A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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venerdì 31 dicembre 2010

Il 2011 per San Fili e per i Sanfilesi? ... sicuramente migliore del 2010!

Una brutta annata, questa del 2010, per San Fili e per i Sanfilesi... speriamo nel 2011 che sia un anno di cambiamento e, finalmente, di rinascita: di rinascita sociale, economica ma soprattutto culturale e morale.
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Avevo pensato (e forse qualche caro mio compaesano aveva anche sperato) di chiudere questo nefasto (per San Fili e la Comunità Sanfilese) 2010 senza ulteriori considerazioni personali in merito, anche e soprattutto, a fatti che hanno drammaticamente colpito la nostra amata odiata cittadina in questi ultimi giorni.
Poi l’assoluto silenzio di chi aveva l’obbligo di parlare (un esempio? … i rappresentanti delle forze politiche e sociali presenti ed operanti nel nostro paese) ed un paio di segnalazioni pervenutemi tramite e-mail o come commenti a qualche mio post su socialnetwork Facebook mi hanno convinto a ritornare sui miei passi.
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Domenica 5 dicembre 2010 dopo aver pubblicato su Facebook (zona Note) una mia vecchia composizione poetica trovai (non so con quale collegamento con la poesia stessa) il seguente commento lasciato dal mio amico G.M.: “scrivi sugli allogi comunali chi paga il fitto pochissimi e poi che ci sei sugli allogi popolari che sono disabitati ciao”.
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Sabato 25 dicembre 2010 (Natale) trovai in una delle mie caselle di posta elettronica il seguente messaggio trasmessomi da M.C. (carissimo amico e compaesano cui però non riesco ad abbinare… il volto al nome): “Salve Pietro, Buon Natale e felice Anno nuovo - nel complimentarmi con lei per il grande lavoro fatto e che continua a fare attraverso il suo sito, ritengo che sia un impegno quasi morale da parte sua, citare in futuro le vicende di cronaca che in questo periodo hanno travagliato la nostra comunità. Capisco bene che vicende del genere non fanno parte della vocazione del suo lodevole progetto (culturale). Ma se mi permette la gravità dei fatti supera ogni razionale concettura. Tralasciamo il misero giustizialismo o la superficiale carità cristiana, Pietro, ma  la 'ndrangheta attanaglia i locali enti di governo.
Le rinnovo gli auguri, a presto.
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A G.M. chiesi a chi avesse votato alle elezioni del 29 marzo 2010 (quelle dove venni trombato per un voto). G.M. mi rispose che non era andato proprio a votare… che era un sacco di tempo che non andava a votare. Cosa potergli rispondere se non di rivolgersi a se stesso se le cose a San Fili e nei suoi confronti in particolare vanno male? … mi ha detto (almeno questo mi sembra fosse il concetto delle sue parole) che non sono altro che un egoista. Se fossi un egoista… credo che non starei qua a scrivere oggi.
Diversa fu la mia risposta ad M.C. dopo essermi sfogato sulla mia assurda situazione personale, gli chiesi una mano per proseguire (ovviamente assieme) la mia battaglia morale e culturale. Sono ancora in attesa d’una risposta che credo non verrà mai.
… non mi resta che proseguire (da solo) la mia guerra contro i mulini a vento. Una guerra che finora mi ha portato solo nemici. Una guerra che prima o poi mi farà registrale anche una inimicizia con me stesso.
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Ai miei cari amici G.M. ed M.C. per il nuovo anno vorrei regalare i versi (solo una strofa) d’una canzone che sentii cantare tanto tempo fa dalla grande ed indimenticabile Gabriella Ferri. Tali versi in questi giorni navigando su internet (interrogando Google) li ho trovati collegati alla tradizione popolare di una nota località cosentina… San Lorenzo del Vallo:
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« All'erta, all'erta li campani sona,
Li Turchi su calati alla marina,
Chi tena li scarpi rutti si li sola
Che jiu mi l'haiu sulati stamatina ».
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… a buon intenditor poche parole!
Inutile dire che le riflessioni di questo post iniziano da quando accaduto nel mese di dicembre 2010 a San Fili… e da quanto ci si sarebbe aspettati capitasse come logica conseguenza.
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Mi chiedo come mai, ad esempio, le forze d’opposizione amministrativa sanfilese, senza neanche pensarci una attimino, senza neanche fare (qualcuno) un piccolo esamino di coscienza per quanto avvenuto in un passato poi non tanto remoto nella nostra comunità (vedasi ammanco del miliardo nelle casse del nostro comune scoperto nel periodo 1996/2000), abbia immediatamente condannato la vicenda (mi riferisco all’inchiesta sulle false - ? - invalidi civili) di cui è stato (ed è tuttora) protagonista il nostro primo cittadino chiedendone le immediate dimissioni, chiedendo una presa di coscienza da parte della maggioranza consiliare sanfilese e non ha ancora speso una sola parola (carta canta… del “verba” poco me ne frega) questa stessa opposizione su quanto avvenuto a San Fili, nel nostro pittoresco paesino, in questo deprimente mese di dicembre 2010.
I giornali locali (“Gazzetta del Sud” e “Il Quotidiano”) in merito alla vicenda dell’incendio appiccato alla nostra “Casa Comunale” (tra l’altro anche per mano di un rispettabilissimo - ? -dipendente del nostro Comune) ne hanno detto di tutto e di più parlando di tangenti, di soldi incassati in nome e per conto del Comune di San Fili e non versati nelle casse del Comune stesso, di appalti truccati (“Il Quotidiano” segnalava il caso della piscina), di dubbie assegnazioni di alloggi popolari, di ipotetiche vessazioni (?) nei confronti di qualche dipendente comunale e via dicendo.
Bene ha fatto in questo caso, perché in un altro caso l’avevo giustamente condannato, il giornalista della “Gazzetta del Sud” Arcangelo Badolato chiudendo un proprio articolo sulla succitata vicenda con dei puntini sospensivi e ponendosi una feroce domanda: è possibile che nessuno finora si era accorto di niente di ciò che accadeva all’interno dell’Ufficio Tecnico del Comune di San Fili? … in poche parole quel dipendente assegnato a tale ufficio (quello indiziato in merito all’incendio alla nostra “Casa Comunale”) è un tassello del sistema, è il diavolo in persona o è solo l’ennesimo capro espiatorio di una situazione che, con enormi sacrifici, la nostra comunità si porta sulle spalle ormai da diversi anni a questa parte?
