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giovedì 15 luglio 2021

La luce elettrica a San Fili. (2/6)

Foto a sinistra (archivio Francesco Ciccio Cirillo): Banda musicale CITTA' DI SANFILI formazione del 1910 diretta dal maestro Tiboldi.

Di seguito l'articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di giugno 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (2/6)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di maggio 2021)

«San Fili, lo attestano anche le cronache provinciali d’inizio ‘900, fu uno dei primi paesi della provincia di Cosenza a poter godere della luce elettrica. Anzi, per dirla giusta, San Fili ebbe la luce elettrica ancor prima della stessa città di Cosenza».

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Il fatto di essere uno tra i primi paesi della Calabria ad avere la luce elettrica sul proprio territorio ci fa capire che all’inizio del XX secolo San Fili ospitava al suo interno una comunità tutt’altro che retrograda o, peggio ancora, a stampo medioevale.

A San Fili, grazie forse all’aria pura che vi si respirava ed al fatto di essere punto centrale di collegamento tra la città di Cosenza e la città di Paola (quindi la costa tirrenica ed il santuario di san Francesco), all’epoca circolava, almeno nei mesi estivi, il fior fiore delle menti dell’intera provincia. Una cospicua parte di tali menti nata, tra l’altro, proprio nel nostro borgo.

E fu così che la stessa città di Cosenza nel 1905 per assistere al miracolo/spettacolo della luce elettrica che dava vita alle lampadine poste lungo il corso principale del nostro amato/odiato/violentato e vigliaccamente oppresso borgo... San Fili, silenziosamente, muoveva i suoi primi passi verso un promettente futuro.

Dopotutto, a pochi anni dall’accensione della prima luce elettrica nel territorio comunale, San Fili avrebbe ospitato anche la sua bella stazione ferroviaria con l’unico scalo merci presente lungo la tratta Cosenza-Paola.

La centralina che forniva, ancora a livello decisamente embrionale, la luce elettrica per l’illuminazione pubblica (per l’illuminazione nelle abitazioni private bisognerà attendere ancora un pochino) del nostro borgo ovviamente sfruttava la forza idrica dirompente del torrente Emoli (u jum’e Santu Fili). Si trattava quindi di una “centrale” cosiddetta “idroelettrica”.

«Uno scampanio lieto e festoso, uno sparo ininterrotto di mortaretti ed il suono della nostra banda, che percorre le vie del paese annunzia che un grande avvenimento sta per compiersi, che segnerà tra le pagine della storia del progresso paesano la pagina più bella.

L'alba rosata del 6 agosto è spuntata da poco.

San Fili, questo paese perduto fra il verde dei suoi castagni, che gli fanno sorridente corona, comincia a popolarsi di suoi cittadini. Un'animazione insolita è in tutti, sul volto di tutti c'è l'impronta di una nota gaia, una aspettazione profonda pervade tutti.

Il sole è da poco asceso dalle lontane vette della Sila, quando gli occhi di molti rivolti sulla serpeggiante via che conduce a Cosenza, scorgono una carrozza, che tutti conosciamo per quella del nostro gentile deputato al Parlamento, l'onorevole Spada, che viene ad aggiungere alla festa la intonazione simpatica. E' con lui il rappresentante del nostro Prefetto, il Cavaliere Rende ed il Maggiore De Risi rappresentante il Comandante del Distretto ed altri amici, ospiti tutti del nostro Sindaco Barone Francesco Miceli.

A poco a poco una fiumana di gente si riversa dai paesi circonvicini e specie da Cosenza. Notatissimi il Direttore del Banco di Napoli colla signora, il Direttore del Banco d'Italia, l'Avvocato Laratta e molti altri.

Intanto all'orologio della chiesa scoccano le 7 1/2. E' 1'ora di scendere alla Stazione Elettrica per la rituale benedizione del macchinario idroelettrico.

Si forma il corteo, di cui fanno parte l'Onor. Consiglio Comunale, le rappresentanze degli Enti Locali, preceduti dalla Banda cittadina che si avvia, seguita da una immensa folla.

Non lungi da San Fili, sulla sponda destra dell'Emoli, generatore della Luce, in contrada Crispino, sorge la Stazione Elettrica.

E' qui ad attendere il corteo che arriva il valoroso giovane Giuseppe Cannataro, direttore dello Impianto, a cui da queste colonne invio il mio sentito encomio, la parola forte dello incoraggiamento.

Il corteo arriva. La cerimonia solenne si svolge fra l'alto silenzio degli astanti.

