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domenica 8 ottobre 2023

La Chiesa dello Spirito Santo o di san Francesco di Paola di San Fili. Articolo del prof. Francesco Iantorno.



Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri): Particolare della facciata principale della Chiesa dello Spirito Santo di San Fili. La Chiesa, conosciuta anche col nome di Chiesa di san Francesco di Paola, si trova nel centro storico poco al di sotto della Chiesa Madre nel quartiere denominato Jazza.

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La Chiesa dello Spirito Santo di San Fili.

(Articolo pubblicato a firma del prof. Francesco Iantorno sul Notiziario Sanfilese – mensile dell’Associazione culturale Universitas Sancti Felicis di San Fili – del mese di giugno del 2007)

Sorge nell'omonimo quartiere, in pieno centro storico: ad unica navata, presenta all'esterno una facciata con portale tufaceo, sovrastato da un'ampia finestra con cornice mistilinea e da un timpano triangolare. Dedicata allo Spirito Santo fu eretta nel sec. XVII ed ampiamente rimaneggiata nella seconda metà del Settecento in forme tardo-barocche.

Le prime notizie sulla chiesa e su una Confraternita “sub Regulis Societatis Jesu” ivi operante risalgono all'anno 1666: dagli Atti della Santa Visita compiuta sotto il presulato di mons. Gennaro Sanfelice (1661-1694) emergono, infatti, dati preziosi sull'edificio e sullo stato degli arredi e dei paramenti sacri che erano conservati sotto chiave in un armadio ligneo, posto nei pressi dell’altare.

D. Francesco Amoruso provvedeva annualmente alla celebrazione di trentadue messe per un reddito annuo di 5 ducati derivante da elemosine e dalla rendita di un castagneto, sito nel luogo detto Santa Maria degli Angeli, legato dal quondam D. Andrea Formosa.

La Chiesa conserva al suo interno interessanti opere d'arte: busto ligneo di S. Francesco di Paola, opera seicentesca di scuola napoletana; statua di Cristo che va al Calvario (sec. XVIII) ed un pregevole dipinto di A. Granata raffigurante la Discesa dello Spirito Santo (1797), collocato sull'Altare Maggiore. Sulla volta cinque tele realizzate nel 1908 da Raffaele Rinaldi raffiguranti rispettivamente La fuga di Lot, Davide che mostra la testa di Golia, Giuditta ed Oloferne, Abramo e le tre figure angeliche, S. Francesco di Paola con la Madonna e lo Spirito Santo. Sulle pareti ed ai lati della zona absidale è un ciclo di affreschi del pittore S. Tancredi (1963) con scene tratte dal Vangelo e dalla vita di S. Francesco di Paola.

Degni di nota sono ancora gli stalli lignei dove sedevano i membri dell’Arciconfraternita dello Spirito Santo, realizzati nel ‘700 da maestranze locali, ed un antico confessionale in legno con raffigurazione di Cristo in croce.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

 

sabato 7 ottobre 2023

Sacra reliquia ex cingolo san Francesco di Paola busto ligneo San Fili. (Articolo del prof Goffredo Iusi - breve nota di Pietro Perri).



Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri): Busto ligneo (opera napoletana del seicento) di san Francesco di Paola, santo protettore della Comunità Sanfilese, portato a spalla lungo il corso principale del borgo ed in tanti dei vicoletti che caratterizzano il pittoresco paesino di San Fili. Sul pettorale è incastonata una piccola teca conservante una reliquia del miracoloso santo.

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La reliquia di san Francesco di Paola conservata a San Fili nel busto ligneo del santo.

(Breve nota di Pietro Perri)

L’Associazione culturale Universitas Sancti Felicis di San Fili in occasione del quinto centenario della morte di san Francesco di Paola ha voluto onorare lo stesso riportando sul Notiziario Sanfilese (il bollettino mensile della stessa) nei mesi di aprile e maggio del 2007 un brano a suo tempo pubblicato sul bollettino n. 4 del 27 aprile 1987 del “San Fili Fraternity club”. L’articolo era firmato dall’indimenticato prof. Goffredo Iusi.

