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domenica 11 aprile 2021

Un francobollo per San Fili by Pietro Perri. (1/2)

Immagine a sinistra: Un bellissimo “parafilatelico” assai caro ai Sanfilesi: il “10 Centesimi” emesso nel corso della Prima Guerra Mondiale (1915/18) per la sottoscrizione pubblica a favore dei combattenti. Collezione filatelica Pietro Perri.

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Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.

A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).

In tale opuscoletto compariva anche il brano “Un francobollo per San Fili”.

Brano che, riproposto sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2021, riporto di seguito... nella versione (ampliata, riveduta e corretta) proposta sul citato Notiziario Sanfilese.

Sopra a sinistra il... francobollo per San Fili.

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Un francobollo per San Fili.

(di Pietro Perri)

Nella mia vita ho avuto diversi hobbies: collezionismo di francobolli, fotografia, collezionismo di monete, lavoro (vi sembrerà strano ma siccome ho quasi sempre fatto lavori che mi piacevano anche il lavoro ho finito per considerarlo un hobby), giardinaggio, politica locale, lettura, giornalismo dilettantistico e via dicendo.

Purtroppo quando gli hobbies che si vuole portare avanti sono troppi ed aumentano giorno dopo giorno... prima o poi ci si deve confrontare anche con le possibilità che ci mette a disposizione il nostro portafogli. E qualcuno di tali hobbies lo si deve mettere da parte in attesa di tempi (ma anche di tempo) migliori.

Alcuni hobbies (quasi tutti a dire il vero) col lungo andare mi hanno dato anche qualche stupenda soddisfazione. Tra questi ce stato ad esempio il collezionismo di francobolli.

Agli inizi del 1988 proposi, più per gioco che per un fatto serio, all’allora responsabile della Biblioteca comunale di San Fili, il caro amico Franco Apuzzo, di organizzare, in collaborazione con la Biblioteca stessa, una mostra filatelica nel nostro borgo.

Franco non se lo fece ripetere due volte ed anzi si mise a completa disposizione sia nello spingermi in tale impresa, sia nel correggere la bozza di un opuscoletto fai da te che avremmo presentato in occasione della mostra che nel mettermi a disposizione parte del suo materiale, ovviamente in tema filatelico, di famiglia.

Agli inizi del mese di ottobre dello stesso anno la mostra era finalmente allestita e pronta per essere messa a disposizione al pubblico.

Il luogo in cui la stessa fu allestita era la stanza del vecchio Municipio attualmente destinata a sede della Pro Loco di San Fili.

Qualche giorno prima dell’apertura la stessa, ancora in fase di allestimento, era stata visitata dall’indimenticabile Direttore didattico prof. Goffredo Iusi che, colpito dal materiale e del metodo di esposizione dello stesso, ci onorò mandando le sue scolaresche, accompagnate dai relativi insegnanti, a visitare la mostra stessa. Stessa cosa fece la Preside (o era il Preside all’epoca) delle Scuole Medie.

Oltretutto il prof. Goffredo Iusi all’epoca, e come suo solito, ci regalò delle chicche di sapere in merito anche e soprattutto di un francobollo (a dir poco “il pezzo forte” dell’intera mostra) che faceva capolino tra i tanti pezzi esposti.

Un francobollo per San Fili.

Altra cosa che fece tantissimo piacere oltre che a me anche all’amico Franco Apuzzo fu, oltre ad un bellissimo articolo a firma del nostro compaesano Sandrino Cesario apparso sulla Gazzetta del Sud, qualche mese dopo, veder riprodotto sul Notiziario Sanfilese dell’ormai mitico Francesco “Ciccio Cirillo”, l’opuscoletto che avevamo realizzato in occasione di tale mostra.

Era decisamente un’altra epoca.

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Più che un francobollo... un parafilatelico.

Leggiamo nella seconda pagina del succitato opuscoletto:

«Sopra a sinistra (n.d’a.) possiamo ammirare un bellissimo “parafilatelico” assai caro ai Sanfilesi: il “10 Centesimi” emesso nel corso della Prima Guerra Mondiale (1915/18) per la sottoscrizione pubblica a favore dei combattenti.

Dalle magre notizie racimolate, risulta che il “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” conglobava le offerte (più o meno volontarie) fatte dalla popolazione della zona rimasta a coltivare i campi in favore dei compatrioti impegnati al fronte.

Tra dette offerte troviamo pure calzature, indumenti vari ecc.

Il “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra” pubblicò, per quanto si dice, un opuscoletto in cui rendicontò parte del suo operato.

Qualche copia di tale pubblicazione esiste ancora e non può negarsi quanto sarebbe bello (per le nuove e vecchie leve) riaverle in circolazione: a San Fili, ne siamo certi, ci sono anche giovani pronti a riappropriarsi delle loro tradizioni e della propria storia.»

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I parafilatelici o erinnofili.

«I parafilatelici o erinnofili sono bolli chiudi lettera del tutto simili ai francobolli tranne per il fatto che non hanno, di solito, valore né postale né fiscale. (*)

Molto probabilmente la loro origine si deve all'uso di applicare sul lembo della lettera un'etichetta chiudilettera, sistema che alla metà dell'800 cominciò a sostituire i sigilli di ceralacca.

Ma il termine “bollo chiudilettera” appare limitativo nel descrivere un oggetto che per quasi 100 anni è stato un importante veicolo di storia, cultura, arte e tradizioni in tutti i Paesi del Mondo. Non è un caso che il termine “erinnofilia” derivi dal tedesco Erinne (rungsmarke) che significa “(francobollo) commemorativo”. Quello di ricordare è stata infatti la vocazione principale dei “bolli chiudilettera”: commemorare un evento passato, annunciare un evento futuro o anche ricordare come propaganda.» (Da Wikipedia).

