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San Gregorio armeno. Dal sito cancelloedarnonenews.com |
Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.
domenica 28 novembre 2010
... che bello quando un turista trova quello che gli è stato offerto dalla pubblicità sul luogo: viva Napoli!
venerdì 26 novembre 2010
Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (3/3)
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Dante
Alighieri... alle grotte di Pertosa (SA).
* * *
Giungemmo all’hotel poco dopo le sedici e trenta o poco prima delle
diciassette di sabato 30 ottobre 2010.
L’hotel era proprio come ci era stato descritto dal presidente del circolo
che ha organizzato la gita: un piccolo scorcio di Montecarlo… peccato che non
si trovasse a Montecarlo ma in un punto leggermente isolato.
Si trattava dell’Acteon Palace (quattro stelle per tanti versi meritate) di
Atena Lucana (SA). Stupendo edificio (anche se in via di completamento) dove si
mangia bene e dove la gentilezza del personale nei confronti degli avventori
sembra (poco tempo per metterci la mano sul fuoco) non essere centellinata.
Avevamo a disposizione un po’ di tempo per farci una buona “sciacquata”
e riposarci un pochino prima di ritrovarci, intorno alle diciannove/diciannove
e trenta circa, di nuovo sul pullman diretti alle grotte di Pertosa.
Alle venti e trenta avevamo l’appuntamento con il nostro Dante (perché di
Dante in quella zona sembra ce ne fosse più di uno in circolazione) per fare
una breve passeggiata… all’inferno all’uopo organizzato all’interno di questo
stupendo monumento della natura che sono, appunto, la Grotte del Romito di
Pertosa (CS).
Nella zona antistante l’accesso… all’inferno, c’era un organizzato servizio
d’accoglienza dei turisti (biglietteria, zona dépliant e informazioni,
porticato “zona attesa” ecc.), un piccolo parco in fase di costruzione o di
ristrutturazione, un bar/pizzeria e dei bagni pubblici che oltre ad essere del
tutto gratuiti e strapuliti… non mostravano, accedendo agli stessi, il classico
cestino con le classiche monetine poste all’interno a dare ad intendere agli
avventori che un’offerta per i custodi non avrebbe fatto schifo a nessuno…
tantomeno ai custodi.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Virgilio
alle grotte di Pertosa (SA).
* * *
A proposito: avete fatto caso a come vi guardano brutto i “custodi dei
cessi pubblici” (non credo sia un titolo onorifico questo che o messo tra
virgolette) se non mettete la classica monetina (possibilmente non inferiore ai
venti centesimi… meglio se di cinquanta… pisciare costa) nel famigerato
cestino?
Personalmente se mi trovo sprovvisto di monetine… uscendo dalla porta
d’accesso alla toilette (“pipistop”) mi premunisco immediatamente di toccare
ferro o, in assenza del ferro, qualcosa di meno duro e più carnoso.
Facemmo conoscenza del nostro Dante intorno alle ore ventuno meno qualcosa.
Nel frattempo qualcuno di noi, rimembrando qualche passaggio scolastico della
Divina Commedia, iniziava a chiedersi sul perché ad accompagnarci in tale
viaggio (all’inferno) non fosse stata una guida più esperta tipo… Virgilio.
Il nostro Dante non era eccessivamente alto, aveva la barba e portava il
classico berretto dantesco che, come scoprimmo più tardi) serviva più a
nascondere una eccessiva “zazzera” che a creare ulteriore scenografia.
In ogni caso era decisamente preparato (ottime le spiegazioni delle “scene” che
di volta in volta ci faceva vivere) e bravo nella recitazione di alcuni pezzi
delle… sue cantiche.
Dante nel nostro comune viaggio ci fece conoscere diversi personaggi della
Divina Commedia tutti, con esclusione di Beatrice, debitamente collocati
all’interno dell’inferno: Virgilio, Beatrice, Caronte, Francesca, Ulisse e via
dicendo. Attori, ballerini, cantanti (lirici e non) si passavano il testimone
nel nostro cauto incedere verso le più profonde gole dell’inferno… dulcis in
fundo? … noi, l’Umanità… (Hitler e company, il Capitalismo) alias Lucifero.