Intuonano i preti il te deum di consuetudine, benedicono le macchine. Sulla campana della turbina l'onorevole Nicola Spada, che gentilmente ha accettato l'incarico di fare da padrino nel battesimo delle macchine, rompe la tradizionale bottiglia di Champagne. Scoppiano frenetici gli applausi, inneggianti alla valentia del Direttore Tecnico, all'operosità di quel manipolo di pochi forti, che costituiscono l'Impresa, l'Inno reale si propaga e si perde per quella valle sconfinata.

Una più bella musica chiude la mattinata indimenticabile: il ronzio monotono e cupo delle pulegge che girano vertiginosamente sugli ossi delle dinamo e che inneggia alla Festa del lavoro e del Progresso Civile ed Economico.

Formatosi di nuovo il Corteo, si dirige al Municipio ove si svolge una altra cerimonia; che aggiunge solennità alla festa del paese, voglio dire l'Insediamento del Sindaco Miceli Cav. Francesco, che prende le redini della nuova Amministrazione fra battimani fragorosi. In fine è servito un lauto rinfresco.

Il lungo e vorrei dire anche abbastanza noioso vespero - e dico noioso perché nell'ansia dell'aspettazione il tempo non passa mai - è stato allegrato dalle note della nostra banda che ha eseguito in piazza uno scelto programma.

Dalla nostra Cosenza intanto cominciano ad arrivare invitati.

Ho notato il Sindaco di Cosenza Cav. Telesio cogli Assessori Corigliano e de Donato, e moltissimi altri.

Un lungo stuolo di signore e signorine si avvia intanto alla Sala delle Scuole Comunali.

Finalmente l'ora è suonata, fra poco la scintilla illuminerà San Fili, traendolo da quella tenebria, in cui era immerso fin'ora e da cui esce sfavillante di luce.

Dopo poche parole pronunziate dal Bar. Adolfo Vercillo e dal Sindaco Miceli, si alza l'oratore, il carissimo amico Diego Miceli, salutato da una salva d’applausi che con parola eletta e smagliante legge il suo non lungo discorso, interrotto spesso d'approvazioni e da battimani.

Alla fina sopra una lampadina elettrica la gentile Signorina Enrichetta Zumbini, chiamata a battezzare la luce, rompe la bottiglia di Champagne.

Di li a poco un fascio potente di luce si riversa nella sala salutato con applausi frenetici.

L'Inno vola su tutto.

Si servono intanto paste liquori e gelati.

L'inaugurazione ed il battesimo della luce sono finiti.

Si nota per le vie un passeggio insolito.

Le note melanconiche d'un violino si perdono nella profondità della valle. E’ già notte alta e la serenata, che pone fine alla festa, si allontana.

Al di là del discorso sulla centralina idroelettrica sanfilese, sul quale tornerò ad occuparmi in più puntate sul Notiziario Sanfilese, è bello veder più volte citata nell’articolo apparso l’8 agosto 1905 sul giornale “La democrazia calabrese” la nostra storica... ex banda musicale del nostro comune.

La Banda musicale “Città di San Fili” onorerà degnamente il nome del nostro borgo fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e ciò grazie e soprattutto al Maestro Michele Rinaldi.

Un altro tema, quello relativo alla Banda musicale “Città di San Fili” che prima o poi, seppur come semplice ricordo, dovremo affrontare. Dopotutto tale “istituzione” per tantissimi anni ha formato, non solo dal punto di vista musicale, varie generazioni di quanti ci hanno preceduto lungo le strade ed i vicoli del nostro borgo.

In tale articolo vengono poi citati, tra gli altri, l’ing. Giuseppe Cannataro (direttore “dello Impianto”, ma è alla sua famiglia che si deve questo miracolo - per l’epoca - made in San Fili), il sindaco appena eletto ed ancora non insediatosi barone Francesco Miceli (l’invito ufficiale di partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione era infatti firmato, in data 4 agosto 1905, dal sindaco facente funzioni Michele Noto), di Diego Miceli (che tenne il discorso d’apertura) e del barone Adolfo Vercillo.

Segnalo ovviamente solo queste persone in quanto i loro cognomi per un motivo o per l’altro sono particolarmente cari per la nostra comunità.

Vorrei infine segnalare, sempre nel riportato articolo, un particolare componente del rinfresco servito ai presenti: i gelati.

Non dimenticate che siamo pur sempre a San Fili e siamo nell’ormai lontanissimo 6 agosto del 1905.

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Leggiamo sul giornale “La democrazia calabrese” dell’8 agosto del 1905:

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Prima di por termine a questa mia cronaca, voglio mandare il mio plauso al solerte comitato, il quale ha saputo con intelligenza dirigere 1a festa, ch'è riuscita davvero bella, e della quale serberò ricordo indimenticabile.»