Considerando alquanto prezioso per la Comunità Sanfilese e per i fedeli del santo protettore dei Calabresi e dei naviganti tutti tale documento affinché tale non vada perso per sempre ho ritenuto far cosa gradita ai più pubblicarlo in questo mio spazio web.

Invitando ovviamente quanti avranno il piacere se non l’onore di poter ammirare lo stupendo busto ligneo di san Francesco di Paola conservato nella chiesa dello Spirito Santo di San Fili di guardare con occhi diversi lo stesso. Ed in particolare osservando con più attenzione e sacra devozione la piccola teca che si trova incastonata nel pettorale del busto stesso.

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SACRA RELIQUIA EX CINGOLO SANCTI FRANCISCI DE PAULA CONFESSORIS.

(Brano tratto dal "San Fili Fraternity club" bollettino n. 4 anno 27 aprile 1987. Da un articolo firmato dal prof. Goffredo Iusi)

Quando, fanciulli, nella Chiesa dello Spirito Santo, guardavamo San Francesco di Paola, che, dalla nicchia alta della piccola cappella incombeva su di noi, gli occhi nostri, più che sul volto, che ci appariva sempre accigliato, si fermavano sulla posta in mezzo al petto.

"E' il suo cuore" - diceva qualcuno - Ma non ne aveva la forma, né il colore rosso, ed era troppo piccolo per essere un cuore.

Era grande, per noi fanciulli, il cuore di San Francesco, per la carità, che ebbe, per i poveri e per la forza, che dimostrò, ai potenti.

Ognuno di noi sentiva raccontare i miracoli del Santo: le sere d'inverno, attorno al focolare, in ogni casa, la vecchia della famiglia diceva dell'albero tagliato a mezzo, della moneta che grondò sangue, dell'asino che gettò i ferri, del mantello fatto barca, dell'agnello che uscì dalla fornace, della pietra fermata sul costone del monte.

Zia Monaca leggeva a me le pagine di un grosso libro quasi cantando le parole. Chiudevo gli occhi e vedevo quel mondo di uomini, case, terre, animali e sentivo le voci; il Santo mi appariva grande con la barba lunga e bianca: la fantasia, che si accendeva alle parole, creava la vita d'un tempo lontano, ma non diverso dal nostro, se i nonni e i padri, dicevano che ci voleva ancora un San Francesco con il bastone ad umiliare i potenti e con la carità a consolare i poveri.

Scopriamo che non era il suo cuore, quando guardammo, da vicino, la statua sul sacello ligneo processionale: era una piccola teca ovale composta in mezzo al petto; la linea d'oro spiccava sul nero della tonaca e, sotto il vetro, su campo rosso si staccava un grumo nero.

Don Antonio, il sacerdote che celebrava messa nella Chiesa dello Spirito Santo, ci disse del reliquario, del pezzetto di cordone, dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo: una storia di fede dei padri, quando, nel tempo antico, la religione era amore ed opere.

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Di recente, provvedendosi alla sistemazione dell'Archivio della Chiesa dello Spirito Santo, è stato rinvenuto il documento che attesta l'autenticità della reliquia, che riporta il nome del Frate cui fu donata, che descrive la custodia d'oro, che indica le norme di uso.

La reliquia, ottenuto con elargizione da Frate Angelo, fu ceduta dal laico professo di Aprigliano ad un monaco di San Fili, certamente del convento di Santa Maria degli Angeli.

Le ricerche nell'Archivio della Chiesa dello Spirito Santo non hanno portato, fin'ora, al ritrovamento di altri documenti; le notizie e le date riportate nella "lettera" e nelle annotazioni consentono di proporre la probabile storia della reliquia.

Ai primi del 1700 era stata creata, nella Chiesa dello Spirito Santo, la cappella di San Francesco dì Paola, in cui fu posta la statua del Santo, una scultura lignea di scuola napoletana di notevole pregio artistico.

L'Arciconfraternita dello Spirito Santo la adornò dell'aureola, del bastone e del fastoso medaglione di argento. Certamente, progettò anche di consacrare la statua con una reliquia del Santo.