Ne è valsa la pena? … vale la pena fare un salto alle grotte di Pertosa? …
si! … anche questo è, cosa strana, un Sud che non fa parte del Sud, un Sud che
dimostra abbondantemente che se vogliamo… possiamo essere anche noi Nord.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Beatrice
incontra Dante alle grotte di Pertosa (SA).
Non è difficile, basta un po’ di onestà (prima di tutti con noi stessi) e
di buona volontà.
Il richiamo di rito? … sul dépliant che spiegava lo spettacolo erano
riportate delle scene che nella pratica non ci è stato dato il piacere di
vedere, ad esempio quella del mangiafuoco. Ma nel complesso è stato comunque un
ottimo spettacolo con protagonisti e comparse che hanno meritato pienamente non
solo il nostro applauso ed i nostri ringraziamenti ma l’intero costo del
biglietto.
Peccato che all’interno delle grotte, per ovvi motivi più che
condivisibili, era vietato usare macchine fotografiche e cineprese.
Alle ventidue eravamo di nuovo in hotel (all’Acteon Palace di Atena
Lucana)… seduti a tavola a goderci la meritata cena… ottima ed abbondante.
A fine cena… tutti a letto con un piccolo compito culturale da svolgere
durante la notte: cercare di capire chi o cosa era Acteon (ovvero ciò che dava
o chi dava il nome all’hotel).
La mattina appena fatta colazione e lasciate libere le stanze, ci dirigemmo
verso il pullman… destinazione Certosa di Padula. Sul pullman, tra l’altro,
decidemmo che, tempo permettendo, nel pomeriggio, dopo aver consumato il pranzo
in hotel, avremmo fatto un salto all’Ikea di Salerno… la mitica Ikea di
Salerno… mitica (nel mio modo di pensare) almeno finché non ebbi la scalogna di
entrarci dentro e vedere (toccando per mano) che tutto era tranne ciò che
finora mi si è voluto far credere.
Credetemi… meglio l’Emmezeta di Taverna di Montalto Uffugo.
Ma l’Ikea, si sa, è l’Ikea… e spesso da San Fili e non solo da San Fili si
organizzano pullman per andare a fare shopping in tale centro commerciale a
trecento chilometri di distanza per comprare… ciò che allo stesso prezzo (o con
pochissimo in più) possiamo trovare a pochi chilometri di distanza.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): San Bruno fondatore dei certosini. Statua sulla facciata principale della Certosa.
Alla Certosa di Padula (è la seconda volta che ci andavo) ho potuto
ammirare la famosa ed inimitabile scala senza perno centrale… un vero miracolo
dell’architettura del passato… un’architettura che purtroppo non siamo più in
grado ripetere… i suoi segreti (i segreti dei grandi maestri) si sono persi per
sempre con la morte degli ideatori.
Finita la visita alla Certosa di Padula (vale anche questa la pena d’essere
visitata) e all’Ikea di Salerno (se potete… evitate… nun vi perditi nente!)…
di nuovo sul pullman e questa volta per ritornare finalmente a casa… alla
nostra Cosenza… alla mia amata/odiata San Fili.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
giovedì 25 novembre 2010
Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (2/3)
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Pecore in
bilico sull'area soprastante la Grotta del Romito.
* * *
Onde evitare inutili stupide discussioni tengo a sottolineare che questo post/articolo l’ho pubblicato nell’ormai lontano 25 novembre 2010. Ed è da allora che manco nello stupendo sito archeologico della Grotta del Romito di Papasidero (CS). Quindi se nel frattempo qualcosa, in bene o in male, è cambiato… comunque non prendetevela con me.
* * *
Un luogo, dicevo, quello delle grotte del Romito (Papasidero in provincia
di Cosenza), che vale la pena di visitare (malgrado come sito, dal punto di
vista turistico, sia ancora da perfezionare).
Vale la pena di visitare sia per l’interesse storico che rappresenta tale
luogo e sia per come è stata attrezzata l’area interessata da tale luogo.