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Articolo, quello che ho riportato sopra, tanto stupendo quanto “storicamente interessante” per la nostra comunità. Un articolo che ci catapulta in un’epoca ed in un modo di essere e fare che difficilmente (per non dire “impossibile”) potranno rivivere in un prossimo futuro i Sanfilesi. Anche perché più si va avanti e più mancano alla nostra comunità due requisiti essenziali: la pace sociale e quindi la voglia di ricominciare ad essere nuovamente comunità e, cosa ancor più drammatica, il materiale umano su cui o col quale lavorare.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 28 maggio 2021

La luce elettrica a San Fili. (1/6)

Nell'immagine a sinistra: Invito ufficiale, datato 4 Agosto 1905, alla cerimonia di festeggiamento dell'inaugurazione della LUCE ELETTRICA a San Fili. Tale invito, rivolto alle personalità locali, è firmato dal sindaco in carica Michele Noto.

Di seguito: articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di maggio 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (1/6)

(di Pietro Perri)

San Fili, lo attestano anche le cronache provinciali d’inizio ‘900, fu uno dei primi paesi della provincia di Cosenza a poter godere della luce elettrica. Anzi, per dirla giusta, San Fili ebbe la luce elettrica ancor prima della stessa città di Cosenza.

Cosa, quest’ultima, che sicuramente non avrebbe fatto (ed altrettanto sicuramente continua a non fare) tanto piacere alla città capoluogo di provincia ed ai paesi attigui al nostro.

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Leggiamo sul “Giornale di Calabria” dell’8 aprile del 1905:

«San Fili, pur essendo un piccolo paese, ha mostrato di comprendere ancora una volta i portati della civiltà e con singolare abnegazione - nei limiti della sua potenzialità, mira a metterli in pratica.

Fra poco infatti le vie che fino ad ora sono state immerse nell’oscurità, risplenderanno di belle lampadine elettriche e le case e gli uffici e i negozi potranno del nuovo impianto avvalersi.

Non reca forse meraviglia sentire che fra pochi giorni a San Fi1i avrà la luce elettrica? Non fa meraviglia che il nostro piccolo paese, abbia risoluto un problema che per altri ben più grossi paesi e per Cosenza stessa è ancora insoluto!

E’ quello che fa ancor più meraviglia si è che 1'impianto s’è fatto senza 1'aiuto di nessun ingegnere, ma di un semplice per quanto valoroso operaio elettricista Giuseppe Cannataro elettrotecnico.

E pure l’opera è perfetta in tutti i sensi.

San Fili oramai si è messa in moto verso 1a conquista dei portati della civiltà e presto altre opere non meno utili verranno a migliorare ancora il nostro ridente paesello.»

A firmare l’articolo fu un anonimo sanfilese.

Ma la notizia, credeteci, era vera.

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Si era nei primissimi giorni del mese di agosto (esattamente il 4) del 1905 quando l’allora sindaco Michele Noto invitava le personalità del paese a festeggiare assieme a lui, per domenica 6 nella Sala delle Scuole Comunali, la “inaugurazione della LUCE ELETTRICA”.

San Fili, anche in questo caso, entrava nella storia anticipando, pur nel suo piccolo, il futuro. Una storia che purtroppo negli ultimi anni ci stiamo sforzando, in parte riuscendoci, di dimenticare.

Un bel riassunto di questa stupenda avventura l’aveva realizzato, verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso, l’indimenticato (per alcuni di noi sanfilesi doc) Francesco “Ciccio” Cirillo. Ovvero quel nostro caro compaesano che io, ma non solo io, ebbi il piacere di definire “il Sanfilese d’America”.

L’associazione culturale “Universitas Sancti Felicis” di San Fili (la nostra associazione) il 3 dicembre del 2005, celebrò la ricorrenza del primo centenario di quel memorabile con una bellissima e costruttiva tavola rotonda avente come tema “C’ERA UNA VOLTA A SAN FILI - 1905/2005: CENTO ANNI DI LUCE”. Tale tavola rotonda, organizzata tra l’altro in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Statale di San Fili (ovvero le ex Scuole Elementari e Medie del paese) e con il patrocinio del Comune, si tenne all’interno del locale Teatro Comunale.

I partecipanti alla tavola rotonda furono: Ottorino Zuccarelli (in qualità di Sindaco di San Fili), Maria Rosaria Lauro (Dirigente Scolastica), Pietro Cribari (assessore alla cultura), Pietro Perri (presidente dell’associazione culturale “Universitas Sancti Felicis”) e Francesco Iantorno (Dottore in Storia). Intervennero anche, in quell’occasione, l’insegnante Franca Napoletano.

