A sinistra: piazza san
Giovanni con il cinema teatro di San Fili negli anni Settanta del secolo
scorso.
Foto archivio
Francesco Ciccio Cirillo.
Articolo by Pietro
Perri.
* * *
Tra i vari ricordi della
mia fanciullezza (primi anni settanta), di tanto in tanto prendono forma anche
le immagini di quando, con i miei compagni di scuola e di giochi, a Piazza San
Giovanni, sulla scala di quello che fu il "Cinema Teatro comunale di San
Fili" (ora semplicemente Teatro), l'uno addosso all'altro, ci si spingeva
affannosamente verso l'entrata in quanto prima si entrava e meglio si poteva
scegliere il proprio posto a sedere.
Era una battaglia
esasperata e spesso anche disperata, che iniziava intorno alle tredici e un
quarto e finiva intorno alle quattordici di ogni domenica: i posti migliori, da
noi bambini erano considerati quelli delle prime file in quanto non si correva
il rischio che qualcuno seduto davanti a noi, leggermente più alto di noi, ci
disturbasse col suo testone la visuale.
Era una battaglia che
conservava un non so che di magico in tutto il suo svolgersi, persino nei
fischi e nelle grida a squarciagola "Orario!!! ... orariooo!!!"
nei confronti degli operatori e degli addetti alla vigilanza se questi
tardavano di appena un minuto nell'aprire la porta del cinema.
Dopo pochi attimi si
vedeva uscire Gigino Luchetta o Pietro Cribari che ci intimavano di calmarci,
magari minacciandoci la non proiezione in programma o assicurandoci
dell'immediata apertura della cassa. Pochi attimi ancora ed eccoci autorizzati
ad entrare, pochi per volta, nell'atrio del cinema dove si pagavano i biglietti
(esattamente dove adesso è posizionata la toilette per il pubblico).
Fatto il biglietto (mi
sembra costasse agli inizi degli anni settanta cento o al massimo
centocinquanta lire) si proseguiva avanti verso l'entrata della platea per
farci staccare la "madre" dalla "figlia" (la parte di
biglietto che veniva rilasciato dal cassiere allo spettatore, allora come oggi
era diviso in due parti) dall'addetto di turno al controllo il quale
trattenendone una, ci consigliava di tenere al sicuro l'altra parte per tutta
la durata dello spettacolo in quanto potevano esserci dei controlli improvvisi
e se venivamo trovati sprovvisti della parte rilasciataci saremmo stati
costretti a pagare di nuovo il costo del biglietto.
Fischi e grida si
sprecavano inoltre nei confronti degli operatori anche quando, nel corso della
proiezione, si spezzava la pellicola (il che comportava qualche lungo minuto
d'attesa per riparare il tutto) o semplicemente, con meno colpa per gli stessi,
mancava la luce.
Ricordo gli stacchi tra
il primo ed il secondo tempo, e ricordo che in quei pochi minuti di intervallo
ad un lato del palcoscenico veniva allestito un piccolo punto vendita di
patatine, pop-corn, bibite varie cui noi spettatori potevano rifocillarci.
Inutile dire che ci si metteva d'accordo col proprio vicino di poltrona (che
all'epoca erano in legno) con l'andare uno solo al punto vendita leccornie in
quanto l'altro avrebbe dovuto assicurare che nessuno ci avrebbe fregati nel
frattempo i posti.
Considerato che i posti
a sedere superavano di poco il centinai, infatti, molte persone restavano in
piedi ad inizio spettacolo e non perdevano occasione, nel momento in cui si
accorgevano che ti stavi alzando per un qualsivoglia motivo, per occupare il
tuo posto. Al ritorno, magari eri andato semplicemente alla toilette, inutile
provare a farti restituire il maltolto. La toilette, se così si poteva
chiamare, si trovava dietro il pannello di proiezione.
Erano altri tempi anche
questi, tempi pieni di fascino e che quindi, malgrado le rinunce dell'epoca,
meritavano d'essere vissuti pienamente.
Come dimenticare le
varie pellicole dei nostri miti di quegli indimenticabili anni quali Tarzan,
Zorro, Sansone (da noi definito "l'eroe di cartone"), Maciste (l'eroe
di cartapista) e via dicendo? Come dimenticare i giganteschi
animali, cui noi facilmente ci affezionavamo, quali Godzilla, King Kong,
Katango? ... come dimenticare i western di Sergio Leone, le avventure dei
pirati o i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? ... come dimenticare i
film di karate dell'altrettanto indimenticabile Bruce Lee!
