Foto a sinistra
(archivio Francesco Ciccio Cirillo): Banda musicale CITTA' DI SANFILI formazione
del 1910 diretta dal maestro Tiboldi.
Di seguito l'articolo
pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di giugno 2021... a firma di
Pietro Perri.
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La luce elettrica a San Fili. (2/6)
(di Pietro Perri)
(continua dal mese di maggio 2021)
«San Fili, lo attestano anche le cronache provinciali d’inizio ‘900, fu uno
dei primi paesi della provincia di Cosenza a poter godere della luce elettrica.
Anzi, per dirla giusta, San Fili ebbe la luce elettrica ancor prima della
stessa città di Cosenza».
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Il fatto di essere uno tra i primi paesi
della Calabria ad avere la luce elettrica sul proprio territorio ci fa capire
che all’inizio del XX secolo San Fili ospitava al suo interno una comunità
tutt’altro che retrograda o, peggio ancora, a stampo medioevale.
A San Fili, grazie forse all’aria pura che
vi si respirava ed al fatto di essere punto centrale di collegamento tra la
città di Cosenza e la città di Paola (quindi la costa tirrenica ed il santuario
di san Francesco), all’epoca circolava, almeno nei mesi estivi, il fior fiore
delle menti dell’intera provincia. Una cospicua parte di tali menti nata, tra
l’altro, proprio nel nostro borgo.
E fu così che la stessa città di Cosenza nel 1905 per assistere al miracolo/spettacolo della luce elettrica che dava vita alle lampadine poste lungo il corso principale del nostro amato/odiato/violentato e vigliaccamente oppresso borgo... San Fili, silenziosamente, muoveva i suoi primi passi verso un promettente futuro.
Dopotutto, a pochi anni dall’accensione della prima luce elettrica nel
territorio comunale, San Fili avrebbe ospitato anche la sua bella stazione
ferroviaria con l’unico scalo merci presente lungo la tratta Cosenza-Paola.
La centralina che forniva, ancora a
livello decisamente embrionale, la luce elettrica per l’illuminazione pubblica
(per l’illuminazione nelle abitazioni private bisognerà attendere ancora un
pochino) del nostro borgo ovviamente sfruttava la forza idrica dirompente del
torrente Emoli (u jum’e Santu Fili). Si trattava quindi di una
“centrale” cosiddetta “idroelettrica”.
«Uno scampanio lieto e festoso, uno sparo
ininterrotto di mortaretti ed il suono della nostra banda, che percorre le vie
del paese annunzia che un grande avvenimento sta per compiersi, che segnerà tra
le pagine della storia del progresso paesano la pagina più bella.
L'alba rosata del 6 agosto è spuntata da
poco.
San Fili, questo paese perduto fra il verde dei suoi castagni, che gli fanno sorridente corona, comincia a popolarsi di suoi cittadini. Un'animazione insolita è in tutti, sul volto di tutti c'è l'impronta di una nota gaia, una aspettazione profonda pervade tutti.
Il sole è da poco asceso dalle lontane vette della Sila, quando gli occhi di
molti rivolti sulla serpeggiante via che conduce a Cosenza, scorgono una
carrozza, che tutti conosciamo per quella del nostro gentile deputato al
Parlamento, l'onorevole Spada, che viene ad aggiungere alla festa la
intonazione simpatica. E' con lui il rappresentante del nostro Prefetto, il
Cavaliere Rende ed il Maggiore De Risi rappresentante il Comandante del
Distretto ed altri amici, ospiti tutti del nostro Sindaco Barone Francesco
Miceli.
A poco a poco una fiumana di gente si
riversa dai paesi circonvicini e specie da Cosenza. Notatissimi il Direttore
del Banco di Napoli colla signora, il Direttore del Banco d'Italia, l'Avvocato
Laratta e molti altri.
Intanto all'orologio della chiesa scoccano
le 7 1/2. E' 1'ora di scendere alla Stazione Elettrica per la rituale
benedizione del macchinario idroelettrico.
Si forma il corteo, di cui fanno parte
l'Onor. Consiglio Comunale, le rappresentanze degli Enti Locali, preceduti
dalla Banda cittadina che si avvia, seguita da una immensa folla.
Non lungi da San Fili, sulla sponda destra
dell'Emoli, generatore della Luce, in contrada Crispino, sorge la Stazione
Elettrica.
E' qui ad attendere il corteo che arriva
il valoroso giovane Giuseppe Cannataro, direttore dello Impianto, a cui da
queste colonne invio il mio sentito encomio, la parola forte dello
incoraggiamento.
Il corteo arriva. La cerimonia solenne si
svolge fra l'alto silenzio degli astanti.
Intuonano i preti il te deum di
consuetudine, benedicono le macchine. Sulla campana della turbina l'onorevole
Nicola Spada, che gentilmente ha accettato l'incarico di fare da padrino nel
battesimo delle macchine, rompe la tradizionale bottiglia di Champagne.
Scoppiano frenetici gli applausi, inneggianti alla valentia del Direttore
Tecnico, all'operosità di quel manipolo di pochi forti, che costituiscono
l'Impresa, l'Inno reale si propaga e si perde per quella valle sconfinata.
