A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

venerdì 19 aprile 2013

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (3/9): una stupenda passeggiata tutta sanfilese.


Nella foto a sinistra ritroviamo gli amici Enrico De Rasis e don Cesare (Cesarino) Gentile seduti sul muretto al centro de ‘a curva du pont’u su’Ndriu. L’anno dovrebbe essere il 1988 o al massimo il 1990. Lo scatto “By Pietro Perri”.

Don Cesare Gentile alcune volte mi fece visitare alcuni interni del palazzo di famiglia che si trova su corso XX Settembre a San Fili in prossimità della zona tradizionalmente “mmienz’u puontu”. Al di sotto del palazzo della famiglia Gentile, sul lato torrente Emoli, si trova un’altra cara alla mistica sanfilese: “u fuoss’e Stella”.

*     *     *

Giunto finalmente sul greto del torrente Emoli (u jume de SantuFili) e scattate le prime foto (a quel masso mastodontico e artisticamente stupendo, o a quel pezzo di tronco dimenticato chissà da quale distratto boscaiolo, o… alla mia ombra proiettata sulla rena del greto del torrente) eccomi procedere, sul lato sinistro del fiume, verso la meta che mi ero prefisso fin da quando avevo in embrione l’odierna fluviale avventura: il ponte di Crispino (o di crispino… a seconda che si parli di un essere umano o di una pianta che dir si voglia).

M’imbattei quasi subito nel primo ostacolo da oltrepassare (forse il più difficile dell’intero percorso o comunque uno dei due più difficili): la frana al di sotto della storica via che da piazza san Giovanni (… a Cruce!) conduce alla fontana di Palazia.

Frana che si era verificata all’inizio di quest’anno (n.d’a.: 2013).

Effettivamente questa frana, specie vista dal basso verso l’alto, fa terribilmente più paura di quella creatasi al di sotto del palazzo della famiglia Gentile… qualche metro più in là!

Un palazzo, quello della famiglia Gentile, che ebbi modo più volte nella mia vita di frequentare. Sia perché nello stesso vi frequentai primi due anni della scuola media e sia perché più volte vi fui gradito ospite del caro don Cesare Gentile.

Qualche altra foto e… via verso nuovi punti di sosta e soprattutto verso l’affiorare sempre piacevole di obliati vecchi ricordi.

Raggiunta la base della seconda frana (quella più famosa) restai particolarmente colpito dal ritrovarmi davanti una bella strada facile da percorrere e… ci mancava solo che fosse asfaltata. Ma per fortuna non lo era.

Tra le due frane potei anche ammirare un bellissimo ponte naturale creatosi tra le due sponde del torrente… grazie ad un pluridecennale albero che, cadendo, aveva collegato le stesse. Inutile dire che la tentazione di salirci sopra fu enorme anche se… fortunatamente evitai.

L’età, ovviamente parlo per me, per fare certe pazzie (me ne accorsi drammaticamente qualche oretta dopo) è ormai passata da qualche tempo. E già fare questa passeggiata da solo di per sé è una bella pazzia: qualche spina, qualche cespuglio per niente invitante ad aggrapparcisi, qualche pietra su cui inciampare, il rumore di qualche animale per niente socievole…

C’era di tutto e di più ma… ne valeva la pena! … decisamente.

Raggiunsi quasi senza rendermene conto il piazzale (ovviamente sul greto del fiume) che si vede dalla balaustra della piccola accogliente piazzetta antistante la chiesa della Madonna del Carmine (o del Monte Carmelo), in cui ci si imbatte passeggiando lungo corso XX Settembre a San Fili, e… rieccomi tornato fa ciullo. Riecco rivedermi scendere, impavido e con altri impavidi coetanei, lungo quella pericolosissima scarpata e, dalla sovrastante piazzetta, ritrovarmi di botto, nel men che non si dica, sull’accattivante, quasi selvaggio, greto del torrente.?

Ricordo che da piccolo quella scesa, tutt’altro che facile, l’ho fatta almeno tre o quattro volte.

Certo che… ne abbiam di fegato quando siamo piccoli. Peccato che tutto quel fegato lo perdiamo non appena diventiamo maturi (?) ed adulti. O forse è un bene?

Guardo sopra e vedo la casa, poggiata sul dirupo, del mio amico d’infanzia (ormai da tempo in Canada) Tonino Cavaliere. E rivedo gli amici di tanti e tanti anni fa: Pinuzzu Storino, Gaetano Scarpelli, … me stesso.

Quante avventure con i miei amici d’infanzia: la verde natura circostante San Fili era la nostra seconda casa. Una seconda casa che conoscevamo meglio delle nostre tasche (anche perché eravamo sempre consapevoli che nelle nostre tasche, all’epoca, difficilmente vi avremmo trovato qualche cosa): erano gli anni compresi tra il 1968 ed il 1975. Erano gli anni in cui frequentavamo le scuole elementari e le scuole medie.

Qualche passo più in là (cosa che non guasta… diversamente finirei per farla durare un mese questa solitaria passeggiata) ed eccomi oltrepassare la seconda frana (quella - ma l’ho già detto - sotto il palazzo della famiglia Gentile) e giungere finalmente a ciò che fu l’enorme (per San Fili) vasca formatasi grazie alla piccola diga realizzata lungo il corso del torrente Emoli. Diga (invaso?) necessaria a garantire in altri tempi un costante flusso d’acqua ad una delle famose (seppur piccole) centrali idroelettriche presenti sul territorio del nostro comune: era quello u bacile.

Il mare dei temerari sanfilesi.

Al bacile dagli anni Venti agli anni Sessanta inoltrati erano tantissimi i giovani sanfilesi che andavano a “prendercisi i bagni”… ovvero a tuffarvicisi dentro e farci una bella nuotata. Altri tempi ed altre pelli: io vi ci sarei morto… ghiacciato.

Non so se per creare uno spauracchio nei confronti di noi bambini/fanciulli o meno… ma erano tanti i grandi che continuavano a dirci di non andare in quella zona in quanto più d’una volta avevano pescato in quell’acqua non solo bambini ma anche adulti… passati a miglior vita vittime delle terribili assassine acque del bacile: chi suicida e chi, troppo temerario, semplice involontaria vittima.

Acque assassine e, come se non bastasse, fantasmi assicurati.

A noi impavidi eroi poco importava tutto ciò: noi non avevamo paura di niente. Peccato che niente è un concetto molto piccolo nei confronti del tutto e quindi se non avevamo paura di niente comunque avevamo paura di tutto.

Guardo l’orologio: sono le dieci e trenta. 

Da piccolo non avevo un orologio e dubito che ne avessero uno i miei compagni d’avventura. Eppure anche allora sapevamo benissimo l’ora del momento e l’ora in cui avremmo dovuto rientrare prima di non avere a disposizione una buona giustificazione per i nostri genitori e quindi di buscarle di santa ragione senza, a nostro avviso, razionale ragione.

(continua).

*     *     *

… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

… /pace!

 

Nessun commento: