A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

domenica 28 novembre 2010

... che bello quando un turista trova quello che gli è stato offerto dalla pubblicità sul luogo: viva Napoli!

San Gregorio armeno. Dal sito
cancelloedarnonenews.com
E’ brutto, almeno per lo scrivente, alzarsi alle cinque e trenta di mattina per lasciare il paese (l’amata odiata San Fili) alle sei e quindici. L’appuntamento? … alle sette in punto in piazza Loreto a Cosenza. Ma a volte, come questa volta, ne vale la pena.
Sabato 27 novembre 2010 sono stato a Napoli in una classica gita "toccata e fuga" a Napoli organizzata nell'ambiente in cui lavoro... decisamente come mi era stata pronosticata e come conseguentemente me l'ero immaginata: munnizza e classico ruspante folklore (perché di ruspante folklore si tratta) napoletano inclusi.
Tra quanto ci era stato detto e quasi assicurato dagli organizzatori l'unica cosa che ci è mancato è stato il pacco (contropacco e contropaccotto) ed i borseggiatori nella calca di San Gregorio Armeno (per la cronaca eravamo andati a vedere i pastorelli del presepe): degli artisti del “pacco, contropacco e contropaccotto”  e dei borseggiatori neanche l'ombra.
C'era in compenso tutto il resto: scritte, con vernice antiestetica e con significati a volte privi di senso, deturpante su monumenti storici quale il complesso del convento Santa Chiara, strani odori di residui umani in alcuni vicoletti, la stupenda pizza (e le meno stupende linguine agli scampi e frittura di calamaretti e gamberi della trattoria "o monaciello" di piazza del Gesù), le stupende sfogliatelle e gli insuperabili baba' (tre prodotti che, diciamo la verità, solo a Napoli li sanno fare così buoni), il magico insuperabile caffè al Gambrinus (piazza Plebiscito) e chi più ne ha più ne metta.
In effetti per quanto riguarda le linguine agli scampi (tra l’altro pagate dieci euro e cinquanta al piatto) mi sarei aspettato qualcosa in più (dal punto di vista culinario)… preferisco quelle che fa mia moglie!
Tessendo gli elogi al caffè del Gambrinus qualcuno però mi faceva notare (a parole) che era meglio quello del vicino (dirimpettaio) bar… del professore.
C'era la poesia di Napoli! ... l'eterna poesia di Napoli!
Questa era la terza volta, nel giro d’una diecina d’anni, che percorrevo la stretta stradina di San Gregorio Armeno… ed ancora non mi sono scocciato… malgrado finora non vi ho comprato mai niente.
Non mi sono ancora scocciato di vedere e rivedere le classiche statuine riproducenti Totò (il grande Totò), Edoardo de Filippo, san Gennaro e  Pulcinella (Pulicinella?).
Tra i pastorelli di via San Gregorio Armeno ho cercato di capire chi sono stati i personaggi politici più caratterizzanti il 2010 (appunto politico) italiano: c'era Brunetta con il suo classico cartello contro i "fannulloni"... lui che è stato - e non è detto che non lo sia ancora - il re dei fannulloni) e c'era il cognato di Fini con una maglietta su cui primeggiava la scritta "I love Montecarlo" (chissà a cosa si riferiva tale scritta!).
Berlusconi, come pastorello, la faceva da padrone con diverse "figurazioni" (?) a lui dedicate: in una gli usciva sangue dal labbro e teneva in mano un modellino del duomo di Milano, in un'altra aveva una mano fasciata (sicuramente per l'operazione subita alla stessa in corso di quest'anno) ed in un'altra ancora, sorretto da due belle pastorelle, teneva un cartello con su scritto "amo le belle donne"... poco più in là c'era Emilio Fede con un altro cartello in mano con su scritto "... ed io amo il Cavaliere".
Tra le tante spiccava anche una nascita con una serie di buste dell’immondizia sul lato destro e con i pastorelli (incluso “u bumbinieddru”) muniti di mascherina protettiva… ppe ra puzza!
Grandi i Napoletani... anche nelle cose serie. Non so perché... ma non mi sarebbe dispiaciuto né mi dispiacerebbe essere uno di loro.
Una cosa mi ha fatto immensamente piacere (e non mi sembra fosse stato indicato nel programma della gita che mi era stato consegnato all'atto della prenotazione): la visita alla cappella dei Sansevero... decisamente unica (appunto come i Napoletani) e decisamente da vedere anche da parte di profani (leggasi "non esoterici") della materia. Che bello il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino e le "opere" (mummificazione del sistema venoso) di Raimondo di Sangro principe di Sansevero.
Un po’ di storia non guasta neanche in questo mio blog: Raimondo di Sangro principe di Sansevero (Torremaggiore 1710 – Napoli 1771) fu un originale esponente del primo Illuminismo europeo. Valoroso uomo d’armi, letterato, editore, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, egli fu – più di ogni altra cosa - prolifico inventore e intraprendente mecenate.
Solo questa visita, ve lo assicuro, vale dieci giorni di permanenza a Napoli.
Rientrammo a Cosenza alle ore 01,00 (eravamo partiti alle 7,00) di domenica 28 novembre non dopo aver fatto una sosta alla pizzeria a metro da Gigino a Vico Equense. Ovviamente per me, mia moglie ed il nostro amato letto in quel di San Fili sarebbe occorsa almeno un’altra oretta.
Ritornerò a Napoli? ... spero almeno una volta all'anno: mi sono sempre sentito napoletano (sarà perché Cosenza e San Fili facevano parte del Regno di Franceschiello - il Regno di Napoli prima ed il Regno delle due Sicilie dopo) anch'io.
... complimenti agli organizzatori della gita! … e complimenti ai napoletani che non smentiscono mai le aspettative del turista… anche se le aspettative del turista alla fine sono il trovare per le strade della magica citta dei Lazzaroni… i cumuli d’immondizia tanto propagandati alla televisione in questi ultimi tempi.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