E, sicuramente, l'Arciconfraternita si rivolse ai monaci del convento di Santa Maria degli Angeli, che, per i rapporti con le molte comunità dell'Ordine Minorita della Calabria e delle altre province religiose del regno di Napoli, potevano assicurare la ricerca e la donazione della reliquia.

Il convento di Santa Maria degli Angeli, costruito nei primi anni del 1600, era allora uno dei più importanti e famosi della Calabria.

Le date riportate nel documento (30 gennaio 1734 o 1736: donazione della reliquia; 14 gennaio 1737: presa d'atto della Diocesi di Cosenza) e l'attestazione della consegna della reli­quia (senza data, ma da supporre nello stesso mese di gennaio 1737, probabilmente nello stesso giorno 14) al Padre del convento di Santa Maria degli Angeli, provano che Frate Angelo di Aprigliano ottenne la reliquia non per incarico dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo; ne è conferma la mediazione del Padre del convento di Santa Maria degli Angeli, che, ricevuta la reliquia dal confratello, la cedette al Priore dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo.

Non è scritto se Frate Angelo di Aprigliano, che ottenne la reliquia con elargizione dal Vicario del cardinale Francesco Pignatelli, sia stato ricompensato dal confratello del convento di Santa Maria degli Angeli.

Con altra grafia, per lungo, sulla parte inferiore del documento, è scritto: "cingolo di San Francesco di Paula"; il Priore dell'Arciconfraternita della chiesa dello Spirito Santo, conservandolo nell'Archivio, donò un titolo al documento.

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TRADUZIONE DEL DOCUMENTO ORIGINALE IN LATINO

 

FRANCESCO

per misericordia divina Vescovo di Ostia,

Cardinale di Santa Romana Chiesa

Pignatello

Arcivescovo di Napoli, Decano dello stesso Sacro Collegio

Vicario Generale per la Diocesi di Ostia

Marco Antonio Malfitano, Vicario del detto e Protonotario

Apostolico

 

A tutti ed a ciascuno, che vedranno le presenti lettere, facciamo indubbia fede ed attestiamo che, essendoci mostrate moltissime Sacre Reliquie, le abbiamo riconosciute estratte da luoghi autentici con lettera autentica e munite di sigillo, da cui abbiamo estratto la presente particella dal cingolo di San Francesco Confessore, che abbiamo collocato reverentemente in un piccolo reliquario di oro lavorato, ornato di figure, chiuso da un solo cristallo nella parte anteriore e lo abbiamo legato con una funicella di seta di colore rosso e segnata con impresso il nostro sigillo su cera rossa spagnola per l'indubbia identità di esso, e riposto, a maggior gloria di Dio ed a venerazione dei suoi Santi abbiamo donato, e siamo stati ricompensati, a Frate Angelo di Aprigliano, laico professo dell'Ordine dei Minori Riformati di San Francesco, perché la presente Sacra Reliquia tenga per se' o doni ad altri o sia esposta alla venerazione pubblica in qualunque Chiesa, Oratorio e Cappella.

In fede di ciò comandammo di preparare queste presenti (lettere) sottoscritte di nostra mano e confermate dal nostro sigillo.

Fatto a Roma, fuori della porta di Ostia, in questo giorno 30 del mese di gennaio 1734 (o 1736).

 

Marco Antonio Amalfitano Vicario

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Nella parte scritta a mano, sull'altra metà del foglio, alcune parole sono di difficile interpretazione.

Dal contesto risulta che "nel giorno 14 gennaio 1737, la Diocesi di Cosenza prende atto che la Sacra Reliquia è stata donata a Frate Angelo di Aprigliano con la facoltà di tenerla per se', di donarla ad altri, di esporla alla venerazione dei fedeli in qualunque Chiesa o Oratorio".

L'atto è firmato dal Vicario Diocesano.

Di seguito si legge: "E' da detto Frate Angelo di Aprigliano data al Padre ………. da San Fili per poterne disporne a suo modo ".

 

Firmato ……... Cancelliere.

 

A margine del foglio, per lungo, è scritto con altra grafia: "cingolo di San Francesco di Paula".

 

Goffredo Iusi

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


mercoledì 4 ottobre 2023

Don Giovanni Gentile (Chiacchiara) da San Fili e Sua Santità papa Pio XII.