Dal punto di vista storico culturale c’è da dire che: “La Grotta del
Romito, presso Papasidero, rappresenta uno dei siti in grotta più interessanti
del Paleolitico italiano grazie anche agli scavi condotti da Paolo Graziosi,
che hanno messo in luce alcune figure incise a carattere naturalistico (figure
di bovidi) e astratto (segni lineari) nonché alcune sepolture plurime.
La presenza all'interno di uno strato riferibile all'età Neolitica di
grosse quantità di ossidiana ha fatto supporre che la grotta in quest'epoca
venisse sfruttata come base intermedia per il commercio dell'ossidiana tra
Tirreno e Ionio” (notizia ripresa dall’indirizzo internet http://www.iias.it/grotta_del_romito.html).
Ovviamente sul web notizie in merito alla grotta del Romito di Papasidero,
per chi vuole affrontare meglio il discorso, se ne trovano a iosa… a
testimonianza di quanto ho detto sopra.
Per quel che mi riguarda, non essendo io né uno speleologo né un esperto in
materia ma solo un misero mortale (turista?) che sa apprezzare determinate
cose, mi limiterò a parlare della mia ennesima avventura in giro per il mondo.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Albero di... cucuzze, sulla strada del ritorno.
In un mondo che spesso, sottovalutandoci, abbiamo sotto il naso e siccome i
nostri sensi vanno sempre al di là del nostro naso (quando abbiamo qualcosa da
perdere)… non riusciamo a capacitarcene.
Premetto che da San Fili (luogo in cui ovviamente abito) a Papasidero
(luogo dove si trova la grotta del Romito) ci sono circa 115 chilometri di
distanza… di cui 90 percorrendo strade a scorrimento veloce. Il resto? …
un’impresa! … ma ne vale la pena.
L’area circostante la grotta del Romito, recintata, è stupenda, recuperata
in modo egregio (non sembra, ve l’assicuro, Calabria né tantomeno Cosenza) e in
un edificio nei pressi dell’area recintata c’è una struttura ricettiva con un
piccolo museo all’interno fornito… di bagni (alias “pipistop”).
Della gentilezza delle custodi ho già parlato nella prima parte di questo
racconto quindi eviterò di ritornare su tali passi. Dirò solo che finito il
giro “turistico-culturale” del luogo (intorno alle 12 e 30) e ritornati nel
luogo in cui ci sarebbe venuti a prelevare il pullmino del Comune di
Papasidero, intorno alle quattordici, per riportarci al nostro pullman (a circa
quattro chilometri, quasi tutti in massacrante salita, di distanza)… invitati
dal nostro capobranco (capogruppo?) cercammo di metterci d’accordo se aspettare
o incamminarci a piedi verso, tra l’altro, il nostro meritato pranzo… a sacco.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Interno
della grotta del Romito.
Meritato per chi se l’era preparato la sera precedente e se l’era portato
dietro.
Il pranzo, inutile dirlo, si trovava nel nostro pullman a… quattro affamati
chilometri di distanza.
Da parte mia, di mia moglie e di una parte del gruppo, chiesto informazioni
alla guida, ci dirigemmo verso un ristorantino nei pressi del sito
archeologico.
La guida (una delle custodi del museo e dell’area archeologica) venne con
noi fino all’entrata di un ristorante che si trovava a pochi passi da lì. Le
papille gustative iniziavano a mettersi in movimento, in veloce movimento…
senza aver fatto i conti con l’oste (o l’ostessa che dir si voglia).
Il ristorante era chiuso. All’entrata c’era persino un numero di cellulare
(per urgenze o eventuali evenienze, recitava una scritta sotto tale numero). La
custode, utilizzando il suo telefonino, fece il magico numero… giusto per
sapere che quel giorno saremmo restati a bocca asciutta se non fossimo riusciti
a trovare un’alternativa a tale ristorantino.
Motivo? … un ricovero urgente in ospedale da parte di uno dei titolari del
ristorante.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): La
stupenda incisione preistorica.