venerdì 26 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (3/3)

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Dante Alighieri... alle grotte di Pertosa (SA).

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Giungemmo all’hotel poco dopo le sedici e trenta o poco prima delle diciassette di sabato 30 ottobre 2010.

L’hotel era proprio come ci era stato descritto dal presidente del circolo che ha organizzato la gita: un piccolo scorcio di Montecarlo… peccato che non si trovasse a Montecarlo ma in un punto leggermente isolato.

Si trattava dell’Acteon Palace (quattro stelle per tanti versi meritate) di Atena Lucana (SA). Stupendo edificio (anche se in via di completamento) dove si mangia bene e dove la gentilezza del personale nei confronti degli avventori sembra (poco tempo per metterci la mano sul fuoco) non essere centellinata.

Avevamo a disposizione un po’ di tempo per farci una buona “sciacquata” e riposarci un pochino prima di ritrovarci, intorno alle diciannove/diciannove e trenta circa, di nuovo sul pullman diretti alle grotte di Pertosa.

Alle venti e trenta avevamo l’appuntamento con il nostro Dante (perché di Dante in quella zona sembra ce ne fosse più di uno in circolazione) per fare una breve passeggiata… all’inferno all’uopo organizzato all’interno di questo stupendo monumento della natura che sono, appunto, la Grotte del Romito di Pertosa (CS).

Nella zona antistante l’accesso… all’inferno, c’era un organizzato servizio d’accoglienza dei turisti (biglietteria, zona dépliant e informazioni, porticato “zona attesa” ecc.), un piccolo parco in fase di costruzione o di ristrutturazione, un bar/pizzeria e dei bagni pubblici che oltre ad essere del tutto gratuiti e strapuliti… non mostravano, accedendo agli stessi, il classico cestino con le classiche monetine poste all’interno a dare ad intendere agli avventori che un’offerta per i custodi non avrebbe fatto schifo a nessuno… tantomeno ai custodi.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Virgilio alle grotte di Pertosa (SA).

