ricavava dall’uccisione e dalla lavorazione degli animali di allevamento anche in questo caso qualcosa, qualche sapore di quei tempi - il progresso ce lo impone - l’abbiamo perso. Qualcuno di voi infatti ricorda ancora per caso il sangue del pollo bollito e fritto? ... o ‘e cuorduliddre (interiora pulite ed intorcinate su rametti di prezzemolo e quindi cotte magari in un po’ di sugo di pomodoro)? ... lasciatemi dubitare.

E per contorno? ... patate e verdure. Queste ultime non sempre frutto di coltivazione ma frutto di raccolte di erbe spontanee quali i gustosissimi cardi (carduni) e cicorie selvatiche, germogli di aneto (finuocchi ‘e timpa) e germogli di vitalba (vitarve). Verdure queste, ma non solo queste, cui spesso ci si limitava a sbollentarle e passarle successivamente in un tegamino dove si era messo a friggere un aglio in un po’ d’olio o strutto (grasso di maiale).

I germogli di vitalba (qualcuno a San Fili li raccoglie ancora... a volte anche io) dopo sbollentati non raramente li si impastava con l’uovo sbattuto e vi si ricavava una gustosissima frittata. Una frittata che poteva far concorrenza alla frittata con asparagi... ovviamente selvatici ed altrettanto ovviamente delle nostre parti.

Persino le patate dalle nostre parti negli anni precedenti gli anni Settanta/Ottanta del secolo scorso avevano uno spazio non indifferente nella nostra “cucina tipica sanfilese”... sempre con riferimento alla mia famiglia.

Un esempio ne erano le cosiddette “patate ‘mpacchiuse” (patate tagliate a fette tonde e relativamente spesse e messe a friggere - all’inizio con il coperchio - con qualche foglia di lauro e con qualche spicchio d’aglio a più strati in una capiente padella o... frissura). Tale pietanza è una delle poche che, stranamente, ha trovato un piccolo spazio nella cucina dei ristoranti locali. All’interno della padella per diversificare il sapore delle “patate ‘mpacchiuse” si poteva arricchire la cottura aggiungendo alle stesse altri ingredienti quali punte di asparagi, broccoli neri, cime di rapa, funghi porcini (siddri), cipolle e chi più ne ha più ne metta.

Ottime, a quei tempi, erano anche le patate cotte nella cenere.

Nel fare tra me e me quest’excursus della cucina tipica locale in ogni caso non potevo non pensare a determinate pietanze (piatti?) tipiche di quei tempi ma che oggi sembra siano quasi del tutto dimenticate o comunque destinate all’eterno oblio.

In tale mio excursus gastronomico, inutile dirlo, non parlerò della lavorazione della carne del maiale e dei suoi derivati.

Un esempio? ... i taralli sanfilesi (quelli realizzati immettendo nell’impasto il sempre più raro... saporitissimo anice nero o aranzo che dir si voglia), la majatica (in alcune zone del cosentino la chiamano ‘nchiambara... ma non è altro che un gustosissimo fritto di farina relativamente liquida anch’esso diversamente condito all’interno) o la (squillino le trombe)... ‘mpigliolata santufilise.

Ma di questa deliziosa e quasi dimenticata pietanza che ai nostri nonni al solo pensiero veniva l’acquolina in bocca... ne parleremo quanto prima (...).

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!