Ricordo che con i miei
compagni di scuola e di giochi, si scendeva le scale del cinema di San Fili,
all'uscita d'uno spettacolo d'avventura, tanto carichi d'adrenalina pura, da
metterci subito a gridare (facendo appropriate gesta con le mani): "In guardia,
io sono Zorro, difenditi!", o battendoci i pugni sul petto (ed emettendo
il proverbiale urlo o ruggito) se avevano appena visto un film di Tarzan o di
King Kong, il che faceva lo stesso.
Quando iniziai a
frequentare il cinema di San Fili (all'incirca il 1970), era un’epoca in cui il
cinema non era negato neanche più alle ragazzine (così come, lo racconteremo in
qualche altro articolo, lo fu, per la morale pubblica, all'epoca in cui lo
stesso vide i suoi albori... il 1926 per quanto riguarda il nostro paese).
In compenso restava
ancora un po' d'astio tra noi ragazzi di San Fili e i ragazzi della frazione
Bucita: bastava un niente nella sala per offenderci in malo modo ed in
altrettanto malo modo rischiare di andare alle mani.
Di cartelloni
pubblicitari, che ci dicevano che film si sarebbe proiettati e quando, a San
Fili ce n'erano due: uno sulla facciata principale del Cinema Teatro di San
Fili ed un altro "mmianzu u Puantu" dove fa angolo il muro
della storica "chjianca 'e compa Giuvanne Calomeni".
Ricordo con simpatia che
all'epoca i liquidi nelle mie fanciullesche tasche lasciavano a desiderare, e
così la domenica oltre alla quota parte che mi davano i miei genitori ero
costretto a fare anche il giro di cognizione dai miei nonni materni e da
qualche mio zio. Alla fine del giro non solo avevo raggranellato il necessario
mancante ma, a conti fatti, mi sarebbe restato in tasca anche qualche spicciolo
da giocare a calcio balilla o a flipper bel bar di Cenzino Passarelli, di
Teresa Scarpelli o nel circolo dei fratelli Romano e Franco Zuccarelli (i
juventini storici nonché veraci del nostro paese).
Il dramma, in tale
tragitto, era che oltre ad aver già pranzato dai miei, non potevo fare a meno,
essendo in orario di pranzo, per non offendere il tavolo di mettere nella
pancia anche un po' di secondo dai miei zii e, come se non bastasse, visto che
spesso e volentieri dal Rinacchio raggiungevo via sant'Antonio Abate a
recuperare il mio compagno di scuola Giuseppe Pinuzzu Storino
(col quale saremmo andati assieme al cinema)... come fare, senza offenderla, a
rifiutare di assaggiare qualcosa cucinata dalle mani d'oro della madre
Carmelina?
Erano altri tempi: tempi
in cui malgrado la mia tenera età e (almeno fino a poco tempo prima di
conoscere mia moglie) la mia proverbiale magrezza, non solo riuscivo a mettere
in pancia tanto ben di Dio senza dar vita ad un proporzionale aumento di peso,
ma in un così poco tempo da essere comunque puntuale alla puntuale ressa che
c'era alle tredici e trenta davanti all'entrata del cinema di San Fili.
"A finisci
d'ammutta'? ... s'unna finisci d'ammutta' ti fazz'avvide io!", "Parla
pa', ca pue ni vidimu all'esciuta du cinema!", erano frasi
abituali sia nella ressa per fare il biglietto che all'interno della sala
cinematografica. Frasi abituali e senza alcun seguito: appena usciti ci si era
ormai dimenticati di tutto ed ognuno andava per la sua strada.
E c'erano, raramente ma
c'erano, pure i controlli per vedere se tra il pubblico si era intrufolato
qualche clandestino, ossia qualcuno che non aveva pagato il biglietto. In
occasione di uno di questi controlli mi ci trovai pure io... e per quanto
girassi nelle tasche non riuscivo a trovare la ricevuta del mio biglietto (che
comunque ero sicuro d'aver pagato). A dirigere il controllo era un certo zu
Franciscu (?), che era l'incaricato della Curia alla Gestione del Cinema Teatro
(la Curia infatti ne deteneva la proprietà) di San Fili. Venne in mio soccorso
Gigino Luchetta il quale disse di ricordarsi d'avermi visto pagare il biglietto
(che sicuramente mi era caduto per terra) ... specificando tra l'altro che il
"figlio del sacrestano del Carmine" non era il tipo di entrare
illegalmente in sala.
Il Cinema Teatro di San
Fili comunque ha una storia tutta sua, che non si limita certamente ai miei
ricordi di fanciullo... una storia che inizia nel 1926 ad opera
dell'indimenticabile, impareggiabile, instancabile Maestro (la "M"
maiuscola non è un errore di stampa né di grammatica o ortografia!) Michele
Rinaldi.
Un uomo questo che ha
legato il suo nome a più di una cosa nella nostra comunità: la banda musicale,
il Festival della Voce, il Festival della Neve, Miss San Fili e chi più ne ha
più ne metta.
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