Ho deciso finalmente di
concludere, dopo qualche mese e forse più, un articolo in tre parti (le prime
due pubblicate sul Notiziario Sanfilese dei mesi di Luglio e Agosto 2012)
tendente a riportare in vita una cara ulteriore “presenza sovrannaturale”
santufilise: u
monachieddru.
A chi ha un po’ di
pazienza per quanto riguarda i miei scritti... buona lettura.
* *
*
U monachieddru? ... che stupenda creatura.
Sarebbe bello venire a sapere come e quando i nostri avi si
sono imbattuti in questo stupendo personaggio e chissà se si siano mai posti la
domanda se sia u monachieddru ad
essere frutto della loro fantasia o loro frutto della fantasia di quest’ultimo.
Chi scrive non ha avuto incontri ravvicinati con u monachieddru (io, infatti, appartengo
al periodo in cui a farla da padrone nei vicoli del centro abitato di San Fili
o lungo il suo terrificante perimetro era la Fantastica, qualche magara,
qualche strega propriamente detta e qualche spirdu
di passaggio) malgrado con tanti esseri sovrannaturali da piccolo ha
piacevolmente (o orribilmente) convissuto.
Eppure anche lui, u
monachieddru, era conosciutissimo, nei bei tempi che furono, nella Comunità
Sanfilese.
Nei miei ricordi non era semplicemente il mattacchione che
si divertiva a nascondere oggetti o a metterli fuori posto magari sul pavimento
in punti in cui avresti potuto facilmente inciamparci... lasciandolo
sbiascicarsi dalle risate per lo scherzo, simpatico per lui, riuscito.
Nei miei ricordi, ovviamente di quando ero ancora un
lattante (siamo nei lontani anni Sessanta del XX secolo), u monachieddru era quell’essere insopportabile che veniva, nel
corso della notte, a disturbare il tuo innocente sonno: avevi un peso sulla
pancia e sul petto... ti mancava il respiro... aprivi gli occhi tutto sudato ed affannato e... chi ti
ritrovavi seduto sul tuo pancino, con le mani sul tuo petto e che ti guardava
sghignazzante dritto dritto negli occhi... con i suoi occhi orrendamente
spalancati? ... proprio lui: u
monachieddru!
All’epoca, inutile dirlo, in casa mia non c’erano scorte di
“Dolce Euchessina” (n.d’a.:
medicinale che negli anni Sessanta e Settanta veniva pubblicizzato come un
toccasana anche per l’uso sui bambini con problemi di digestione... o
pesantezza - a causa de “... u monachieddru?” di stomaco) e quindi non
raramente u monachieddru - nelle
lunghe e buie notti in quel casolare di campagna alle Volette - la faceva da
padrone.
Fu in quel tempo che chiesi a mia madre chi era e cosa
faceva u monachieddru e lei
detentrice dell’antico sapere in casa nostra, nella sua proverbiale pazienza,
mi erudì in merito a questa simpatica... magica presenza “casalinga”: sui suoi
pregi e sui suoi difetti... sulle sue straordinarie potenzialità.
Mia madre mi disse che questo era un essere terribilmente
dispettoso ma comunque un buon giocherellone. Quindi non cattivo se non lo si
faceva incavolare più di tanto. Un essere con cui si poteva benissimo...
coabitare.
Dopotutto se u
monachieddru si rende conto che la famiglia che lo ospita si trova in
grosse difficoltà ce la mette tutta per aiutarla. Dandole anche qualche
insperato aiutino economico: u
monachieddru è riconoscente dei piccoli accorgimenti che si usano nei suoi
confronti (tipo lasciando qualche avanzo di leccornia sul tavolo da cucina a
suo uso e consumo nel corso della notte).
E se nel corso della notte ci viene a fare visita nel modo
surriportato ovvero cercando di rovinarci la nottata? ... non è detto che tutto
il male vien per nuocere. Dopotutto... se si riesce ad impadronirsi del
cappuccio de u monachieddru...
abbiamo fatto, come si diceva fino a pochi anni addietro, tredici.
Chi riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddru, infatti, ne diventa
automaticamente il padrone... non del cappuccio ma de u monachieddru stesso. Quello, infatti, è un po’ il segno del suo
potere e l’essenza della sua vita sovrannaturale messa allo scoperto ed alla
mercé degli esseri inferiori.
Chi riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddru può costringere lo stesso
a farsi consegnare, in un libero scambio, il suo tesoro (realizzato con le
migliaia di oggetti spesso e volentieri di valore persi nei secoli dai suoi
umani conviventi) e quindi vivere agiatamente per il resto della sua vita.
Ecco che non appena svegliatici nel corso della notte a
causa di questo dispettoso simpatico esserino... bisogna essere pronti a
toglierli il cappuccio dalla testa.
Inutile dire che, fatto il debito scambio, tempo di ridare
il cappuccio dallo stesso ci si può aspettare qualche terribile... meritata
vendetta.
Mai sfidare le forze e le presenze sovrannaturali con cui
quotidianamente interagiamo: in questa dimensione (e non solo in questa) noi
siamo semplici ospiti... forse anche loro ma loro sono avvitati prima di noi.
* *
*
... un caro abbraccio
a tutti by Pietro Perri.
... /pace!
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