A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

domenica 2 giugno 2013

Per una Repubblica troppo Re e poco Pubblica… sanfilese by Pietro Perri.

Dicono che oggi (2 giugno 2013) è la Festa della Repubblica Italiana. la "festa" (inutile precisarlo) alla Repubblica Italiana da qualche decennio a questa parte gliel'hanno fatta i poteri forti al potere (casta politica, casta giornalistica, banchieri...). credo comunque sia legittimo far presente che i Sanfilesi nel referendum del 1946... scelsero abbondantemente la Monarchia... preveggenti e non credendo in una Repubblica nascente in quel modo. Riporto di seguito un paragrafo tratto da una pagina del mio sito "San Fili by Pietro Perri":
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E' da tutti risaputo, infatti, che all'appuntamento referendario del 2 giugno 1946, dove si doveva scegliere tra il sistema monarchico e quello repubblicano, a San Fili vinsero i monarchici con 1149 voti contro i repubblicani che ne ottennero solamente 742 (le bianche e nulle furono ben 88). Fu una vera e propria disfatta, quella che scaturì dalle urne del nostro comune, per la nascente Repubblica Italiana.
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... oggi la Repubblica Italiana (... quale? ... la prima, la seconda, la terza, la... Berlusconi forever?) compie 67 anni (essendo nata nell'ormai dimenticato 1946). Sembra che sia molto felice di ciò oggi la Repubblica Italiana in quanto... secondo la riforma di Elsa Fornero (portaborse "chianciulente" di Mario Monti) potrà finalmente andare in pensione!
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... dicono che oggi sia nata (tanti e tanti anni orsono) la Repubblica Italiana. Io mi chiedo comunque (visto che più mi giro intorno e meno mi sento cittadino ma... tanto tanto suddito)... quand'é morta?
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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!

martedì 28 maggio 2013

Fiore di hjinostra: colore e profumo di San Fili.

San Fili: scatti rubati alla natura circostante.
In questi giorni... San Fili è naturalmente in fiore.
Sono tanti i fiori (quasi tutti selvaggi ed autoctoni) in cui ci si imbatte passeggiando lungo le strade, le vie ed i... tratturi... di San Fili. 
Fiori dai mille colori e dalle mille sfumature che non possono non attirare il nostro sguardo. Dovremmo fermarci un po'... a riappropriarci del nostro stupendo territorio.
San Fili visto dalla contrada Frassino... oggi.
Stupende le ginestre in primo piano, vero?
... a proposito di ginestre: nel dialetto sanfilese (e non solo) la parola ginestre viene tradotta con la parola "hjinostra" (pronuncia leggermente diversa dal termine calabro-italianizzato "ghinostra").
L'uso dell'abbinamento dell'acca (h) espirata e della j (ovvero della "i greca") è da tanto tempo ormai perso nell'uso comune delle nostre parti: sia come scrittura che come pronuncia.
Tale pronuncia la troviamo pure nella traduzione dell'italiano "guanciale del maiale" ovvero de "u vuhjiu".
Complimenti a chi ancora riesce a pronunciare perfettamente tali termini.
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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!

venerdì 19 aprile 2013

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (3/9): una stupenda passeggiata tutta sanfilese.


Nella foto a sinistra ritroviamo gli amici Enrico De Rasis e don Cesare (Cesarino) Gentile seduti sul muretto al centro de ‘a curva du pont’u su’Ndriu. L’anno dovrebbe essere il 1988 o al massimo il 1990. Lo scatto “By Pietro Perri”.

Don Cesare Gentile alcune volte mi fece visitare alcuni interni del palazzo di famiglia che si trova su corso XX Settembre a San Fili in prossimità della zona tradizionalmente “mmienz’u puontu”. Al di sotto del palazzo della famiglia Gentile, sul lato torrente Emoli, si trova un’altra cara alla mistica sanfilese: “u fuoss’e Stella”.

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Giunto finalmente sul greto del torrente Emoli (u jume de SantuFili) e scattate le prime foto (a quel masso mastodontico e artisticamente stupendo, o a quel pezzo di tronco dimenticato chissà da quale distratto boscaiolo, o… alla mia ombra proiettata sulla rena del greto del torrente) eccomi procedere, sul lato sinistro del fiume, verso la meta che mi ero prefisso fin da quando avevo in embrione l’odierna fluviale avventura: il ponte di Crispino (o di crispino… a seconda che si parli di un essere umano o di una pianta che dir si voglia).

M’imbattei quasi subito nel primo ostacolo da oltrepassare (forse il più difficile dell’intero percorso o comunque uno dei due più difficili): la frana al di sotto della storica via che da piazza san Giovanni (… a Cruce!) conduce alla fontana di Palazia.

Frana che si era verificata all’inizio di quest’anno (n.d’a.: 2013).

Effettivamente questa frana, specie vista dal basso verso l’alto, fa terribilmente più paura di quella creatasi al di sotto del palazzo della famiglia Gentile… qualche metro più in là!

Un palazzo, quello della famiglia Gentile, che ebbi modo più volte nella mia vita di frequentare. Sia perché nello stesso vi frequentai primi due anni della scuola media e sia perché più volte vi fui gradito ospite del caro don Cesare Gentile.

Qualche altra foto e… via verso nuovi punti di sosta e soprattutto verso l’affiorare sempre piacevole di obliati vecchi ricordi.

Raggiunta la base della seconda frana (quella più famosa) restai particolarmente colpito dal ritrovarmi davanti una bella strada facile da percorrere e… ci mancava solo che fosse asfaltata. Ma per fortuna non lo era.

Tra le due frane potei anche ammirare un bellissimo ponte naturale creatosi tra le due sponde del torrente… grazie ad un pluridecennale albero che, cadendo, aveva collegato le stesse. Inutile dire che la tentazione di salirci sopra fu enorme anche se… fortunatamente evitai.