Dopotutto quando vogliamo, a San Fili, riusciamo anche a beccare chi ci sta truffando facendosi conteggiare un metro di spazzatura in meno nella sua abitazione. Perché, diciamo la verità, ormai il vero (per fortuna “unico”) criminale in Italia (e San Fili fa parte dell’Italia) è chi guida senza indossare le cinture di sicurezza (magari beccato in flagrante mentre percorre la pericolossissima piazza San Giovanni di San Fili), chi guida alle 15 del pomeriggio con un sole, in cielo, che spacca le pietre… senza i fari della macchina accesi, chi guida con un solo bicchiere di vino (magari di 135 millilitri) in corpo, chi dimentica di pagare la rata del mutuo o chi cerca stupide scappatoie per non pagare certe assurdità di tasse e balzelli di lieve peso economico (mentre altri si fottono e ci fottono pezzi di migliaia di euro a botta).
Criminale è chi lascia, sempre a San Fili, in sosta vietata o quasi il proprio mezzo di circolazione pur non creando grosse difficoltà alla viabilità: tale soggetto va multato! … magari poi a qualcuno (… giustamente?) la multa gliela togliamo pure. Dopotutto siamo umani… (?)!
Quest’anno mi sono sentito un criminale persino quando sono andato alla Caserma della Polizia stradale di Cosenza (in via Popilia) a dimostrare di aver pagato una multa (circolavo con i fari spenti alle tre del pomeriggio nei pressi di Ponticelli) circa sei mesi prima tramite il sito web delle poste italiane. Secondo i miei cari amici poliziotti il computer non poteva sbagliare... mi si leggeva in faccia che ero e sono un incallito criminale. E quando ho dimostrato la mia buonafede... ho avuto la vaga impressione che i miei interlocutori malgrado tutto restavano ancora in dubbio.
C’è qualcuno, per quanto riguarda San Fili, che doveva sapere e non poteva (e non può) non sapere? ... dopotutto, come diceva Toto’, “... cca nisciuno è fesso!” e “… facci’u fesso ppe piglia’ ppe fess’all’atri!”. E San Fili nel giro di poco più d’una decina d’anni per fessa c’è stata presa ben due volte (se è vera, e non ho dubbi di non crederlo, parte di quest’ultima vicenda).
… la coglionaggine, in politica, è un reato che dovrebbe essere contemplato nel codice di procedura penale! … è un reato nei confronti dell’intera Comunità e quindi anche di se stessi. Se qualche amministratore un giorno vi dicesse: “... erano troppo intelligenti, ci hanno fatto fessi! ... vergognatevi d’averlo votato! ... dopotutto avete votato ad un fesso.”.
Colpevoli (se ci sono, ovviamente… speriamo che la Magistratura questa volta faccia il proprio dovere e ci sollevi, una volta tanto, da qualsiasi dubbio in materia) da ricercare sia nell’ambiente della Casa Comunale che tra i normali (innocenti?) sanfilesi che hanno avuto a che fare, per vario titolo, con tale situazione.
Giusto la ciliegina per chiudere in bellezza, per San Fili e noi Sanfilesi, in bellezza questo assurdo 2010.
Ormai, ammettiamolo una volta per tutte (diversamente non ne usciremo mai fuori) è un situazione che ci è sfuggita di mano. In questi ultimi quindici anni si sono verificate a San Fili tante e tali gravi cose come non se ne sono verificate nell’arco del precedenti cinquanta anni: due illeciti (…? … almeno nel primo caso è stato verificato) ammanchi di una certa entità nelle casse del Comune di San Fili, l’attentato subito dal nostro primo cittadino (e non con stupide e ridicole pallottole spedite per posta ma con colpi di lupara consegnati a proprie mani ed al proprio domicilio), un suicidio di un romeno e l’omicidio suicidio ad opera di una badante ucraina, il tentato omicidio di un compaesano sembra a causa di uno sgarbo di poco conto, sequestro di armi varie, simulazioni di reati sullo stile della mitica compagnia di Totò nel film “La banda degli onesti” e chi più ne ha più ne metta.
… e poi ci sono i migliaia “... si dice ma io qui lo dico e qui lo nego!” che si registrano quotidianamente lungo Corso XX Settembre: troppi per non essercene qualcuno anche vero! … e quanto è avvenuto in questi giorni ce ne ha dato tristemente prova.
Ormai, sempre più (purtroppo non solo a San Fili… e dopotutto San Fili non è altro che lo specchio di quanto succede nel resto d’Italia) dalle nostre parti tutto è permesso… tranne il lecito. Ormai dalle nostre parti le persone oneste che vogliono sopravvivere eroicamente al sistema si trovano sempre più schiacciate tra l’incudine della piccola criminalità ed il martello delle democratiche Istituzioni.
Di chi è la colpa di tale decadimento della nostra comunità? ... di nessuno: la Scuola nega ogni responsabilità dando la colpa alle famiglie, le famiglie negano ogni responsabilità dando la colpa alla scuola ed alla società, l’Amministrazione comunale nega ogni responsabilità perché (giustamente) l’Amministrazione comunale (Consiglio e Giunta) non ha mai responsabilità in niente (mi chiedo allora cosa ci stia a fare quest’organo nei Comuni), la politica (ammesso e non concesso che si possa più parlare di politica ormai a San Fili) nega ogni responsabilità perché la responsabilità è dei tempi, la chiesa nega ogni responsabilità perché la responsabilità e dei fedeli sempre meno fedeli...
... a proposito: la colpa è solo mia perché ho la sfacciataggine di scrivere e scrivere ragionando (…o sragionando?) con la mia testa. Questa, forse, è ormai l’unica colpa reale nella Società Sanfilese di quest’assurdo inizio del Terzo Millennio.
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Una brutta annata, questa del 2010, per San Fili e per i Sanfilesi... speriamo nel 2011 che sia un anno di cambiamento e, finalmente, di rinascita: di rinascita sociale, economica ma soprattutto culturale e morale.
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Concludo queste mie riflessioni con il caro ricordo (anche per questo il 2010 è stata una bruttissima annata) degli amici Francesco Calomeni e Giuseppe Speziale… due grandi, stupendi personaggi che hanno saputo salutarci… in punta di piedi.
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… e ovviamente auguri d’un Felicissimo 2011 a tutti.
… anche a me!
… /pace!

venerdì 24 dicembre 2010

San Fili da Darwin Awards? … obiettivo mancato, per un pelo!