Antonio Asta, storica voce teatrale del nostro paese, ci dilettò con le letture dei brani “Illuminazione”, “Ai bagni” e “Ponticelli” tratte dal libro “San Fili nel tempo” scritto dal nostro compaesano prof. Francesco Cesario.

Nel corso di tale manifestazione i ragazzi delle terze classi della Scuola Media Statale “Vincenzo Miceli” di San Fili illustrarono, in modo a dir poco egregio, il funzionamento di una centrale idroelettrica (ovvero una centrale per la produzione di energia elettrica che sfrutta per il proprio funzionamento la potenza dell’acqua così come hanno fatto e continuano a fare le centrali elettriche che si sono succedute sul territorio di San Fili lungo il corso del torrente Emoli).

Ciò che non fece all’epoca l’associazione culturale “Universitas Sancti Felicis” è raccogliere in un apposito opuscoletto il materiale utilizzato in occasione della succitata tavola rotonda né tantomeno di trascrivere, o magari registrare, in tutto o in parte gli interventi che si tennero nel corso della stessa.

E purtroppo ciò che non si mette nero su bianco (specie per quanto riguarda la storia di una piccola comunità come la nostra), o che si lascia solo alle cure del prezioso temporaneo cofanetto della memoria individuale, finisce nel corso di pochi decenni, per essere perso per sempre.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 9 maggio 2021

Un francobollo per San Fili. (2/2)

Immagine a sinistra: Frontespizio del “Catalogo dei Bolli Italiani di Assistenza e Beneficenza 1915-1918”. Collezione Pietro Perri.

L’articolo che propongo di seguito è stato pubblicato, a mio nome, sul Notiziario Sanfilese del mese di aprile del 2021.

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«Il “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” pubblicò, per quanto si dice, un opuscoletto in cui rendicontò parte del suo operato.

Qualche copia di tale pubblicazione esiste ancora e non può negarsi quanto sarebbe bello (per le nuove e vecchie leve) riaverla in circolazione: a San Fili, ne siamo certi, ci sono anche giovani pronti a riappropriarsi delle loro tradizioni e della propria storia.».

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Un francobollo per San Fili. (2/2)

(di Pietro Perri)

Nel corso della Prima Guerra Mondiale a San Fili operò l’associazione di volontariato denominata “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra”.

Tale associazione anche al fine di autofinanziare le sue attività in favore in particolare dei nostri compaesani impegnati al fronte (nonché delle loro famiglie in stato di necessità in quanto rimaste prive del loro sostegno economico), fece stampare ben due cartoline ed un francobollo chiudi lettera (ovvero un erinnofilo).

Sul frontespizio delle cartoline compariva, dal lato binari, la nostra bella stazione ferroviaria appena aperta al traffico persone e merci. Su uno dei binari compare un treno in attesa di imbarcare un gruppo di militari destinati appunto al fronte.

Sul facciale del francobollo invece compare la Vittoria alata con nella mano destra, abbassata, una corona d’alloro (la corona destinata ai vincitori... in dubbio fino alla fine della guerra) mentre nella mano sinistra, alzata, una spada inneggiante al sacrificio ed al coraggio nell’affrontare i rischi delle varie battaglie.

E’ giusto ricordare che la Vittoria alata compare in un altro “simbolo” tanto caro a noi sanfilesi: il monumento ai caduti di piazza san Giovanni (bellissima opera di Tommasi Leone da Pietrasanta).

Fermo restando che ormai collezionare francobolli non è più remunerativo come avrebbe potuto essere in altri tempi (ai giorni d’oggi parecchi giovani neanche sanno che esistono i francobolli) e che gli erinnofili (come il francobollo chiudi lettere sanfilese) non hanno un mercato degno di tale nome devo dire che trovarmi nelle mani il “Catalogo dei Bolli Italiani di Assistenza e Beneficenza 1915-1915” e ritrovare nello stesso catalogato anche il nostro preziosissimo (dal punto di vista affettivo) francobollo chiudi lettera mi ha fatto immensamente piacere.

Ovviamente ha fatto tantissimo piacere a me... un po’ meno al mio portafogli. Ma, come si dice dalle nostre parti, addruve c’eni gustu nun c’eni perdenza (ovvero dove c’è gusto non ci si può perdere).

Il catalogo è un opuscolo di centimetri 15 larghezza per 23 di altezza e di 70 pagine più la copertina. Tale opuscoletto è stato stampato in tiratura limitata (solo 350 copie... la mia riporta il numero 311).