L’alternativa si trovava (e per fortuna si è trovata) a circa un chilometro
e mezzo di distanza… sulla strada verso la nostra disiata metà… ed aveva
l’odore, l’accoglienza e la genuina (nel vero senso della parola) disponibilità
di un agriturismo.
Ci fermammo in quattro a mangiare in quell’agriturismo (decisamente
stupendo come luogo… da passarci qualche giorno d’estate in santa pace e
lontano dagli stress e dalla frenesia della vita quotidiana che offre la
città): io, mia moglie e due colleghi.
Finito di pranzare (un antipasto, una braciola di maiale, un’insalata, un
buon bicchiere di vino, un bel caffè ed un bel grappino… quindici euro a testa)
chiedemmo alla proprietaria se poteva farci il piacere di accompagnarci con la
macchina fino al nostro pullman.
Non se lo fece chiedere la seconda volta: nel giro di dieci minuti ci
eravamo ricollegati al gruppo dei colleghi di lavoro e d’avventura… tutti
indaffarati ad azzannare i loro succulenti (?) panini.
Qualcuno di loro ci raccontò, nel frattempo, i mezzi di fortuna trovati per
raggiungere il luogo d’incontro. Nel corso del tragitto, infatti, chi era stato
soccorso da un trattore, chi da un furgoncino dei gelati, chi da un carro
bestiame chi… tutti, comunque, sempre gentili e disponibili.
Gente di Papasidero e dintorni? … brava gente.
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Viale
all'interno della recinzione dell'area della grotta.
Tale luogo, in ogni caso, vale la pena di essere visitato. Specie dalle
nostre scolaresche e quindi dai futuri calabresi.
E se ve lo dico io potete crederci… perché io credo in ciò che dico!
Alle due e trenta circa eravamo tutti sul pullman che da Papasidero (zona
grotta del Romito) ci avrebbe portati in un albergo nei pressi delle grotte di
Pertosa (in provincia di Salerno) dove quella sera stessa avremmo assistito ad
uno spettacolo naturale/teatrale che per l’ennesima (rara) volta mi ha
certificato il fatto che se vogliamo… anche nel Meridione d’Italia possiamo
essere diversi ed incantare, onestamente, il turista.
Ma di questo ed altro parlerò in un prossimo post.
(continua).
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
lunedì 22 novembre 2010
Dalla grotta del Romito (Papasidero - Cosenza) alle grotte di Pertosa (Salerno). (1/3)
Foto a sinistra (ripresa dal web): Santuario
di Papasidero.
* * *
Sabato 30 novembre 2010 mi sono ritrovato, così com’è ormai mia abitudine
da un po’ di tempo a questa parte, con alcuni colleghi di lavoro in piazza
Loreto a Cosenza (proprio nel piazzale antistante l’edificio in cui svolgiamo
il nostro lavoro) dove ci attendeva il pullman per una delle tante gite brevi
organizzate dal nostro Circolo aziendale.
La partenza era programmata per le ore 8 e 30… alle 8 e 31 eravamo tutti
seduti ai nostri posti ed il pullman iniziava il suo dolce (?) incedere verso
la meta prefissata.
Destinazione Piovarolo? … no!
A Piovarolo infatti non eravamo destinati noi ma il grande ed insuperabile
Antonio De Curtis nel celebre omonimo film (a chi non l’ha visto… consiglio
vivamente di procurarsene una copia e… godersela).
Noi, colleghi forse di Fantozzi in una sua celebre gag, eravamo invece
diretti prima ai confini della Calabria e poi nella provincia di Salerno in una
magica (?) giornata tutta dedicata alla grotte: in mattinata, infatti, ci
saremmo fermati nel comune di Papasidero a vedere la grotta (o le grotte?) del Romito
mentre in tarda serata (ore 20 circa) ci saremmo ritrovati davanti all’entrata
delle grotte di Pertosa (appunto in provincia di Salerno) dove avremmo visitato
le stesse in compagnia di… Dante all’Inferno.
Così era previsto (programmato) e così fu.