L’età, ovviamente parlo per me, per fare certe pazzie (me ne accorsi drammaticamente qualche oretta dopo) è ormai passata da qualche tempo. E già fare questa passeggiata da solo di per sé è una bella pazzia: qualche spina, qualche cespuglio per niente invitante ad aggrapparcisi, qualche pietra su cui inciampare, il rumore di qualche animale per niente socievole…

C’era di tutto e di più ma… ne valeva la pena! … decisamente.

Raggiunsi quasi senza rendermene conto il piazzale (ovviamente sul greto del fiume) che si vede dalla balaustra della piccola accogliente piazzetta antistante la chiesa della Madonna del Carmine (o del Monte Carmelo), in cui ci si imbatte passeggiando lungo corso XX Settembre a San Fili, e… rieccomi tornato fa ciullo. Riecco rivedermi scendere, impavido e con altri impavidi coetanei, lungo quella pericolosissima scarpata e, dalla sovrastante piazzetta, ritrovarmi di botto, nel men che non si dica, sull’accattivante, quasi selvaggio, greto del torrente.?

Ricordo che da piccolo quella scesa, tutt’altro che facile, l’ho fatta almeno tre o quattro volte.

Certo che… ne abbiam di fegato quando siamo piccoli. Peccato che tutto quel fegato lo perdiamo non appena diventiamo maturi (?) ed adulti. O forse è un bene?

Guardo sopra e vedo la casa, poggiata sul dirupo, del mio amico d’infanzia (ormai da tempo in Canada) Tonino Cavaliere. E rivedo gli amici di tanti e tanti anni fa: Pinuzzu Storino, Gaetano Scarpelli, … me stesso.

Quante avventure con i miei amici d’infanzia: la verde natura circostante San Fili era la nostra seconda casa. Una seconda casa che conoscevamo meglio delle nostre tasche (anche perché eravamo sempre consapevoli che nelle nostre tasche, all’epoca, difficilmente vi avremmo trovato qualche cosa): erano gli anni compresi tra il 1968 ed il 1975. Erano gli anni in cui frequentavamo le scuole elementari e le scuole medie.

Qualche passo più in là (cosa che non guasta… diversamente finirei per farla durare un mese questa solitaria passeggiata) ed eccomi oltrepassare la seconda frana (quella - ma l’ho già detto - sotto il palazzo della famiglia Gentile) e giungere finalmente a ciò che fu l’enorme (per San Fili) vasca formatasi grazie alla piccola diga realizzata lungo il corso del torrente Emoli. Diga (invaso?) necessaria a garantire in altri tempi un costante flusso d’acqua ad una delle famose (seppur piccole) centrali idroelettriche presenti sul territorio del nostro comune: era quello u bacile.

Il mare dei temerari sanfilesi.

Al bacile dagli anni Venti agli anni Sessanta inoltrati erano tantissimi i giovani sanfilesi che andavano a “prendercisi i bagni”… ovvero a tuffarvicisi dentro e farci una bella nuotata. Altri tempi ed altre pelli: io vi ci sarei morto… ghiacciato.

Non so se per creare uno spauracchio nei confronti di noi bambini/fanciulli o meno… ma erano tanti i grandi che continuavano a dirci di non andare in quella zona in quanto più d’una volta avevano pescato in quell’acqua non solo bambini ma anche adulti… passati a miglior vita vittime delle terribili assassine acque del bacile: chi suicida e chi, troppo temerario, semplice involontaria vittima.

Acque assassine e, come se non bastasse, fantasmi assicurati.

A noi impavidi eroi poco importava tutto ciò: noi non avevamo paura di niente. Peccato che niente è un concetto molto piccolo nei confronti del tutto e quindi se non avevamo paura di niente comunque avevamo paura di tutto.

Guardo l’orologio: sono le dieci e trenta. 

Da piccolo non avevo un orologio e dubito che ne avessero uno i miei compagni d’avventura. Eppure anche allora sapevamo benissimo l’ora del momento e l’ora in cui avremmo dovuto rientrare prima di non avere a disposizione una buona giustificazione per i nostri genitori e quindi di buscarle di santa ragione senza, a nostro avviso, razionale ragione.

(continua).

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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

… /pace!

 

giovedì 18 aprile 2013

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (2/9): una stupenda naturale passeggiata tutta sanfilese.


Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri) un attimo del convegno sulla “Fiera di santa Maria degli angeli” tenutosi a San Fili nel mese di agosto dell’anno 2000. Da sinistra ritroviamo gli amici avvocato Luigi Gigetto Bruno (all’epoca sindaco del paese), il professor Giosino Cesario e lo storico ricercatore professor Mario Spizzirri. In questa foto il professor Giosino Cesario sta tenendo il suo accorato intervento.

*     *     *

E fu così che, in una bella giornata di sabato del mese di marzo 2013, per alcuni versi in modo non del tutto facile, raggiunsi il greto del torrente Emoli: u jume (il fiume) de Santu Fili.

Il torrente Emoli era, e continua ad essere, uno spettacolo! Era esattamente come me lo ricordavo.

Già, i ricordi! … perché ripercorrendo le stesse vie già e più volte percorse in tenera età, quando ormai si è oltrepassata la soglia dei cinquanta anni (altro che nel dantesco “nel mezzo di nostra vita”, ovvero intorno ai trentacinque anni), non si fa altro che iniziare a ricordare: gli odori, i suoni, il sapore della stessa aria di cui continuiamo famelicamente, spesso ingenuamente ed inconsciamente, a cibarci… oggi più che allora.

Emoli? … che stupendo il nome del nostro torrente/jume e… chissà da cosa deriva (ovvero quale ne è la sua reale etimologia).

Agli inizi del Terzo Millennio (esattamente nel mese di agosto del 2000) a San Fili (e dove, se no?) in località Frassino, nella struttura adiacente al teatro all’aperto, realizzato nel corso degli anni novanta del XX secolo, in occasione della tradizionale ed annuale “Fiera di santa Maria degli angeli”, si tenne un convegno, se non ricordo male, sulla citata fiera stessa.