Nella foto a sinistra (ripresa dal web – Enciclopedia online Wikipedia): Papa Pio XII, Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli nel 1924. Anche lui fu “vittima” dei versi in dialetto calabrese (cosentino- casalino apriglianese, per la precisione) del poeta polemista don Giovanni Gentile alias Chiacchiara da San Fili.

Papa Pio XII (in latino: Pius PP. XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli; Roma, 2 marzo 1876 – Castel Gandolfo, 9 ottobre 1958) è stato il 260º papa della Chiesa cattolica e 2º sovrano dello Stato della Città del Vaticano dal 1939 alla sua morte. Nel 1990, a conclusione della prima fase di beatificazione, ha ricevuto il titolo di servo di Dio. Nel 2009, a conclusione della seconda fase, ha ricevuto il titolo di venerabile, che ne attesta l'eroicità delle virtù per la Chiesa. La causa di canonizzazione è affidata alla Compagnia di Gesù”.

Nota in corsivo, su Pio XII, ripresa dall’enciclopedia online Wikipedia.

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Chiacchiara e Sua Santità Pio XII.

Nota introduttiva di Pietro Perri.

 

Non tutti nascono preti, qualcuno semplicemente lo diventa.

E’ questo sicuramente il caso del sanfilese don Giovanni Gentile alias Chiacchiara.

Ma... chi è Chiacchiara?

«Giovanni Gentile nasce a San Fili nel 1877 ed ivi muore nel 1953.

Sacerdote, studioso di folclore calabrese, oratore di un certo fascino. Direttore spirituale per anni della Congregazione dello Spirito Santo e di Maria Immacolata Concezione.

Fu parroco in località fuori della Diocesi di Cosenza. Istituì Circoli ed associazioni religiose ed educative.

Guidò molti giovani agli studi superiori. Nel 1913 partecipò alle lotte politiche amministrative col giornale “Don Saverio”. Amministratore Comunale.

Svolse attiva propaganda, difendendo i principi della religione cattolica, dei valori tradizionali e della integrità della famiglia, contro la proposta di legge sul divorzio, “Berenini – Borciani – dicembre 1901” in polemica con Raffaele Pellegrini. Pubblicò con lo pseudonimo di “Chiacchiara” poesie in dialetto calabrese”».

Questi brevi cenni storici sono presi dal “Notiziario del San Fili Fraternity Club” curato da un altro “Grande Sanfilese”: Francesco (Ciccio) Cirillo. Ci riferiamo al bollettino del mese di settembre 1-980 – da una lettera del Prof. Francesco Rinaldi.

Chiacchiara”, aldilà del suo indiscutibile impegno sociale, del suo mettersi al servizio del popolo che soffre, che combatte, che lotta per avere riconosciuti i più elementari diritti… è e resta un passabile e convinto politico … come ci dimostrano i versi contenuti nella breve raccolta “Electoralia”, simpatico diario, seppur di parte, delle prime elezioni della Repubblica Italiana.

Pur passando per un perfetto qualunquista, già allora con la sua pungente penna avvisava i suoi lettori di stare attenti al trasversalismo partitico: cuorvi ccu cuorvi, dopotutto, uocchi nun si nne caccianu! ... non se ne cacciavano all’epoca e non se ne cacciano certamente ai giorni nostri.

Quindi, un autore sempre attuale.

Leggiamo (nella parte superiore di questa pagina) infatti i versi che il Giovanni Gentile (Chiacchiara) dedica a Pio XII (papa dal 1939 al 1958) e vediamo se tali versi non possano essere oggi dedicati a Benedetto XVI.

Il Gentile è un attento osservatore della politica nazionale.

Alcune poesie, veri capolavori nel suo genere, restano attuali (basta modificarne il nome del… o dei protagonisti, del… o dei periodi storici, dello… o degli scenari in cui gli stessi si svolgono) ancora oggi: vedasi, nella raccolta del 1901, il dialogo tra Crispi e Rudini, il sonetto dedicato all’Italia e via dicendo. Per non parlare della romanza del Jugale, romanza che, per essere presente nella raccolta di poesie in dialetto calabrese del 1903 con la nota “volumetto inedito – cantu IX”, lascia ad intendere che tantissimo materiale, opera del nostro illustre compaesano “Giovanni Gentile”, sia ormai andato definitivamente perduto… visto che di tale materiale non si trova traccia.

