Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.
domenica 2 giugno 2013
Per una Repubblica troppo Re e poco Pubblica… sanfilese by Pietro Perri.
martedì 28 maggio 2013
Fiore di hjinostra: colore e profumo di San Fili.
venerdì 19 aprile 2013
Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (3/9): una stupenda passeggiata tutta sanfilese.
Nella foto a sinistra ritroviamo gli amici Enrico De
Rasis e don Cesare (Cesarino) Gentile seduti sul muretto al centro de ‘a
curva du pont’u su’Ndriu. L’anno dovrebbe essere il 1988 o al massimo il 1990.
Lo scatto “By Pietro Perri”.
Don Cesare Gentile alcune volte mi fece visitare
alcuni interni del palazzo di famiglia che si trova su corso XX Settembre a San
Fili in prossimità della zona tradizionalmente “mmienz’u puontu”. Al di
sotto del palazzo della famiglia Gentile, sul lato torrente Emoli, si trova un’altra
cara alla mistica sanfilese: “u fuoss’e Stella”.
* * *
Giunto finalmente sul greto del torrente Emoli (u
jume de SantuFili) e scattate le prime foto (a quel masso mastodontico e
artisticamente stupendo, o a quel pezzo di tronco dimenticato chissà da quale
distratto boscaiolo, o… alla mia ombra proiettata sulla rena del greto del
torrente) eccomi procedere, sul lato sinistro del fiume, verso la meta che mi
ero prefisso fin da quando avevo in embrione l’odierna fluviale avventura: il
ponte di Crispino (o di crispino… a seconda che si parli di un essere
umano o di una pianta che dir si voglia).
M’imbattei quasi subito nel primo ostacolo da
oltrepassare (forse il più difficile dell’intero percorso o comunque uno dei
due più difficili): la frana al di sotto della storica via che da piazza san
Giovanni (… a Cruce!) conduce alla fontana di Palazia.
Frana che si era verificata all’inizio di quest’anno (n.d’a.:
2013).
Effettivamente questa frana, specie vista dal basso
verso l’alto, fa terribilmente più paura di quella creatasi al di sotto del
palazzo della famiglia Gentile… qualche metro più in là!
Un palazzo, quello della famiglia Gentile, che ebbi
modo più volte nella mia vita di frequentare. Sia perché nello stesso vi
frequentai primi due anni della scuola media e sia perché più volte vi fui
gradito ospite del caro don Cesare Gentile.
Qualche altra foto e… via verso nuovi punti di sosta e
soprattutto verso l’affiorare sempre piacevole di obliati vecchi ricordi.
Raggiunta la base della seconda frana (quella più
famosa) restai particolarmente colpito dal ritrovarmi davanti una bella strada
facile da percorrere e… ci mancava solo che fosse asfaltata. Ma per fortuna non
lo era.
Tra le due frane potei anche ammirare un bellissimo
ponte naturale creatosi tra le due sponde del torrente… grazie ad un pluridecennale
albero che, cadendo, aveva collegato le stesse. Inutile dire che la tentazione
di salirci sopra fu enorme anche se… fortunatamente evitai.
L’età, ovviamente parlo per me, per fare certe pazzie
(me ne accorsi drammaticamente qualche oretta dopo) è ormai passata da qualche
tempo. E già fare questa passeggiata da solo di per sé è una bella pazzia:
qualche spina, qualche cespuglio per niente invitante ad aggrapparcisi, qualche
pietra su cui inciampare, il rumore di qualche animale per niente socievole…
C’era di tutto e di più ma… ne valeva la pena! …
decisamente.
Raggiunsi quasi senza rendermene conto il piazzale
(ovviamente sul greto del fiume) che si vede dalla balaustra della piccola
accogliente piazzetta antistante la chiesa della Madonna del Carmine (o del
Monte Carmelo), in cui ci si imbatte passeggiando lungo corso XX Settembre a San
Fili, e… rieccomi tornato fa ciullo. Riecco rivedermi scendere, impavido e con
altri impavidi coetanei, lungo quella pericolosissima scarpata e, dalla
sovrastante piazzetta, ritrovarmi di botto, nel men che non si dica, sull’accattivante,
quasi selvaggio, greto del torrente.?
