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giovedì 15 luglio 2021

La luce elettrica a San Fili. (2/6)

Foto a sinistra (archivio Francesco Ciccio Cirillo): Banda musicale CITTA' DI SANFILI formazione del 1910 diretta dal maestro Tiboldi.

Di seguito l'articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di giugno 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (2/6)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di maggio 2021)

«San Fili, lo attestano anche le cronache provinciali d’inizio ‘900, fu uno dei primi paesi della provincia di Cosenza a poter godere della luce elettrica. Anzi, per dirla giusta, San Fili ebbe la luce elettrica ancor prima della stessa città di Cosenza».

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Il fatto di essere uno tra i primi paesi della Calabria ad avere la luce elettrica sul proprio territorio ci fa capire che all’inizio del XX secolo San Fili ospitava al suo interno una comunità tutt’altro che retrograda o, peggio ancora, a stampo medioevale.

A San Fili, grazie forse all’aria pura che vi si respirava ed al fatto di essere punto centrale di collegamento tra la città di Cosenza e la città di Paola (quindi la costa tirrenica ed il santuario di san Francesco), all’epoca circolava, almeno nei mesi estivi, il fior fiore delle menti dell’intera provincia. Una cospicua parte di tali menti nata, tra l’altro, proprio nel nostro borgo.

E fu così che la stessa città di Cosenza nel 1905 per assistere al miracolo/spettacolo della luce elettrica che dava vita alle lampadine poste lungo il corso principale del nostro amato/odiato/violentato e vigliaccamente oppresso borgo... San Fili, silenziosamente, muoveva i suoi primi passi verso un promettente futuro.

Dopotutto, a pochi anni dall’accensione della prima luce elettrica nel territorio comunale, San Fili avrebbe ospitato anche la sua bella stazione ferroviaria con l’unico scalo merci presente lungo la tratta Cosenza-Paola.

La centralina che forniva, ancora a livello decisamente embrionale, la luce elettrica per l’illuminazione pubblica (per l’illuminazione nelle abitazioni private bisognerà attendere ancora un pochino) del nostro borgo ovviamente sfruttava la forza idrica dirompente del torrente Emoli (u jum’e Santu Fili). Si trattava quindi di una “centrale” cosiddetta “idroelettrica”.

«Uno scampanio lieto e festoso, uno sparo ininterrotto di mortaretti ed il suono della nostra banda, che percorre le vie del paese annunzia che un grande avvenimento sta per compiersi, che segnerà tra le pagine della storia del progresso paesano la pagina più bella.

L'alba rosata del 6 agosto è spuntata da poco.

San Fili, questo paese perduto fra il verde dei suoi castagni, che gli fanno sorridente corona, comincia a popolarsi di suoi cittadini. Un'animazione insolita è in tutti, sul volto di tutti c'è l'impronta di una nota gaia, una aspettazione profonda pervade tutti.

Il sole è da poco asceso dalle lontane vette della Sila, quando gli occhi di molti rivolti sulla serpeggiante via che conduce a Cosenza, scorgono una carrozza, che tutti conosciamo per quella del nostro gentile deputato al Parlamento, l'onorevole Spada, che viene ad aggiungere alla festa la intonazione simpatica. E' con lui il rappresentante del nostro Prefetto, il Cavaliere Rende ed il Maggiore De Risi rappresentante il Comandante del Distretto ed altri amici, ospiti tutti del nostro Sindaco Barone Francesco Miceli.

A poco a poco una fiumana di gente si riversa dai paesi circonvicini e specie da Cosenza. Notatissimi il Direttore del Banco di Napoli colla signora, il Direttore del Banco d'Italia, l'Avvocato Laratta e molti altri.

Intanto all'orologio della chiesa scoccano le 7 1/2. E' 1'ora di scendere alla Stazione Elettrica per la rituale benedizione del macchinario idroelettrico.

Si forma il corteo, di cui fanno parte l'Onor. Consiglio Comunale, le rappresentanze degli Enti Locali, preceduti dalla Banda cittadina che si avvia, seguita da una immensa folla.

Non lungi da San Fili, sulla sponda destra dell'Emoli, generatore della Luce, in contrada Crispino, sorge la Stazione Elettrica.

E' qui ad attendere il corteo che arriva il valoroso giovane Giuseppe Cannataro, direttore dello Impianto, a cui da queste colonne invio il mio sentito encomio, la parola forte dello incoraggiamento.

Il corteo arriva. La cerimonia solenne si svolge fra l'alto silenzio degli astanti.

Intuonano i preti il te deum di consuetudine, benedicono le macchine. Sulla campana della turbina l'onorevole Nicola Spada, che gentilmente ha accettato l'incarico di fare da padrino nel battesimo delle macchine, rompe la tradizionale bottiglia di Champagne. Scoppiano frenetici gli applausi, inneggianti alla valentia del Direttore Tecnico, all'operosità di quel manipolo di pochi forti, che costituiscono l'Impresa, l'Inno reale si propaga e si perde per quella valle sconfinata.