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A proposito: avete fatto caso a come vi guardano brutto i “custodi dei cessi pubblici” (non credo sia un titolo onorifico questo che o messo tra virgolette) se non mettete la classica monetina (possibilmente non inferiore ai venti centesimi… meglio se di cinquanta… pisciare costa) nel famigerato cestino?

Personalmente se mi trovo sprovvisto di monetine… uscendo dalla porta d’accesso alla toilette (“pipistop”) mi premunisco immediatamente di toccare ferro o, in assenza del ferro, qualcosa di meno duro e più carnoso.

Facemmo conoscenza del nostro Dante intorno alle ore ventuno meno qualcosa. Nel frattempo qualcuno di noi, rimembrando qualche passaggio scolastico della Divina Commedia, iniziava a chiedersi sul perché ad accompagnarci in tale viaggio (all’inferno) non fosse stata una guida più esperta tipo… Virgilio.

Il nostro Dante non era eccessivamente alto, aveva la barba e portava il classico berretto dantesco che, come scoprimmo più tardi) serviva più a nascondere una eccessiva “zazzera” che a creare ulteriore scenografia. In ogni caso era decisamente preparato (ottime le spiegazioni delle “scene” che di volta in volta ci faceva vivere) e bravo nella recitazione di alcuni pezzi delle… sue cantiche.

Dante nel nostro comune viaggio ci fece conoscere diversi personaggi della Divina Commedia tutti, con esclusione di Beatrice, debitamente collocati all’interno dell’inferno: Virgilio, Beatrice, Caronte, Francesca, Ulisse e via dicendo. Attori, ballerini, cantanti (lirici e non) si passavano il testimone nel nostro cauto incedere verso le più profonde gole dell’inferno… dulcis in fundo? … noi, l’Umanità… (Hitler e company, il Capitalismo) alias Lucifero.

Ne è valsa la pena? … vale la pena fare un salto alle grotte di Pertosa? … si! … anche questo è, cosa strana, un Sud che non fa parte del Sud, un Sud che dimostra abbondantemente che se vogliamo… possiamo essere anche noi Nord.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Beatrice incontra Dante alle grotte di Pertosa (SA).

Non è difficile, basta un po’ di onestà (prima di tutti con noi stessi) e di buona volontà.

Il richiamo di rito? … sul dépliant che spiegava lo spettacolo erano riportate delle scene che nella pratica non ci è stato dato il piacere di vedere, ad esempio quella del mangiafuoco. Ma nel complesso è stato comunque un ottimo spettacolo con protagonisti e comparse che hanno meritato pienamente non solo il nostro applauso ed i nostri ringraziamenti ma l’intero costo del biglietto.

Peccato che all’interno delle grotte, per ovvi motivi più che condivisibili, era vietato usare macchine fotografiche e cineprese.

Alle ventidue eravamo di nuovo in hotel (all’Acteon Palace di Atena Lucana)… seduti a tavola a goderci la meritata cena… ottima ed abbondante.

A fine cena… tutti a letto con un piccolo compito culturale da svolgere durante la notte: cercare di capire chi o cosa era Acteon (ovvero ciò che dava o chi dava il nome all’hotel).

La mattina appena fatta colazione e lasciate libere le stanze, ci dirigemmo verso il pullman… destinazione Certosa di Padula. Sul pullman, tra l’altro, decidemmo che, tempo permettendo, nel pomeriggio, dopo aver consumato il pranzo in hotel, avremmo fatto un salto all’Ikea di Salerno… la mitica Ikea di Salerno… mitica (nel mio modo di pensare) almeno finché non ebbi la scalogna di entrarci dentro e vedere (toccando per mano) che tutto era tranne ciò che finora mi si è voluto far credere.

Credetemi… meglio l’Emmezeta di Taverna di Montalto Uffugo.