A pagina 48 dello stesso, in alto a sinistra, inutile dirlo, compare, opportunamente catalogato, il nostro bel francobollo chiudi busta (...).

Vedasi a sinistra il particolare della pagina succitata.

Quindi il francobollo emesso nel corso della Prima Guerra Mondiale su richiesta del “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” rientra in una catalogazione ufficiale e come tale riconosciuto a livello nazionale anche dai relativi collezionisti.

La cosa che stupisce e non poco è che nel succitato catalogo non compaiono poi tanti francobolli chiudi lettera, come ci si aspetterebbe, né che vengano riportate nello stesso così poche città, o borghi, dalle quali furono intraprese iniziative del genere tra il 1915 ed il 1918.

Il catalogo, infatti, presenta a chi si imbatte nello stesso, tali erinnofili elencandoli innanzitutto per la città o il borgo che ne ha chiesto l’emissione. Nomi di città e borghi disposti in stretto ordine alfabetico. All’incirca compaiono un 200/250 Comuni sui circa 7000 presenti in Italia. Tra questi... San Fili (CS).

Da segnalare che in tale periodo, stante a questo catalogo, non sono stati stampati, per gli stessi motivi, francobolli chiudi lettere neanche dalla città di Cosenza, Rende, Paola o Montalto Uffugo. Compaiono comunque in tale catalogo le città di Catanzaro e Reggio Calabria.

Cosa significa ciò?

Significa che in altri tempi, mi si permetta dirlo, San Fili (caratteristico borgo in provincia di Cosenza) era culturalmente molto avanzata rispetto ai tempi in cui si muoveva.

Ovviamente un po' di spirito campanilistico a volte non guasta.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

lunedì 12 aprile 2021

Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa.

Immagine a sinistra: Francobollo dedicato dalle Poste Italiane a san Francesco da Paola (CS) nel 1957. Collezione filatelica Pietro Perri.

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Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.

A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).

In tale opuscoletto compariva anche il brano “Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa”.

Brano che riporto di seguito.

Sopra a sinistra il francobollo dedicato dalle Poste Italiane al nostro san Francesco di Paola nel 1957 (Collezione Privata - Pietro Perri).

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Omaggio ad un simpatico rettangolino di carta appiccicosa.
Di Pietro Perri.

Curare un’esposizione di qualsivoglia cosa non è facile, principalmente se si mira ad evidenziare l’importanza di un qualcosa che, quotidianamente sotto gli occhi di tutti, finisce nella sua consuetudine quasi per passare inosservato.

Il francobollo è un po’ come la televisione; sempre lì, presente attimo dopo attimo, ma più che asfissiante... divagante, consolante, remunerante.

Quante volte la vista di un bel francobollo ha distolto il nostro pensiero, anche se per un solo attimo, da una cattiva corrispondenza? ... e quante altre ancora ce ne ha addolcito l’assenza?

Infinite volte!

Il francobollo risponde all’appello sempre e ovunque: non si limita alle strade ben asfaltate e facilmente percorribili. Con qualsiasi mezzo (quadrupedi inclusi) e con qualsiasi condizione meteorologica, il francobollo riesce a raggiungere le località più recondite e pittoresche.

Presente in zona di guerra come in zona di pace: quante madri, quante mogli di combattenti hanno spedito una lettera affrancata sicure che quel simpatico rettangolino di carta avrebbe portato al proprio caro un pezzettino della sua amata terra (un lembo di cuore per il quale andava, forse inconsciamente, immolandosi), della sua casa... di se stesso.

Il francobollo arriva dove altri mezzi di comunicazione (telefono, radio ecc.) non hanno ancora messo piede; sarà più lento, è vero, molto più lento... ma gli altri mezzi di comunicazione non ne esprimono la stessa poesia, lo stesso romanticismo.

Si legge (e non è il solo caso) di una lettera recapitata dopo quasi sessant’anni dalla spedizione (una lettera regolarmente affrancata): “era il ragazzo che scriveva alla ragazza... un errore postale trasformatosi nel miglior regalo che una coppia potesse aspettarsi in una ricorrenza così importante. La lettera venne recapitata nel giorno in cui il ragazzo e la ragazza, ormai non più tali, festeggiavano il loro cinquantesimo anno di matrimonio”.

Con ritardo, ma anche in quell’occasione il francobollo riuscì ad assolvere egregiamente alla propria funzione.

Il francobollo, un semplice rettangolino di carta appiccicosa? ... molto, molto di più (e che rabbia quando qualcuno ha dimenticato d’apporlo alla corrispondenza e ci si vede recapitare una tassata)!

