Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo
2020... a firma di Luigi “Gigino” Iantorno.
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Cento anni addietro
un’altra epidemia colpì in modo devastante non solo l’Europa ma il mondo
intero. Tale epidemia (influenza) fu chiamata la spagnola.
La spagnola, una
influenza che all’epoca uccise tantissime persone, colpì in modo pesante anche
il nostro paese.
San Fili subì tantissime
perdite.
I morti vennero
trasportati in quei tristi giorni su carri trainati da buoi al cimitero
comunale per ricevere degna sepoltura.
Purtroppo quando
imperversò la spagnola non c’erano non solo potenziali vaccini ma non c’erano
neanche la tecnologia (e quindi la conoscenza), alcuni medicinali di
contenimento e gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione e che ci stanno
permettendo di contenere i danni di questo flagello umano.
La spagnola iniziò la
sua marcia mortale verso la fine della Prima Guerra Mondiale e durò all’incirca
due anni ovvero dal 1918 al 1920. Ed ancora oggi non si è certi del come sia
terminata tale pandemia: “Una spiegazione per il rapido declino della
letalità della malattia potrebbe essere che i medici erano riusciti a
migliorare la prevenzione e la cura della polmonite che si sviluppava dopo che
le vittime avevano contratto il virus.” o “(...) una ipotesi è che il
virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida verso una forma meno letale,
un evento comune nei virus patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi
tendono a estinguersi.” (n.d.r.: corsivi tratti da Wikipedia).
Il virus della spagnola
si rivelò una vera e propria catastrofe umana. Si stima che i decessi dovuti a
tale virus in tutto il mondo possano essere stati tra i 50 ed i 100 milioni.
Decisamente molti di più di quelli che causò la peste del 1300. Solo gli Stati
Uniti d’America toccarono 675.000 vittime.
La spagnola non ebbe
origine in Spagna così come il nome darebbe a pensare ma per il fatto che per
primi a parlarne, di tale influenza, furono i giornalisti spagnoli.
Oggi al fine di
contenere l’espandersi in modo drammaticamente esponenziale del numero dei
contagiati dal coronavirus si è pensato di evitare che la gente uscisse di casa
se non per comprovati urgenti ed improcrastinabili motivi. Ovvero si è cercato
di mantenere le persone l’una distante dalle altre. Una cosa che sembra sia
stata capita anche nel caso della spagnola. Ed oggi come allora si invogliò le
persone all’uso delle mascherine.
Fortunatamente, a differenza
del secolo scorso, oggi abbiamo tantissimi modi, anche in un paese come San
Fili, per trascorrere il tempo, anche se non sempre piacevolmente, chiusi in
casa. Oggi ad esempio abbiamo a disposizione la televisione o il computer che
comunque ci mantengono collegati con il resto del mondo e comunque c’è, grazie
a Dio, un governo (lo Stato) che riesce ad intervenire economicamente con aiuti
economici e/o alimentari in favore delle famiglie più bisognose. Nel caso del
periodo che ha interessato la spagnola purtroppo non c’era niente ed ognuno
doveva arrangiarsi come meglio poteva.
L’influenza spagnola
colpì anche la mia famiglia.
A causa della spagnola
passò a miglior vita anche la mia nonna paterna. Nonna che io, proprio a causa
di ciò, non ho avuto la fortuna di conoscere.
Mio padre restò orfano
di madre, assieme ad un fratello e ad una sorella, a soli sette anni.
Mia nonna morì assieme
ad un figlioletto di pochi mesi. Per tale motivo madre e figlio furono chiusi
nella stessa bara e poi seppelliti nel cimitero del paese.
Mio nonno si risposò.
La seconda moglie di mio
nonno non solo crebbe con amore i figli che già aveva avuto mio nonno ma diede
allo stesso altri figli cresciuti con pari amore.
Dalla prima moglie mio
nonno ebbe mio padre Francesco, zio Saverio e zia Carmela (oltre al figlioletto
deceduto alla nascita). Dalla seconda moglie ebbe zia Marietta (emigrata in
Brasile ed ivi deceduta), zio Giuseppe (emigrato in Canada) e zia
Ida.
E sicuramente oggi
staranno tutti pregando affinché usciamo al più presto e nel possibile incolumi
da questo nuovo virus assassino.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato
Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis
pacem para bellum”!
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