Al convegno parteciparono tra gli altri padre Rocco Benvenuto (dei minimi di Paola), il professor Giosino Cesario e il professor Mario Spizzirri (scrittore e ricercatore storico).

Io ero nel pubblico ed ero intento, oltre che ad ascoltare, a scattare qualche foto del convegno stesso.

Il tutto in quell’occasione solo per hobby e quindi in piena libertà… politica ed intellettuale.

Inutile dire che ad assistere al convegno eravamo i soliti quattro gatti. La cultura, quella commestibile (la cultura da marciapiede?) e quindi vera, purtroppo e specie dalle nostre parti, ha sempre avuto e continua ad avere pochissimi estimatori.

In quest’occasione si parlò, sempre e comunque come tema portante la fiera che si svolgeva intorno alla struttura che per l’occasione ci ospitava, di tutto e di più: si parlò delle fiere di paese così come erano una volta, si parlò di Aquilante Rocchetta (viaggiatore e scrittore cinque-seicentesco sanfilese) e del suo legame con la statua di santa Maria degli Angeli (custodita all’interno della Chiesa del Ritiro), si parlò… di San Fili in quanto paese legato ai fiori (‘e jinostre ‘ntr’atri tiempi presenti aru cuozzu de juri - le ginestre in altri tempi presenti in località “cozzo di iorio”) e di come possono nascere alcuni toponomastici o nomi di luoghi, di cose e magari di persone.

Incluso il nome con cui siamo stati abituati dai nostri avi a chiamare il nostro amato torrent/jume: l’Emoli.

Su quest’ultimo punto, è qui ritorno sulla retta via (quella de… u jum’e Santu Fili), si sbizzarrì in modo particolare il bravissimo - trasportante nei suoi aneddoti e nelle sue romantiche fantasie - professor Giosino Cesario.

Secondo il professor Giosino Cesario il termine Emoli potrebbe derivare dalla voce latina AEMULUS che a sua volta trova familiarità nella voce greca AIMYLOS e che significa “insinuante, lusinghevole, accorto, astuto”… “imitatore delle altrui virtù”… nel senso positivo del significato.

Inutile ricordare che noi calabresi in generale, e sanfilesi in particolare, un po’ romani ed un po’ greci lo siamo per diritto di nascita. E tutto ciò lo conferma in modo per niente equivoco il nostro stupendo dialetto dove malgrado tutto continuano a sopravvivere termini tipo scifu (in italiano “trogolo”, ampio recipiente ricavato svuotando l’intero di grossi tronchi d’albero ed in cui in altri tempi si posizionava il cibo per animali di grosso calibro destinati all’ingrasso e quindi alla trasformazione dei nostri impareggiabili insaccati di… maiale) o catuoju (in italiano “stanza sottostante/a pianterreno” dove una volta, nel nostro centro abitato, venivano ricoverati animali quali maiali, galline, conigli, muli e chi più ne ha più ne metta).

Potrebbe esserci un nome più bello e più appropriato con cui chiamare il nostro…fiume/jume del nome Emoli?

Certamente, no!

Così come l’affermò tale concetto, con amorevole convinzione, il professor Giosino Cesario in quel ricco convegno feci mia allora mia tale ipotesi e… l’affermo sempre più convinto anch’io ancora oggi.

Ma ritorniamo alla mia passeggiata lungo il tratto che partendo da piazza san Giovanni, scendendo nella scalinata che mi porta dritto dritto alla magica fontana di Palazia e quindi sulla sonda sinistra (ovviamente guardando ad una ipotetica cittadina di Rende) del succitato torrente Emoli. Poco più su, sempre parlando del corso du jume Emoli nel frattempo mi ero lasciato anche il fabbricato conosciuto come il mulino delle fate.

Com’è bello ricalpestare la sponda sabbiosa (pietrosa?) del nostro fiume, com’è bello sentirne lo scrosciare delle acque nel momento in cui le stesse nel loro fluttuante incedere verso il fiume Crati sbattono contro i grandi levigati sassi che trovano sul loro inarrestabile cammino o quando… precipitano sulla parte inferiore di uno dei tanti dislivelli (cascatine?) in cui costantemente s’imbattono per riprendere, dopo un breve attimo di smarrimento, il cammino verso un corso d’acqua di maggiore portata e raggiungono finalmente quel grande recipiente naturale chiamato… mare.

Alla fine a fare incetta di tutti i nostri ricordi fluviali sarà, per l’appunto, l’ingordo mare Ionio.

Un nome, anche quest’altro, che ci trascina nel ricordo dei nostri padri ellenici. Dopotutto Magna Grecia era anche il nostro territorio.

Eccomi, dicevo, su uno spiazzo, pochi metri al di sotto della fontana di Palazia, sabbioso dove, quasi al centro del tutto, si vedono scorrere, in un sinuoso accattivante tracciato, le acque del torrente Emoli.

Qualche primo scatto con la mia Konica Minolta Imagine Z3 (da tempo uscita fuori produzione) e subito via verso la vera e propria odierna inaspettata avventura direzione ponte di Crispini. Punto, quest’ultimo, da cui poi dovrò decidere se risalire verso la superstrada (SS107) o verso la parte inferiore del Canalicchio.

Nella parte inferiore del Canalicchio strategico, è giusto a questo punto ricordarlo, si trovano a distanza di poche decine di metri, ben due incroci (trivii per la precisione). Ed in prossimità degli stessi sembrano esserci seppelliti un magico tesoro ciascuno.

Chi vi avrà seppellito questi tesori?

Sicuramente non un essere umano né tantomeno un’anima degna del Purgatorio o del Paradiso visto che per poter entrare in possesso degli stessi il prezzo da pagare (leggenda - ma sarà poi una leggenda? - vuole) è comunque altissimo.

A quadara d’oro di santufilisi!

il resto del racconto?

Alla prossima puntata.

(continua).

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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

… /pace!

domenica 14 aprile 2013

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (1/9): una stupenda naturale passeggiata tutta sanfilese.