Ma l’Ikea, si sa, è l’Ikea… e spesso da San Fili e non solo da San Fili si organizzano pullman per andare a fare shopping in tale centro commerciale a trecento chilometri di distanza per comprare… ciò che allo stesso prezzo (o con pochissimo in più) possiamo trovare a pochi chilometri di distanza.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): San Bruno fondatore dei certosini. Statua sulla facciata principale della Certosa.

Alla Certosa di Padula (è la seconda volta che ci andavo) ho potuto ammirare la famosa ed inimitabile scala senza perno centrale… un vero miracolo dell’architettura del passato… un’architettura che purtroppo non siamo più in grado ripetere… i suoi segreti (i segreti dei grandi maestri) si sono persi per sempre con la morte degli ideatori.

Finita la visita alla Certosa di Padula (vale anche questa la pena d’essere visitata) e all’Ikea di Salerno (se potete… evitate… nun vi perditi nente!)… di nuovo sul pullman e questa volta per ritornare finalmente a casa… alla nostra Cosenza… alla mia amata/odiata San Fili.

Arrivammo intorno alle ventidue… alle ventitré di domenica 31 ottobre 2010 ero finalmente di nuovo nel mio caro lettuccio (appunto in quel di San Fili) assieme a mia moglie.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


giovedì 25 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (2/3)

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Pecore in bilico sull'area soprastante la Grotta del Romito.

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Onde evitare inutili stupide discussioni tengo a sottolineare che questo post/articolo l’ho pubblicato nell’ormai lontano 25 novembre 2010. Ed è da allora che manco nello stupendo sito archeologico della Grotta del Romito di Papasidero (CS). Quindi se nel frattempo qualcosa, in bene o in male, è cambiato… comunque non prendetevela con me.

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Un luogo, dicevo, quello delle grotte del Romito (Papasidero in provincia di Cosenza), che vale la pena di visitare (malgrado come sito, dal punto di vista turistico, sia ancora da perfezionare).

Vale la pena di visitare sia per l’interesse storico che rappresenta tale luogo e sia per come è stata attrezzata l’area interessata da tale luogo.

Dal punto di vista storico culturale c’è da dire che: “La Grotta del Romito, presso Papasidero, rappresenta uno dei siti in grotta più interessanti del Paleolitico italiano grazie anche agli scavi condotti da Paolo Graziosi, che hanno messo in luce alcune figure incise a carattere naturalistico (figure di bovidi) e astratto (segni lineari) nonché alcune sepolture plurime.

La presenza all'interno di uno strato riferibile all'età Neolitica di grosse quantità di ossidiana ha fatto supporre che la grotta in quest'epoca venisse sfruttata come base intermedia per il commercio dell'ossidiana tra Tirreno e Ionio” (notizia ripresa dall’indirizzo internet http://www.iias.it/grotta_del_romito.html).

Ovviamente sul web notizie in merito alla grotta del Romito di Papasidero, per chi vuole affrontare meglio il discorso, se ne trovano a iosa… a testimonianza di quanto ho detto sopra.

Per quel che mi riguarda, non essendo io né uno speleologo né un esperto in materia ma solo un misero mortale (turista?) che sa apprezzare determinate cose, mi limiterò a parlare della mia ennesima avventura in giro per il mondo.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Albero di... cucuzze, sulla strada del ritorno.

In un mondo che spesso, sottovalutandoci, abbiamo sotto il naso e siccome i nostri sensi vanno sempre al di là del nostro naso (quando abbiamo qualcosa da perdere)… non riusciamo a capacitarcene.

Premetto che da San Fili (luogo in cui ovviamente abito) a Papasidero (luogo dove si trova la grotta del Romito) ci sono circa 115 chilometri di distanza… di cui 90 percorrendo strade a scorrimento veloce. Il resto? … un’impresa! … ma ne vale la pena.

L’area circostante la grotta del Romito, recintata, è stupenda, recuperata in modo egregio (non sembra, ve l’assicuro, Calabria né tantomeno Cosenza) e in un edificio nei pressi dell’area recintata c’è una struttura ricettiva con un piccolo museo all’interno fornito… di bagni (alias “pipistop”).