La locandina del film "The
Darwin Awards" del 2006.
San Fili da Darwin Awards? … a prima vista sembrerebbe di si, poi, letto bene il regolamento per l’assegnazione dei Darwin Awards, dobbiamo ricrederci: il prestigioso premio sembra (per fortuna) essere solo stato sfiorato dai Sanfilesi in questi ultimi giorni.
Ovviamente per capire a cosa mi riferisco devo prima spiegare brevemente cosa sono i Darwin Awards e per fare ciò mi aiuterò con un piccolo copia incolla dall’ormai insostituibile libera enciclopedia multimediale “Wikipedia”.
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Il Darwin Award è un ironico riconoscimento assegnato a qualsiasi persona che abbia aiutato a migliorare il pool genetico umano "rimuovendosi da esso in modo spettacolarmente stupido". Più sciocca è l'azione che comporta la perdita di capacità riproduttiva (e la conseguente rimozione di un insieme inetto di geni dal pool genetico - ad esempio uccidendosi o sterilizzandosi), migliori sono le possibilità che un individuo riceva il premio. I premi (…) vengono assegnati sul World Wide Web (…).
Benché molti dei vincitori del Darwin vengano premiati postumi, la morte non è necessaria poiché i vincitori devono solo rimuovere se stessi dal pool genetico. In alcuni casi i vincitori si sono resi incapaci di procreare ma sono ancora vivi.
Per vincere ci si deve comportare in maniera straordinariamente poco intelligente, ad esempio (…) usando un accendino per illuminare un serbatoio di benzina e assicurarsi che non contenesse materiale infiammabile (…).
Menzioni onorevoli possono andare a chi, non per propria colpa, non è riuscito completamente a rimuoversi dal pool genetico. Questi atti sciocchi e pericolosi sono degni di essere menzionati, se non altro per tenersi alla larga da queste persone al prossimo tentativo. Alcuni esempi (…) due persone ustionate mentre cercavano di appiccare il fuoco ad un videogioco da bar (…).
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I cinque requisiti (e qui, per fortuna per i nostri eroi paesani tristemente assurti alle cronache locali in questi ultimi giorni, casca l’asino… visto che non tutti i requisiti fondamentali sono stati rispettati) per ottenere il Darwin Arward sono:
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  1. Impossibilità di riprodursi - Il candidato deve essere morto o sterile (…).
  2. Eccellenza - Strabiliante assenza di capacità di giudizio (…).
  3. Auto-selezione - Essere causa della propria dipartita (…).
  4. Maturità - In grado di intendere e volere (…).
  5. Veridicità - L'evento deve essere verificato (…).
Inoltre i candidati devono essere stati scoperti nell'anno della candidatura. Ad esempio, se il vincitore di una gara di nascondino svoltasi cinque anni fa è scomparso, deve essere nominato entro un anno dal ritrovamento dello scheletro.
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Stupendo il film, del 2006, di Finn Taylor “The Darwin Awards - Suicidi accidentali per menti poco evolute”… peccato che ancora non ci sia stato un seguito (spero non per prematura, stupida, morte del regista o degli scrittori e degli sceneggiatori). Io l’ho visto e… mi sono fatto un sacco di risate… sulle tragedie, decisamente tanto meritate quanto stupide, dei protagonisti!
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Ma cosa c’entrano i Darwin Awards (ripeto, per fortuna mancati) con San Fili e i Sanfilesi? … se fosse per me li assegnerei ad alcuni nostri compaesani che in questi ultimi giorni ci hanno fatto guadagnare (a San Fili e a noi Sanfilesi) se non la prima pagina (almeno in una delle due notizie) comunque un bello spazio all’interno delle testate giornalistiche più quotate nella provincia di Cosenza. In un caso, poi, la notizia è stata riportata tra l’altro anche sui TG (TeleGiornali) nazionali.
Le due notizie (di cui riporto il titolo con il relativo collegamento) sono le seguenti:
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SAN FILI: S’INVENTA UNA RAPINA TEMENDO L’IRA DELLA MOGLIE.
Ovviamente non chiedete a nessun barista sanfilese se è lui l’eroe di questa stupenda vicenda… vi diranno tutti di no e magari negheranno di essere persino sposati. La notizia (di cui al surriportato collegamento) è stata pubblicata sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” (cronaca di Cosenza) di martedì 14 dicembre 2010.
SAN FILI: DIPENDENTE INCENDIA IL PALAZZO COMUNALE.
… il guaio è che oltre al palazzo comunale è bruciato (speriamo, umanamente parlando, in modo non eccessivamente grave) anche il dipendente (… piromane? … decisamente dilettante!) ed il suo complice. Speriamo che quanto prima veniamo a sapere che sono stati entrambi scagionati da tale accusa e che veniamo a sapere che si trovavano in quel momento all’interno del palazzo comunale solo… per spegnere l’incendio e non per appiccarlo!
La notizia (di cui al surriportato collegamento) è stata pubblicata sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” (cronaca della Calabria) di giovedì 23 dicembre 2010. Bellissimo il cappello fatto all’articolo dal bravissimo Arcangelo Badolati anche se in tale articolo lo stesso definisce San Fili “paese delle streghe” invece San Fili è “u paise de magare”.
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Inutile sottolineare che in questi giorni i miei colleghi di lavoro (lavoro in un ufficio pubblico di Cosenza) e tantissimi conoscenti extrasanfilesi venuti a conoscenza di questi fatti mi hanno decisamente… fatto martire: “Ma a Santu Fili e fimmine minanu?” oppure “Ma a Santu Fili un’ sapiti appiccica’ mancu nu fuacu?... senza rischia de vi cce vruscia’ puru vui!”.
… come avrei potuto ribattere a tali battute di bassa lega se non raccogliere la coda tra le gambe e ritirarmi alla mia postazione di lavoro?
… dopotutto sono di San Fili anch’io e me ne vanto (… non sempre! … e con buone ragioni!).
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… un caro affettuoso (natalizio?) abbraccio a tutti dal sempre vostro Pietro Perri.
… /pace!

mercoledì 1 dicembre 2010

C'era na vota 'a staffila... maestra di vita.