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(*) Quando presentano un valore facciale il ricavato della vendita di tali bolli viene utilizzato per finanziare progetti di notevole rilevanza sociale e/o umanitaria.

E’ questo il caso ad esempio del “10 Centesimi” emesso a favore del “COMITATO di SAN FILI - Organizzazione Civile Durante La Guerra”.

In tanti ricordiamo ancora gli erinnofili emessi a favore dei malati di TBC negli anni Sessanta del secolo scorso e “piazzati” anche nelle Scuole San Fili.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 10 aprile 2021

Un collezionista di francobolli by Pietro Perri.

Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.

A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita, dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).

In tale opuscoletto compariva anche il brano “Un collezionista di francobolli”.

Brano che riporto di seguito.

Sopra a sinistra il frontespizio del citato opuscoletto.

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Collezionista si nasce o si diventa?

Difficile dirlo... o forse no!

Indubbiamente colui che inizia una collezione di oggetti più o meno stravaganti, utili o inutili ch’essi siano, è affascinato, fin da bambino, da ciò che, pur essendo per gli altri (per il mondo “razionale” degli adulti, senza immediato o senza nessun valore, potrebbe comunque rappresentare un qualcosa di realmente suo ovvero tutto un sistema da creare e disfare a proprio piacimento.

La collezione è la prima e vera proprietà di un “collezionista”, ne è il suo unico punto di riferimento in una realtà che non riesce (o non vuole) capire. Spesso è il suo più grande legame con la propria solitudine. Altre volte ne è il suo punto di forza nei confronti di chi possiede più di lui, ma che non sa apprezzare quel che possiede: è vero, gli altri posseggono di più ma lui possiede la sua collezione e la sua collezione è... unica.

Il bambino ha una predisposizione particolare per il collezionismo: ama, per non dire adora, mostrare la propria collezione di giocattoli, di pezzi del Lego, dei soldatini di piombo, delle figurine dei calciatori, dei... francobolli.

(...) Poi, un giorno, il bambino si ritrova fanciullo ed il fanciullo nota su una busta da lettera un simpatico rettangolino di carta variopinta e pensa tra sé e sé: chissà come starebbe vicino alla cartella con le poesie personali o all’album delle foto di famiglia.

Quasi quasi...

E poi un secondo giorno nota su un’altra busta un altro simpatico rettangolino di carta.

E’ un rettangolino diverso dal primo e forse è proprio per questa diversità che gli piace ancor di più.

E così un terzo giorno, un quarto giorno e... via verso l’infinito dell’amore per il collezionismo.

(...) E pensa: chissà cosa diranno i miei compagni di classe quando vedranno che posseggo tanti simpatici rettangolini di carta l’uno diverso dagli altri.

(...) E si chiede: sarà come quando collezionavo le figurine dei calciatori?

Altafini era mio, solo mio! ... m’avrebbero dato decine d’altre figurine in cambio... ma non avrei più posseduto il grande Altafini!

E così il fanciullo stacca il suo primo francobollo dalla busta contenente la lettera speditagli dalla zia americana. E si rende tristemente conto a proprie spese che la prima ed a prima vista la più banale operazione del neo-collezionista non è facile come a prima vista gli era sembrato.

E’ molto più facile, ma lui ancora non lo sa!

Il francobollo si è barbaramente e irrimediabilmente rovinato: metà ha preferito restare appiccicato alla busta cui era attaccato, l’altra metà ha preferito finire nel cestino in cui il fanciullo l’ha immediatamente diretto.

Collezionare impone studio e pazienza.

Col secondo francobollo le cose vanno un po’ meglio: i dentelli ci sono tutti, o almeno così pare (qualche anno dopo il fanciullo farà conoscenza anche dell’uso della lente d’ingrandimento e/o dell’odontometro e potrà quindi andare più sicuro almeno su questo fronte), solo la carta si è un po’ assottigliata nella parte inferiore destra.

Fa niente! ... i francobolli finiranno incollati su fogli di un quaderno appena comprato. Chi può dire in tempo utile al fanciullo dell’esistenza di appositi raccoglitori per i preziosi rettangolini? (...)

Solo un domani il fanciullo si renderà conto del patrimonio, reale o meno che sia, che va distruggendo.

Sono passati degli anni, è passato il tempo delle scuole dell’obbligo e degli scambi ingenui ed avventati con i compagni di classe. E’ passato anche il dolce tempo delle mele... ma non è passato del tutto il desiderio di continuare a collezionare francobolli (le monete, per quanto ci abbiano provato, non sono riusciti a rimpiazzarli): il ragazzo era, è rimasto e sarà per sempre il tenero bambino... non più ingenuo ma ormai provetto collezionista di francobolli.

Il ragazzo (ormai negli -enti inoltrati) oggi dispone di pinzette, lente d’ingrandimento, cataloghi, di un manuale per il collezionista e... di una certa dose di rimpianto per i bei tempi che furono.

Il ragazzo, inutile dirlo, s’è ormai scoperto adulto e con la cruda realtà quotidiana da affrontare. Ma quando l’uomo si ritrova davanti alla sua bella collezione di francobolli (dimenticandosi per un momento dei dischi, degli oggetti antichi, dei quadri, delle monete ecc.) ... eccolo lì, indifeso come un bambino (o forse come tale più sicuro d’una roccia esposta al vento), giocare con quei cari e simpatici rettangolini di carta variopinti.

Mi piace la mia collezione di francobolli: non ha nessun valore tangibile (solo poche migliaia di lire). Mi ricorda uno dei momenti in cui, aperti gli occhi al mondo degli adulti (uno dei pochi momenti in cui il mondo degli adulti s’è accorto di me).

Ricordo quando alle elementari, in classe, non trovai più il quaderno con su attaccati i francobolli della mia prima vera collezione.

Eppure, continuo ad esserne sicuro, l’avevo attentamente riposto nella cartella ai piedi del banco.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 9 aprile 2021

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (7)

Agosto 2019 - Pietro e Orietta
Perri su via Nanchino a Shanghai.

