SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (7)

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venerdì 9 aprile 2021

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (7)

Agosto 2019 - Pietro e Orietta
Perri su via Nanchino a Shanghai.

Con la settima puntata di quest’articolo fiume concludo il resoconto del viaggio fatto in Cina (in tempi non sospetti) da me, mia moglie ed un gruppo di calabresi tra il 22 ed il 31 agosto del 2019.
Ne è valsa la pena?
Viaggiare - e soprattutto viaggiare bene - vale comunque la pena.
Anche la settima puntata del resoconto di questo stupendo viaggio l’ho pubblicata sul Notiziario Sanfilese (il bollettino dell’Associazione culturale UNIVERSITAS SANCTI FELICIS di San Fili).
Buona lettura.
Sempre e comunque collericamente vostro... Pietro Perri.

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La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (7)

«Mao Zedong era consapevole di ciò e da illuminato qual era sapeva anche quale tipo di venerazione avrebbero subito le sue spoglie mortali.
Fu per questo che il quattro volte grande dei Cinesi espresse in vita la volontà di essere cremato.»
Mao Zedong (o Mao Tse-tung che dir si voglia) voleva impedire che lui stesso diventasse alla sua morte “oppio dei popoli” ma ai grandi è una delle poche cose che nessuno potrà mai concedere.
E lui comunque un grande lo fu.

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La domanda a questo punto sorge spontanea: la Cina è poi così perfetta come io l’ho descritta in questo mio breve racconto di viaggio?
Decisamente... no!
E di ciò se ne può facilmente rendere conto anche un turista ignorante come chi scrive. Malgrado chi scrive, da turista, vede ciò che comunque le guide decidono, anche su disposizioni delle autorità del luogo, di fargli vedere.
Ma né le guide né le autorità del luogo possono impedire ad un occhio ben allenato di poter leggere tra le righe, tra le tante immagini che gli passano davanti, le note stonanti presenti in una società... perfetta.
Un occhio allenato o un occhio sfortunato?
Perché onestamente io certe cose quando viaggio, credetemi, preferirei non vederle.
Il 23 agosto del 2019 (ancora non si sapeva di ciò che sarebbe successo da lì a qualche mese, ovvero dalla pandemia da covid-19) io e mia moglie ed il gruppo di turisti di cui facevamo parte (circa una trentina di persone provenienti da più parti della Calabria) ci trovammo anche a passeggiare sulla Nanking road (o Nanjing road o, per noi italiani, via Nanchino) a Shanghai.

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Breve digressione.

Nanchino: una brutta pagina della Seconda Guerra Mondiale.

Chi ama viaggiare come lo scrivente sa che quando viaggia, anche se a volte in modo inconsapevole, è come se avesse sempre e comunque un libro in mano. Un libro pieno di tante bellissime o quantomeno emozionanti immagini. Un libro con tante note e rimandi ad altri libri se non ad una intera enciclopedia (lode e gloria a Wikipedia) per capire, coltivare e quindi migliorare il proprio bagaglio culturale.
E’ nel rispetto di tale postulato che non appena ne ho avuto la possibilità ho cercato di capire perché Nanchino fosse tanto importante per i cinesi ed in particolare per gli abitanti di Shanghai.
Al di là del fatto che Nanchino fu anche capitale della Cina prima di Pechino ciò che mi colpì fu nel leggere il costo in vite umane che la città pagò nel corso della Seconda Guerra Mondiale in seguito all’occupazione che la Cina subì ad opera dei Giapponesi: “Nel 1937 il Giappone invase la Cina, dando così inizio alla seconda guerra sino-giapponese. Le loro truppe occuparono Nanchino nel dicembre 1937, attuando un terribile massacro. Il numero totale di morti, inclusi quelli conteggiati dal tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente e dal tribunale per i crimini di guerra di Nanchino, fu all'incirca tra le 300.000 e le 350.000 persone.” (Wikipedia)
A volte noi Europei siamo portati a credere che la Seconda Guerra Mondiale si sia svolta solo in Europa e ciò solo perché il nostro modo di interpretare la Storia e gli eventi spesso e volentieri non va oltre la punta del nostro naso... e/o dei nostri materiali interessi.