E così com’era programmato… anche questa volta a mezzogiorno… colazione a
sacco… la mia maledizione eterna.
Inutile sottolineare che quando io in un programma di una gita leggo la
classica frase “colazione a sacco” o “pranzo a sacco” parto dall’idea che la
cosa più stupida che potrei fare è… prepararmi un paio di panini da portarmi
dietro.
E mai possibile, infatti, che nel luogo dove andiamo non troviamo un
ristorante o un luogo dove mangiare comodamente seduti ad un seppur rudimentale
tavolo un bel piatto della cucina locale?
Questa premessa, inutile dirlo, mi convince, nel classico “pipistop”
autostradale di evitare di comprare panini e similari e di convincere mia
moglie a seguire il mio buon esempio.
Risultato? … nove volte su dieci io e mia moglie finiamo per guardare gli
altri azzannare, a mezzogiorno, i propri panini e noi a far finta di niente…
dobbiamo mantenerci leggeri per problemi di salute… mentale!
Quando eravamo nei pressi di Papasidero il nostro autista ci chiese se
avevamo avvertito il Comune del fatto che noi quella mattina avevamo
programmato di visitare la grotta del Romito.
Risposta? … no!
Chi aveva organizzato la gita fuori porta non pensava fosse necessario.
Il motivo era semplice: dal punto in cui ci avrebbe fatto scendere il
pullman, ci erudì l’autista, al punto in cui era il sito della grotta c’era una
distanza di circa tre/quattro chilometri da fare lungo una strada di campagna
cui il nostro mezzo (decisamente grande) non avrebbe potuto transitare.
Circa tre/quattro chilometri che in discesa non avrebbero sicuramente dato
grandi problemi alle nostre gambe, ma in salita…!
E purtroppo ogni discesa, si sa, impone una salita e viceversa.
Nessun problema almeno per il momento insormontabile. O quanto meno c’era
ancora una speranza. L’autista, fortunatamente, aveva il numero del Comune di
Papasidero. Chiamò ed al nostro arrivo trovammo ad attenderci (all’inizio di
quella rischiata camminata) un pullmanino scolastico pronto a caricarci su e a
portarci a destinazione.
Eravamo in 27… tutti adulti tranne i minori.
Per magia ci ritrovammo tutti stipati come sardine (alcuni, in piedi,
sballottati a destra e a sinistra, avanti ed indietro) all’interno di quel
pullmanino con i sedili destinati ai bambini delle scuole materne o delle
scuole elementari.
Fu un’avventura ma… una stupenda avventura.
Prima di farci scendere, l’autista del pullmanino ci avvisò che (ovviamente
per problemi istituzionali) sarebbe ritornato a prelevarci e a riportarci dove
ci aspettava il nostro pullman intorno alle quattordici.
Prima avrebbe dovuto riportare a casa i bambini delle locali scuole.
Tutto si può dire tranne che il Comune di Papasidero non sia stato gentile
a metterci a disposizione (in modo oltretutto gratuito) tale mezzo di
locomozione.
Arrivammo all’entrata dell’area della grotta del Romito intorno alle ore
undici.
Ad attenderci c’erano due gentili signore (guide), una bionda ed una bruna,
che ci avrebbero accompagnato alla scoperta di quel fantastico luogo.
Un luogo, ve l’assicuro, che vale la pena di andare a vedere… ed è
Calabria! … ed è provincia di Cosenza!
(continua).
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
sabato 20 novembre 2010
Presentazione del libro: “La verità, vi prego, sulla danza!”. Di Mary Garret.
venerdì 19 novembre 2010
Sotto a chi tocca (Versi ricavati da un discorso di Martin Niemoller. Considerazioni di Pietro Perri).
Dal “Notiziario Sanfilese” del mese di Giugno 2009 (ovviamente a firma
Pietro Perri).
* * *
Ho sempre consigliato a quanti collaborano col “Notiziario Sanfilese” (il
bollettino mensile dell’Associazione Culturale “Universitas Sancti Felicis”) di
attenersi a tematiche inerenti la cittadina di San Fili e la Comunità Sanfilese
sparsa per il mondo.