Con la settima puntata di quest’articolo fiume concludo il resoconto del viaggio fatto in Cina (in tempi non sospetti) da me, mia moglie ed un gruppo di calabresi tra il 22 ed il 31 agosto del 2019.
Ne è valsa la pena?
Viaggiare - e soprattutto viaggiare bene - vale comunque la pena.
Anche la settima puntata del resoconto di questo stupendo viaggio l’ho pubblicata sul Notiziario Sanfilese (il bollettino dell’Associazione culturale UNIVERSITAS SANCTI FELICIS di San Fili).
Buona lettura.
Sempre e comunque collericamente vostro... Pietro Perri.

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La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (7)

«Mao Zedong era consapevole di ciò e da illuminato qual era sapeva anche quale tipo di venerazione avrebbero subito le sue spoglie mortali.
Fu per questo che il quattro volte grande dei Cinesi espresse in vita la volontà di essere cremato.»
Mao Zedong (o Mao Tse-tung che dir si voglia) voleva impedire che lui stesso diventasse alla sua morte “oppio dei popoli” ma ai grandi è una delle poche cose che nessuno potrà mai concedere.
E lui comunque un grande lo fu.

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La domanda a questo punto sorge spontanea: la Cina è poi così perfetta come io l’ho descritta in questo mio breve racconto di viaggio?
Decisamente... no!
E di ciò se ne può facilmente rendere conto anche un turista ignorante come chi scrive. Malgrado chi scrive, da turista, vede ciò che comunque le guide decidono, anche su disposizioni delle autorità del luogo, di fargli vedere.
Ma né le guide né le autorità del luogo possono impedire ad un occhio ben allenato di poter leggere tra le righe, tra le tante immagini che gli passano davanti, le note stonanti presenti in una società... perfetta.
Un occhio allenato o un occhio sfortunato?
Perché onestamente io certe cose quando viaggio, credetemi, preferirei non vederle.
Il 23 agosto del 2019 (ancora non si sapeva di ciò che sarebbe successo da lì a qualche mese, ovvero dalla pandemia da covid-19) io e mia moglie ed il gruppo di turisti di cui facevamo parte (circa una trentina di persone provenienti da più parti della Calabria) ci trovammo anche a passeggiare sulla Nanking road (o Nanjing road o, per noi italiani, via Nanchino) a Shanghai.

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Breve digressione.

Nanchino: una brutta pagina della Seconda Guerra Mondiale.

Chi ama viaggiare come lo scrivente sa che quando viaggia, anche se a volte in modo inconsapevole, è come se avesse sempre e comunque un libro in mano. Un libro pieno di tante bellissime o quantomeno emozionanti immagini. Un libro con tante note e rimandi ad altri libri se non ad una intera enciclopedia (lode e gloria a Wikipedia) per capire, coltivare e quindi migliorare il proprio bagaglio culturale.
E’ nel rispetto di tale postulato che non appena ne ho avuto la possibilità ho cercato di capire perché Nanchino fosse tanto importante per i cinesi ed in particolare per gli abitanti di Shanghai.
Al di là del fatto che Nanchino fu anche capitale della Cina prima di Pechino ciò che mi colpì fu nel leggere il costo in vite umane che la città pagò nel corso della Seconda Guerra Mondiale in seguito all’occupazione che la Cina subì ad opera dei Giapponesi: “Nel 1937 il Giappone invase la Cina, dando così inizio alla seconda guerra sino-giapponese. Le loro truppe occuparono Nanchino nel dicembre 1937, attuando un terribile massacro. Il numero totale di morti, inclusi quelli conteggiati dal tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente e dal tribunale per i crimini di guerra di Nanchino, fu all'incirca tra le 300.000 e le 350.000 persone.” (Wikipedia)
A volte noi Europei siamo portati a credere che la Seconda Guerra Mondiale si sia svolta solo in Europa e ciò solo perché il nostro modo di interpretare la Storia e gli eventi spesso e volentieri non va oltre la punta del nostro naso... e/o dei nostri materiali interessi.