Ricordo che da piccolo quella scesa, tutt’altro che
facile, l’ho fatta almeno tre o quattro volte.
Certo che… ne abbiam di fegato quando siamo piccoli.
Peccato che tutto quel fegato lo perdiamo non appena diventiamo maturi (?) ed
adulti. O forse è un bene?
Guardo sopra e vedo la casa, poggiata sul dirupo, del
mio amico d’infanzia (ormai da tempo in Canada) Tonino Cavaliere. E rivedo gli
amici di tanti e tanti anni fa: Pinuzzu Storino, Gaetano Scarpelli, … me
stesso.
Quante avventure con i miei amici d’infanzia: la verde
natura circostante San Fili era la nostra seconda casa. Una seconda casa che conoscevamo
meglio delle nostre tasche (anche perché eravamo sempre consapevoli che nelle
nostre tasche, all’epoca, difficilmente vi avremmo trovato qualche cosa): erano
gli anni compresi tra il 1968 ed il 1975. Erano gli anni in cui frequentavamo
le scuole elementari e le scuole medie.
Qualche passo più in là (cosa che non guasta…
diversamente finirei per farla durare un mese questa solitaria passeggiata) ed
eccomi oltrepassare la seconda frana (quella - ma l’ho già detto - sotto il
palazzo della famiglia Gentile) e giungere finalmente a ciò che fu l’enorme
(per San Fili) vasca formatasi grazie alla piccola diga realizzata lungo il
corso del torrente Emoli. Diga (invaso?) necessaria a garantire in altri tempi
un costante flusso d’acqua ad una delle famose (seppur piccole) centrali
idroelettriche presenti sul territorio del nostro comune: era quello u
bacile.
Il mare dei temerari sanfilesi.
Al bacile dagli anni Venti agli anni Sessanta
inoltrati erano tantissimi i giovani sanfilesi che andavano a “prendercisi i
bagni”… ovvero a tuffarvicisi dentro e farci una bella nuotata.
Altri tempi ed altre pelli: io vi ci sarei morto… ghiacciato.
Non so se per creare uno spauracchio nei confronti di
noi bambini/fanciulli o meno… ma erano tanti i grandi che continuavano a dirci
di non andare in quella zona in quanto più d’una volta avevano pescato in
quell’acqua non solo bambini ma anche adulti… passati a miglior vita vittime
delle terribili assassine acque del bacile: chi suicida e chi, troppo
temerario, semplice involontaria vittima.
Acque assassine e, come se non bastasse, fantasmi
assicurati.
A noi impavidi eroi poco importava tutto ciò: noi non
avevamo paura di niente. Peccato che niente è un concetto molto piccolo nei
confronti del tutto e quindi se non avevamo paura di niente comunque avevamo
paura di tutto.
Guardo l’orologio: sono le dieci e trenta.
Da piccolo
non avevo un orologio e dubito che ne avessero uno i miei compagni d’avventura.
Eppure anche allora sapevamo benissimo l’ora del momento e l’ora in cui avremmo
dovuto rientrare prima di non avere a disposizione una buona giustificazione
per i nostri genitori e quindi di buscarle di santa ragione senza, a nostro
avviso, razionale ragione.
(continua).
* * *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
… /pace!
giovedì 18 aprile 2013
Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (2/9): una stupenda naturale passeggiata tutta sanfilese.
Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri) un attimo del convegno sulla “Fiera
di santa Maria degli angeli” tenutosi a San Fili nel mese di agosto dell’anno
2000. Da sinistra ritroviamo gli amici avvocato Luigi Gigetto Bruno (all’epoca
sindaco del paese), il professor Giosino Cesario e lo storico ricercatore
professor Mario Spizzirri. In questa foto il professor Giosino Cesario sta tenendo
il suo accorato intervento.
* * *
E fu così che, in una bella giornata di sabato del mese di marzo 2013, per alcuni versi in modo non del tutto facile, raggiunsi il greto del torrente Emoli: u jume (il fiume) de Santu Fili.Il torrente Emoli era, e continua ad essere, uno spettacolo! Era
esattamente come me lo ricordavo.