Nella foto a sinistra (scatto by Pietro Perri) ritroviamo in prima l’indimenticato maestro Giorgino Curatolo intento a scambiare qualche frase con l’amico architetto Biagio Luchetta.

L’occasione è stata una “giornata ecologica di volontariato” organizzata dall’appena nata Pro Loco di San Fili.

Ci troviamo verso la metà della scalinata in pietra di fiume che congiunge piazza San Giovanni con la fontana di Palazia… ovviamente a San Fili.

*     *     *

Agli inizi del mese di marzo di quest’anno (n.d’a.: 2013), volendo vedere di persona (ovvero con i miei occhi) le frane (quella sotto il palazzo Gentile e quella sotto piazza San Giovanni… lato fiume) che ha subito San Fili nei mesi immediatamente precedenti, decisi di fare (in una quasi bella mattina di un quasi bel giorno di sabato) una passeggiata lungo un tratto (decisamente classico) del nostro, tanto obliato quanto stupendo, torrente Emoli.

U jum’e Santu Fili.

Per quanto riguarda il discorso frana (o frane?) e franati a San Fili ne ho già scritto in modo (credo) più che esauriente in un “pensiero” postato in questo stesso blog nell’ormai lontano 10 marzo scorso. Ciò di cui non ho parlato, in quell’occasione, è degli stupendi poetici scorci in cui mi sono imbattuto in questa strana, non programmata e quindi imprevista, avventura.

Già, proprio perché di una bella - solitaria - avventura (con tanto di tuffo nel passato) si è trattato. Una bella avventura in cui ho potuto ricordare alcuni stralci della mia fanciullezza, della mia pubertà ed anche della mia maturità… quest’ultima ancora non completata.

Quel giorno… quello stupendo giorno… armi in pugno (ovvero macchina fotografica all’interno del borsello che portavo a tracolla, giunto in piazza san Giovanni e sinceratomi che nessuno mi vedesse o quantomeno mi tenesse per conto (sapevo benissimo che se avessi detto loro ciò che stavo per fare come loro solito mi avrebbero dato del partito di testa. E e non me l’avessero detto sicuramente l’avrebbero pensato, bontà loro!) imboccai la scalinata che, appunto da piazza san Giovanni, porta dritta dritta alla fontana di Palazia.

La fontana di Palazia è la mitica fontana che in altri tempi (almeno fino ai primi del Novecento?) garantiva due uscite (scusate ma in questo momento non mi viene la parola! Ed “ugelli” proprio non ci sta!): la prima con acqua calda o quantomeno tiepida e la seconda con acqua fresca: la prima per lavare i panni e la seconda per dissetarsi.

Dite che non è possibile un tale prodigio? Possibile che ancora non avete capito che siamo in territorio di San Fili ovvero in territorio del paese delle magare e non sappiate ancora che nel paese delle magare tutto è possibile… anche e soprattutto l’impossibile?

E poi siamo anche nei pressi del mulino delle fate quindi avete ben poco da meravigliarvi dei prodigi cui si può assistere in questo luogo a dir poco fantastico.

La scalinata, per chi ancora non l’avesse capito, è quella posta proprio al di sotto del calvario (ovvero “da Cruce”, così come in altri tempi veniva indicata anche la zona di piazza san Giovanni). Tale scalinata è parte ancora in pietra di fiume, parte in antiestetico cemento e parte in terra battuta. Malgrado tutto e quando le amministrazioni comunali in carica si ricordano di darci una ripulita dalle erbacce che regolarmente l’invadono… stupendamente (e facilmente) comunque percorribile.

Scendendo lungo questa scalinata non potei fare a meno di ricordare alcune fanciullesche avventure vissute con i compagni delle scuole elementari e delle scuole medie quando, all’insaputa (perché diversamente sarebbero state botte) dei nostri genitori ci inoltravamo per alcuni sentieri tutt’altro che sicuri per imberbi spericolati avventurieri quali eravamo noi nei più begli e spensierati anni della nostra vita. Tutti potenziali protagonisti di romanzi per ragazzi tanto in voga negli anni sessanta e del XX secolo.

Era in quelle zone, nascoste agli occhi proibizionisti dei grandi, che potevamo finalmente dar vita al seguito delle stupende avventure che avevamo visto quello stesso giorno o qualche giorno prima nella magica sala del cinema di San Fili: Zorro, Tarzan, Maciste, Ursus, Sansone, Sandokan… King Kong e chissà quanti altri immaginari personaggi rivivevano nelle nostre sempre più reali mitiche gesta.

Noi fanciulli di quegli anni dal profumo ancora vivo del libro Cuore di Edmondo De Amicis, all’epoca, eravamo tutto ciò.

Nel mezzo di quella ammaliante discesa mi rivedo d’incanto davanti il carissimo indimenticato Giorgino Curatolo che, seppur morto ormai da qualche anno, ancora era poco al di sopra della via che stavo calpestando intento a zappare il suo piccolo, curato e scosceso preziosissimo pezzettino di terra.

Era un amore vederlo con la zappa o la falce in mano, era (e continua ad essere!) un amore ricordarlo col suo magico mandolino cullare con le sue dolci note tutta piazza san Giovanni, nella penombra del suo studio, nascosto e presente nel contempo agli occhi ed alle orecchie dei più.

Nel mezzo della discesa mi rivedo, agli inizi del 2000, impegnato con gli amici dell’allora neonata Pro Loco lavorare (falci ed altri attrezzi fra le mani… io sempre armato della macchina fotografica) per riaprire il passaggio (ormai pieno di spine, ortiche ed erbacce d’ogni genere) che in breve ci avrebbe condotto alla fontana di Palazia e che, in futuro, da tale fontana ci avrebbe dovuto condurre alla parte bassa du Canalicchjiu (la discesa che da piazza Rinacchio porta nella zona sottostante delle Volette) in un non tanto immaginario percorso che, nella nostra fantasia, all’epoca prese il titolo appunto di… “Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu”.

Altri tempi, ed anche io c’ero!