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Ma ritorniamo sui nostri legittimi passi (ossia sulle mire cui punta questa “memoria di viaggio).
Quando, lasciato il nostro pullman nell’apposito parcheggio, eravamo ormai all’inizio di via Nanchino a Shanghai, la guida locale non si limitò a spiegarci l’importanza di tale arteria commerciale o a dirci dove ed a che ora avremmo dovuto ritrovarci per riprendere il nostro tour ma ci disse di non meravigliarci nel notare strani, spesso antigienici, comportamenti di cinesi del luogo. Di non meravigliarci ad esempio se notavamo tante persone, quasi tutti maschi a dire il vero, sputare per terra o camminare con una semplice t-shirt addosso raggomitolata al di sopra della pancia e che di tanto in tanto, srotolata, viene usata come ventaglio.
Intendiamoci: fino agli inizi degli anni Settanta a San Fili era anche peggio, per quanto riguarda lo sputare per terra e non solo per questo. Ricordo ancora che nello storico “Caffè” di Salvatore Blasi (Tuture ‘u bagnaruotu) la facevano da padrone almeno due cartelli con su scritto “vietato sputare per terra”. Oggi fortunatamente a San Fili non abbiamo più bisogno di cartelli del genere (ma ne avremmo bisogno di migliaia di altri e sempre all’insegna di un rispettoso ed igienico vivere civile... magari per quanto riguarda la gestione delle evacuazioni degli animali domestici) ma in Cina ed in tante altre parti del Mondo... si!
Poco dopo essere stati liberati dalla nostra guida notai un signore, ovviamente cinese, sputare non per terra ma in un cestino dei rifiuti posto nelle vicinanze a disposizione dei passanti.
Fin qui nulla di strano, direte voi e così pensai anche io in quel preciso momento. Dopotutto, malgrado avesse potuto almeno sputare in un fazzoletto avendone proprio bisogno, perlomeno non aveva sputato per strada dove ognuno di noi avrebbe dopo un po’ potuto inzupparsi i piedi col verde polmonare elemento.
Un attimo dopo vedo passare un signore, sempre cinese, che, vestito con una vecchia e sporca tuta e con due grossi sacchi sulle spalle, si piegava a ridosso del cestino e, a mani nude, iniziata a cercare nello stesso materiale riciclabile (bottiglie di plastica o di vetro, carta ecc.) che magari gli avrebbero permesso per quella giornata di sbarcare il lunario.
Questo signore, tra l’altro alquanto giovane... almeno a vedersi, ripeto, indossava una vecchia e sporca tuta (il che faceva pensare fosse dipendente di qualche azienda specializzata nel recupero e nel riciclo di rifiuti solidi urbani) ma neanche un paio di guanti.
Ed è nell’essere stato spettatore di questa assurda scena che mi sono reso conto che qualcosa, nell’ingranaggio, in effetti non funzionava. Che ancora il Popolo Cinese per colmare il gap che ancora presenta con gran parte del resto del Mondo “civilizzato” deve colmare e deve colmare anche in fretta.
Non basta essersi abituati prima di noi all’uso della mascherina anche e soprattutto nel rispetto di chi ci sta difronte per potersi definire un popolo avanzato: la mascherina per tanti di loro è sinonimo appunto di rispetto verso gli altri mentre per tanti di noi (me per primo) è sinonimo di gabbia inaccettabile... anche quando qualcuno di noi da salumiere o da farmacista (solo per fare qualche stupido esempio), col raffreddore, senza ritegno ci porge l’affettato appena incartato e dove, quasi certamente, pochi attimi prima vi aveva starnutito sopra.
Ammettiamolo, su questo fronte dobbiamo ringraziare il covid-19 se un po’ di civiltà in più l’abbiamo imparata anche noi. Almeno oggi tanti di noi le mani qualche volta in più ce le laviamo ed a volte le disinfettiamo pure.
Non basta, infatti (faccio una battuta), essere i padroni del futuro mondiale se ancora, per tanti versi, si ostinano mentalmente a vivere nei nostri anni Sessanta del XX secolo e quindi continuano a mangiare non con cucchiaio, coltello e forchetta ma con dei semplici bastoncini di legno.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 6 marzo 2021

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (5-6)

Shangai - Tempio del Buddha di
Giada.
In questo post vi propongo due articoli pubblicati rispettivamente sul Notiziario Sanfilese del mese di gennaio 2021 (il numero 5 o quinta parte) e del mese di febbraio 2021 (il numero 6 o sesta parte).
Tali articoli (ovviamente a mia firma) sono il prosieguo del resoconto del mio viaggio in Cina svoltosi tra il 22 ed il 31 agosto del 2019... in tempi ancora COVID-19 non sospetti.
La quarta puntata di tale resoconto era apparsa sul Notiziario Sanfilese del mese di dicembre 2019.
Se tutto va bene dovrei concludere tale resoconto con la settima puntata che dovrebbe venire pubblicata sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2021... tempo spazio e soprattutto volontà permettendo.
Ma ecco di seguito la quinta e la sesta puntata.
Questa volta parlo di Buddha e... di uno degli ultimi buddha vissuti.

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La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (5)

Chi conosce il mio modo di scrivere sa che spesso e volentieri, anche e soprattutto per non  “scocciare” il mio lettore con sproloqui fiume, divido alcuni miei articoli in più puntate con una sfaccettatura a se stante dell’argomento trattato. Ovviamente cercando di chiudere con una morale o un banale messaggio l’intera storia o articolo complessivo.
Un “progetto” questo che ho cercato di portare avanti anche nel raccontarvi il viaggio che io e mia moglie abbiamo fatto nel mese di Agosto del 2019 (in tempi non sospetti per quanto riguarda il discorso “COVID-19”).
Un progetto che sono stato costretto ad interrompere a dicembre del 2019 per dare spazio ad altri temi più interessanti per la nostra Comunità o, com’era giusto, per dare il meritato spazio ad altri collaboratori del nostro bollettino. Uno spazio, quest’ultimo, che è ancor più giusto tesorizzare nel reciproco rispetto di quanti collaborano al Notiziario Sanfilese stesso.
Per completare l’articolo sul resoconto del mio viaggio in Cina mi restavano due puntate.
Mi restava solo da trattare il discorso religioso e segnalare una piccola/grande pecca in un mondo così stranamente perfetto agli occhi di un semplice turista come chi scrive.
Un turista che può parlare solo di ciò che le guide locali gli dicono e di ciò che gli fanno vedere.
In questo numero del nostro bollettino parlerò brevemente della religione... mancata?

.^.

Quando pensiamo alla Cina non possiamo non pensare ad uno degli ultimi baluardi del materialismo comunista sulla terra. Come, qualcuno potrebbe obiettare, se comunismo e materialismo (o ateismo in questo caso) siano sinonimi.
Purtroppo è questo il concetto che ci hanno inculcato da piccoli prima e da giovani poi in tanti borghi del Bel Paese... ed anche in alcune sezioni politiche del nostro borgo. O almeno questo, a persone come me, ci è sembrato di capire e nessuno ha cercato di dissuaderci dalle nostre convinzioni. Qualcosa del genere sicuramente è avvenuto anche in Cina. Almeno nella Cina ipotizzata (sempre per quanto ci è stato fatto credere a tanti noi italiani di sinistra post sessantottini) da Mao Tze-tung.
Niente di più: i cinesi credono come noi. Certo non come noi cristiani (i loro dei infatti sono diversi dai nostri dei) ma... anche loro sono esseri umani e come tali non possono fare a meno di credere in qualcosa di più grande di loro. Credere, dopotutto, fa parte dei bisogni primari dell’essere umano.
Uno dei loro dei, sicuramente il principale, è Gautama Buddha (ovvero “l’illuminato Gautama”).
Ma Gautama Buddha è veramente un dio?
Personalmente, e per quanto mi è sembrato di capire (non sono un teologo, dopotutto) credo di no.
Gautama Buddha insegna la strada soprattutto per migliorare se stessi e comunque in ogni ambito della propria esistenza. Partendo anche dal concetto che migliorando se stessi si migliora anche ciò che ci sta intorno e quanti ci stanno intorno. Negli ultimi anni oltretutto è finito anch’egli vittima del capitalismo e quindi del consumismo imposto da chi manovra i capitali.