Già, i ricordi! … perché ripercorrendo le stesse vie già e più volte
percorse in tenera età, quando ormai si è oltrepassata la soglia dei cinquanta anni
(altro che nel dantesco “nel mezzo di nostra vita”, ovvero intorno ai
trentacinque anni), non si fa altro che iniziare a ricordare: gli odori, i
suoni, il sapore della stessa aria di cui continuiamo famelicamente, spesso
ingenuamente ed inconsciamente, a cibarci… oggi più che allora.
Emoli? … che stupendo il nome del nostro torrente/jume e… chissà da
cosa deriva (ovvero quale ne è la sua reale etimologia).
Agli inizi del Terzo Millennio (esattamente nel mese di agosto del 2000) a San Fili (e dove, se no?) in
località Frassino, nella struttura adiacente al teatro all’aperto, realizzato
nel corso degli anni novanta del XX secolo, in occasione della tradizionale ed
annuale “Fiera di santa Maria degli angeli”, si tenne un convegno, se non
ricordo male, sulla citata fiera stessa.
Al convegno parteciparono tra gli altri padre Rocco Benvenuto (dei minimi
di Paola), il professor Giosino Cesario e il professor Mario Spizzirri (scrittore
e ricercatore storico).
Io ero nel pubblico ed ero intento, oltre che ad ascoltare, a scattare
qualche foto del convegno stesso.
Il tutto in quell’occasione solo per hobby e quindi in piena libertà…
politica ed intellettuale.
Inutile dire che ad assistere al convegno eravamo i soliti quattro gatti.
La cultura, quella commestibile (la cultura da marciapiede?) e quindi vera, purtroppo
e specie dalle nostre parti, ha sempre avuto e continua ad avere pochissimi
estimatori.
In quest’occasione si parlò, sempre e comunque come tema portante la fiera
che si svolgeva intorno alla struttura che per l’occasione ci ospitava, di
tutto e di più: si parlò delle fiere di paese così come erano una volta, si
parlò di Aquilante Rocchetta (viaggiatore e scrittore cinque-seicentesco
sanfilese) e del suo legame con la statua di santa Maria degli Angeli
(custodita all’interno della Chiesa del Ritiro), si parlò… di San Fili in
quanto paese legato ai fiori (‘e jinostre ‘ntr’atri tiempi presenti aru
cuozzu de juri - le ginestre in altri tempi presenti in località “cozzo
di iorio”) e di come possono nascere alcuni toponomastici o nomi di luoghi, di
cose e magari di persone.
Incluso il nome con cui siamo stati abituati dai nostri avi a chiamare il
nostro amato torrent/jume: l’Emoli.
Su quest’ultimo punto, è qui ritorno sulla retta via (quella de… u
jum’e Santu Fili), si sbizzarrì in modo particolare il bravissimo -
trasportante nei suoi aneddoti e nelle sue romantiche fantasie - professor
Giosino Cesario.
Secondo il professor Giosino Cesario il termine Emoli potrebbe derivare
dalla voce latina AEMULUS che a sua volta trova familiarità nella voce greca
AIMYLOS e che significa “insinuante, lusinghevole, accorto, astuto”… “imitatore
delle altrui virtù”… nel senso positivo del significato.
Inutile ricordare che noi calabresi in generale, e sanfilesi in
particolare, un po’ romani ed un po’ greci lo siamo per diritto di nascita. E
tutto ciò lo conferma in modo per niente equivoco il nostro stupendo dialetto
dove malgrado tutto continuano a sopravvivere termini tipo scifu (in
italiano “trogolo”, ampio recipiente ricavato svuotando l’intero di grossi
tronchi d’albero ed in cui in altri tempi si posizionava il cibo per animali di
grosso calibro destinati all’ingrasso e quindi alla trasformazione dei nostri
impareggiabili insaccati di… maiale) o catuoju (in italiano “stanza
sottostante/a pianterreno” dove una volta, nel nostro centro abitato, venivano ricoverati
animali quali maiali, galline, conigli, muli e chi più ne ha più ne metta).