Se cerchiamo su internet (ma anche sui dizionari cartacei classici) il significato della parola “staffila” abbiamo grosse difficoltà ad imbatterci nel significato che davamo noi studenti delle Scuole Elementari Sanfilesi e coloro che insegnavano in tali Scuole fino alla metà degli anni Settanta, ossia fino a circa il 1975.
Oggi “staffilata” (un derivato della "staffila") può essere persino un tiro di pallone molto forte verso la porta o una critica pungente o persino una censura senza possibilità di contestazione… ovvero, in senso figurato, un colpo di staffile (sostantivo maschile).
Lo staffile (sostantivo maschile) non è altro che una “frusta formata da una lunga e robusta striscia di cuoio assicurata ad un manico” mentre la staffila (sostantivo femminile) pur facendo comunque un male terribile e pur ottenendo all’incirca il medesimo risultato (punire un sottoposto)… era tutt’altra cosa.
La staffila era uno degli strumenti di “correzione” (guida?) utilizzato da quanti insegnavano nelle Scuole Elementari di San Fili appunto fino a circa il 1975, ovvero fino al momento in cui la rivoluzione culturale del 1968 non ha rivoluzionato il modo d’intendere la Scuola ed il sistema pedagogico (pedagogia = guidare il bambino) in essa applicato.
La staffila non era uno staffile (ossia un manico cui era assicurata una striscia di cuoio, una… frusta) e non essendo uno staffile poteva essere formato da materiali di diversa natura ma pur sempre di materiali unici. La staffila aveva una misura variabile come variabile era il materiale con cui poteva essere realizzata: era lunga dai sessanta centimetri ad un metro. Poteva essere ricavata da una canna comune (arundo donax, ovviamente ripulita dalle foglie), da una lista di legno o da una verga di castagno.
In tutti i casi l’uso (il fine) era unico: realizzare un collegamento tutt’altro che amichevole tra la mano dell’insegnante (del “signor maestro”) con la mano dell’alunno. Un collegamento, appunto, semplicemente correttivo. Ovviamente in tale collegamento chi ci rimetteva (in quando doveva dare un cambio di percorso alla propria vita senza senso e senza via d’uscita) era sempre e comunque la mano dell’alunno.
L’alunno era obbligato a tenere il braccio dritto con la mano a pugno aperto e ad attendere, tutt’altro che in modo piacevole, che la staffila debitamente tenuta dall’insegnante, librandosi nell’aria finisse a colpire violentemente il palmo della mano del malcapitato.
Di staffilate, quando frequentato le Scuole Elementari di San Fili (1968/1972), ne ho assaggiato tantissime anch’io ma ciò che oggi ricordo e rimpiango non sono certo le carezzevoli (?) staffilate elargitemi (a volte anche in modo del tutto gratuito) dalla mia insegnante “signora maestra” Maria Ruffolo ma ciò che lei mi ha insegnato con esempi teorici e col proprio esempio di vita: mi ha insegnato l’italiano, mi ha insegnato a leggere ed a scrivere e considerando come s’incavolano spesso e volentieri alcuni miei lettori… credo l’abbia fatto decisamente bene.
Di questo all’insegnante “signora maestra” Maria Ruffolo gliene sarò sempre grato.
La staffila veniva usata per “correggere” un atto di maleducazione o ineducazione, veniva utilizzata per punire un errore di grammatica o di ortografia (a secondo se gli errori erano segnalati in rosso o in blu ovviamente cambiava il numero di staffilate da ricevere… in premio per il proprio impegno di attenzione e di studio) nonché il fatto che magari non si erano fatti i compiti per casa o semplicemente si era dimenticato a  casa un libro o un quaderno.
Tutti, nessuno escluso (o quasi) noi alunni eravamo soggetti alla tortura, a volte più psicologica che dolorosa, della staffila.
Ciò che ancora ricordo con terrore, infatti, non era il dolore del… dopo staffilata (ossia del momento in cui la staffila aveva ormai colpito il palmo della mia mano), bensì l’attesa che intercorreva tra l’alzata della staffila ed il suo scontrarsi violento con la tenera carne della mia mano.
… nell’atto dello staffilare a volte, penso… e penso pure male, c’era un non so che di volontà da parte dell’insegnante “signor maestro” di umiliare l’alunno, specie se l’alunno usciva da famiglie meno abbienti o da cui si sapeva si sarebbe avuta l’approvazione dei familiari.
… ripensando a quei giorni, ai giorni delle staffilate, riesco anche a capire Sakineh Mohammadi Ashtiani (almeno per quanto riguarda il discorso della fustigazione).
C’erano mille buone scuse, per un insegnante “signor maestro” per utilizzare la staffila. Era, dopotutto, anche quella una forma di pedagogia tra l’altro approvata dal novanta e più per cento dei nostri genitori di allora... non potevano fare altro: mettersi contro un insegnante “signor maestro” (una vera casta) significava far giocare ai propri figli anche il semplice diritto di concludere il primo ciclo di studi, quello delle Scuole Elementari.
A nulla, infatti, serviva lamentarci, rientrati a casa, d’aver preso qualche staffilata nel corso della mattina. A qualcuno di noi poteva capitare anche di buscare il resto (ovviamente con schiaffi e similari) dai nostri genitori… altri tempi.
E com’era brutto buscare una staffilata senza capire il motivo della stessa e magari con il signor maestro che si accorgeva troppo tardi d’averti dato una staffilata in più e si scusava dicendo: “... non preoccuparti, alla prossima occasione te ne darò una in meno”.
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... continua? ... credo di si!
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

domenica 28 novembre 2010

... che bello quando un turista trova quello che gli è stato offerto dalla pubblicità sul luogo: viva Napoli!