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La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (6)

Pietro Perri in piazza Tienanmen
a Pechino - Agosto 2019.
In fondo il mausoleo a Mao Zedong.

L’ammetto: quando entro in un luogo di culto (ovvero sacro per chi mi ospita in quel determinato momento), specie se in veste di semplice turista, non posso fare a meno di rispettare i canoni che m’impone la religione seguita in quel determinato luogo. Mi levo il cappello e faccio il segno della croce entrando in un tempio (chiesa) cattolico, ho tenuto il capo coperto quando sono entrato in una sinagoga o mi sono trovato nell’area sacra del Muro del Pianto a Gerusalemme, mi sono tolto le scarpe (ed i calzini ove mi veniva chiesto) entrando in una moschea, mi sono inginocchiato ovviamente davanti ad una statua del Buddha e mi sono inginocchiato persino quando ho calpestato il sacro suolo del tempio di Delfi in Grecia.
Una buona norma, questa del rispettare il luogo di culto in cui si entra che mi ha insegnato, tanti anni addietro, l’ex vescovo di Cosenza-Bisignano monsignor Dino Trabalzini, in occasione di un viaggio in Terra Santa.
Ho rispettato tale regola anche nel mio viaggio in Cina, terra dei Buddha passati a miglior vita e terra, forse, anche dei buddha viventi. Dei... santi uomini (difficile considerarli dei in quanto loro, per come mi sembra di capire, da “illuminati” si limitano ad indicare il metodo per trovare la propria via ma sta ai discepoli capire di quale via si tratti). Agli “illuminati” si può solo chiedere la luce. Ma se non coltiviamo in noi stessi tale scintilla dopo un attimo la stessa si spegne e ci rigetta nel buio in cui camminano i comuni mortali.
Mausoleo a Mao Zedong in
piazza Tienanmen a Pechino.
Mao Zedong, il quattro volte grande dei Cinesi, altro non era, o tale è considerato ed a ragione, se non un buddha vivente. Dopotutto è lui ad aver ridato la meritata dignità alla Grande Cina.
Eppure Mao Zedong tutto voleva, a sentir dire dai suoi biografi, tranne che essere venerato, alla sua morte, come un dio. Dopotutto lui era un Comunista con la C maiuscola consapevole che la religione è per buona parte, non del tutto, l’oppio dei popoli. “Ma... anche loro”, i cinesi, “sono esseri umani e come tali non possono fare a meno di credere in qualcosa di più grande di loro. Credere, dopotutto, fa parte dei bisogni primari dell’essere umano”.
Mao Zedong era consapevole di ciò e da illuminato qual era sapeva anche quale tipo di venerazione avrebbero subito le sue spoglie mortali. Fu per questo che il quattro volte grande dei Cinesi espresse in vita la volontà di essere cremato.
Speranza vana. Il suo corpo venne imbalsamato ed ora è debitamente venerato, in un mausoleo realizzato ad hoc, in piazza Tienanmen (porta della Pace Celeste).
Non ho potuto entrare all’interno del mausoleo che conserva le spoglie mortali di Mao Zedong. Ma, se mi fosse stato possibile, sicuramente mi sarei inginocchiato davanti al suo sarcofago ed avrei chiesto anche a lui di illuminare la mia via o di insegnarmi la giusta direzione.
Inutile dire che per la maggioranza dei cinesi è obbligatorio almeno una volta nella vita, per ovvie ragioni, fare un pellegrinaggio a piazza Tienanmen a Pechino.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

giovedì 31 dicembre 2020

IL 2021 SECONDO L'ORACOLO DELLA "MANO DI FATIMA... BY PIETRO PERRI.

Secondo la mia (libera?) interpretazione dell'Oracolo della Mano di Fatima il 2021 sarà un anno tutt'altro che positivo.
Inutile dire che siamo nel secondo millennio (2000) e che il secondo millennio è comunque un millennio caratterizzato dal tracciamento di una linea di confine tra ciò che c'era prima e ciò che ci sarà (c'è!) dopo.
Un vero e proprio divorzio col passato.
Nel 2021 resta ancora una variabile impazzita (o quantomeno dubbia nel suo evolversi) caratterizzata dallo 0 (ovvero dal numero mancante) e comunque il 2020 di zero (variabile impazzita) oltretutto ne aveva ben due.
Le variabili impazzite in un determinato numero (o data) dicevo che comunque non devono per forza far paura o quantomeno far paura più di tanto.
Spesso sono state proprio le variabili impazzite a far fare all’essere umano il suo salto di qualità nella sua microstoria dell’Universo.
Purtroppo le due variabili impazzite (i due zero) presenti nel 2020 non solo hanno segnato il modo decisamente negativo l’anno considerato ma hanno posto le basi per il 2021. Basi ad un primo occhio tutt’altro che poste su un terreno solido e quindi facente sperare in un roseo futuro.
Ciò che deve far più paura a noi comuni mortali (ovvero non a chi tira le fila dell’Umanità) sono i numeri 21 (in particolare), il 20 e l’1.
L'1 tra i tre numeri suincriminati potrebbe sembrare a prima vista il meno catastrofico. Dopotutto passionalità, ambizione, ardore sono tre virtù positive dell'essere umano... se sapute opportunamente indirizzare.
Perché se non sapute opportunamente indirizzare sfociano regolarmente in brutalità, grossolanità, violenza (ovvero nel numero 21) per assestarsi in tristezza, severità, austerità profetizzateci dal numero 20.
Purtroppo per quanto si possa sperare che il numero 1 lasci una possibilità di salvezza... purtroppo tale possibilità di salvezza s’imbatte drammaticamente nel numero 21.
Ed il 21 non lascia possibilità di dubbie interpretazioni.
Ergo se diamo credito all'Oracolo della Mano di Fatima il 2020 è solo il prologo del 2021.
Dio abbia pietà di noi ciarlatani.
E che il nostro Dio non sia il Dio di Cassandra.
By Pietro Perri.