Potrebbe esserci un nome più bello e più appropriato con cui chiamare il
nostro…fiume/jume del nome Emoli?
Certamente, no!
Così come l’affermò tale concetto, con amorevole convinzione, il professor
Giosino Cesario in quel ricco convegno feci mia allora mia tale ipotesi e…
l’affermo sempre più convinto anch’io ancora oggi.
Ma ritorniamo alla mia passeggiata lungo il tratto che partendo da piazza
san Giovanni, scendendo nella scalinata che mi porta dritto dritto alla magica
fontana di Palazia e quindi sulla sonda sinistra (ovviamente guardando ad una
ipotetica cittadina di Rende) del succitato torrente Emoli. Poco più su, sempre
parlando del corso du jume Emoli nel frattempo mi ero lasciato anche il
fabbricato conosciuto come il mulino delle fate.
Com’è bello ricalpestare la sponda sabbiosa (pietrosa?) del nostro fiume,
com’è bello sentirne lo scrosciare delle acque nel momento in cui le stesse nel
loro fluttuante incedere verso il fiume Crati sbattono contro i grandi levigati
sassi che trovano sul loro inarrestabile cammino o quando… precipitano sulla
parte inferiore di uno dei tanti dislivelli (cascatine?) in cui costantemente
s’imbattono per riprendere, dopo un breve attimo di smarrimento, il cammino
verso un corso d’acqua di maggiore portata e raggiungono finalmente quel grande
recipiente naturale chiamato… mare.
Alla fine a fare incetta di tutti i nostri ricordi fluviali sarà, per l’appunto,
l’ingordo mare Ionio.
Un nome, anche quest’altro, che ci trascina nel ricordo dei nostri padri
ellenici. Dopotutto Magna Grecia era anche il nostro territorio.
Eccomi, dicevo, su uno spiazzo, pochi metri al di sotto della fontana di
Palazia, sabbioso dove, quasi al centro del tutto, si vedono scorrere, in un
sinuoso accattivante tracciato, le acque del torrente Emoli.
Qualche primo scatto con la mia Konica Minolta Imagine Z3 (da tempo uscita
fuori produzione) e subito via verso la vera e propria odierna inaspettata
avventura direzione ponte di Crispini. Punto, quest’ultimo, da cui poi dovrò
decidere se risalire verso la superstrada (SS107) o verso la parte inferiore
del Canalicchio.
Nella parte inferiore del Canalicchio strategico, è giusto a questo punto
ricordarlo, si trovano a distanza di poche decine di metri, ben due incroci (trivii
per la precisione). Ed in prossimità degli stessi sembrano esserci seppelliti
un magico tesoro ciascuno.
Chi vi avrà seppellito questi tesori?
Sicuramente non un essere umano né tantomeno un’anima degna del Purgatorio
o del Paradiso visto che per poter entrare in possesso degli stessi il prezzo
da pagare (leggenda - ma sarà poi una leggenda? - vuole) è comunque
altissimo.
A quadara d’oro di santufilisi!
il resto del racconto?
Alla prossima puntata.
(continua).
* * *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!
domenica 14 aprile 2013
Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (1/9): una stupenda naturale passeggiata tutta sanfilese.
Nella foto a sinistra (scatto by Pietro Perri) ritroviamo
in prima l’indimenticato maestro Giorgino Curatolo intento a scambiare qualche
frase con l’amico architetto Biagio Luchetta.
L’occasione è stata una “giornata ecologica di
volontariato” organizzata dall’appena nata Pro Loco di San Fili.
Ci troviamo verso la metà della scalinata in pietra di
fiume che congiunge piazza San Giovanni con la fontana di Palazia… ovviamente a
San Fili.
* * *
Agli inizi del mese di marzo di quest’anno (n.d’a.:
2013), volendo vedere di persona (ovvero con i miei occhi) le frane (quella
sotto il palazzo Gentile e quella sotto piazza San Giovanni… lato fiume) che ha
subito San Fili nei mesi immediatamente precedenti, decisi di fare (in una
quasi bella mattina di un quasi bel giorno di sabato) una passeggiata lungo un
tratto (decisamente classico) del nostro, tanto obliato quanto stupendo,
torrente Emoli.