Una più bella musica chiude la mattinata indimenticabile: il ronzio monotono e cupo delle pulegge che girano vertiginosamente sugli ossi delle dinamo e che inneggia alla Festa del lavoro e del Progresso Civile ed Economico.

Formatosi di nuovo il Corteo, si dirige al Municipio ove si svolge una altra cerimonia; che aggiunge solennità alla festa del paese, voglio dire l'Insediamento del Sindaco Miceli Cav. Francesco, che prende le redini della nuova Amministrazione fra battimani fragorosi. In fine è servito un lauto rinfresco.

Il lungo e vorrei dire anche abbastanza noioso vespero - e dico noioso perché nell'ansia dell'aspettazione il tempo non passa mai - è stato allegrato dalle note della nostra banda che ha eseguito in piazza uno scelto programma.

Dalla nostra Cosenza intanto cominciano ad arrivare invitati.

Ho notato il Sindaco di Cosenza Cav. Telesio cogli Assessori Corigliano e de Donato, e moltissimi altri.

Un lungo stuolo di signore e signorine si avvia intanto alla Sala delle Scuole Comunali.

Finalmente l'ora è suonata, fra poco la scintilla illuminerà San Fili, traendolo da quella tenebria, in cui era immerso fin'ora e da cui esce sfavillante di luce.

Dopo poche parole pronunziate dal Bar. Adolfo Vercillo e dal Sindaco Miceli, si alza l'oratore, il carissimo amico Diego Miceli, salutato da una salva d’applausi che con parola eletta e smagliante legge il suo non lungo discorso, interrotto spesso d'approvazioni e da battimani.

Alla fina sopra una lampadina elettrica la gentile Signorina Enrichetta Zumbini, chiamata a battezzare la luce, rompe la bottiglia di Champagne.

Di li a poco un fascio potente di luce si riversa nella sala salutato con applausi frenetici.

L'Inno vola su tutto.

Si servono intanto paste liquori e gelati.

L'inaugurazione ed il battesimo della luce sono finiti.

Si nota per le vie un passeggio insolito.

Le note melanconiche d'un violino si perdono nella profondità della valle. E’ già notte alta e la serenata, che pone fine alla festa, si allontana.

Al di là del discorso sulla centralina idroelettrica sanfilese, sul quale tornerò ad occuparmi in più puntate sul Notiziario Sanfilese, è bello veder più volte citata nell’articolo apparso l’8 agosto 1905 sul giornale “La democrazia calabrese” la nostra storica... ex banda musicale del nostro comune.

La Banda musicale “Città di San Fili” onorerà degnamente il nome del nostro borgo fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e ciò grazie e soprattutto al Maestro Michele Rinaldi.

Un altro tema, quello relativo alla Banda musicale “Città di San Fili” che prima o poi, seppur come semplice ricordo, dovremo affrontare. Dopotutto tale “istituzione” per tantissimi anni ha formato, non solo dal punto di vista musicale, varie generazioni di quanti ci hanno preceduto lungo le strade ed i vicoli del nostro borgo.

In tale articolo vengono poi citati, tra gli altri, l’ing. Giuseppe Cannataro (direttore “dello Impianto”, ma è alla sua famiglia che si deve questo miracolo - per l’epoca - made in San Fili), il sindaco appena eletto ed ancora non insediatosi barone Francesco Miceli (l’invito ufficiale di partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione era infatti firmato, in data 4 agosto 1905, dal sindaco facente funzioni Michele Noto), di Diego Miceli (che tenne il discorso d’apertura) e del barone Adolfo Vercillo.

Segnalo ovviamente solo queste persone in quanto i loro cognomi per un motivo o per l’altro sono particolarmente cari per la nostra comunità.

Vorrei infine segnalare, sempre nel riportato articolo, un particolare componente del rinfresco servito ai presenti: i gelati.

Non dimenticate che siamo pur sempre a San Fili e siamo nell’ormai lontanissimo 6 agosto del 1905.

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Leggiamo sul giornale “La democrazia calabrese” dell’8 agosto del 1905:

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Prima di por termine a questa mia cronaca, voglio mandare il mio plauso al solerte comitato, il quale ha saputo con intelligenza dirigere 1a festa, ch'è riuscita davvero bella, e della quale serberò ricordo indimenticabile.»

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Articolo, quello che ho riportato sopra, tanto stupendo quanto “storicamente interessante” per la nostra comunità. Un articolo che ci catapulta in un’epoca ed in un modo di essere e fare che difficilmente (per non dire “impossibile”) potranno rivivere in un prossimo futuro i Sanfilesi. Anche perché più si va avanti e più mancano alla nostra comunità due requisiti essenziali: la pace sociale e quindi la voglia di ricominciare ad essere nuovamente comunità e, cosa ancor più drammatica, il materiale umano su cui o col quale lavorare.

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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