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BREVE NOTA SULL’ORACOLO DELLA MANO DI FATIMA.

Diciamo a priori che l’Oracolo della Mano di Fatima non ha nulla a che dividere con la città portoghese famosa grazie alle miracolose apparizioni ai pastorelli di cattolica e santa memoria. Né, quindi, con i suoi famosi tre segreti... svelati dal Vaticano quando era ancora in vita Giovanni Paolo II alias Karol Wojtyła.
La Mano di Fatima nasce, come oracolo, nel mondo orientale. Oltretutto un talismano/simbolo a forma di mano (detto appunto Mano di Fatima) è venerato come il più potente talismano/simbolo nel mondo musulmano. Al pari della croce che in tanti portano addosso in ambito cristiano.
Fatima, per chi non lo sapesse, è stata la figlia prediletta del Grande Profeta, ovvero di Moametto.
Una mano di Fatima la troviamo anche nella raccolta di novelle delle Mille ed una notte. Da sottolineare che la raccolta delle Mille ed una notte per tanti studiosi dell’occulto nasconde un significato (ovvero una chiave di lettura) segreto da cui, scopertane la chiave, potrebbe svelarci anche il futuro dell’Umanità.
Inutile dire che un significato (chiave di lettura) segreto (sempre secondo gli studiosi dell’occulto) sembra sia presente anche nella Bibbia.
La Mano di Fatima in quanto oracolo (basato sulla numerologia) permette, giocando sulle lettere che compongono il nome ed il cognome delle persone o il nome degli animali o degli esseri viventi in generale o delle cose di conoscere tratti salienti (psicologici e/o premonitori) delle stesse.
Anche cose tutt’altro che belle.
Tale Oracolo sembra sia giunto in Europa grazie al mitico Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro. Sempre secondo tale tradizione sembra si debba sempre a lui l’adeguamento dei significati (la chiave di lettura) alla realtà del mondo occidentale.
L’Oracolo base manca in ogni caso di alcune definizioni che, una mente eletta, può anche trovare grazie alla propria acutezza ed esperienza.
C’è da credere in tale Oracolo?
In un mondo in cui ormai si crede in tutto (incluso nel COVID-19) perché non credere anche nell’Oracolo della Mano di Fatima?
In ogni caso, e nel dubbio, messa questa paginetta nero su bianco... ci vediamo (chi ci sarà) alle 24:00 del 31 dicembre 2021.
By Pietro Perri.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 13 ottobre 2020

Speciale elezione a San Fili - 20 e 21 settembre 2020: le AMMINISTRATIVE.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2020.

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L'avv.to Linda Cribari nuovo
sindaco di San Fili.

Il 20 ed il 21 settembre 2020 a San Fili si è votato anche per rinnovare gli organi istituzionali amministrativi locali.
Quindi, e dopo oltre cinque anni e quattro mesi, San Fili ha finalmente un nuovo sindaco ed un nuovo Consiglio comunale (almeno per l’80% visto che due consiglieri - entrambi dell’opposizione ed entrambi rimasti nell’opposizione - sono una riconferma).
Alla carica di sindaco (personalmente chi scrive preferisce utilizzare il “sostantivo neutro” sindaco ma in tanti in questo caso sono più che legittimati ad usare il “sostantivo femminile” sindaca. Il dizionario online Treccani ammette entrambe le possibilità) è stata eletta la nostra concittadina avvocato LINDA CRIBARI. E con lei in Consiglio comunale, così come previsto dalla vigente legge, sono entrati sette dei dieci candidati presenti nella lista FORGIA IL FUTURO a lei collegata. Questi, ovviamente, sono andati ad occupare le poltrone riservate alla maggioranza consiliare.
I sette consiglieri di maggioranza (ovvero coloro che hanno preso più preferenze nella lista FORGIA IL FUTURO sono  i seguenti:
 

1) ROMEO ANTONIO detto TONINO;

2) LIO MARIO;

3) MARTINO FRANCESCO detto ACHILLE;

4) PALAZZO RICCARDO;

5) LO FEUDO ALFREDO;

6) SAMMARCO SAVERIO;

7) CRISPINI GIUSEPPE.

Sono entrati a far parte della minoranza:
 

1) PERRONE ANDREA, in quanto candidato a sindaco nella lista EVOLUZIONE CIVICA;

2) MAZZULLA DANILO;

3) IANTORNO IVAN.
 

Le due riconferme, entrambe della minoranza nella precedente legislatura ed entrambe rimaste alla minoranza nella nuova legislatura, sono ovviamente ANDREA PERRONE e DANILO MAZZULLA.
Nel corso della prima riunione (o riunione d’insediamento) del nuovo Consiglio comunale tenutasi giorno 1 ottobre 2020 (questo Notiziario viene redatto ed esce con un po’ di ritardo) è stato tra l’altro eletto presidente del Consiglio comunale GIUSEPPE CRISPINI.