San Gregorio armeno. Dal sito
cancelloedarnonenews.com
E’ brutto, almeno per lo scrivente, alzarsi alle cinque e trenta di mattina per lasciare il paese (l’amata odiata San Fili) alle sei e quindici. L’appuntamento? … alle sette in punto in piazza Loreto a Cosenza. Ma a volte, come questa volta, ne vale la pena.
Sabato 27 novembre 2010 sono stato a Napoli in una classica gita "toccata e fuga" a Napoli organizzata nell'ambiente in cui lavoro... decisamente come mi era stata pronosticata e come conseguentemente me l'ero immaginata: munnizza e classico ruspante folklore (perché di ruspante folklore si tratta) napoletano inclusi.
Tra quanto ci era stato detto e quasi assicurato dagli organizzatori l'unica cosa che ci è mancato è stato il pacco (contropacco e contropaccotto) ed i borseggiatori nella calca di San Gregorio Armeno (per la cronaca eravamo andati a vedere i pastorelli del presepe): degli artisti del “pacco, contropacco e contropaccotto”  e dei borseggiatori neanche l'ombra.
C'era in compenso tutto il resto: scritte, con vernice antiestetica e con significati a volte privi di senso, deturpante su monumenti storici quale il complesso del convento Santa Chiara, strani odori di residui umani in alcuni vicoletti, la stupenda pizza (e le meno stupende linguine agli scampi e frittura di calamaretti e gamberi della trattoria "o monaciello" di piazza del Gesù), le stupende sfogliatelle e gli insuperabili baba' (tre prodotti che, diciamo la verità, solo a Napoli li sanno fare così buoni), il magico insuperabile caffè al Gambrinus (piazza Plebiscito) e chi più ne ha più ne metta.
In effetti per quanto riguarda le linguine agli scampi (tra l’altro pagate dieci euro e cinquanta al piatto) mi sarei aspettato qualcosa in più (dal punto di vista culinario)… preferisco quelle che fa mia moglie!
Tessendo gli elogi al caffè del Gambrinus qualcuno però mi faceva notare (a parole) che era meglio quello del vicino (dirimpettaio) bar… del professore.
C'era la poesia di Napoli! ... l'eterna poesia di Napoli!
Questa era la terza volta, nel giro d’una diecina d’anni, che percorrevo la stretta stradina di San Gregorio Armeno… ed ancora non mi sono scocciato… malgrado finora non vi ho comprato mai niente.
Non mi sono ancora scocciato di vedere e rivedere le classiche statuine riproducenti Totò (il grande Totò), Edoardo de Filippo, san Gennaro e  Pulcinella (Pulicinella?).
Tra i pastorelli di via San Gregorio Armeno ho cercato di capire chi sono stati i personaggi politici più caratterizzanti il 2010 (appunto politico) italiano: c'era Brunetta con il suo classico cartello contro i "fannulloni"... lui che è stato - e non è detto che non lo sia ancora - il re dei fannulloni) e c'era il cognato di Fini con una maglietta su cui primeggiava la scritta "I love Montecarlo" (chissà a cosa si riferiva tale scritta!).
Berlusconi, come pastorello, la faceva da padrone con diverse "figurazioni" (?) a lui dedicate: in una gli usciva sangue dal labbro e teneva in mano un modellino del duomo di Milano, in un'altra aveva una mano fasciata (sicuramente per l'operazione subita alla stessa in corso di quest'anno) ed in un'altra ancora, sorretto da due belle pastorelle, teneva un cartello con su scritto "amo le belle donne"... poco più in là c'era Emilio Fede con un altro cartello in mano con su scritto "... ed io amo il Cavaliere".
Tra le tante spiccava anche una nascita con una serie di buste dell’immondizia sul lato destro e con i pastorelli (incluso “u bumbinieddru”) muniti di mascherina protettiva… ppe ra puzza!
Grandi i Napoletani... anche nelle cose serie. Non so perché... ma non mi sarebbe dispiaciuto né mi dispiacerebbe essere uno di loro.
Una cosa mi ha fatto immensamente piacere (e non mi sembra fosse stato indicato nel programma della gita che mi era stato consegnato all'atto della prenotazione): la visita alla cappella dei Sansevero... decisamente unica (appunto come i Napoletani) e decisamente da vedere anche da parte di profani (leggasi "non esoterici") della materia. Che bello il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino e le "opere" (mummificazione del sistema venoso) di Raimondo di Sangro principe di Sansevero.
Un po’ di storia non guasta neanche in questo mio blog: Raimondo di Sangro principe di Sansevero (Torremaggiore 1710 – Napoli 1771) fu un originale esponente del primo Illuminismo europeo. Valoroso uomo d’armi, letterato, editore, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, egli fu – più di ogni altra cosa - prolifico inventore e intraprendente mecenate.
Solo questa visita, ve lo assicuro, vale dieci giorni di permanenza a Napoli.
Rientrammo a Cosenza alle ore 01,00 (eravamo partiti alle 7,00) di domenica 28 novembre non dopo aver fatto una sosta alla pizzeria a metro da Gigino a Vico Equense. Ovviamente per me, mia moglie ed il nostro amato letto in quel di San Fili sarebbe occorsa almeno un’altra oretta.
Ritornerò a Napoli? ... spero almeno una volta all'anno: mi sono sempre sentito napoletano (sarà perché Cosenza e San Fili facevano parte del Regno di Franceschiello - il Regno di Napoli prima ed il Regno delle due Sicilie dopo) anch'io.
... complimenti agli organizzatori della gita! … e complimenti ai napoletani che non smentiscono mai le aspettative del turista… anche se le aspettative del turista alla fine sono il trovare per le strade della magica citta dei Lazzaroni… i cumuli d’immondizia tanto propagandati alla televisione in questi ultimi tempi.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

venerdì 26 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (3/3)

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Dante Alighieri... alle grotte di Pertosa (SA).

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Giungemmo all’hotel poco dopo le sedici e trenta o poco prima delle diciassette di sabato 30 ottobre 2010.

L’hotel era proprio come ci era stato descritto dal presidente del circolo che ha organizzato la gita: un piccolo scorcio di Montecarlo… peccato che non si trovasse a Montecarlo ma in un punto leggermente isolato.

Si trattava dell’Acteon Palace (quattro stelle per tanti versi meritate) di Atena Lucana (SA). Stupendo edificio (anche se in via di completamento) dove si mangia bene e dove la gentilezza del personale nei confronti degli avventori sembra (poco tempo per metterci la mano sul fuoco) non essere centellinata.

Avevamo a disposizione un po’ di tempo per farci una buona “sciacquata” e riposarci un pochino prima di ritrovarci, intorno alle diciannove/diciannove e trenta circa, di nuovo sul pullman diretti alle grotte di Pertosa.

Alle venti e trenta avevamo l’appuntamento con il nostro Dante (perché di Dante in quella zona sembra ce ne fosse più di uno in circolazione) per fare una breve passeggiata… all’inferno all’uopo organizzato all’interno di questo stupendo monumento della natura che sono, appunto, la Grotte del Romito di Pertosa (CS).