Trovandomi comunque di fronte gli stupendi versi della poesia (?) “Sotto a
chi tocca” di Martin Niemoller, non me la sono sentita di non farvi partecipi
degli stessi.
Vi chiedete perché? … semplice: perché li sento tristemente attuali ed ho
la vaga impressione che nessuno (escluso chi non conta) se ne stia… rendendo
conto.
Eppure, ne sono certo, alla fine pagheremo tutti.
Alla fine, stiamone certi, non pagheranno solo i comunisti, gli zingari,
gli omosessuali, gli ebrei… soggetti che oggi possono essere benissimo
individuati anche nei clandestini che approdano sulle nostre spiagge e che
vengono rimandati al committente senza neanche sentire le loro ragioni;
soggetti che domani potranno benissimo essere individuati nel “meridionale che
tanti danni ha creato al Nord Italia” (paradossalmente parlando) e via dicendo.
Le condizioni, dopotutto (anche se non voglio sembrare catastrofico, ma non
voglio neanche guardare da un’altra parte solo perché, almeno oggi,
personalmente non sono un clandestino), sembra che siano identiche a quelle che
hanno portato i nostri padri e/o i nostri nonni alla seconda guerra mondiale:
una grossa crisi economica che non si sa effettivamente quando è iniziata né in
che stadio si trova attualmente e né quando finirà; un crescente senso
d’intolleranza verso chi sta peggio, uguale o meglio di noi e la strana voglia
di una casta irresponsabile che, dimentica delle proprie misere origini, oggi
vorrebbe governare con il principio delle tre effe di borbonica memoria (Festa
Farina e Forca) prima l’Italia e poi, tempo permettendo, il Mondo.
La storia dovrebbe insegnare, dopotutto è solo per questo che si studia la
storia, la storia dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori del passato… a
non illudersi che il passato, ormai passato, non ritorni mai più.
Hitler è sempre dietro la porta… paziente, in attesa che qualcuno,
stupidamente, gliela apra per l’ennesima volta: Hitler (… Napoleone, Saddam
Hussein, Mao, Tito, Mussolini, Stalin, Franco…) siamo noi, almeno finché
qualcuno non verrà a prenderci.
* * *
Da un post su Facebook (ovviamente a firma Pietro Perri) del 18 novembre
2010.
* * *
Stupendi questi versi (?). Sono questi versi che continuano ad invogliarmi
a parlare e possibilmente a scrivere: non voglio restare da solo, malgrado nel
mondo, giorno dopo giorno, siamo sempre più distanti dagli altri e sempre più
soli.
* * *
Sotto a chi tocca (di Martin Niemoller).
* * *
All’inizio vennero a prendere i comunisti,
e io non protestai, non dissi niente,
tanto io non sono mica comunista.
Poi vennero a prendere gli zingari,
e io non protestai, non dissi niente,
perché si sa, un po’ rubacchiano.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e io non protestai, non dissi niente,
perché un po’ mi hanno sempre dato fastidio.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e io non protestai, non dissi niente,
perché in fondo mi sono sempre stati antipatici.
Infine, un giorno, vennero a prendere me.
E a quel punto non c’era più nessuno a protestare.
* * *
Nella versione di “Quando sono venuti a prendere gli ebrei”.
* * *
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
Sono rimasto in silenzio perché non ero ebreo
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
Sono rimasto in silenzio perché non ero omosessuale
Quando sono venuti a prendere i comunisti
Sono rimasto in silenzio perché non ero comunista
Quando sono venuti a prendere gli zingari
Sono rimasto in silenzio perché non ero zingaro
Quando sono venuti a prendere me,
non c'era più nessuno che potesse parlare per difendermi.
* * *
Nessuno dovrebbe esimersi o avere paura di combattere per i diritti degli
altri… tutti dovrebbero sapere (ma sono ben pochi a saperlo) che quando si
combatte per i diritti degli altri… si combatte affinché in futuro non vengano
calpestati i propri diritti (Pietro Perri).
* * *
(...)
Un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!