A tal punto viene lecito porsi la seguente domanda: cosa succedeva quando ancora il primo francobollo non aveva visto la luce? ... ovvero: è mai possibile che la corrispondenza prima dell’era del francobollo non venisse recapitata o che, comunque, non raggiungesse le disparate raggiunte con l’introduzione del francobollo stesso nel sistema postale?

Ovviamente... niente di più errato: la corrispondenza (decisamente minima per l’epoca causa soprattutto l’analfabetismo della gente) raggiungeva anche in siffatte situazioni le località designate, solo che nel conteggio (vedasi l’Inghilterra agli inizi del XIX secolo) le tariffe postali variavano in rapporto alla distanza del luogo di destinazione , al peso, alle dimensioni e persino alla forma del plico, nonché al numero dei fogli che lo componevano (ed il tutto anche nel perimetro della stessa città): Non esisteva ancora una vera e propria unità di servizio e di valutazione e la tassa normalmente era pagata, per ovvi motivi, dal destinatario.

Molti erano i casi di frodi e abusi indiscriminati (arginati solo dall’onestà più o meno accentuata dai corrieri professionisti o improvvisati ch’essi erano): si sentiva, in pratica, la necessità di controlli diretti da parte degli organi statali.

Se l’era del francobollo inizia nella prima metà del XIX secolo, il servizio postale ha origini antichissime (la mitologia greca venera il dio Ermes, messaggero degli dei, e sul pari dei Greci i Latini venerano il dio Mercurio): si pensi che persino che la famiglia dei corrieri bergamaschi Tasso ottenne l’esclusiva delle poste del Sacro Romano Impero.

Il francobollo fin dalla sua prima apparizione ha rivestito una funzione importantissima: facilitare e garantire la corrispondenza.

A detta funzione se ne sono poi aggiunte altre non meno importanti quali la divulgazione della cultura o la propaganda nazionalistica.

Studiando complessivamente le emissioni dello Stato Italiano ai primi dieci anni della Repubblica, si nota esplicitamente l’influenza che i vari regimi politici hanno impresso su quel piccolo (ed apparentemente insignificante) simpatico... rettangolino di carta appiccicosa.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 11 aprile 2021

Un francobollo per San Fili by Pietro Perri. (1/2)

Immagine a sinistra: Un bellissimo “parafilatelico” assai caro ai Sanfilesi: il “10 Centesimi” emesso nel corso della Prima Guerra Mondiale (1915/18) per la sottoscrizione pubblica a favore dei combattenti. Collezione filatelica Pietro Perri.

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Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.

A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).

In tale opuscoletto compariva anche il brano “Un francobollo per San Fili”.

Brano che, riproposto sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2021, riporto di seguito... nella versione (ampliata, riveduta e corretta) proposta sul citato Notiziario Sanfilese.

Sopra a sinistra il... francobollo per San Fili.

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Un francobollo per San Fili.

(di Pietro Perri)

Nella mia vita ho avuto diversi hobbies: collezionismo di francobolli, fotografia, collezionismo di monete, lavoro (vi sembrerà strano ma siccome ho quasi sempre fatto lavori che mi piacevano anche il lavoro ho finito per considerarlo un hobby), giardinaggio, politica locale, lettura, giornalismo dilettantistico e via dicendo.

Purtroppo quando gli hobbies che si vuole portare avanti sono troppi ed aumentano giorno dopo giorno... prima o poi ci si deve confrontare anche con le possibilità che ci mette a disposizione il nostro portafogli. E qualcuno di tali hobbies lo si deve mettere da parte in attesa di tempi (ma anche di tempo) migliori.

Alcuni hobbies (quasi tutti a dire il vero) col lungo andare mi hanno dato anche qualche stupenda soddisfazione. Tra questi ce stato ad esempio il collezionismo di francobolli.

Agli inizi del 1988 proposi, più per gioco che per un fatto serio, all’allora responsabile della Biblioteca comunale di San Fili, il caro amico Franco Apuzzo, di organizzare, in collaborazione con la Biblioteca stessa, una mostra filatelica nel nostro borgo.

Franco non se lo fece ripetere due volte ed anzi si mise a completa disposizione sia nello spingermi in tale impresa, sia nel correggere la bozza di un opuscoletto fai da te che avremmo presentato in occasione della mostra che nel mettermi a disposizione parte del suo materiale, ovviamente in tema filatelico, di famiglia.

Agli inizi del mese di ottobre dello stesso anno la mostra era finalmente allestita e pronta per essere messa a disposizione al pubblico.

