L’avventura estera del nostro compaesano
Antonio Conte ricostruita in collaborazione col sottoscritto (alias Pietro
Perri) e pubblicata in due puntata sul “Notiziario Sanfilese” dei mesi di
ottobre e novembre 2014.
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Quando non esisteva internet i radioamatori erano già in
rete. (1)
Di Antonio Conte.
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Antonio Conte. |
Ho sempre avuto una grande passione
per le radio.
Una passione nata
presumibilmente quando (ancora fanciullo, potevo avere sette o otto anni...
Siamo agli inizi degli anni Sessanta), mio padre Costantino cercava invano di
una stazione che si sentisse un po’ più chiara delle altre su una stupenda, per
l’epoca, radio a valvole.
Ricordo come fosse ieri
il filo collegato allo stupendo magico scatolone che serviva da antenna
ricevente. Quel filo partiva da un lato della stanza per completare il suo
interminabile percorso al lato opposto.
Era una radio ad onde
corte e a me piaceva tantissimo, forse in quanto premonitrici di quanto mi
sarebbe capitato in futuro, ascoltare
emittenti che trasmettevano dall’estero.
In quegli anni io e la
mia famiglia abitavamo “ara Jiazza”... davanti “u Spiritu Santu”.
Qualche anno dopo,
grazie anche e soprattutto all’amicizia con il nostro compaesano Franco
Gentile, mi avvicinai alla conoscenza della cosiddetta CB (n.d.r.: sigla
della “banda cittadina”. Sistema di comunicazione a brevi distanze tramite
apparecchi a transistor). Erano quegli gli anni d’oro degli ormai mitici
“baracchini”.
Ricordo, in quei tempi,
l’amico Franco Gentile che, in macchina e col suo “baracchino” a portata di
mano, si parcheggiava nei pressi dell’Aireddra e da lì iniziava a
parlare con persone più o meno della zona. Con quel tipo di ricetrasmittenti, è
facile intuirlo, all’epoca non era possibile parlare con soggetti lontani né
tantomeno con persone all’estero.
Una volta con Franco
Gentile siamo andati sulla Crocetta per provare a metterci in comunicazione con
radioamatori d’altre zone. Essendo un punto in alto era facile dallo stesso
ampliare il raggio d’azione della nostra ricetrasmittente.
Purtroppo gli anni
passano per tutti e passavano anche per me: il futuro bussava alla mia porta ed
il futuro, per lo scrivente, all’epoca si chiamò Svizzera.
Era il 1972.
Restai in Svizzera, per
lavoro, circa due anni dopodiché presi la via per il Canada.
Quando si emigra in un
altro Stato all’inizio la vita è sempre un po’ difficile... per tutti.
Oltre il confine del
nostro Stato ci aspettano una nuova lingua, una nuova cultura, nuovi amici e un
nuovo lavoro.
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Quando non esisteva internet i radioamatori erano già in
rete. (2)
Di Antonio Conte con
la collaborazione di Pietro Perri.
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"Sono un radioamatore da più di
trent’anni!” ...
così ama dichiararsi il nostro compaesano d’oltre Oceano Antonio Conte.
In Italia i radioamatori in effetti
sono un po’ sottovalutati mentre nelle Americhe ed in particolare nell’America
settentrionale (Canada ed USA) sono una vera e propria istituzione. Forse una
necessità del vasto territorio in cui operano e dove, a volte, in mancanza di
collegamenti alternativi loro sono un vero e proprio “salvavita”.
Sono decisamente rari, infatti, i
film catastrofici di matrice hollywoodiana in cui non si veda un probo
cittadino a stelle e strisce impegnato davanti alla sua stupenda
ricetrasmittente a cercare collegamenti con il resto del mondo ancora, non per
molto forse, in piedi.
Il radioamatore, in Canada, dove
risiede il nostro encomiabile concittadino Antonio Conte, e negli USA è
qualcosa in più di un semplice “soggetto impegnato nel volontariato sociale”: è
la voce amica che, non raramente, ti guida nella classica notte buia della tua
a volte infernale vita.
Questo e tant’altro è il nostro
eroe Antonio Conte da Toronto.
Antonio - anche se oggi, dopo tanti
anni passati lontano dalla terra natia, sarebbe più giusto chiamarlo Anthony o
semplicemente Tony - approda in Canada nell’ormai lontano mese di dicembre del
1974.