Altri tempi, ed anche io ancora ci sono!

Già! dicendo e facendo sono ormai giunto davanti alla fontana di Palazia, restaurata agli inizi degli anni ottanta del XX secolo dagli infaticabili (una fesseria ogni tanto è bello dirla! … ancor più bello se la stessa è grande!) operai del Consorzio di Bonifica (…).

Lateralmente alla fontana di Palazia, alla sua sinistra, si trova una colonna del ponte della superstrada… tanto immensa quanto spaventosa.

Il letto del fiume (e quindi il sentiero su cui mi stavo avventurando non sempre facilmente percorribile a piedi) risulta in parte occupato dalle due frane in cui mi sarei imbattuto a breve. L’inizio dello stesso si trova qualche metro più sotto il punto in cui si può d’un bel sorso d’acqua fresca sgorgante dalla fontana Palazia (inutile cercare nei nostri tempi di miscredenti la differenza dell’acqua che sgorga dai due punti d’uscita dell’acqua stessa).

Tale punto non troppo difficile da raggiungere… ma sicuramente non si ci può arrivare con i tacchi a spillo ai piedi.

Questa è un’altra storia che vi racconterò un’altra volta magari in questa stessa avventura che comunque continua… alla prossima puntata.

(continua).

*     *     *

… un caro abbraccio a tutti da Pietro Perri.

… /pace.

sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua a tutti i Sanfilesi nel Mondo da Pietro Perri ed Oscar Bruno.

San Fili - Chiesa Madre.
Foto by Pietro Perri.
Potrei darti, carissimo lettore (Sanfilese nel Mondo) un saluto ed un augurio di Buona Pasqua… by Pietro Perri. Potrei… ma questa volta voglio meravigliarti dandoti, sì!, un'augurio ma… con una poesia a firma del nostro compaesano Oscar Bruno.
… auguri a tutti i Sanfilesi nel Mondo (da estendere alle proprie famiglie)… ed anche a chi, non sanfilese ma sicuramente nel mondo, per un motivo o l’altro si trovasse ad attraccare, nel mare di internet, su questa pagina.
Perché Pasqua e Pasqua (e quindi fa tantissimo bene) anche per chi non crede in certe cose
*     *     *
SUON DI CAMPANE
.^.
Nunzio di Gloria, è un suon di campane,
Scioglie il silenzio di muto torpore,
Dice quel suono: - è sorto il Signore,
Che morto, o in terra, giammai poter star.

Ne fu l’inviato del Dio Creatore,
sol per redimer di noi il peccato,
ci accolse e ci disse: - del mal v’ho salvato,
or giungo al Padre col quale starò.

E’ questa la Gloria che il Cristo ci porta,
Questo è il suono ch’ogni bronzo si scioglie,
Questo è l’amore ch’ogn’uno lo coglie
dall’unico cuore, del Cristo, che amò.

E’ questa la Pasqua.: Di pace è l’evento,
Questo il richiamo del suono si arcano,
Fede ed amore si danno la mano
Noi, siamo questi, per unirci al Signor.

Suon di campane, è suono d’amore,
Ogni rintocco, messaggio di pace,
Sia il richiamo, sia porta la face
Alta sia sempre, nel mondo e nei cuor.
.^.
BUONA PASQUA
da... Oscar Bruno.
*     *     *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.

giovedì 28 marzo 2013

RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (3)