Il luogo in cui la stessa fu allestita era la stanza del vecchio Municipio attualmente destinata a sede della Pro Loco di San Fili.

Qualche giorno prima dell’apertura la stessa, ancora in fase di allestimento, era stata visitata dall’indimenticabile Direttore didattico prof. Goffredo Iusi che, colpito dal materiale e del metodo di esposizione dello stesso, ci onorò mandando le sue scolaresche, accompagnate dai relativi insegnanti, a visitare la mostra stessa. Stessa cosa fece la Preside (o era il Preside all’epoca) delle Scuole Medie.

Oltretutto il prof. Goffredo Iusi all’epoca, e come suo solito, ci regalò delle chicche di sapere in merito anche e soprattutto di un francobollo (a dir poco “il pezzo forte” dell’intera mostra) che faceva capolino tra i tanti pezzi esposti.

Un francobollo per San Fili.

Altra cosa che fece tantissimo piacere oltre che a me anche all’amico Franco Apuzzo fu, oltre ad un bellissimo articolo a firma del nostro compaesano Sandrino Cesario apparso sulla Gazzetta del Sud, qualche mese dopo, veder riprodotto sul Notiziario Sanfilese dell’ormai mitico Francesco “Ciccio Cirillo”, l’opuscoletto che avevamo realizzato in occasione di tale mostra.

Era decisamente un’altra epoca.

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Più che un francobollo... un parafilatelico.

Leggiamo nella seconda pagina del succitato opuscoletto:

«Sopra a sinistra (n.d’a.) possiamo ammirare un bellissimo “parafilatelico” assai caro ai Sanfilesi: il “10 Centesimi” emesso nel corso della Prima Guerra Mondiale (1915/18) per la sottoscrizione pubblica a favore dei combattenti.

Dalle magre notizie racimolate, risulta che il “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” conglobava le offerte (più o meno volontarie) fatte dalla popolazione della zona rimasta a coltivare i campi in favore dei compatrioti impegnati al fronte.

Tra dette offerte troviamo pure calzature, indumenti vari ecc.

Il “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” pubblicò, per quanto si dice, un opuscoletto in cui rendicontò parte del suo operato.

Qualche copia di tale pubblicazione esiste ancora e non può negarsi quanto sarebbe bello (per le nuove e vecchie leve) riaverle in circolazione: a San Fili, ne siamo certi, ci sono anche giovani pronti a riappropriarsi delle loro tradizioni e della propria storia.»

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I parafilatelici o erinnofili.

«I parafilatelici o erinnofili sono bolli chiudi lettera del tutto simili ai francobolli tranne per il fatto che non hanno, di solito, valore né postale né fiscale. (*)

Molto probabilmente la loro origine si deve all'uso di applicare sul lembo della lettera un'etichetta chiudilettera, sistema che alla metà dell'800 cominciò a sostituire i sigilli di ceralacca.

Ma il termine “bollo chiudilettera” appare limitativo nel descrivere un oggetto che per quasi 100 anni è stato un importante veicolo di storia, cultura, arte e tradizioni in tutti i Paesi del Mondo. Non è un caso che il termine “erinnofilia” derivi dal tedesco Erinne (rungsmarke) che significa “(francobollo) commemorativo”. Quello di ricordare è stata infatti la vocazione principale dei “bolli chiudilettera”: commemorare un evento passato, annunciare un evento futuro o anche ricordare come propaganda.» (Da Wikipedia).

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(*) Quando presentano un valore facciale il ricavato della vendita di tali bolli viene utilizzato per finanziare progetti di notevole rilevanza sociale e/o umanitaria.

E’ questo il caso ad esempio del “10 Centesimi” emesso a favore del “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra”.

In tanti ricordiamo ancora gli erinnofili emessi a favore dei malati di TBC negli anni Sessanta del secolo scorso e “piazzati” anche nelle Scuole San Fili.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 10 aprile 2021

Un collezionista di francobolli by Pietro Perri.

Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.

A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).

In tale opuscoletto compariva anche il brano “Un collezionista di francobolli”.

Brano che riporto di seguito.

Sopra a sinistra il frontespizio del citato opuscoletto.

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Collezionista si nasce o si diventa?

Difficile dirlo... o forse no!

Indubbiamente colui che inizia una collezione di oggetti più o meno stravaganti, utili o inutili ch’essi siano, è affascinato, fin da bambino, da ciò che, pur essendo per gli altri (per il mondo “razionale” degli adulti, senza immediato o senza nessun valore, potrebbe comunque rappresentare un qualcosa di realmente suo ovvero tutto un sistema da creare e disfare a proprio piacimento.

