Foto a sinistra: San Fili - facciata principale della
Chiesa dello Spirito Santo. La foto è leggermente distorta in quanto fatta con
un grandangolare... d’altri tempi.
Foto Pietro Perri.
* *
*
Forse
non tutti sanno che in tempi remoti i morti venivano sepolti in fosse comuni
(cripte) nelle chiese del paese.
Usanza
questa che tante gravi conseguenze ha portato alle comunità ante-Napoleone
Bonaparte (fu infatti grazie a questo spettacolare e per tanti versi ambiguo
condottiero, e uomo politico, se finalmente si capì ch'era poco igienico
tenersi "i morti in casa"... ossia seppellirli nel centro abitato
all'interno delle Chiese).
L'idea
di quella “buonaparte” di Napoleone, come tutti sappiamo, ovviamente non
piacque a tanti benpensanti dell'epoca. Non ultimo tra questi il famoso Ugo
Foscolo che non ci mise granché a rispondere "con le rime" al
provvedimento bonapartista con i suoi arcinoti "Sepolcri"... tanto
per restare in tema. I Sepolcri (1806), infatti, sono stati suggeriti dal
decreto bonapartista che vietava le sepolture nelle Chiese e nelle cappelle.
La
Calabria, si sa, fa parte dell'Italia (in altri tempi più che dell'Italia faceva
parte del Regno delle due Sicilie) almeno sulla carta... perché nella realtà
sembriamo più africani che europei. Cosenza, si sa... forse un po' di meno, fa
parte della Calabria. San Fili, mi auguro che qualcuno lo sappia, fa parte
della provincia di Cosenza.
Perché
questo discorso? ... perché da quando Napoleone conquistò (? ... non fu
certamente un grande sforzo!) l'Italia, e passò per giunta a miglior vita, a
quando San Fili si fornì di un cimitero. Passarono molto più d'una cinquantina
d'anni. Secondo la tradizione orale il primo morto ad avere accesso in quel di
"Santa Maria", inteso come cimitero sanfilese, fu una guardia di
finanza.
Correva
l'anno 1891.
Effettivamente
ci eravamo da tempo lasciati alle spalle l'inizio della seconda metà del XIX
secolo (1850).
Comunque
grazie al convento dei "frati Ritiranti" che sorgeva nella zona di Santa Maria, i morti
nella zona erano da tempo di casa. T'invito, a tal fine, caro avventore, a
leggere sempre nelle pagine di questo blog, nella sezione dedicata a "I
racconti del focolare a San Fili" la simpatica storiella dal titolo
"Vorra sapire si la morta è morta".
Seppure
si perse l'usanza di seppellire i morti nelle chiese del paese, a San Fili, in
ogni caso non ci si preoccupò per niente di prelevare i cadaveri in esse presenti
e dargli miglior sepoltura nel costruendo cimitero.
Tali
restarono indisturbati per oltre una centinaia d'anni... e siamo agli inizi
degli anni Settanta (1970) quando finalmente s'iniziò a dare un'occhiata alle
cripte della Chiesa Madre e ci volle gli inizi degli anni Ottanta (1980) per
dare un'occhiata anche alle cripte della Chiesa dello Spirito Santo (ossia alla
chiesa dedicata a san Francesco di Paola).
In
quell'occasione...
“(...)
in un borsello di pezza, rimasto intatto tra le ossa delle mani di una donna è
stata rinvenuta la Vera lettera di nostro Signore Gesù Cristo: un
documento di fede religiosa, sentita e vissuta tra speranze e timore in
promessa di bene, nella gioia del paradiso, e in terrore del male, nelle pene
dell'inferno.
* * *
«Vera
Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo, per mano dell'Angelo Custode ad una
fanciulla chiamata Brigida, nove miglia distante di San Marcello di Francia,
stampata a lettera di oro, trovata ai piedi di un Crocifisso ove, era la
Fanciulla, che da sette anni non aveva parlato, e subito che sentì la suddetta
lettera parlò e disse tre volte Gesù e Maria.
«La
domenica ch'è festa di precetto, andate alla Chiesa e pregate Iddio che vi
perdona i vostri peccati. Io vi ho lasciato sei giorni per lavorare ed il
settimo per riposare, dovete in quel giorno udire la Messa ed ascoltare i
divini uffici e prediche, e fare l'elemosina ai poveri secondo la vostra
possibilità che avete, e sarete da me riempiti di bene, altrimenti la mia
malevolezza sarà sopra dei vostri figli e della roba, se poi digiunerete cinque
venerdì all'anno in onore delle mie cinque piaghe che ebbi sopra la Croce, vi
farò molte grazie che domandate.
«Tutti
quelli che mormoreranno contro la mia Santa Lettera, e che diranno non essere
uscita dalla mia Santa Bocca saranno da me discacciati, ed anche a quelli che
la terranno celata e non la pubblicheranno, quelli che la paleseranno e
leggeranno diranno essere uscita dalla mia Santa Bocca se avranno tanti peccati
per quante gocce di acqua sono nel mare, da me saranno perdonati. Se qualche
donna non potrà partorire, ponendosi questa Santa Lettera addosso subito
partorirà. Tutti quelli che ubbidiranno ai miei Sacramenti goderanno per una
eternità la Santa Gloria del Paradiso.
«Ebbi trenta pugni in bocca quando fui in casa di Anna e cascai tre volte: ebbi 105 colpi ed i soldati che mi portarono furono otto, le gocce di sangue che versai furono 3800, a quella persona che mi dirà ogni giorno due Pater, Ave e Gloria per tre anni continui si concederanno 5 grazie:
La prima = Non le farò provare le pene del purgatorio.»
* * *
La
versione della "Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Scritto" è stata
copiata, dall'originale in pessime condizioni, da Ciccio Cirillo - il Sanfilese
d'America - e pubblicata sul bollettino del mese di febbraio 1987 del "San
Fili Fraternity Club", in uno spazio dedicato tra l'altro all'amico
Goffredo Jusi. Entrambi, il Cirillo ed il Jusi, passeranno prematuramente a
miglior vita all'inizio degli anni novanta (1990). Di entrambi questo sito se
ne occupa nelle pagine dedicate ai personaggi.
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