 

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
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domenica 24 maggio 2020

San Fili ai tempi del covid-19. (3)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di maggio 2020... a firma di Pietro Perri.
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Chiesa Madre di San Fili 19 aprile 2020.
Il sacerdote don Franco Perrone celebra
la Santa Messa in diretta streaming.
I tempi cambiano e cambiano sempre più velocemente. E l’essere umano non può che non adattarsi ai nuovi tempi, specie se tali nuovi tempi sono il piacevole o il tragico frutto del suo stesso operato.
Non sappiamo ancora esattamente cosa abbia generato il covid-19 e le sue scioccanti conseguenze che hanno messo in ginocchio l’intero sistema economico e sociale mondiale. In giro, sui mass-media, si dice tutto ed il contrario di tutto. Ed a dire questo tutto ed il contrario di tutto spesso e volentieri sono proprio coloro che, da mostri sacri dell’ingegno e della conoscenza, dovrebbero dare certezze: gli scienziati. Ovvero coloro che calpestando i dogmi dovrebbero mettere l’Essere Umano difronte la inconfutabile cruda realtà.
I tempi cambiano ed a volte sono proprio le tragedie, o i problemi, a farci capire quanto siano macroscopicamente cambiati.
Noi, in effetti, da microbi quale continuiamo ad essere nella Storia del nostro stesso microbo pianeta all’interno del Creato, di alcuni aspetti neanche ce n’eravamo resi conto.
Ed ecco qua San Fili, e quindi la Comunità Sanfilese, nello scorso mese di aprile scoprire un’altra strada per confrontarsi col resto del mondo: la Santa Messa trasmessa in diretta streaming.
Una novità, questa, che ha dato l’opportunità a tanti nostri compaesani in giro per il Mondo di poter assistere ad una funzione religiosa nella propria amata Chiesa a migliaia di migliaia di chilometri di distanza.
 Un qualcosa che, speriamo, venga anche quando questo brutto periodo che stiamo vivendo sarà un fatto completamente dimenticato.
Sono stati tanti i sanfilesi, tra i miei contatti Facebook, infatti che mi hanno ringraziato per aver linkato le sante messe celebrate dal nostro sacerdote don Franco Perrone e trasmesse per l’occasione in diretta streaming.
Sante Messe che hanno dato la possibilità a chi mancava dal paese natio da diversi decenni (tanti di loro finora né hanno potuto farvi più ritorno né ve lo potranno fare, per varie ragioni, in futuro) non solo di pregare assieme ad altri loro compaesani ma anche e soprattutto di rivedere i luoghi sacri cui erano e restano eternamente affezionati: la Chiesa Madre (o della SS. Annunziata), la Chiesa del Carmine (o della Madonna del monte Carmelo), la Chiesa dello Spirito Santo (o di san Francesco da Paola), la Chiesa di santa Lucia alla frazione Bucita e via dicendo.
Tali celebrazioni sono a tutt’oggi visibili nella pagina Facebook della Parrocchia della SS. Annunziata di San Fili, all’indirizzo:
Complimenti e grazie di cuore (anche da parte di chi si spaccia per non credente o da chi non frequenta da tempo per pigrizia o altro i sacri luoghi del nostro paese) al nostro parroco don Franco Perrone ed ai suoi stretti collaboratori per questo stupendo regalo.
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N.B.: al fine di evitare stupide diatribe con alcuni miei detrattori voglio comunque evidenziare che a San Fili già in altri tempi si sono tenute delle dirette streaming. Ma... permettetemi di dubitare che abbiano avuto lo stesso valore di pubblico, simbolico e d’impatto.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
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venerdì 1 maggio 2020

Dalla spagnola al coronavirus * ovvero * San Fili ai tempi del covid-19. (2)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2020... a firma di Luigi “Gigino” Iantorno.
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Cento anni addietro un’altra epidemia colpì in modo devastante non solo l’Europa ma il mondo intero. Tale epidemia (influenza) fu chiamata la spagnola.
La spagnola, una influenza che all’epoca uccise tantissime persone, colpì in modo pesante anche il nostro paese.
San Fili subì tantissime perdite.
I morti vennero trasportati in quei tristi giorni su carri trainati da buoi al cimitero comunale per ricevere degna sepoltura.
Purtroppo quando imperversò la spagnola non c’erano non solo potenziali vaccini ma non c’erano neanche la tecnologia (e quindi la conoscenza), alcuni medicinali di contenimento e gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione e che ci stanno permettendo di contenere i danni di questo flagello umano.
La spagnola iniziò la sua marcia mortale verso la fine della Prima Guerra Mondiale e durò all’incirca due anni ovvero dal 1918 al 1920. Ed ancora oggi non si è certi del come sia terminata tale pandemia: “Una spiegazione per il rapido declino della letalità della malattia potrebbe essere che i medici erano riusciti a migliorare la prevenzione e la cura della polmonite che si sviluppava dopo che le vittime avevano contratto il virus.” o “(...) una ipotesi è che il virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida verso una forma meno letale, un evento comune nei virus patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono a estinguersi.” (n.d.r.: corsivi tratti da Wikipedia).
Il virus della spagnola si rivelò una vera e propria catastrofe umana. Si stima che i decessi dovuti a tale virus in tutto il mondo possano essere stati tra i 50 ed i 100 milioni. Decisamente molti di più di quelli che causò la peste del 1300. Solo gli Stati Uniti d’America toccarono 675.000 vittime.
La spagnola non ebbe origine in Spagna così come il nome darebbe a pensare ma per il fatto che per primi a parlarne, di tale influenza, furono i giornalisti spagnoli.
Oggi al fine di contenere l’espandersi in modo drammaticamente esponenziale del numero dei contagiati dal coronavirus si è pensato di evitare che la gente uscisse di casa se non per comprovati urgenti ed improcrastinabili motivi. Ovvero si è cercato di mantenere le persone l’una distante dalle altre. Una cosa che sembra sia stata capita anche nel caso della spagnola. Ed oggi come allora si invogliò le persone all’uso delle mascherine.
Fortunatamente, a differenza del secolo scorso, oggi abbiamo tantissimi modi, anche in un paese come San Fili, per trascorrere il tempo, anche se non sempre piacevolmente, chiusi in casa. Oggi ad esempio abbiamo a disposizione la televisione o il computer che comunque ci mantengono collegati con il resto del mondo e comunque c’è, grazie a Dio, un governo (lo Stato) che riesce ad intervenire economicamente con aiuti economici e/o alimentari in favore delle famiglie più bisognose. Nel caso del periodo che ha interessato la spagnola purtroppo non c’era niente ed ognuno doveva arrangiarsi come meglio poteva.
L’influenza spagnola colpì anche la mia famiglia.
A causa della spagnola passò a miglior vita anche la mia nonna paterna. Nonna che io, proprio a causa di ciò, non ho avuto la fortuna di conoscere.
Mio padre restò orfano di madre, assieme ad un fratello e ad una sorella, a soli sette anni.
Mia nonna morì assieme ad un figlioletto di pochi mesi. Per tale motivo madre e figlio furono chiusi nella stessa bara e poi seppelliti nel cimitero del paese.
Mio nonno si risposò.
La seconda moglie di mio nonno non solo crebbe con amore i figli che già aveva avuto mio nonno ma diede allo stesso altri figli cresciuti con pari amore.
Dalla prima moglie mio nonno ebbe mio padre Francesco, zio Saverio e zia Carmela (oltre al figlioletto deceduto alla nascita). Dalla seconda moglie ebbe zia Marietta (emigrata in Brasile ed ivi deceduta), zio Giuseppe (emigrato in Canada) e zia Ida.
E sicuramente oggi staranno tutti pregando affinché usciamo al più presto e nel possibile incolumi da questo nuovo virus assassino.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