Della gentilezza delle custodi ho già parlato nella prima parte di questo racconto quindi eviterò di ritornare su tali passi. Dirò solo che finito il giro “turistico-culturale” del luogo (intorno alle 12 e 30) e ritornati nel luogo in cui ci sarebbe venuti a prelevare il pullmino del Comune di Papasidero, intorno alle quattordici, per riportarci al nostro pullman (a circa quattro chilometri, quasi tutti in massacrante salita, di distanza)… invitati dal nostro capobranco (capogruppo?) cercammo di metterci d’accordo se aspettare o incamminarci a piedi verso, tra l’altro, il nostro meritato pranzo… a sacco.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Interno della grotta del Romito.

Meritato per chi se l’era preparato la sera precedente e se l’era portato dietro.

Il pranzo, inutile dirlo, si trovava nel nostro pullman a… quattro affamati chilometri di distanza.

Da parte mia, di mia moglie e di una parte del gruppo, chiesto informazioni alla guida, ci dirigemmo verso un ristorantino nei pressi del sito archeologico.

La guida (una delle custodi del museo e dell’area archeologica) venne con noi fino all’entrata di un ristorante che si trovava a pochi passi da lì. Le papille gustative iniziavano a mettersi in movimento, in veloce movimento… senza aver fatto i conti con l’oste (o l’ostessa che dir si voglia).

Il ristorante era chiuso. All’entrata c’era persino un numero di cellulare (per urgenze o eventuali evenienze, recitava una scritta sotto tale numero). La custode, utilizzando il suo telefonino, fece il magico numero… giusto per sapere che quel giorno saremmo restati a bocca asciutta se non fossimo riusciti a trovare un’alternativa a tale ristorantino.

Motivo? … un ricovero urgente in ospedale da parte di uno dei titolari del ristorante.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): La stupenda incisione preistorica.

L’alternativa si trovava (e per fortuna si è trovata) a circa un chilometro e mezzo di distanza… sulla strada verso la nostra disiata metà… ed aveva l’odore, l’accoglienza e la genuina (nel vero senso della parola) disponibilità di un agriturismo.

Ci fermammo in quattro a mangiare in quell’agriturismo (decisamente stupendo come luogo… da passarci qualche giorno d’estate in santa pace e lontano dagli stress e dalla frenesia della vita quotidiana che offre la città): io, mia moglie e due colleghi.

Finito di pranzare (un antipasto, una braciola di maiale, un’insalata, un buon bicchiere di vino, un bel caffè ed un bel grappino… quindici euro a testa) chiedemmo alla proprietaria se poteva farci il piacere di accompagnarci con la macchina fino al nostro pullman.

Non se lo fece chiedere la seconda volta: nel giro di dieci minuti ci eravamo ricollegati al gruppo dei colleghi di lavoro e d’avventura… tutti indaffarati ad azzannare i loro succulenti (?) panini.

Qualcuno di loro ci raccontò, nel frattempo, i mezzi di fortuna trovati per raggiungere il luogo d’incontro. Nel corso del tragitto, infatti, chi era stato soccorso da un trattore, chi da un furgoncino dei gelati, chi da un carro bestiame chi… tutti, comunque, sempre gentili e disponibili.

Gente di Papasidero e dintorni? … brava gente.

Foto a sinistra (by Pietro Perri): Viale all'interno della recinzione dell'area della grotta.

Tale luogo, in ogni caso, vale la pena di essere visitato. Specie dalle nostre scolaresche e quindi dai futuri calabresi.

E se ve lo dico io potete crederci… perché io credo in ciò che dico!

Alle due e trenta circa eravamo tutti sul pullman che da Papasidero (zona grotta del Romito) ci avrebbe portati in un albergo nei pressi delle grotte di Pertosa (in provincia di Salerno) dove quella sera stessa avremmo assistito ad uno spettacolo naturale/teatrale che per l’ennesima (rara) volta mi ha certificato il fatto che se vogliamo… anche nel Meridione d’Italia possiamo essere diversi ed incantare, onestamente, il turista.