Una più bella musica chiude la mattinata
indimenticabile: il ronzio monotono e cupo delle pulegge che girano
vertiginosamente sugli ossi delle dinamo e che inneggia alla Festa del lavoro e
del Progresso Civile ed Economico.
Formatosi di nuovo il Corteo, si dirige al
Municipio ove si svolge una altra cerimonia; che aggiunge solennità alla festa
del paese, voglio dire l'Insediamento del Sindaco Miceli Cav. Francesco, che
prende le redini della nuova Amministrazione fra battimani fragorosi. In fine è
servito un lauto rinfresco.
Il lungo e vorrei dire anche abbastanza
noioso vespero - e dico noioso perché nell'ansia dell'aspettazione il tempo non
passa mai - è stato allegrato dalle note della nostra banda che ha eseguito in
piazza uno scelto programma.
Dalla nostra Cosenza intanto cominciano ad
arrivare invitati.
Ho notato il Sindaco di Cosenza Cav.
Telesio cogli Assessori Corigliano e de Donato, e moltissimi altri.
Un lungo stuolo di signore e signorine si
avvia intanto alla Sala delle Scuole Comunali.
Finalmente l'ora è suonata, fra poco la
scintilla illuminerà San Fili, traendolo da quella tenebria, in cui era immerso
fin'ora e da cui esce sfavillante di luce.
Dopo poche parole pronunziate dal Bar.
Adolfo Vercillo e dal Sindaco Miceli, si alza l'oratore, il carissimo amico
Diego Miceli, salutato da una salva d’applausi che con parola eletta e
smagliante legge il suo non lungo discorso, interrotto spesso d'approvazioni e
da battimani.
Alla fina sopra una lampadina elettrica la
gentile Signorina Enrichetta Zumbini, chiamata a battezzare la luce, rompe la
bottiglia di Champagne.
Di li a poco un fascio potente di luce si
riversa nella sala salutato con applausi frenetici.
L'Inno vola su tutto.
Si servono intanto paste liquori e gelati.
L'inaugurazione ed il battesimo della luce
sono finiti.
Si nota per le vie un passeggio insolito.
Le note melanconiche d'un violino si
perdono nella profondità della valle. E’ già notte alta e la serenata, che pone
fine alla festa, si allontana.
Al di là del discorso sulla centralina
idroelettrica sanfilese, sul quale tornerò ad occuparmi in più puntate sul
Notiziario Sanfilese, è bello veder più volte citata nell’articolo apparso l’8
agosto 1905 sul giornale “La democrazia calabrese” la nostra storica... ex
banda musicale del nostro comune.
La Banda musicale “Città di San Fili”
onorerà degnamente il nome del nostro borgo fino alla fine degli anni Sessanta
del secolo scorso, e ciò grazie e soprattutto al Maestro Michele Rinaldi.
Un altro tema, quello relativo alla Banda
musicale “Città di San Fili” che prima o poi, seppur come semplice ricordo,
dovremo affrontare. Dopotutto tale “istituzione” per tantissimi anni ha
formato, non solo dal punto di vista musicale, varie generazioni di quanti ci
hanno preceduto lungo le strade ed i vicoli del nostro borgo.
In tale articolo vengono poi citati, tra
gli altri, l’ing. Giuseppe Cannataro (direttore “dello Impianto”, ma è
alla sua famiglia che si deve questo miracolo - per l’epoca - made in San
Fili), il sindaco appena eletto ed ancora non insediatosi barone Francesco
Miceli (l’invito ufficiale di partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione era
infatti firmato, in data 4 agosto 1905, dal sindaco facente funzioni Michele
Noto), di Diego Miceli (che tenne il discorso d’apertura) e del barone Adolfo
Vercillo.
Segnalo ovviamente solo queste persone in
quanto i loro cognomi per un motivo o per l’altro sono particolarmente cari per
la nostra comunità.
Vorrei infine segnalare, sempre nel
riportato articolo, un particolare componente del rinfresco servito ai
presenti: i gelati.
Non dimenticate che siamo pur sempre a San
Fili e siamo nell’ormai lontanissimo 6 agosto del 1905.
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Leggiamo sul giornale “La democrazia calabrese” dell’8 agosto del 1905:
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Prima di por termine a questa mia cronaca, voglio mandare il mio plauso al
solerte comitato, il quale ha saputo con intelligenza dirigere 1a festa, ch'è
riuscita davvero bella, e della quale serberò ricordo indimenticabile.»
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Articolo, quello che ho riportato sopra, tanto stupendo quanto
“storicamente interessante” per la nostra comunità. Un articolo che ci
catapulta in un’epoca ed in un modo di essere e fare che difficilmente (per non
dire “impossibile”) potranno rivivere in un prossimo futuro i Sanfilesi. Anche
perché più si va avanti e più mancano alla nostra comunità due requisiti
essenziali: la pace sociale e quindi la voglia di ricominciare ad essere
nuovamente comunità e, cosa ancor più drammatica, il materiale umano su cui o
col quale lavorare.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre
vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
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