In piazza san Giovanni, alle 7 della mattina di venerdì 22 marzo 2013, oltre alla troupe mobile della rubrica del TGR della Calabria “Un paese alla volta”, agli ospiti del servizio (incluso lo scrivente), a qualche curioso ed a qualche rompip***e che proprio in quel momento e proprio da quel punto doveva passare con la propria autovettura… c’erano anche un gruppo di operai della forestale (Consorzio - o ex - di Bonifica?). Quindi… eravamo al completo!
… si poteva iniziare la diretta via satellite. Erano ormai le 7 e 30 e (malgrado tutto)… qualcosa andava pure bene.
*     *     *
La giornalista Emanuela Gemelli a San
Fili il 22 marzo 2013.
Posizionati gli ospiti della diretta, dato qualche consiglio e approntati gli ultimi ritocchi al tutto, la giornalista Emanuela Gemelli si staccò da tutti noi e parti con la presentazione del servizio che a breve sarebbe andato in onda… in diretta da San Fili.
Come detto nella seconda parte, recitò anche i bellissimi versi di un anonimo sanfilese scritti, presumibilmente, nella prima metà del XX secolo:
. ^.
Cinta dai monti, / forte, austera: / s'erge nella valle, / come Colosso dell'Ocean.
San Fili bella: / guardata, ornata da castagni / che alle porte, / al cavalier s'inchina.
*     *     *
… qualche attimo dopo… rieccoci tra di noi e rieccoci a suddividerci le parti: il sindaco Ottorino Zuccarelli avrebbe parlato del paese in generale, delle sue potenzialità e delle sue difficoltà a ritagliarsi uno spazio nell’attuale riconsiderazione dell’area urbana cosentina; io avrei parlato delle… magare (dopotutto San Fili è e resta… u paise de’ magare!); l’avvocato Iaconetti avrebbe parlato della sua Associazione “FareAmbiente” coadiuvato dal comune amico (suo braccio sinistro in questa occasione) Amedeo Cesario; poco distante Franco Rao avrebbe parlato dell’azienda “Dolci pensieri di Calabria” mostrando un piccolo campionario della produzione della stessa; un rappresentante dell’associazione “La Ginestra” avrebbe parlato del rilancio del Teatro Comunale di San Fili e, dulcis in fundo, avremmo avuto il piacere di sentire recitare una poesia di Chiacchiara (alias don Giovanni Gentile) dall’amico Antonio Asta accompagnato dalla fisarmonica del bravissimo Massimo Aquino.
Il quadro sembrava, così come di fatto è stato, reggere in modo più che apprezzabile.
*     *     *
Davanti alla chiesa del Carmine giorno
21 marzo 2013... una cinquecento.
… passò qualche minuto quando sul video apparvero le prime immagini (quelle raccolte nella giornata di giovedì 21 marzo 2013, ossia del giorno prima) di San Fili: corso XX Settembre e la parte del centro storico che collega la chiesa della Concezione alla chiesa Madre ed alla chiesa dello Spirito Santo.
Strano, nei pressi della chiesa del Carmine su corso XX Settembre, vedere passare proprio in quel momento, quasi sbucata dall’oltretomba o quanto meno da un passato dimenticato da tempo, una vecchia Fiat Cinquecento.
Strano ma decisamente bello: San Fili è anche e soprattutto questo.
*     *     *
Il sindaco Ottorino Zuccarelli intervi-
stato da Emanuela Gemelli.
… quella mattina mi ero messo in giacca e cravatta… con un bel cappello sulla testa. Dopotutto si era in diretta RAI… e 3.
Finito l’intervento del sindaco Ottorino Zuccarelli, Emanuela Gemelli (la giornalista) avvicino il microfono al mio viso… mi presentò e mi chiese (così come organizzatici) di parlare della diceria di San Fili… u paise de magare: Cosa sono (o erano) le magare e soprattutto se ce ne sono ancora in circolazione.
A scanso d’equivoci dico in somme linee anche qui… cosa (o chi) sono le magare e soprattutto cosa (o chi) sono le magare di San Fili specificando a priori che le nostre amate magare… sono diverse. Innanzitutto non sono streghe o esseri comunque soggetti ai poteri del Maligno. Sono, o meglio sono state, per diversi secoli, una necessità sociale: erano loro, le nostre donne, ad avere la padronanza del sapere antico della medicina naturale. Sono, o meglio sono state, delle bravissime… erboriste. Erano loro, le nostre donne, nelle campagne o nei piccoli isolati paesi a sopperire all’assenza di medici, ostetriche e via dicendo. Erano loro… le nostre donne… spesso trattate peggio degli animali e quando ci negavano ciò che si pensava fosse un nostro diritto (la violenza nei confronti delle stesse)… eccole destinate al rogo in quanto… streghe.
Pietro Perri (... io?) intervistato dalla
giornalista Emanuela Gemelli.
Una giusta spiegazione del termine “magara” (ovviamente sanfilese) l’ho trovata tempo addietro in un libro che parlava delle “magave” in Sicilia (… non dimentichiamoci che sia la Calabria che la Sicilia facevano parte del Regno di Franceschiello…  ovvero del Regno delle Due Sicilie): “guaritrice di campagna”, può esserci una definizione più azzeccata di queste stupende creature? … delle nostre nonne e qualcuno dice anche delle nostre madri?
Le magare (quelle di San Fili) per ottenere i loro risultati mischiano sapientemente il sacro col profano, la fede con la scienza erboristica… con un tocco di psicologia tramandata da madre a figlia. Dopotutto cosa sarebbe una buona cura senza un bel… foremaluocchiu? … na bella sfascinata? … e magari (… che non sono i maschi delle magare)… nu bellu carmu di viermi?
Ci sono ancora magare operanti a San Fili? … è un po’ il discorso dell’araba fenice: che ci sia tutti lo dicon dove sia nessun lo sa! … qualcuno dice di si e qualcuno dice di no. Io… dico di si! … ma qui lo dico e qui lo nego.
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Dopo di me (del mio intervento) fu il turno dell’avvocato Antonio Iaconetti finire sotto la morsa della diretta, seguì l’amico Franco Rao e l’azienda “Dolci pensieri di Calabria”, l’incaricato dell’Associazione “La Ginestra” e quindi del Teatro Comunale e, dulcis in fundo, Antonio Asta (col piattino) e Massimo Aquino (con la sua magica fisarmonica).
A chiudere il tutto ci penso Antonio Asta con la recita della poesia di don Giovanni Gentile (il poeta dialettale sanfilese Chiacchiara)… “A l’Italia”. Poesia, che ripropongo di seguito molto appropriata per i nostri tempi malgrado sia stata pubblicata nel lontano 1904.
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A l’Italia
Soniettu 

Povera Italia, cumu t’äu ridutta…
Chjina de fame e de pezzenteria:
‘Nvece de saglie sempre scinni sutta:
La chjù sciuddrata si’, disgrazia mia!

Quannu ti piensu mi piglia ‘na gutta:
‘Na tisica mi pari, arrassu sia…
Chi ‘ntra la giuventute è quasi strutta
E cunsumata de ‘sta malatia.

Lu male chi tu tieni ‘un si guarisce;
‘Ncunu gruossu peccatu ài de scuntare:
E’ la manu de Dio chi ti curpisce.

Ma tu jettati ‘nterra a Lu pregare,
E sulu tannu de pregà finisce,
Quannu ti dice ca ti vo sarvare.
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Antonio Asta recita "A l'Italia" di don
Giovanni Gentile (Chiacchiara).
… finita la diretta, salutai la giornalista RAI Emanuela Gemelli ed il suo camerame (quello che ci ha accompagnato nella nostra passeggiata lungo corso XX Settembre e per i vicoletti del centro storico, salutai il sindaco Ottorino Zuccarelli, gli amici ed il resto del personale RAI presenti in piazza san Giovanni e… rieccomi ridato, anima e corpo, alla mia vita d’ordinaria follia.
Spero di non avervi scocciato troppo con questo mio racconto e spero servirà a qualcuno, specie ai Sanfilesi nel Mondo che mancano da anni dal loro paese natio, per  rivivere assopiti… piacevoli ricordi d’un’infanzia che ormai non ritornerà mai più.
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A proposito, potete vedere la registrazione del servizio cliccando sul presente… link:Un paese alla volta - San Fili”.
… un abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.

martedì 26 marzo 2013

RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (2)

