
Nella
foto a sinistra (foto by Pietro Perri): Busto ligneo (opera napoletana del
seicento) di san Francesco di Paola, santo protettore della Comunità Sanfilese,
portato a spalla lungo il corso principale del borgo ed in tanti dei vicoletti
che caratterizzano il pittoresco paesino di San Fili. Sul pettorale è
incastonata una piccola teca conservante una reliquia del miracoloso santo.
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La
reliquia di san Francesco di Paola conservata a San Fili nel busto ligneo del
santo.
(Breve nota di Pietro Perri)
L’Associazione culturale Universitas
Sancti Felicis di San Fili in occasione del quinto centenario della morte di san
Francesco di Paola ha voluto onorare lo stesso riportando sul Notiziario
Sanfilese (il bollettino mensile della stessa) nei mesi di aprile e maggio del
2007 un brano a suo tempo pubblicato sul bollettino n. 4 del 27 aprile 1987 del
“San Fili Fraternity club”. L’articolo era firmato dall’indimenticato prof.
Goffredo Iusi.
Considerando alquanto prezioso per la
Comunità Sanfilese e per i fedeli del santo protettore dei Calabresi e dei
naviganti tutti tale documento affinché tale non vada perso per sempre ho
ritenuto far cosa gradita ai più pubblicarlo in questo mio spazio web.
Invitando ovviamente quanti avranno
il piacere se non l’onore di poter ammirare lo stupendo busto ligneo di san
Francesco di Paola conservato nella chiesa dello Spirito Santo di San Fili di
guardare con occhi diversi lo stesso. Ed in particolare osservando con più
attenzione e sacra devozione la piccola teca che si trova incastonata nel pettorale
del busto stesso.
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SACRA
RELIQUIA EX CINGOLO SANCTI FRANCISCI DE PAULA CONFESSORIS.
(Brano tratto dal "San Fili
Fraternity club" bollettino n. 4 anno 27 aprile 1987. Da un articolo
firmato dal prof. Goffredo Iusi)
Quando, fanciulli, nella Chiesa dello
Spirito Santo, guardavamo San Francesco di Paola, che, dalla nicchia alta della
piccola cappella incombeva su di noi, gli occhi nostri, più che sul volto, che
ci appariva sempre accigliato, si fermavano sulla posta in mezzo al petto.
"E' il suo cuore" - diceva
qualcuno - Ma non ne aveva la forma, né il colore rosso, ed era troppo piccolo
per essere un cuore.
Era grande, per noi fanciulli, il
cuore di San Francesco, per la carità, che ebbe, per i poveri e per la forza,
che dimostrò, ai potenti.
Ognuno di noi sentiva raccontare i
miracoli del Santo: le sere d'inverno, attorno al focolare, in ogni casa, la
vecchia della famiglia diceva dell'albero tagliato a mezzo, della moneta che
grondò sangue, dell'asino che gettò i ferri, del mantello fatto barca,
dell'agnello che uscì dalla fornace, della pietra fermata sul costone del
monte.
Zia Monaca leggeva a me le pagine di
un grosso libro quasi cantando le parole. Chiudevo gli occhi e vedevo quel
mondo di uomini, case, terre, animali e sentivo le voci; il Santo mi appariva
grande con la barba lunga e bianca: la fantasia, che si accendeva alle parole,
creava la vita d'un tempo lontano, ma non diverso dal nostro, se i nonni e i
padri, dicevano che ci voleva ancora un San Francesco con il bastone ad
umiliare i potenti e con la carità a consolare i poveri.
Scopriamo che non era il suo cuore,
quando guardammo, da vicino, la statua sul sacello ligneo processionale: era
una piccola teca ovale composta in mezzo al petto; la linea d'oro spiccava sul
nero della tonaca e, sotto il vetro, su campo rosso si staccava un grumo nero.
Don Antonio, il sacerdote che
celebrava messa nella Chiesa dello Spirito Santo, ci disse del reliquario, del
pezzetto di cordone, dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo: una storia di
fede dei padri, quando, nel tempo antico, la religione era amore ed opere.
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Di recente, provvedendosi alla
sistemazione dell'Archivio della Chiesa dello Spirito Santo, è stato rinvenuto
il documento che attesta l'autenticità della reliquia, che riporta il nome del
Frate cui fu donata, che descrive la custodia d'oro, che indica le norme di
uso.
La reliquia, ottenuto con elargizione
da Frate Angelo, fu ceduta dal laico professo di Aprigliano ad un monaco di San
Fili, certamente del convento di Santa Maria degli Angeli.
Le ricerche nell'Archivio della
Chiesa dello Spirito Santo non hanno portato, fin'ora, al ritrovamento di altri
documenti; le notizie e le date riportate nella "lettera" e nelle
annotazioni consentono di proporre la probabile storia della reliquia.