Nella zona antistante l’accesso… all’inferno, c’era un organizzato servizio d’accoglienza dei turisti (biglietteria, zona dépliant e informazioni, porticato “zona attesa” ecc.), un piccolo parco in fase di costruzione o di ristrutturazione, un bar/pizzeria e dei bagni pubblici che oltre ad essere del tutto gratuiti e strapuliti… non mostravano, accedendo agli stessi, il classico cestino con le classiche monetine poste all’interno a dare ad intendere agli avventori che un’offerta per i custodi non avrebbe fatto schifo a nessuno… tantomeno ai custodi.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Virgilio alle grotte di Pertosa (SA).

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A proposito: avete fatto caso a come vi guardano brutto i “custodi dei cessi pubblici” (non credo sia un titolo onorifico questo che o messo tra virgolette) se non mettete la classica monetina (possibilmente non inferiore ai venti centesimi… meglio se di cinquanta… pisciare costa) nel famigerato cestino?

Personalmente se mi trovo sprovvisto di monetine… uscendo dalla porta d’accesso alla toilette (“pipistop”) mi premunisco immediatamente di toccare ferro o, in assenza del ferro, qualcosa di meno duro e più carnoso.

Facemmo conoscenza del nostro Dante intorno alle ore ventuno meno qualcosa. Nel frattempo qualcuno di noi, rimembrando qualche passaggio scolastico della Divina Commedia, iniziava a chiedersi sul perché ad accompagnarci in tale viaggio (all’inferno) non fosse stata una guida più esperta tipo… Virgilio.

Il nostro Dante non era eccessivamente alto, aveva la barba e portava il classico berretto dantesco che, come scoprimmo più tardi) serviva più a nascondere una eccessiva “zazzera” che a creare ulteriore scenografia. In ogni caso era decisamente preparato (ottime le spiegazioni delle “scene” che di volta in volta ci faceva vivere) e bravo nella recitazione di alcuni pezzi delle… sue cantiche.

Dante nel nostro comune viaggio ci fece conoscere diversi personaggi della Divina Commedia tutti, con esclusione di Beatrice, debitamente collocati all’interno dell’inferno: Virgilio, Beatrice, Caronte, Francesca, Ulisse e via dicendo. Attori, ballerini, cantanti (lirici e non) si passavano il testimone nel nostro cauto incedere verso le più profonde gole dell’inferno… dulcis in fundo? … noi, l’Umanità… (Hitler e company, il Capitalismo) alias Lucifero.

Ne è valsa la pena? … vale la pena fare un salto alle grotte di Pertosa? … si! … anche questo è, cosa strana, un Sud che non fa parte del Sud, un Sud che dimostra abbondantemente che se vogliamo… possiamo essere anche noi Nord.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Beatrice incontra Dante alle grotte di Pertosa (SA).

Non è difficile, basta un po’ di onestà (prima di tutti con noi stessi) e di buona volontà.

Il richiamo di rito? … sul dépliant che spiegava lo spettacolo erano riportate delle scene che nella pratica non ci è stato dato il piacere di vedere, ad esempio quella del mangiafuoco. Ma nel complesso è stato comunque un ottimo spettacolo con protagonisti e comparse che hanno meritato pienamente non solo il nostro applauso ed i nostri ringraziamenti ma l’intero costo del biglietto.

Peccato che all’interno delle grotte, per ovvi motivi più che condivisibili, era vietato usare macchine fotografiche e cineprese.

Alle ventidue eravamo di nuovo in hotel (all’Acteon Palace di Atena Lucana)… seduti a tavola a goderci la meritata cena… ottima ed abbondante.

A fine cena… tutti a letto con un piccolo compito culturale da svolgere durante la notte: cercare di capire chi o cosa era Acteon (ovvero ciò che dava o chi dava il nome all’hotel).

La mattina appena fatta colazione e lasciate libere le stanze, ci dirigemmo verso il pullman… destinazione Certosa di Padula. Sul pullman, tra l’altro, decidemmo che, tempo permettendo, nel pomeriggio, dopo aver consumato il pranzo in hotel, avremmo fatto un salto all’Ikea di Salerno… la mitica Ikea di Salerno… mitica (nel mio modo di pensare) almeno finché non ebbi la scalogna di entrarci dentro e vedere (toccando per mano) che tutto era tranne ciò che finora mi si è voluto far credere.

Credetemi… meglio l’Emmezeta di Taverna di Montalto Uffugo.

Ma l’Ikea, si sa, è l’Ikea… e spesso da San Fili e non solo da San Fili si organizzano pullman per andare a fare shopping in tale centro commerciale a trecento chilometri di distanza per comprare… ciò che allo stesso prezzo (o con pochissimo in più) possiamo trovare a pochi chilometri di distanza.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): San Bruno fondatore dei certosini. Statua sulla facciata principale della Certosa.

Alla Certosa di Padula (è la seconda volta che ci andavo) ho potuto ammirare la famosa ed inimitabile scala senza perno centrale… un vero miracolo dell’architettura del passato… un’architettura che purtroppo non siamo più in grado ripetere… i suoi segreti (i segreti dei grandi maestri) si sono persi per sempre con la morte degli ideatori.

Finita la visita alla Certosa di Padula (vale anche questa la pena d’essere visitata) e all’Ikea di Salerno (se potete… evitate… nun vi perditi nente!)… di nuovo sul pullman e questa volta per ritornare finalmente a casa… alla nostra Cosenza… alla mia amata/odiata San Fili.

Arrivammo intorno alle ventidue… alle ventitré di domenica 31 ottobre 2010 ero finalmente di nuovo nel mio caro lettuccio (appunto in quel di San Fili) assieme a mia moglie.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


giovedì 25 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (2/3)

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Pecore in bilico sull'area soprastante la Grotta del Romito.

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Onde evitare inutili stupide discussioni tengo a sottolineare che questo post/articolo l’ho pubblicato nell’ormai lontano 25 novembre 2010. Ed è da allora che manco nello stupendo sito archeologico della Grotta del Romito di Papasidero (CS). Quindi se nel frattempo qualcosa, in bene o in male, è cambiato… comunque non prendetevela con me.

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Un luogo, dicevo, quello delle grotte del Romito (Papasidero in provincia di Cosenza), che vale la pena di visitare (malgrado come sito, dal punto di vista turistico, sia ancora da perfezionare).

Vale la pena di visitare sia per l’interesse storico che rappresenta tale luogo e sia per come è stata attrezzata l’area interessata da tale luogo.

Dal punto di vista storico culturale c’è da dire che: “La Grotta del Romito, presso Papasidero, rappresenta uno dei siti in grotta più interessanti del Paleolitico italiano grazie anche agli scavi condotti da Paolo Graziosi, che hanno messo in luce alcune figure incise a carattere naturalistico (figure di bovidi) e astratto (segni lineari) nonché alcune sepolture plurime.