E’ strano, infatti, che una tale penna compaia agli inizi del XX secolo e sparisca dalla scena per circa una cinquantina di anni.

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A sua santità Pio XII

Salva nos, perimus!

Versi di don Giovanni Gentile alias Chiacchiara da San Fili.

 

Nu' vidi 'stu sfracelu, Padre Santu,

chi fa la guerra ntra lu munnu tuttu?

Ad ogne casa fame, lagni e chjantu;

la campana, ad ogne ura, sona a luttu.

 

De gioventu' lu juru tuttu quantu

le palle e la mitraglia hannu distruttu,

lu mare diventau nu campusantu,

lu munnu nu maciellu s'e' riduttu.

 

Cumu Pietru a lu Mastru pe ru primu

(mentr’Illu paria dorme a suonnu funnu)

gridau tremannu: "sarvani, perimu!

 

Nu' vidi ca la varca va ‘n perfunnu?"

Cussi’ nui tutti a Tia ti ripetimu:

Prega 'u Segnure, chi sarvi lu munnu

 

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


domenica 1 ottobre 2023

La Madonna di santa Maria degli angeli di San Fili. (Articolo del prof. Francesco Salamina - Nota Introduttiva di Antonio Asta)



Nella foto a sinistra (foto by Antonio Asta): il prof. Francesco Salamina nel mese di luglio del 2004, in occasione di una delle sue periodiche visite al borgo natio, intento a studiare la statua di santa Maria degli Angeli, stupenda opera marmorea della scuola dei Gagini di Palermo conservata nella Chiesa del Ritiro o dei frati ritiranti di San Fili. La statua giunse a San Fili grazie al viaggiatore seicentesco don Aquilante Rocchetta (originario del pittoresco borgo dell’hinterland cosentino.

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Un tesoro nascosto a San Fili.

(Articolo/nota a firma del poliedrico – attore poeta brigante ecc. - Antonio Asta pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto del 2006)

L’estate di due anni fa mentre passeggiavo con il prof. Francesco Salamina (nativo di San Fili ma pugliese d’adozione, poeta di fama internazionale e altrettanto critico d’arte, amico fraterno dell’esuberante Vittorio Sgarbi) si discuteva delle opere presenti nelle chiese di San Fili.

Il discorso si è soffermato sulla statua collocata sull’altare maggiore della chiesa del Ritiro presso il cimitero: la statua di Santa Maria degli Angeli.

Il prof. Francesco Salamina mi diceva di non averla mai vista.

Ci siamo recati alla chiesa del Ritiro ed il professore è rimasto totalmente estasiato da cotanta bellezza.

Il giorno dopo il prof. Salamina mi ha consegnato una copia della sua bellissima relazione critica fatta sulla statua del Ritiro dicendomi che l’avrebbe fatta pubblicare su un giornale culturale a tiratura nazionale con cui collabora.

Una serie di domande mi sorge spontanea: perché quest’opera di inestimabile valore deve restare nell’anonimato se si pensa che l’autore sia il grande scultore G. Gagini di Palermo (vissuto a cavallo del XVI e XVII sec.), perché non si pubblicizza adeguatamente quest’opera? perché non si organizzano visite guidate.

per far conoscere questo immenso tesoro? ... mentre leggendo i giornali vedo pubblicizzate cose di scarsissimo valore.

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La Madonna degli Angeli di San Fili.

(Articolo a firma del prof Francesco Salamina pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto del 2006. L’articolo, datato 9 luglio 2004, è stato messo nero su bianco in una delle periodiche visite che faceva il prof. Francesco Salamina nel suo caro borgo natio... San Fili)

 

La chiesa del Ritiro presso il cimitero di San Fili offre al visitatore una insolita e gradita sorpresa.