Ma di questo ed altro parlerò in un prossimo post.

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


lunedì 22 novembre 2010

Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (1/3)

Foto a sinistra (ripresa dal web): Santuario di Papasidero.

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Sabato 30 novembre 2010 mi sono ritrovato, così com’è ormai mia abitudine da un po’ di tempo a questa parte, con alcuni colleghi di lavoro in piazza Loreto a Cosenza (proprio nel piazzale antistante l’edificio in cui svolgiamo il nostro lavoro) dove ci attendeva il pullman per una delle tante gite brevi organizzate dal nostro Circolo aziendale.

La partenza era programmata per le ore 8 e 30… alle 8 e 31 eravamo tutti seduti ai nostri posti ed il pullman iniziava il suo dolce (?) incedere verso la meta prefissata.

Destinazione Piovarolo? … no!

A Piovarolo infatti non eravamo destinati noi ma il grande ed insuperabile Antonio De Curtis nel celebre omonimo film (a chi non l’ha visto… consiglio vivamente di procurarsene una copia e… godersela).

Noi, colleghi forse di Fantozzi in una sua celebre gag, eravamo invece diretti prima ai confini della Calabria e poi nella provincia di Salerno in una magica (?) giornata tutta dedicata alla grotte: in mattinata, infatti, ci saremmo fermati nel comune di Papasidero a vedere la grotta (o le grotte?) del Romito mentre in tarda serata (ore 20 circa) ci saremmo ritrovati davanti all’entrata delle grotte di Pertosa (appunto in provincia di Salerno) dove avremmo visitato le stesse in compagnia di… Dante all’Inferno.

Così era previsto (programmato) e così fu.

E così com’era programmato… anche questa volta a mezzogiorno… colazione a sacco… la mia maledizione eterna.

Inutile sottolineare che quando io in un programma di una gita leggo la classica frase “colazione a sacco” o “pranzo a sacco” parto dall’idea che la cosa più stupida che potrei fare è… prepararmi un paio di panini da portarmi dietro.

E mai possibile, infatti, che nel luogo dove andiamo non troviamo un ristorante o un luogo dove mangiare comodamente seduti ad un seppur rudimentale tavolo un bel piatto della cucina locale?

Questa premessa, inutile dirlo, mi convince, nel classico “pipistop” autostradale di evitare di comprare panini e similari e di convincere mia moglie a seguire il mio buon esempio.

Risultato? … nove volte su dieci io e mia moglie finiamo per guardare gli altri azzannare, a mezzogiorno, i propri panini e noi a far finta di niente… dobbiamo mantenerci leggeri per problemi di salute… mentale!

Quando eravamo nei pressi di Papasidero il nostro autista ci chiese se avevamo avvertito il Comune del fatto che noi quella mattina avevamo programmato di visitare la grotta del Romito.

Risposta? … no!

Chi aveva organizzato la gita fuori porta non pensava fosse necessario.

Il motivo era semplice: dal punto in cui ci avrebbe fatto scendere il pullman, ci erudì l’autista, al punto in cui era il sito della grotta c’era una distanza di circa tre/quattro chilometri da fare lungo una strada di campagna cui il nostro mezzo (decisamente grande) non avrebbe potuto transitare.

Circa tre/quattro chilometri che in discesa non avrebbero sicuramente dato grandi problemi alle nostre gambe, ma in salita…!

E purtroppo ogni discesa, si sa, impone una salita e viceversa.

Nessun problema almeno per il momento insormontabile. O quanto meno c’era ancora una speranza. L’autista, fortunatamente, aveva il numero del Comune di Papasidero. Chiamò ed al nostro arrivo trovammo ad attenderci (all’inizio di quella rischiata camminata) un pullmanino scolastico pronto a caricarci su e a portarci a destinazione.

Eravamo in 27… tutti adulti tranne i minori.

