... il giorno della "SAGRA DELLA FRESA
SANTUFILISE" (ovvero il 22 Agosto 2014) si avvicina. Con ospiti di
riguardo e con tanta voglia di stare assieme. E' quasi completato anche il
tavolo della presidenza del convegno. Tra gli altri ci saranno la dottoressa
Rosanna Labonia, lo chef Mario Molinaro, lo scrittore Anton Francesco Milicia e
l'artista Pietro De Seta. E ci saremo anche noi dell'Associazione culturale
"Universitas Sancti Felicis" di San Fili.
Tu... sarai dei nostri?
* * *
San Fili, si legge ancora su
qualche rivista di settore o su qualche sito internet fermatosi all’età della
pietra (per non dire della “scarola”),
è un paese con un’economia prevalentemente agricola. Persino su Wikipedia
c’imbattiamo in tale concetto. Alla pagina dedicata al nostro amato/odiato
paesino, nello spazio dedicato all’economia, infatti leggiamo: “Produzioni
agricole: castagne, fichi, funghi e olive”, stop!
Inutile dire che una tale
definizione ci fa pensare immediatamente ad una bellissima, o quantomeno
autosufficiente, casa in campagna con annessa una piccola azienda agricola a
conduzione familiare. Siamo, però, nella realtà alla fine degli anni Sessanta
del XX secolo. In quegli anni sul
territorio sanfilese persistevano ancora tantissime piccole aziende agricole
gestite o da coltivatori diretti, o da soggetti con contratto di colono
mezzadro se non da piccoli coloni. In tanti, nel nostro paese, fino agli anni
del secondo dopoguerra o al massimo ai primi anni del boom economico, tra
l’altro venivano assunti o quantomeno chiamati a svolgere lavoro di
“giornaliero di campagna”.
Fino a quei tempi, sì!,
l’economia sanfilese era un’economia prevalentemente agricola… e non solo. Tra
l’altro l’agricoltura si trasformava quasi per magia in industria di
trasformazione dei prodotti alimentari e di prima distribuzione degli stessi.
In quella situazione a San Fili, anche se pochi si facevano realmente ricchi (e
molti di quei pochi tra l’altro lo erano già da secoli), riuscivano a
sopravvivere circa 5000 persone. Era tale la popolazione residente, ovviamente
a San Fili, agli inizi degli anni Cinquanta contro i poco meno di 3000 dei
giorni nostri.
Inutile dire che parlando di
San Fili in effetti non faccio altro che fotografare l’intera situazione
dell’hinterland cosentino… malgrado San Fili qualche carta in più da giocare
nei confronti delle realtà territoriali confinanti nel suo mazzo le avesse pure
(“oggi come allora” e in parte “allora come oggi”): la ferrovia (oggi ci
basterebbe la superstrada), il territorio poco esteso (quindi più facilmente
gestibile), la posizione geografica e geopolitica, una manovalanza flessibile e
preparata, tante menti nonché una presenza di acqua aria pulita e natura
circostante decisamente di qualità.
In una popolazione con
un’economia prevalentemente agricola è normale trovare, dicevamo, case di
campagna, e non solo di campagna, tipiche e quindi con annessi il ricovero per
gli animali da allevamento ed… il forno per cuocere il pane e le frese (per ritornare al nostro tema
portante). Tanti piccoli forni, ad uso familiare o al servizio di più famiglie,
erano presenti anche nel centro abitato di San Fili.
Come non ricordare, altresì,
il notevole numero di mulini ad acqua, presenti lungo i vari torrenti che
scorrono sul territorio sanfilese? … mulini dove si macinava di tutto:
castagne, mais (migliu), orzo e
tant’altro. Quindi? … non solo grano.
Di fatti lo stesso centro
abitato di San Fili per alcuni versi poteva benissimo essere definito come una
indiscutibile “casa colonica” o “casa di campagna” per famiglia allargata. Fino
alla fine degli anni Sessanta del XX secolo era possibile imbattersi,
camminando lungo le viuzze interne del nostro paesino, in tanti catuoji (locale a pianterreno dove
venivano allevati e custoditi animali di allevamento o necessari se non utili
alla conduzione della campagna) in cui troviamo maiali, galline, vitelli, muli,
buoi, pecore, capre e chi più ne ha più ne metta.
All’odore non ci faceva caso
nessuno: il naso, e non solo quello, dell’essere umano prima o poi si abitua a
tutto. E per quanto riguarda invece l’igiene? …questo ancora non era entrato a pieno titolo nel limitato
vocabolario dei residenti.
Ci vorranno i primi anni
Settanta per poter leggere un’ordinanza del sindaco del paese, che all’epoca
era Alfonso Rinaldi, in cui veniva ordinato “l’allontanamento” dal centro
abitato di determinati animali.
Gli odori in cui ci si
imbatteva percorrendo le viuzze interne di San Fili negli anni precedenti gli
anni Settanta del XX secolo erano molteplici ed alcuni, come nel caso di una
bella infornata di pane ed affini, erano pure decisamente piacevoli.
La preparazione del forno,
utilizzando i residui prodotti dalla pulizia dei boschi (frasche, risultati di putature ecc.) circostanti il villaggio
di San Fili, iniziata alle prime luci
dell’alba: Servivano almeno due ore di fiamma viva per garantire una giusta
temperatura all’interno del benevolo… antro del diavolo.
L’impasto nella majiddra (ottenuto con farina, sale e
lievito madre… pochi vi aggiungevano un po’ d’olio e qualcuno - ad avercelo -
anche qualche cucchiaio di zucchero) era già pronto da un pezzo. Dopotutto
l’operazione era iniziata la sera precedente con la preparazione della
“levatina”.
Al forno ci pensavano gli
uomini di casa, alla majiddra le
donne.
Non tutti avevano dei forni
in casa o quantomeno nelle vicinanze della propria abitazione. In tanti,
preparate le pagnotte pronte da infornare, si dirigevano verso amici o parenti
che avevano fatto loro il piacere di mettergli a diposizione la propria
struttura. Non era raro, nella San Fili degli anni Sessanta, vedere donne con
una lunga tavola sulla testa trasportare con la stessa, opportunamente coperte
da un panno bianco - magari per evitare l’affascino da parte di compaesani
invidiosi -, le forme delle pagnotte (o già predisposte a pitta e quindi in
buona parte per ottenere a fine cottura delle ottime frese) pronte per entrare nel forno opportunamente surriscaldato.
Anche questo… era uno
spettacolo.
(continua).
* * *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
... /pace!
Nessun commento:
Posta un commento