U jum’e Santu Fili.
Per quanto riguarda il discorso frana (o frane?) e
franati a San Fili ne ho già scritto in modo (credo) più che esauriente in un
“pensiero” postato in questo stesso blog nell’ormai lontano 10 marzo scorso. Ciò
di cui non ho parlato, in quell’occasione, è degli stupendi poetici scorci in
cui mi sono imbattuto in questa strana, non programmata e quindi
imprevista, avventura.
Già, proprio perché di una bella - solitaria -
avventura (con tanto di tuffo nel passato) si è trattato. Una bella avventura
in cui ho potuto ricordare alcuni stralci della mia fanciullezza, della mia
pubertà ed anche della mia maturità… quest’ultima ancora non completata.
Quel giorno… quello stupendo giorno… armi in pugno
(ovvero macchina fotografica all’interno del borsello che portavo a tracolla,
giunto in piazza san Giovanni e sinceratomi che nessuno mi vedesse o quantomeno
mi tenesse per conto (sapevo benissimo che se avessi detto loro ciò che stavo
per fare come loro solito mi avrebbero dato del partito di testa. E e non me
l’avessero detto sicuramente l’avrebbero pensato, bontà loro!) imboccai la
scalinata che, appunto da piazza san Giovanni, porta dritta dritta alla fontana
di Palazia.
La fontana di Palazia è la mitica fontana che in altri
tempi (almeno fino ai primi del Novecento?) garantiva due uscite (scusate ma in
questo momento non mi viene la parola! Ed “ugelli” proprio non ci sta!): la
prima con acqua calda o quantomeno tiepida e la seconda con acqua fresca: la
prima per lavare i panni e la seconda per dissetarsi.
Dite che non è possibile un tale prodigio? Possibile
che ancora non avete capito che siamo in territorio di San Fili ovvero in
territorio del paese delle magare e non sappiate ancora che nel paese delle
magare tutto è possibile… anche e soprattutto l’impossibile?
E poi siamo anche nei pressi del mulino delle fate quindi
avete ben poco da meravigliarvi dei prodigi cui si può assistere in questo
luogo a dir poco fantastico.
La scalinata, per chi ancora non l’avesse capito, è
quella posta proprio al di sotto del calvario (ovvero “da Cruce”, così
come in altri tempi veniva indicata anche la zona di piazza san Giovanni). Tale
scalinata è parte ancora in pietra di fiume, parte in antiestetico cemento e
parte in terra battuta. Malgrado tutto e quando le amministrazioni comunali in
carica si ricordano di darci una ripulita dalle erbacce che regolarmente l’invadono…
stupendamente (e facilmente) comunque percorribile.
Scendendo lungo questa scalinata non potei fare a meno
di ricordare alcune fanciullesche avventure vissute con i compagni delle scuole
elementari e delle scuole medie quando, all’insaputa (perché diversamente
sarebbero state botte) dei nostri genitori ci inoltravamo per alcuni sentieri
tutt’altro che sicuri per imberbi spericolati avventurieri quali eravamo noi
nei più begli e spensierati anni della nostra vita. Tutti potenziali
protagonisti di romanzi per ragazzi tanto in voga negli anni sessanta e del XX
secolo.
Era in quelle zone, nascoste agli occhi proibizionisti
dei grandi, che potevamo finalmente dar vita al seguito delle stupende
avventure che avevamo visto quello stesso giorno o qualche giorno prima nella
magica sala del cinema di San Fili: Zorro, Tarzan, Maciste, Ursus, Sansone,
Sandokan… King Kong e chissà quanti altri immaginari personaggi rivivevano
nelle nostre sempre più reali mitiche gesta.
Noi fanciulli di quegli anni dal profumo ancora vivo
del libro Cuore di Edmondo De Amicis, all’epoca, eravamo tutto ciò.