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Ma ritorniamo sui nostri legittimi passi (ossia sulle mire cui punta questa “memoria di viaggio).
Quando, lasciato il nostro pullman nell’apposito parcheggio, eravamo ormai all’inizio di via Nanchino a Shanghai, la guida locale non si limitò a spiegarci l’importanza di tale arteria commerciale o a dirci dove ed a che ora avremmo dovuto ritrovarci per riprendere il nostro tour ma ci disse di non meravigliarci nel notare strani, spesso antigienici, comportamenti di cinesi del luogo. Di non meravigliarci ad esempio se notavamo tante persone, quasi tutti maschi a dire il vero, sputare per terra o camminare con una semplice t-shirt addosso raggomitolata al di sopra della pancia e che di tanto in tanto, srotolata, viene usata come ventaglio.
Intendiamoci: fino agli inizi degli anni Settanta a San Fili era anche peggio, per quanto riguarda lo sputare per terra e non solo per questo. Ricordo ancora che nello storico “Caffè” di Salvatore Blasi (Tuture ‘u bagnaruotu) la facevano da padrone almeno due cartelli con su scritto “vietato sputare per terra”. Oggi fortunatamente a San Fili non abbiamo più bisogno di cartelli del genere (ma ne avremmo bisogno di migliaia di altri e sempre all’insegna di un rispettoso ed igienico vivere civile... magari per quanto riguarda la gestione delle evacuazioni degli animali domestici) ma in Cina ed in tante altre parti del Mondo... si!
Poco dopo essere stati liberati dalla nostra guida notai un signore, ovviamente cinese, sputare non per terra ma in un cestino dei rifiuti posto nelle vicinanze a disposizione dei passanti.
Fin qui nulla di strano, direte voi e così pensai anche io in quel preciso momento. Dopotutto, malgrado avesse potuto almeno sputare in un fazzoletto avendone proprio bisogno, perlomeno non aveva sputato per strada dove ognuno di noi avrebbe dopo un po’ potuto inzupparsi i piedi col verde polmonare elemento.
Un attimo dopo vedo passare un signore, sempre cinese, che, vestito con una vecchia e sporca tuta e con due grossi sacchi sulle spalle, si piegava a ridosso del cestino e, a mani nude, iniziata a cercare nello stesso materiale riciclabile (bottiglie di plastica o di vetro, carta ecc.) che magari gli avrebbero permesso per quella giornata di sbarcare il lunario.
Questo signore, tra l’altro alquanto giovane... almeno a vedersi, ripeto, indossava una vecchia e sporca tuta (il che faceva pensare fosse dipendente di qualche azienda specializzata nel recupero e nel riciclo di rifiuti solidi urbani) ma neanche un paio di guanti.
Ed è nell’essere stato spettatore di questa assurda scena che mi sono reso conto che qualcosa, nell’ingranaggio, in effetti non funzionava. Che ancora il Popolo Cinese per colmare il gap che ancora presenta con gran parte del resto del Mondo “civilizzato” deve colmare e deve colmare anche in fretta.
Non basta essersi abituati prima di noi all’uso della mascherina anche e soprattutto nel rispetto di chi ci sta difronte per potersi definire un popolo avanzato: la mascherina per tanti di loro è sinonimo appunto di rispetto verso gli altri mentre per tanti di noi (me per primo) è sinonimo di gabbia inaccettabile... anche quando qualcuno di noi da salumiere o da farmacista (solo per fare qualche stupido esempio), col raffreddore, senza ritegno ci porge l’affettato appena incartato e dove, quasi certamente, pochi attimi prima vi aveva starnutito sopra.
Ammettiamolo, su questo fronte dobbiamo ringraziare il covid-19 se un po’ di civiltà in più l’abbiamo imparata anche noi. Almeno oggi tanti di noi le mani qualche volta in più ce le laviamo ed a volte le disinfettiamo pure.
Non basta, infatti (faccio una battuta), essere i padroni del futuro mondiale se ancora, per tanti versi, si ostinano mentalmente a vivere nei nostri anni Sessanta del XX secolo e quindi continuano a mangiare non con cucchiaio, coltello e forchetta ma con dei semplici bastoncini di legno.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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