SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa.

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lunedì 12 aprile 2021

Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa.

Francobollo dedicato dalle Poste
Italiane a san Francesco da Paola
nel 1957. Collezione filatelica
Pietro Perri.

Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.
A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).
In tale opuscoletto compariva anche il brano “Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa”.
Brano che riporto di seguito.
Sopra a sinistra il francobollo dedicato dalle Poste Italiane al nostro san Francesco di Paola nel 1957 (Collezione Privata - Pietro Perri).

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Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa.
Di Pietro Perri.

Curare un’esposizione di qualsivoglia cosa non è facile, principalmente se si mira ad evidenziare l’importanza di un qualcosa che, quotidianamente sotto gli occhi di tutti, finisce nella sua consuetudine quasi per passare inosservato.
Il francobollo è un po’ come la televisione; sempre lì, presente attimo dopo attimo, ma più che asfissiante... divagante, consolante, remunerante.
Quante volte la vista di un bel francobollo ha distolto il nostro pensiero, anche se per un solo attimo, da una cattiva corrispondenza? ... e quante altre ancora ce ne ha addolcito l’assenza?
Infinite volte!
Il francobollo risponde all’appello sempre e ovunque: non si limita alle strade ben asfaltate e facilmente percorribili. Con qualsiasi mezzo (quadrupedi inclusi) e con qualsiasi condizione metereologica, il francobollo riesce a raggiungere le località più recondite e pittoresche.
Presente in zona di guerra come in zona di pace: quante madri, quante mogli di combattenti hanno spedito una lettera affrancata sicure che quel simpatico rettangolino di carta avrebbe portato al proprio caro un pezzettino della sua amata terra (un lembo di cuore peri il quale andava, forse inconsciamente, immolandosi), della sua casa... di se stesso.
Il francobollo arriva dove altri mezzi di comunicazione (telefono, radio ecc.) non hanno ancora messo piede; sarà più lento, è vero, molto più lento... ma gli altri mezzi di comunicazione non ne esprimono la stessa poesia, lo stesso romanticismo.
Si legge (e non è il solo caso) di una lettera recapitata dopo quasi sessant’anni dalla spedizione (una lettera regolarmente affrancata): “era il ragazzo che scriveva alla ragazza... un errore postale trasformatosi nel miglior regalo che una coppia potesse aspettarsi in una ricorrenza così importante. La lettera venne recapitata nel giorno in cui il ragazzo e la ragazza, ormai non più tali, festeggiavano il loro cinquantesimo anno di matrimonio”.
Con ritardo, ma anche in quell’occasione il francobollo riuscì ad assolvere egregiamente alla propria funzione.
Il francobollo, un semplice rettangolino di carta appiccicosa? ... molto, molto di più 8e che rabbia quando qualcuno ha dimenticato d’apporlo alla corrispondenza e ci si vede recapitare una tassata)!
A tal punto viene lecito porsi la seguente domanda: cosa succedeva quando ancora il primo francobollo non aveva visto la luce? ... ovvero: è mai possibile che la corrispondenza prima dell’era del francobollo non venisse recapitata o che, comunque, non raggiungesse le disparate raggiunte con l’introduzione del francobollo stesso nel sistema postale?
Ovviamente... niente di più errato: la corrispondenza (decisamente minima per l’epoca causa soprattutto l’analfabetismo della gente) raggiungeva anche in siffatte situazioni le località designate, solo che nel conteggio (vedasi l’Inghilterra agli inizi del XIX secolo) le tariffe postali variavano in rapporto alla distanza del luogo di destinazione , al peso, alle dimensioni e persino alla forma del plico, nonché al numero dei fogli che lo componevano (ed il tutto anche nel perimetro della stessa città): Non esisteva ancora una vera e propria unità di servizio e di valutazione e la tassa normalmente era pagata, per ovvi motivi, dal destinatario.
Molti erano i casi di frodi e abusi indiscriminati (arginati solo dall’onestà più o meno accentuata dai corrieri professionisti o improvvisati ch’essi erano): si sentiva, in pratica, la necessità di controlli diretti da parte degli organi statali.
Se l’era del francobollo inizia nella prima metà del XIX secolo, il servizio postale ha origini antichissime (la mitologia greca venera il dio Ermes, messaggero degli dei, e sul pari dei Greci i Latini venerano il dio Mercurio): si pensi che persino che la famiglia dei corrieri bergamaschi Tasso ottenne l’esclusiva delle poste del Sacro Romano Impero.
Il francobollo fin dalla sua prima apparizione ha rivestito una funzione importantissima: facilitare e garantire la corrispondenza.
A detta funzione se ne sono poi aggiunte altre non meno importanti quali la divulgazione della cultura o la propaganda nazionalistica.
Studiando complessivamente le emissioni dello Stato Italiano ai primi dieci anni della Repubblica, si nota esplicitamente l’influenza che i vari regimi politici hanno impresso su quel piccolo (ed apparentemente insignificante) simpatico... rettangolino di carta appiccicosa.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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