Nel mezzo di quella ammaliante discesa mi rivedo
d’incanto davanti il carissimo indimenticato Giorgino Curatolo che, seppur
morto ormai da qualche anno, ancora era poco al di sopra della via che stavo
calpestando intento a zappare il suo piccolo, curato e scosceso preziosissimo pezzettino
di terra.
Era un amore vederlo con la zappa o la falce in mano,
era (e continua ad essere!) un amore ricordarlo col suo magico mandolino
cullare con le sue dolci note tutta piazza san Giovanni, nella penombra del suo
studio, nascosto e presente nel contempo agli occhi ed alle orecchie dei più.
Nel mezzo della discesa mi rivedo, agli inizi del
2000, impegnato con gli amici dell’allora neonata Pro Loco lavorare (falci ed
altri attrezzi fra le mani… io sempre armato della macchina fotografica) per
riaprire il passaggio (ormai pieno di spine, ortiche ed erbacce d’ogni genere)
che in breve ci avrebbe condotto alla fontana di Palazia e che, in futuro, da
tale fontana ci avrebbe dovuto condurre alla parte bassa du Canalicchjiu
(la discesa che da piazza Rinacchio porta nella zona sottostante delle Volette)
in un non tanto immaginario percorso che, nella nostra fantasia, all’epoca
prese il titolo appunto di… “Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu”.
Altri tempi, ed anche io c’ero!
Altri tempi, ed anche io ancora ci sono!
Già! dicendo e facendo sono ormai giunto davanti alla
fontana di Palazia, restaurata agli inizi degli anni ottanta del XX secolo
dagli infaticabili (una fesseria ogni tanto è bello dirla! … ancor più bello se
la stessa è grande!) operai del Consorzio di Bonifica (…).
Lateralmente alla fontana di Palazia, alla sua
sinistra, si trova una colonna del ponte della superstrada… tanto immensa
quanto spaventosa.
Il letto del fiume (e quindi il sentiero su cui mi
stavo avventurando non sempre facilmente percorribile a piedi) risulta in parte
occupato dalle due frane in cui mi sarei imbattuto a breve. L’inizio dello
stesso si trova qualche metro più sotto il punto in cui si può d’un bel sorso d’acqua
fresca sgorgante dalla fontana Palazia (inutile cercare nei nostri tempi di
miscredenti la differenza dell’acqua che sgorga dai due punti d’uscita dell’acqua
stessa).
Tale punto non troppo difficile da raggiungere… ma
sicuramente non si ci può arrivare con i tacchi a spillo ai piedi.
Questa è un’altra storia che vi racconterò un’altra
volta magari in questa stessa avventura che comunque continua… alla prossima
puntata.
(continua).
* * *
…
un caro abbraccio a tutti da Pietro Perri.
…
/pace.
sabato 30 marzo 2013
Buona Pasqua a tutti i Sanfilesi nel Mondo da Pietro Perri ed Oscar Bruno.
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San Fili - Chiesa Madre.
Foto by Pietro Perri.
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giovedì 28 marzo 2013
RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (3)
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La giornalista Emanuela Gemelli a San Fili il 22 marzo 2013. |
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Davanti alla chiesa del Carmine giorno 21 marzo 2013... una cinquecento. |
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Il sindaco Ottorino Zuccarelli intervi- stato da Emanuela Gemelli. |
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Pietro Perri (... io?) intervistato dalla giornalista Emanuela Gemelli. |
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Antonio Asta recita "A l'Italia" di don Giovanni Gentile (Chiacchiara). |
martedì 26 marzo 2013
RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (2)
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Emanuela Gemelli e Antonio Asta. |
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Da sinistra: Ottorino Zuccarelli (il sin- daco), Pietro Perri, Emanuela Gemelli, Antonio Iaconetti e Amedeo Cesario. |
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Emanuela Gemelli e Franco Rao. |
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Particolare del campanile della Chiesa Madre o dell'Annunziata. |
domenica 24 marzo 2013
RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (1)
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Emanuela Gemelli e Pietro Perri sotto ... u suppuortu du parracu a San Fili. |