Quello stesso pomeriggio (n.d’a.: di giovedì 21 marzo 2013) chiamai all’amico Antonio Asta chiedendogli se voleva partecipare ad un servizio in diretta da San Fili che sarebbe stato realizzato dalla redazione del TG3 della Regione Calabria. Inutile dire che lui già sapeva tutto e che già… si era imbucato da solo nell’avventura. Mi disse che avrebbe recitato una poesia del nostro poeta locale Chiacchiara alias don Giovanni Gentile (culercia).
Emanuela Gemelli e Antonio Asta.
Lo richiamai dopo qualche minuto chiedendo allo stesso d’invitare anche il comune amico Massimo Aquino… ovviamente con la sua magica fisarmonica.
… arrivavo in ritardo anche su questo fronte: l’aveva già invitato. Ci saremmo quindi visti tutti la mattina successiva, alle sette (decisamente una tragedia della mia vita… quest’orario) in punto (minuto più minuto meno) in piazza san Giovanni… sperando in una bella giornata. La mattina di giorno 21 (ossia quando feci da cicerone alla giornalista Emanuela Gemelli ed al suo collega – come vorrei ricordare il suo nome per riportarlo in queste pagine - per le viuzze del centro storico di San Fili) infatti… era freddissimo. La primavera, dalle nostre parti, si prospettava ancora alquanto lontana.
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Dovendo andare in onda alle 7 e 30 il servizio (in diretta) da San Fili, l’appuntamento era per le 7 in piazza san Giovanni… di fianco all’ex cinema ora solo Teatro Comunale… arrieti u monumentu!
Ciò significava che io avrei dovuto mettere la sveglia almeno alle 6 e 10… onde poter coprire i tempi che avrei perso nel potersi verificare i classici imprevisti di queste… classiche occasioni: sbagliare vestito, non trovare la cravatta giusta, macchiare la camicia all’ultimo istante, bucare una ruota… ma proprio a me dovrebbero capitare queste cose da film comico di quart’ordine? … nel dubbio, va bene anche la sveglia alle 6 e 10. Dopotutto un’apparizione su RAI3 è pur sempre un’apparizione su RAI3… anche se a carattere regionale.
Alle 7 meno dieci sentii squillare il mio cellulare (… anzi, a dire il vero lo sentì squillare mia moglie. Che inizi ad avere qualche problema d’udito? … si sa, dopo i cinquanta…!): “Pietro? … sono Emanuela!”
Era Emanuela Gemelli che voleva accertarsi che non le dessi buca. Dopotutto… chi, oltre me, poteva parlare… delle magare di San Fili?
“Nessuna paura”, le dissi, “al massimo in tre minuti sono lì!”
Di minuti me ne servirono qualcuno in più (dopotutto abito - ospite di mia moglie - nella frazione Bucita)… ma alle 7 e 5 massimo ero  nel punto dell’impiccagione: 7 in piazza san Giovanni… di fianco all’ex cinema ora solo Teatro Comunale… arrieti u monumentu!
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Alla stazione c'erano tutti / dal commissario al sagrestano / alla stazione c'erano tutti / con gli occhi rossi e il cappello in mano, / a salutare chi per un poco / senza pretese, senza pretese, / a salutare chi per un poco / portò l'amore nel paese.
.^.
Da sinistra: Ottorino Zuccarelli (il sin-
daco), Pietro Perri, Emanuela Gemelli,
Antonio Iaconetti e Amedeo Cesario.
Così recitava il grande Fabrizio De Andre’ nella sua mitica canzone “Bocca di Rosa”. In piazza san Giovanni a San Fili in quella fredda mattina del 22 marzo 2013 malgrado la strarompente presenza dei mezzi di RAI3 (… redazione della Calabria) di gente, in base alle naturali aspettative, ce n’eravamo ben pochi: pochi, buoni, rappresentativi e quindi… più che sufficienti.
In piazza san Giovanni trovai la troupe mobile del TGR della Calabria per quanto riguarda la rubrica “Un paese alla volta” (… e questa volta, che ci crediate o no, era toccato proprio a San Fili!), ovviamente tra il folto gruppo spiccava - indaffaratissima - la giornalista Emanuela Gemelli, il sindaco dott. Ottorino Zuccarelli, Antonio Asta col comune amico Massimo Aquino (maestro della fisarmonica e non solo) accompagnati da un terzo che non inquadrai bene (non mi sembra di conoscerlo), l’avvocato (… imbucato?) Antonio Iaconetti col comune amico Amedeo Cesario (il primo in qualità di Presidente dell’Associazione FareAmbiente ed il secondo - per l’occasione - suo braccio… sinistro), un rappresentante dell’Associazione Ginestra (Associazione che gestisce in questo periodo il Teatro Comunale di San Fili), Antonio e Francesco Rao titolari dell’azienda “Dolci pensieri di Calabria”… con tante leccornie uscite dai loro magici laboratori (… non ultimi, tra queste leccornie, alcuni… paddrun’e ficu).
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Emanuela Gemelli e Franco Rao.
Spiccava, ma decisamente non per molto, su uno dei tavolini approntati per l’esposizione dei prodotti dell’azienda “Dolci pensieri di Calabria” uno stupendo mastodontico uovo di pasqua (… cioccolato al latte… unica pecca almeno secondo i miei gusti… ed anche secondo il mio piccolo problema di “tasso glicemico sotto perenne controllo”) su cui era stato decorato, in modo artisticamente impeccabile, una veduta del nostro amato/odiato paesino di San Fili.
Spiccava… ma decisamente non per molto: basto un assaggio del nostro proverbiale (sempre presente) colpo vento per farlo non solo finire per terra ma anche e soprattutto finire in mille pezzi.
Inutile dire che tutti ci restammo un po’ male per l’accaduto.
Faceva tanta scena e meritava d’essere inquadrato ma… l’uovo (… e non le uova così come avrebbe sperato qualche uccellaccio del malaugurio)… era rotto! … irrimediabilmente.
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“Anto’, hai deciso che poesia recitare?”, chiesi all’amico Antonio Asta.
“… ppecchì, nu’mmi l’à portata tu?”, fu la sua pronta disarmante domanda/risposta alla mia domanda.
“… m’avevi detto forse che te l’avrei dovuta portare io, Anto’?” fu la mia disarmante domanda risposta alla sua disarmante domanda/risposta alla mia domanda.
“Massimo”, disse Antonio rivolgendosi all’Aquino, “… àmu de fuje n’attimu ara casa c’aju de pigliare u libru de Chiacchiara. M’ha de’ accumpagnare ccu ra machina!”
E fu così che per qualche minuto perdemmo di vista Antonio Asta e Massimo Aquino… con sempre più paura, da parte un po’ di tutti, per la riuscita del collegamento.
Antonio e Massimo riuscirono a fare in tempo ad andare a casa del primo, a prendere il libro con le poesie del Chiacchiara (alias don Giovanni Gentile… poeta dialettale sanfilese) e a ritornare in tempo per gli ultimi preparativi (posizionamento dei presenti ecc.) prima del collegamento… via satellite.
Particolare del campanile della Chiesa
Madre o dell'Annunziata.
Nel frattempo io mi ero premunito di dare, alla giornalista Emanuela Gemelli, una poesia di un anonimo sanfilese scritta presumibilmente nella prima metà del XX secolo. Poesia che riporto di seguitò e che servì, di lì a poco e letta dall’Emanuela, ad aprire l’intero servizio.
.^.
Cinta dai monti, / forte, austera: / s'erge nella valle, / come Colosso dell'Ocean.
San Fili bella: / guardata, ornata da castagni / che alle porte, / al cavalier s'inchina.
.^.
… e l’inizio della seconda giornata. Il seguito e, forse, la fine? … alla prossima puntata.
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… un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.