La presenza all'interno di uno strato riferibile all'età Neolitica di grosse quantità di ossidiana ha fatto supporre che la grotta in quest'epoca venisse sfruttata come base intermedia per il commercio dell'ossidiana tra Tirreno e Ionio” (notizia ripresa dall’indirizzo internet http://www.iias.it/grotta_del_romito.html).

Ovviamente sul web notizie in merito alla grotta del Romito di Papasidero, per chi vuole affrontare meglio il discorso, se ne trovano a iosa… a testimonianza di quanto ho detto sopra.

Per quel che mi riguarda, non essendo io né uno speleologo né un esperto in materia ma solo un misero mortale (turista?) che sa apprezzare determinate cose, mi limiterò a parlare della mia ennesima avventura in giro per il mondo.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Albero di... cucuzze, sulla strada del ritorno.

In un mondo che spesso, sottovalutandoci, abbiamo sotto il naso e siccome i nostri sensi vanno sempre al di là del nostro naso (quando abbiamo qualcosa da perdere)… non riusciamo a capacitarcene.

Premetto che da San Fili (luogo in cui ovviamente abito) a Papasidero (luogo dove si trova la grotta del Romito) ci sono circa 115 chilometri di distanza… di cui 90 percorrendo strade a scorrimento veloce. Il resto? … un’impresa! … ma ne vale la pena.

L’area circostante la grotta del Romito, recintata, è stupenda, recuperata in modo egregio (non sembra, ve l’assicuro, Calabria né tantomeno Cosenza) e in un edificio nei pressi dell’area recintata c’è una struttura ricettiva con un piccolo museo all’interno fornito… di bagni (alias “pipistop”).

Della gentilezza delle custodi ho già parlato nella prima parte di questo racconto quindi eviterò di ritornare su tali passi. Dirò solo che finito il giro “turistico-culturale” del luogo (intorno alle 12 e 30) e ritornati nel luogo in cui ci sarebbe venuti a prelevare il pullmino del Comune di Papasidero, intorno alle quattordici, per riportarci al nostro pullman (a circa quattro chilometri, quasi tutti in massacrante salita, di distanza)… invitati dal nostro capobranco (capogruppo?) cercammo di metterci d’accordo se aspettare o incamminarci a piedi verso, tra l’altro, il nostro meritato pranzo… a sacco.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Interno della grotta del Romito.

Meritato per chi se l’era preparato la sera precedente e se l’era portato dietro.

Il pranzo, inutile dirlo, si trovava nel nostro pullman a… quattro affamati chilometri di distanza.

Da parte mia, di mia moglie e di una parte del gruppo, chiesto informazioni alla guida, ci dirigemmo verso un ristorantino nei pressi del sito archeologico.

La guida (una delle custodi del museo e dell’area archeologica) venne con noi fino all’entrata di un ristorante che si trovava a pochi passi da lì. Le papille gustative iniziavano a mettersi in movimento, in veloce movimento… senza aver fatto i conti con l’oste (o l’ostessa che dir si voglia).

Il ristorante era chiuso. All’entrata c’era persino un numero di cellulare (per urgenze o eventuali evenienze, recitava una scritta sotto tale numero). La custode, utilizzando il suo telefonino, fece il magico numero… giusto per sapere che quel giorno saremmo restati a bocca asciutta se non fossimo riusciti a trovare un’alternativa a tale ristorantino.

Motivo? … un ricovero urgente in ospedale da parte di uno dei titolari del ristorante.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): La stupenda incisione preistorica.

L’alternativa si trovava (e per fortuna si è trovata) a circa un chilometro e mezzo di distanza… sulla strada verso la nostra disiata metà… ed aveva l’odore, l’accoglienza e la genuina (nel vero senso della parola) disponibilità di un agriturismo.

Ci fermammo in quattro a mangiare in quell’agriturismo (decisamente stupendo come luogo… da passarci qualche giorno d’estate in santa pace e lontano dagli stress e dalla frenesia della vita quotidiana che offre la città): io, mia moglie e due colleghi.

Finito di pranzare (un antipasto, una braciola di maiale, un’insalata, un buon bicchiere di vino, un bel caffè ed un bel grappino… quindici euro a testa) chiedemmo alla proprietaria se poteva farci il piacere di accompagnarci con la macchina fino al nostro pullman.

Non se lo fece chiedere la seconda volta: nel giro di dieci minuti ci eravamo ricollegati al gruppo dei colleghi di lavoro e d’avventura… tutti indaffarati ad azzannare i loro succulenti (?) panini.

Qualcuno di loro ci raccontò, nel frattempo, i mezzi di fortuna trovati per raggiungere il luogo d’incontro. Nel corso del tragitto, infatti, chi era stato soccorso da un trattore, chi da un furgoncino dei gelati, chi da un carro bestiame chi… tutti, comunque, sempre gentili e disponibili.

Gente di Papasidero e dintorni? … brava gente.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Viale all'interno della recinzione dell'area della grotta.

Tale luogo, in ogni caso, vale la pena di essere visitato. Specie dalle nostre scolaresche e quindi dai futuri calabresi.

E se ve lo dico io potete crederci… perché io credo in ciò che dico!

Alle due e trenta circa eravamo tutti sul pullman che da Papasidero (zona grotta del Romito) ci avrebbe portati in un albergo nei pressi delle grotte di Pertosa (in provincia di Salerno) dove quella sera stessa avremmo assistito ad uno spettacolo naturale/teatrale che per l’ennesima (rara) volta mi ha certificato il fatto che se vogliamo… anche nel Meridione d’Italia possiamo essere diversi ed incantare, onestamente, il turista.

Ma di questo ed altro parlerò in un prossimo post.

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


lunedì 22 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (1/3)

Foto a sinistra (ripresa dal web): Santuario di Papasidero.

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Sabato 30 novembre 2010 mi sono ritrovato, così com’è ormai mia abitudine da un po’ di tempo a questa parte, con alcuni colleghi di lavoro in piazza Loreto a Cosenza (proprio nel piazzale antistante l’edificio in cui svolgiamo il nostro lavoro) dove ci attendeva il pullman per una delle tante gite brevi organizzate dal nostro Circolo aziendale.