mercoledì 22 aprile 2020

San Fili ai tempi del COVID-19. (1)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2020... a firma di Pietro Perri.
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Questo numero del Notiziario Sanfilese esce con un cospicuo ritardo... ma esce (e credo sia questa la cosa più importante).
Uscirà con un certo ritardo anche il numero del mese di aprile e forse anche quello del mese di maggio.
Il motivo?
Semplice: il covid-19, ovvero questo assurdo virus che tanti problemi sta creando in tutto il mondo, è riuscito a sconvolgere anche la vita di San Fili e quindi di noi Sanfilesi.
Grazie a Dio, fino al momento in cui sto mettendo nero su bianco quest’articolo (siamo al 17 aprile), a San Fili non si registrano casi di contagiati dal coronavirus o covid-19.
Non ci ha colpito fisicamente, e speriamo continui ad evitarci anche in futuro, ma ci ha distrutto psicologicamente grazie anche e soprattutto alle varie disposizioni governative ribadite  e rafforzate localmente sia da ulteriori disposizioni regionali che comunali.
Alcune delle quali, tra l’altro, considerando la particolarità del nostro territorio, si potevano anche imporre ma in modo decisamente più leggero.
Tipo una passeggiata in solitario, con mascherina indosso o comunque a portata di mano e mantenendo le dovute distanze, non credo avrebbe ucciso nessuno.
I focolai di covid-19 in Calabria (ed anche in provincia di Cosenza, purtroppo) si sono verificati per ben altre ragioni ed in particolare anche e soprattutto per colpa di chi doveva vigilare affinché in determinate strutture (tipo le case di cura) fossero garantite a priori quelle normali regole d’igiene e sicurezza.
Dicevo che la causa del ritardo dell’uscita di questo numero del Notiziario Sanfilese è dovuto in particolare alla pandemia, psicologica almeno a San Fili o almeno fino ad ora... toccannu fierru, in quanto questo strano stato di cose, questa assurda atmosfera a dir poco fantascientifica (quanti film catastrofici ho visto negli anni su questo tema) tutto fa tranne che invogliare a fare qualcosa.
A volte ci invoglia appena appena a metterci sul divano a passare le ore leggendo i più strani libri, libri che in altri tempi non ci saremmo mai sognati di leggere non ritenendoli all’altezza della nostra aspettativa culturale.
Da non credere, in questi giorni sono riuscito a leggere sia “Harry Potter ed il calice di fuoco” (Harry Potter and the Goblet of Fire) che “Harry Potter e la Maledizione dell'Erede” (parte prima e parte seconda del copione per la rappresentazione teatrale) di Joanne Kathleen Rowling. E la cosa assurda è che mi sono anche piaciuti... Malgrado la loro eccessiva, per i miei gusti, lunghezza.
Odio i romanzi che oltrepassano le 150 pagine. Li ho sempre odiati almeno da quando, frequentando le scuole superiori, mi sono trovato tra le mani, costretto a studiarlo, “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.
A San Fili, nel momento in cui scrivo, così come in quasi tutto il resto della Calabria, grazie alle norme vigenti causa il covid-19 si può quasi dire che non è possibile neanche affacciarsi dal balcone.
Dopotutto uscire per fare una semplice passeggiata non oltrepassando il perimetro di 200 metri oltre la propria abitazione impone psicologicamente, a quanti rispettano la legge, difatti a non uscire dalla propria abitazione.
Quindi se già prima era sempre più difficile imbattersi in compaesani lungo corso XX Settembre... vi lascio immaginare quale desolazione si possa vivere in questi ultime settimane nel nostro piccolo villaggio. Una desolazione ancor maggiore se si pensa che bar, barbieri e parrucchieri (i pochi ormai sopravvissuti ai tempi) sono stati obbligati a tenere le saracinesche abbassate.
Il mondo sta cambiando... decisamente in fretta in queste ultime settimane. E con il mondo, visto che ne fa parte, sta cambiando in modo irreversibile anche San Fili.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!