Da quelle parti, in quegli anni
soprattutto, non era difficile trovare un posto di lavoro per chi sapeva
adattarsi.
Ad aprire le porte di una fabbrica dove si producevano
materassi, ad Antonio, ci pensò, qualche mese dopo giunto a Toronto, l’amico e
nostro caro compaesano Ottorino Argentino.
Antonio resterà in tale fabbrica per circa tredici anni. Nel frattempo
iniziò a seguire le lezioni presso il Seneca college a Yonge e Sheppard, per
chi conosce ovviamente tale zona. Tale scuola ovviamente garantirà
all’intraprendente Antonio un futuro decisamente migliore da
quello che poteva prospettargli un
prosieguo della vita lavorativa in una fabbrica di materassi.
Nel 1980, ovvero in questi magici
impegnatissimi anni passati tra lavoro, scuola e famiglia, Anthony riesce a
prendere persino il suo tanto desiderato patentino (licenza) di radioamatore.
Un traguardo, questo, tutt’altro che facile da raggiungere: per ottenere la
licenza di radioamatore, bisognava, infatti, imparare a pennello l'alfabeto
morse ed essere capace di ricevere e trasmettere almeno 5 parole al minuto.
Antonio di parole al minuto ne supererà, all’esame previsto, la bellezza di
dodici ottenendo il miglior risultato possibile.
Diverse sono le associazioni di
volontariato cui fa riferimento ai giorni nostri Antonio nella sua opera di
“volontariato - radioamatore - senza frontiere”, e diverse sono le occasioni in
cui la sua opera si è mostrata vitale o comunque di notevole supporto in situazioni
di bisogno o di presunto pericolo.
Ed eccolo impiegato in un ospedale
di Toronto dove finalmente, da qualche mese a questa parte, entrato in pensione
potrà dedicarsi a tempo pieno alla sua passione di radioamatore e... ai suoi
sicuramente più amati nipotini.
Personalmente non conosciamo bene
l’organizzazione dei radioamatori mondiali né quanto siano presenti nella
nostra zona (San Fili e paesi limitrofi) ma ci piace chiudere questo pezzo con
una stupenda frase del nostro caro amico compaesano Antonio: “Si, oggi
abbiamo internet... però dove arrivano i radioamatori, gli internetnauti se lo
possono' sognare!”
Una vita passata lontana dalla
terra natia, dicevamo, quella di Antonio Conte. Una vita simile a quella di
migliaia di altri Sanfilesi costretti ad emigrare cercando in luoghi lontani
ciò che la propria terra ha da secoli negato a lui ed ai suoi familiari... ai
nostri familiari: un futuro dignitoso.
Colpisce, nei suoi appunti di
viaggio, la seguente frase, pensando ai giorni che furono: “Bei ricordi,
anche se un po’ tristi, quelli di quando si emigra. Quello che ti resta in
mente, anche dopo tantissimi anni, è sempre il giorno della tua partenza. Quel
giorno, noi emigranti, lo porteremo con noi per sempre nei nostri occhi e nel
nostro cuore.
Lasciare i genitori ed il resto
della famiglia è una vera tragedia. A me quello ciò che mi ha ferito
particolarmente è stato il distaccamento della mia sorellina Loredana. Lei
aveva più o meno quattro anni... è stato veramente triste lasciarla.”
Antonio partì per Toronto nel
lontano dicembre del 1974 dall’aeroporto di Roma Fiumicino con un volo
dell’Alitalia. Otto ore di volo e, a bordo di un taxi, dritto verso la casa di
un suo zio di cui resterà ospite per circa un anno e mezzo.
“Sinceramente, voglio dirvi che
quasi immediatamente nel vedere quanto mi si prospettava come futuro, ho detto
tra me e me: qui, in Canada, non ci starò a lungo.”
Così non fu: nel 1976 Antonio conobbe sua moglie Anna da
cui ebbe tre figli: Francesco, Sabrina e Christian. E da questi ultimi...
cinque stupendi nipotini: Alyssa e Anthony (figli di Francesco), Julia (figlia
di Christian), Daniela e Marco (figli Sabrina).
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... un caro abbraccio
a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!
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