La partenza era programmata per le ore 8 e 30… alle 8 e 31 eravamo tutti seduti ai nostri posti ed il pullman iniziava il suo dolce (?) incedere verso la meta prefissata.

Destinazione Piovarolo? … no!

A Piovarolo infatti non eravamo destinati noi ma il grande ed insuperabile Antonio De Curtis nel celebre omonimo film (a chi non l’ha visto… consiglio vivamente di procurarsene una copia e… godersela).

Noi, colleghi forse di Fantozzi in una sua celebre gag, eravamo invece diretti prima ai confini della Calabria e poi nella provincia di Salerno in una magica (?) giornata tutta dedicata alla grotte: in mattinata, infatti, ci saremmo fermati nel comune di Papasidero a vedere la grotta (o le grotte?) del Romito mentre in tarda serata (ore 20 circa) ci saremmo ritrovati davanti all’entrata delle grotte di Pertosa (appunto in provincia di Salerno) dove avremmo visitato le stesse in compagnia di… Dante all’Inferno.

Così era previsto (programmato) e così fu.

E così com’era programmato… anche questa volta a mezzogiorno… colazione a sacco… la mia maledizione eterna.

Inutile sottolineare che quando io in un programma di una gita leggo la classica frase “colazione a sacco” o “pranzo a sacco” parto dall’idea che la cosa più stupida che potrei fare è… prepararmi un paio di panini da portarmi dietro.

E mai possibile, infatti, che nel luogo dove andiamo non troviamo un ristorante o un luogo dove mangiare comodamente seduti ad un seppur rudimentale tavolo un bel piatto della cucina locale?

Questa premessa, inutile dirlo, mi convince, nel classico “pipistop” autostradale di evitare di comprare panini e similari e di convincere mia moglie a seguire il mio buon esempio.

Risultato? … nove volte su dieci io e mia moglie finiamo per guardare gli altri azzannare, a mezzogiorno, i propri panini e noi a far finta di niente… dobbiamo mantenerci leggeri per problemi di salute… mentale!

Quando eravamo nei pressi di Papasidero il nostro autista ci chiese se avevamo avvertito il Comune del fatto che noi quella mattina avevamo programmato di visitare la grotta del Romito.

Risposta? … no!

Chi aveva organizzato la gita fuori porta non pensava fosse necessario.

Il motivo era semplice: dal punto in cui ci avrebbe fatto scendere il pullman, ci erudì l’autista, al punto in cui era il sito della grotta c’era una distanza di circa tre/quattro chilometri da fare lungo una strada di campagna cui il nostro mezzo (decisamente grande) non avrebbe potuto transitare.

Circa tre/quattro chilometri che in discesa non avrebbero sicuramente dato grandi problemi alle nostre gambe, ma in salita…!

E purtroppo ogni discesa, si sa, impone una salita e viceversa.

Nessun problema almeno per il momento insormontabile. O quanto meno c’era ancora una speranza. L’autista, fortunatamente, aveva il numero del Comune di Papasidero. Chiamò ed al nostro arrivo trovammo ad attenderci (all’inizio di quella rischiata camminata) un pullmanino scolastico pronto a caricarci su e a portarci a destinazione.

Eravamo in 27… tutti adulti tranne i minori.

Per magia ci ritrovammo tutti stipati come sardine (alcuni, in piedi, sballottati a destra e a sinistra, avanti ed indietro) all’interno di quel pullmanino con i sedili destinati ai bambini delle scuole materne o delle scuole elementari.

Fu un’avventura ma… una stupenda avventura.

Prima di farci scendere, l’autista del pullmanino ci avvisò che (ovviamente per problemi istituzionali) sarebbe ritornato a prelevarci e a riportarci dove ci aspettava il nostro pullman intorno alle quattordici.

Prima avrebbe dovuto riportare a casa i bambini delle locali scuole.

Tutto si può dire tranne che il Comune di Papasidero non sia stato gentile a metterci a disposizione (in modo oltretutto gratuito) tale mezzo di locomozione.

Arrivammo all’entrata dell’area della grotta del Romito intorno alle ore undici.

Ad attenderci c’erano due gentili signore (guide), una bionda ed una bruna, che ci avrebbero accompagnato alla scoperta di quel fantastico luogo.

Un luogo, ve l’assicuro, che vale la pena di andare a vedere… ed è Calabria! … ed è provincia di Cosenza!

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 20 novembre 2010

Presentazione del libro: “La verità, vi prego, sulla danza!”. Di Mary Garret.

Lunedì 6 dicembre alle ore 18,00 si terrà, presso il Museo del Presente di Rende (per chi non lo sapesse si trova nell’area del Metropolis) la presentazione del libro di Mary Garret “La verità, vi prego, sulla danza!”.
Mary Garret, ricordiamolo, è figlia della nostra indimenticabile compaesana Manola Calomeni.
Questo e tanti altri (quelli che riporto di seguito) i motivi per partecipare, da sanfilesi e non, all’evento.
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INTERVERRANNO: Mariafrancesca Garritano, l'autrice.
Michele Villanova, Primo Ballerino Teatro alla Scala-direttore Artistico Giovani Al Centro,presso Area Dance Milano. Direttore Artistico "CROWN BALLET" Napoli.

BRANI TRATTI DAL LIBRO INTERPRETATI DA:
Patrizia Gallo, musiche di Massimo Garritano.

ESPOSIZIONE MULTIMEDIALE
Daniela Rende, la fotografa.
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Di questo libro, di cui tra l’altro ho abbondantemente trattato anche su questo blog, se n’è interessata abbondantemente la stampa nazionale, ma..

PERCHE' LEGGERLO:
Perché non sempre le cose sono quello che sembrano.

A CHI SI RIVOLGE:
A tutti i non addetti ai lavori, cioè non i ballerini... e a tutti i ballerini che si fanno tante domande ed hanno voglia di partecipare alla mia riflessione.

SU COSA E' BASATO:
Su esperienze di vita vissuta all'interno del "magico" ma a volte FINTO mondo dello spettacolo.

CONOSCENZE RICHIESTE:
Nessuna, è un libro adatto a tutti, perché non parla di danza in modo specifico e tecnico... ANZI!

"...Quando una ballerina danza esprime se stessa, esterna emozioni intense ed elevate, e il suo più grande desiderio è quello di comunicarle al pubblico, attraverso la sua stessa danza."
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… io ci sarò! … lunedì 6 dicembre alle ore 18,00 al Museo del Presente di Rende.
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!