Per magia ci ritrovammo tutti stipati come sardine (alcuni, in piedi, sballottati a destra e a sinistra, avanti ed indietro) all’interno di quel pullmanino con i sedili destinati ai bambini delle scuole materne o delle scuole elementari.

Fu un’avventura ma… una stupenda avventura.

Prima di farci scendere, l’autista del pullmanino ci avvisò che (ovviamente per problemi istituzionali) sarebbe ritornato a prelevarci e a riportarci dove ci aspettava il nostro pullman intorno alle quattordici.

Prima avrebbe dovuto riportare a casa i bambini delle locali scuole.

Tutto si può dire tranne che il Comune di Papasidero non sia stato gentile a metterci a disposizione (in modo oltretutto gratuito) tale mezzo di locomozione.

Arrivammo all’entrata dell’area della grotta del Romito intorno alle ore undici.

Ad attenderci c’erano due gentili signore (guide), una bionda ed una bruna, che ci avrebbero accompagnato alla scoperta di quel fantastico luogo.

Un luogo, ve l’assicuro, che vale la pena di andare a vedere… ed è Calabria! … ed è provincia di Cosenza!

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 20 novembre 2010

Presentazione del libro: “La verità, vi prego, sulla danza!”. Di Mary Garret.

Lunedì 6 dicembre alle ore 18,00 si terrà, presso il Museo del Presente di Rende (per chi non lo sapesse si trova nell’area del Metropolis) la presentazione del libro di Mary Garret “La verità, vi prego, sulla danza!”.
Mary Garret, ricordiamolo, è figlia della nostra indimenticabile compaesana Manola Calomeni.
Questo e tanti altri (quelli che riporto di seguito) i motivi per partecipare, da sanfilesi e non, all’evento.
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INTERVERRANNO: Mariafrancesca Garritano, l'autrice.
Michele Villanova, Primo Ballerino Teatro alla Scala-direttore Artistico Giovani Al Centro,presso Area Dance Milano. Direttore Artistico "CROWN BALLET" Napoli.

BRANI TRATTI DAL LIBRO INTERPRETATI DA:
Patrizia Gallo, musiche di Massimo Garritano.

ESPOSIZIONE MULTIMEDIALE
Daniela Rende, la fotografa.
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Di questo libro, di cui tra l’altro ho abbondantemente trattato anche su questo blog, se n’è interessata abbondantemente la stampa nazionale, ma..

PERCHE' LEGGERLO:
Perché non sempre le cose sono quello che sembrano.

A CHI SI RIVOLGE:
A tutti i non addetti ai lavori, cioè non i ballerini... e a tutti i ballerini che si fanno tante domande ed hanno voglia di partecipare alla mia riflessione.

SU COSA E' BASATO:
Su esperienze di vita vissuta all'interno del "magico" ma a volte FINTO mondo dello spettacolo.

CONOSCENZE RICHIESTE:
Nessuna, è un libro adatto a tutti, perché non parla di danza in modo specifico e tecnico... ANZI!

"...Quando una ballerina danza esprime se stessa, esterna emozioni intense ed elevate, e il suo più grande desiderio è quello di comunicarle al pubblico, attraverso la sua stessa danza."
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… io ci sarò! … lunedì 6 dicembre alle ore 18,00 al Museo del Presente di Rende.
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!

venerdì 19 novembre 2010

Sotto a chi tocca (Versi ricavati da un discorso di Martin Niemoller. Considerazioni di Pietro Perri).



Dal “Notiziario Sanfilese” del mese di Giugno 2009 (ovviamente a firma Pietro Perri).

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Ho sempre consigliato a quanti collaborano col “Notiziario Sanfilese” (il bollettino mensile dell’Associazione Culturale “Universitas Sancti Felicis”) di attenersi a tematiche inerenti la cittadina di San Fili e la Comunità Sanfilese sparsa per il mondo.