Vi è in questo disadorno tempio di campagna una scultura in marmo raffigurante la cosiddetta Madonna degli Angeli attribuita forse al Gagini o alla sua scuola.

In ogni caso l’opera posta sull’Altare Maggiore si erge, nel bianco marmo, in una proiezione verso l’alto che diffonde intorno rara bellezza. Posta in prospettiva rispetto ad un ambiente sacro tinto in bianco-calce, dai toni barocchi rivisitati in stile neoclassico, la raffigurazione riempie con forza potente la sensazione di vacuità, di straniamento... la fissità dello sguardo, la forma tutta esprimono un linguaggio complesso nel quale i significati apparenti dei simboli si uniscono in stretta analogia a nascoste sonorità impresse dall’Autore.

E sono queste che l’osservatore avverte: lo spazio si smaterializza e ci si trova in una impropria spazialità. Cosa sia se non una vaga vaghezza non terrestre, ma a sentir bene, nemmeno celeste: è la Bellezza che muove in alto da uno stato possibile di conoscenza - quello dello scultore – ad uno stato negato, ma intuibile, del Sogno Invisibile – quello dell’osservatore.

Il flessuoso panneggio della veste si “fonde” con gli Angeli secondo una improbabile commistione sacro-profana che fa santo il femminile corale e fa creatore l’uomo-scultore. Si cristallizza così la volontà della perfetta visione: il sublime terreno divino della affabulazione cristiana. Bellissima dunque questa Madonna angelicata così bella da

colmare i vuoti d’animosità perduta: è il compiuto nella eternità e per l’eternità ora terrestre e ora divina.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

 

 

Da quale anno a San Fili si onora san Francesco di Paola il 12 Ottobre?



Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri/2013): il busto ligneo di san Francesco di Paola portato a spalla da vari fedeli lungo le strade ed i vicoli di San Fili nel corso di una delle tradizionali processioni religiose che si tengono nel caratteristico borgo il 12 ottobre di ogni anno... da circa due secoli a questa parte. Il culto di san Francesco di Paola è particolarmente sentito nella comunità sanfilese e la processione, tra quelle che si svolgono a San Fili nel corso dell’anno, è sicuramente quella più partecipata di tutte.

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Da quale anno a San Fili si onora san Francesco di Paola il 12 Ottobre?

(Articolo a firma del prof. Francesco Iantorno pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2006)

San Francesco di Paola divenne Patrono e Protettore di San Fili dopo il terremoto del 12 ottobre 1835 che sconvolse l’alta valle del Crati a nord-est di Cosenza, provocando un elevato numero di vittime e ingenti danni alle strutture in numerosi paesi della provincia. I tragici effetti del sisma furono particolarmente gravi nelle località che sorgevano su terreni alluvionali: Castiglione Cosentino fu completamente distrutto; a San Pietro in Guarano, San Benedetto Ullano, Casole, Lappano e Rovella gran parte delle case crollarono e molte altre furono danneggiate irreparabilmente. 

A Cosenza la scossa causò il crollo di diversi edifici mentre molti altri furono gravemente lesionati, soprattutto nelle pareti interne. Danni più leggeri si verificarono a Paola, Marano Marchesato, Montalto Uffugo e in varie altre località del versante ionico. Le vittime furono complessivamente 115, oltre 240 i feriti (cfr. E. Boschi, Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980, Istituto Nazionale di Geofisica, Bologna 1995; Giornale del Regno delle Due Sicilie, 1835, n° 249; F. Kostner, Storia sismica illustrata della Calabria, Cosenza 1997).

Fu a seguito del tragico evento che il popolo sanfilese “fé voto di celebrar solenne in ogni anno il giorno 12 ottobre in ringraziamento per la liberazione dello spaventevol tremuoto, accaduto in detto giorno” e rafforzò la devozione al Santo, radicata ormai da secoli sul territorio grazie all’Arciconfraternita dello Spirito Santo.

Il culto di san Francesco di Paola raggiunse allora il suo apice coinvolgendo l’intera comunità che rinnovò il voto di lode e ringraziamento al suo Protettore dopo il violento sisma che il 12 febbraio 1854 scosse nuovamente la città di Cosenza e il suo circondario. 

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!