Ai primi del 1700 era stata creata,
nella Chiesa dello Spirito Santo, la cappella di San Francesco dì Paola, in cui
fu posta la statua del Santo, una scultura lignea di scuola napoletana di
notevole pregio artistico.
L'Arciconfraternita dello Spirito
Santo la adornò dell'aureola, del bastone e del fastoso medaglione di argento.
Certamente, progettò anche di consacrare la statua con una reliquia del Santo.
E, sicuramente, l'Arciconfraternita
si rivolse ai monaci del convento di Santa Maria degli Angeli, che, per i
rapporti con le molte comunità dell'Ordine Minorita della Calabria e delle
altre province religiose del regno di Napoli, potevano assicurare la ricerca e
la donazione della reliquia.
Il convento di Santa Maria degli
Angeli, costruito nei primi anni del 1600, era allora uno dei più importanti e
famosi della Calabria.
Le date riportate nel documento (30
gennaio 1734 o 1736: donazione della reliquia; 14 gennaio 1737: presa d'atto
della Diocesi di Cosenza) e l'attestazione della consegna della reliquia
(senza data, ma da supporre nello stesso mese di gennaio 1737, probabilmente
nello stesso giorno 14) al Padre del convento di Santa Maria degli Angeli,
provano che Frate Angelo di Aprigliano ottenne la reliquia non per incarico
dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo; ne è conferma la mediazione del
Padre del convento di Santa Maria degli Angeli, che, ricevuta la reliquia dal
confratello, la cedette al Priore dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo.
Non è scritto se Frate Angelo di
Aprigliano, che ottenne la reliquia con elargizione dal Vicario del cardinale
Francesco Pignatelli, sia stato ricompensato dal confratello del convento di
Santa Maria degli Angeli.
Con altra grafia, per lungo, sulla
parte inferiore del documento, è scritto: "cingolo di San Francesco di
Paula"; il Priore dell'Arciconfraternita della chiesa dello Spirito Santo,
conservandolo nell'Archivio, donò un titolo al documento.
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TRADUZIONE DEL DOCUMENTO ORIGINALE IN
LATINO
FRANCESCO
per misericordia divina Vescovo di
Ostia,
Cardinale di Santa Romana Chiesa
Pignatello
Arcivescovo di Napoli, Decano dello
stesso Sacro Collegio
Vicario Generale per la Diocesi di
Ostia
Marco Antonio Malfitano, Vicario del
detto e Protonotario
Apostolico
A tutti ed a ciascuno, che vedranno
le presenti lettere, facciamo indubbia fede ed attestiamo che, essendoci
mostrate moltissime Sacre Reliquie, le abbiamo riconosciute estratte da luoghi
autentici con lettera autentica e munite di sigillo, da cui abbiamo estratto la
presente particella dal cingolo di San Francesco Confessore, che abbiamo collocato
reverentemente in un piccolo reliquario di oro lavorato, ornato di figure,
chiuso da un solo cristallo nella parte anteriore e lo abbiamo legato con una
funicella di seta di colore rosso e segnata con impresso il nostro sigillo su
cera rossa spagnola per l'indubbia identità di esso, e riposto, a maggior
gloria di Dio ed a venerazione dei suoi Santi abbiamo donato, e siamo stati
ricompensati, a Frate Angelo di Aprigliano, laico professo dell'Ordine dei
Minori Riformati di San Francesco, perché la presente Sacra Reliquia tenga per
se' o doni ad altri o sia esposta alla venerazione pubblica in qualunque
Chiesa, Oratorio e Cappella.
In fede di ciò comandammo di
preparare queste presenti (lettere) sottoscritte di nostra mano e confermate
dal nostro sigillo.
Fatto a Roma, fuori della porta di
Ostia, in questo giorno 30 del mese di gennaio 1734 (o 1736).
Marco Antonio Amalfitano Vicario
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Nella parte scritta a mano,
sull'altra metà del foglio, alcune parole sono di difficile interpretazione.
Dal contesto risulta che "nel
giorno 14 gennaio 1737, la Diocesi di Cosenza prende atto che la
Sacra Reliquia è stata donata a Frate Angelo di Aprigliano con la facoltà di
tenerla per se', di donarla ad altri, di esporla alla venerazione dei fedeli in
qualunque Chiesa o Oratorio".
L'atto è firmato dal Vicario
Diocesano.
Di seguito si legge: "E' da
detto Frate Angelo di Aprigliano data al Padre ………. da San Fili per
poterne disporne a suo modo ".
Firmato ……... Cancelliere.
A margine del foglio, per lungo, è
scritto con altra grafia: "cingolo di San Francesco di Paula".
Goffredo Iusi
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Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
...
/pace ma... “si vis pacem para bellum”!