Trovandomi comunque di fronte gli stupendi versi della poesia (?) “Sotto a chi tocca” di Martin Niemoller, non me la sono sentita di non farvi partecipi degli stessi.

Vi chiedete perché? … semplice: perché li sento tristemente attuali ed ho la vaga impressione che nessuno (escluso chi non conta) se ne stia… rendendo conto.

Eppure, ne sono certo, alla fine pagheremo tutti.

Alla fine, stiamone certi, non pagheranno solo i comunisti, gli zingari, gli omosessuali, gli ebrei… soggetti che oggi possono essere benissimo individuati anche nei clandestini che approdano sulle nostre spiagge e che vengono rimandati al committente senza neanche sentire le loro ragioni; soggetti che domani potranno benissimo essere individuati nel “meridionale che tanti danni ha creato al Nord Italia” (paradossalmente parlando) e via dicendo.

Le condizioni, dopotutto (anche se non voglio sembrare catastrofico, ma non voglio neanche guardare da un’altra parte solo perché, almeno oggi, personalmente non sono un clandestino), sembra che siano identiche a quelle che hanno portato i nostri padri e/o i nostri nonni alla seconda guerra mondiale: una grossa crisi economica che non si sa effettivamente quando è iniziata né in che stadio si trova attualmente e né quando finirà; un crescente senso d’intolleranza verso chi sta peggio, uguale o meglio di noi e la strana voglia di una casta irresponsabile che, dimentica delle proprie misere origini, oggi vorrebbe governare con il principio delle tre effe di borbonica memoria (Festa Farina e Forca) prima l’Italia e poi, tempo permettendo, il Mondo.

La storia dovrebbe insegnare, dopotutto è solo per questo che si studia la storia, la storia dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori del passato… a non illudersi che il passato, ormai passato, non ritorni mai più.

Hitler è sempre dietro la porta… paziente, in attesa che qualcuno, stupidamente, gliela apra per l’ennesima volta: Hitler (… Napoleone, Saddam Hussein, Mao, Tito, Mussolini, Stalin, Franco…) siamo noi, almeno finché qualcuno non verrà a prenderci.

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Da un post su Facebook (ovviamente a firma Pietro Perri) del 18 novembre 2010.

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Stupendi questi versi (?). Sono questi versi che continuano ad invogliarmi a parlare e possibilmente a scrivere: non voglio restare da solo, malgrado nel mondo, giorno dopo giorno, siamo sempre più distanti dagli altri e sempre più soli.

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Sotto a chi tocca (di Martin Niemoller).

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All’inizio vennero a prendere i comunisti,

e io non protestai, non dissi niente,

tanto io non sono mica comunista.

 

Poi vennero a prendere gli zingari,

e io non protestai, non dissi niente,

perché si sa, un po’ rubacchiano.

 

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e io non protestai, non dissi niente,

perché un po’ mi hanno sempre dato fastidio.

 

Poi vennero a prendere gli ebrei,

e io non protestai, non dissi niente,

perché in fondo mi sono sempre stati antipatici. 

 

Infine, un giorno, vennero a prendere me.

E a quel punto non c’era più nessuno a protestare.

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Nella versione di “Quando sono venuti a prendere gli ebrei”.

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Quando sono venuti a prendere gli ebrei

Sono rimasto in silenzio perché non ero ebreo

Quando sono venuti a prendere gli omosessuali

Sono rimasto in silenzio perché non ero omosessuale

Quando sono venuti a prendere i comunisti

Sono rimasto in silenzio perché non ero comunista

Quando sono venuti a prendere gli zingari

Sono rimasto in silenzio perché non ero zingaro

Quando sono venuti a prendere me,

non c'era più nessuno che potesse parlare per difendermi.

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Nessuno dovrebbe esimersi o avere paura di combattere per i diritti degli altri… tutti dovrebbero sapere (ma sono ben pochi a saperlo) che quando si combatte per i diritti degli altri… si combatte affinché in futuro non vengano calpestati i propri diritti (Pietro Perri).

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(...)

Un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

… /pace!