La collezione è la prima e vera proprietà di un “collezionista”, ne è il suo unico punto di riferimento in una realtà che non riesce (o non vuole) capire. Spesso è il suo più grande legame con la propria solitudine. Altre volte ne è il suo punto di forza nei confronti di chi possiede più di lui, ma che non sa apprezzare quel che possiede: è vero, gli altri posseggono di più ma lui possiede la sua collezione e la sua collezione è... unica.

Il bambino ha una predisposizione particolare per il collezionismo: ama, per non dire adora, mostrare la propria collezione di giocattoli, di pezzi del Lego, dei soldatini di piombo, delle figurine dei calciatori, dei... francobolli.

(...) Poi, un giorno, il bambino si ritrova fanciullo ed il fanciullo nota su una busta da lettera un simpatico rettangolino di carta variopinta e pensa tra sé e sé: chissà come starebbe vicino alla cartella con le poesie personali o all’album delle foto di famiglia.

Quasi quasi...

E poi un secondo giorno nota su un’altra busta un altro simpatico rettangolino di carta.

E’ un rettangolino diverso dal primo e forse è proprio per questa diversità che gli piace ancor di più.

E così un terzo giorno, un quarto giorno e... via verso l’infinito dell’amore per il collezionismo.

(...) E pensa: chissà cosa diranno i miei compagni di classe quando vedranno che posseggo tanti simpatici rettangolini di carta l’uno diverso dagli altri.

(...) E si chiede: sarà come quando collezionavo le figurine dei calciatori?

Altafini era mio, solo mio! ... m’avrebbero dato decine d’altre figurine in cambio... ma non avrei più posseduto il grande Altafini!

E così il fanciullo stacca il suo primo francobollo dalla busta contenente la lettera speditagli dalla zia americana. E si rende tristemente conto a proprie spese che la prima ed a prima vista la più banale operazione del neo-collezionista non è facile come a prima vista gli era sembrato.

E’ molto più facile, ma lui ancora non lo sa!

Il francobollo si è barbaramente e irrimediabilmente rovinato: metà ha preferito restare appiccicato alla busta cui era attaccato, l’altra metà ha preferito finire nel cestino in cui il fanciullo l’ha immediatamente diretto.

Collezionare impone studio e pazienza.

Col secondo francobollo le cose vanno un po’ meglio: i dentelli ci sono tutti, o almeno così pare (qualche anno dopo il fanciullo farà conoscenza anche dell’uso della lente d’ingrandimento e/o dell’odontometro e potrà quindi andare più sicuro almeno su questo fronte), solo la carta si è un po’ assottigliata nella parte inferiore destra.

Fa niente! ... i francobolli finiranno incollati su fogli di un quaderno appena comprato. Chi può dire in tempo utile al fanciullo dell’esistenza di appositi raccoglitori per i preziosi rettangolini? (...)

Solo un domani il fanciullo si renderà conto del patrimonio, reale o meno che sia, che va distruggendo.

Sono passati degli anni, è passato il tempo delle scuole dell’obbligo e degli scambi ingenui ed avventati con i compagni di classe. E’ passato anche il dolce tempo delle mele... ma non è passato del tutto il desiderio di continuare a collezionare francobolli (le monete, per quanto ci abbiano provato, non sono riusciti a rimpiazzarli): il ragazzo era, è rimasto e sarà per sempre il tenero bambino... non più ingenuo ma ormai provetto collezionista di francobolli.

Il ragazzo (ormai negli -enti inoltrati) oggi dispone di pinzette, lente d’ingrandimento, cataloghi, di un manuale per il collezionista e... di una certa dose di rimpianto per i bei tempi che furono.

Il ragazzo, inutile dirlo, s’è ormai scoperto adulto e con la cruda realtà quotidiana da affrontare. Ma quando l’uomo si ritrova davanti alla sua bella collezione di francobolli (dimenticandosi per un momento dei dischi, degli oggetti antichi, dei quadri, delle monete ecc.) ... eccolo lì, indifeso come un bambino (o forse come tale più sicuro d’una roccia esposta al vento), giocare con quei cari e simpatici rettangolini di carta variopinti.

Mi piace la mia collezione di francobolli: non ha nessun valore tangibile (solo poche migliaia di lire). Mi ricorda uno dei momenti in cui, aperti gli occhi al mondo degli adulti (uno dei pochi momenti in cui il mondo degli adulti s’è accorto di me).

Ricordo quando alle elementari, in classe, non trovai più il quaderno con su attaccati i francobolli della mia prima vera collezione.

Eppure, continuo ad esserne sicuro, l’avevo attentamente riposto nella cartella ai piedi del banco.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!