domenica 24 marzo 2013

RaiTre Buongiorno Regione (Rubrica a cura della redazione del TGR della Calabria)… in diretta da San Fili. (1)

Mercoledì 20 marzo (n.d'a.: 2013), intorno alle 12, ero in riunione nella stanza del mio diretto responsabile (ovviamente parlo del luogo in cui presto l’attività lavorativa che mi concede di vivere dignitosamente ed anche di “finanziare” tutte le mie pagine web) quando sentii squillare il mio cellulare: sul display si leggeva il numero (a me decisamente familiare) del Comune di San Fili.
Esco dalla stanza e rispondo: era una dipendente che mi comunicava che il sindaco, dottor Ottorino Zuccarelli, voleva che il giorno successivo, alle 10 circa, mi facessi trovare in piazza san Giovanni dove ad aspettarmi (si fa per dire… visto che ho dovuto aspettarla io per oltre un’ora e mezza) una troupe di RaiTre.
Inutile dire che non avrei potuto mancare all’appuntamento almeno per tre validi motivi: 1) l’amicizia che mi lega al sindaco Ottorino Zuccarelli; 2) l’amore che nutro per l’amato/odiato mio paesino di San Fili; 3) … stiamo parlando pur sempre di RaiTre.
L’incontro di giovedì 21 marzo (ossia del giorno successivo alla telefonata) serviva a preparare una diretta televisiva che si sarebbe tenuta venerdì 22 (ossia il giorno successivo al giorno successivo alla telefonata) da San Fili - piazza San Giovanni - alle ore 7 e 30 in occasione dell’odierna (ovviamente relativa al 22) edizione della rubrica - all’interno del TG Regionale di RaiTre - “Buongiorno Regione - un Paese alla volta”.
Emanuela Gemelli e Pietro Perri sotto
... u suppuortu du parracu a San Fili.
Io, inutile dirlo, avrei dovuto fare da cicerone per il paese, mostrandone le bellezze e/o le caratteristiche, alla troupe composta in tale occasione dalla giornalista RAI Emanuela Gemelli e dal suo aiutante. Inutile dire che non è la prima volta che svolgo questo sempre più piacevole ruolo. In cambio? … un apprezzatissimo minuto di visibilità a livello regionale parlando - tremate gente tremate - del paese delle magare ovvero delle magare di San Fili.
La camminata, all’interno del centro storico, è stata come al solito affascinante. Nel percorso sono stati ripresi (e poi trasmessi nel corso della succitata rubrica) alcuni “classici” punti del nostro paesino quali le facciate principali della chiesa del Carmine, della Concezione, dell’Annunziata (o Chiesa Madre), dello Spirito Santo e di sant’Antonio abate. Sono stati altresì ripresi alcuni particolari di alcuni edifici (o civili abitazioni) quali il palazzo dei baroni Miceli di Serradileo e della famiglia Gentile, lo splendido portale arabeggiante della casa dei De Franco, “u suppuortu du parracu” e via dicendo.
Decisamente una bella passeggiata. Peccato che la mattinata, dal punto del clima, non è stata delle migliori.
Alle 12 e 30 circa, finito il nostro giro è ritornati in piazza san Giovanni, non nascondo la mia meraviglia nel notare che la stessa piazza era stata invasa da enormi (decisamente spettacolari) mezzi della RAI: l’indomani si sarebbe andati in diretta… via satellite.
A concludere questa prima parte dell’avventura, almeno da parte mia in quanto - così come mi resi poi conto nel vedere la registrazione della trasmissione - per Emanuela Gemelli ed il resto della troupe si era ancora ad appena un terzo dell’opera di preparazione, ci fu solo il fatto che dovetti accompagnare “i miei ospiti” (ciceronescamente parlando) allo stabilimento dell’azienda “Dolci pensieri di Calabria” dei fratelli Franco ed Antonio Rao… nei pressi dello svincolo di villa Miceli.
L’azienda “Dolci pensieri di Calabria” è una delle pochissime realtà serie e produttive rimaste ancora ad operare sul territorio di San Fili. I suoi prodotti più famosi (almeno per noi sanfilesi doc) sono quelli che escono dalla lavorazione dei fichi (… paddruni ecc.) e la lavorazione e commercializzazione di ottimi prodotti dolciari.
… e fu la prima giornata. La seconda? … alla prossima puntata.
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… un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.