Foto a sinistra: San
Fili - facciata principale della Chiesa dello Spirito Santo. La foto è
leggermente distorta in quanto fatta con un grandangolare... d’altri tempi.
Foto Pietro Perri.
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Articolo tratta dal
bollettino del "San Fili Fraternity Club" - anno 27, n. 2, febbraio
1987 con aggiunta di una breve nota di presentazione a firma dello scrivente
Pietro Perri.
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Forse non tutti sanno che in tempi remoti
i morti venivano sepolti in fosse comuni (cripte) nelle chiese del paese.
Usanza questa che tante gravi conseguenze
ha portato alle comunità ante-Napoleone Bonaparte (fu infatti grazie a questo
spettacolare e per tanti versi ambiguo condottiero, e uomo politico, se
finalmente si capì ch'era poco igienico tenersi "i morti in casa"...
ossia seppellirli nel centro abitato all'interno delle Chiese).
L'idea di quella “buonaparte” di
Napoleone, come tutti sappiamo, ovviamente non piacque a tanti benpensanti
dell'epoca. Non ultimo tra questi il famoso Ugo Foscolo che non ci mise granché
a rispondere "con le rime" al provvedimento bonapartista con i suoi
arcinoti "Sepolcri"... tanto per restare in tema. I Sepolcri (1806),
infatti, sono stati suggeriti dal decreto bonapartista che vietava le sepolture
nelle Chiese e nelle cappelle.
La Calabria, si sa, fa parte dell'Italia
(in altri tempi più che dell'Italia faceva parte del Regno delle due Sicilie)
almeno sulla carta... perché nella realtà sembriamo più africani che europei.
Cosenza, si sa... forse un po' di meno, fa parte della Calabria. San Fili, mi
auguro che qualcuno lo sappia, fa parte della provincia di Cosenza.
Perché questo discorso? ... perché da
quando Napoleone conquistò (? ... non fu certamente un grande sforzo!)
l'Italia, e passò per giunta a miglior vita, a quando San Fili si fornì di un
cimitero. Passarono molto più d'una cinquantina d'anni. Secondo la tradizione
orale il primo morto ad avere accesso in quel di "Santa Maria",
inteso come cimitero sanfilese, fu una guardia di finanza.
Correva l'anno 1891.
Effettivamente ci eravamo da tempo
lasciati alle spalle l'inizio della seconda metà del XIX secolo (1850).
Comunque grazie al convento dei
"frati Ritiranti" che sorgeva nella zona di Santa Maria, i morti
nella zona erano da tempo di casa. T'invito, a tal fine, caro avventore, a
leggere sempre nelle pagine di questo blog, nella sezione dedicata a "I
racconti del focolare a San Fili" la simpatica storiella dal titolo
"Vorra sapire si la morta è morta".
Seppure si perse l'usanza di seppellire i
morti nelle chiese del paese, a San Fili, in ogni caso non ci si preoccupò per
niente di prelevare i cadaveri in esse presenti e dargli miglior sepoltura nel
costruendo cimitero.
Tali restarono indisturbati per oltre una
centinaia d'anni... e siamo agli inizi degli anni Settanta (1970) quando
finalmente s'iniziò a dare un'occhiata alle cripte della Chiesa Madre e ci
volle gli inizi degli anni Ottanta (1980) per dare un'occhiata anche alle
cripte della Chiesa dello Spirito Santo (ossia alla chiesa dedicata a san
Francesco di Paola).
In quell'occasione...
“(...) in un borsello di pezza, rimasto
intatto tra le ossa delle mani di una donna è stata rinvenuta la Vera
lettera di nostro Signore Gesù Cristo: un documento di fede religiosa,
sentita e vissuta tra speranze e timore in promessa di bene, nella gioia del
paradiso, e in terrore del male, nelle pene dell'inferno.
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«Vera Lettera di Nostro
Signore Gesù Cristo, per mano dell'Angelo Custode ad una fanciulla chiamata
Brigida, nove miglia distante di San Marcello di Francia, stampata a lettera di
oro, trovata ai piedi di un Crocifisso ove, era la Fanciulla, che da sette anni
non aveva parlato, e subito che sentì la suddetta lettera parlò e disse tre
volte Gesù e Maria.
«La domenica ch'è festa
di precetto, andate alla Chiesa e pregate Iddio che vi perdona i vostri
peccati. Io vi ho lasciato sei giorni per lavorare ed il settimo per riposare,
dovete in quel giorno udire la Messa ed ascoltare i divini uffici e prediche, e
fare l'elemosina ai poveri secondo la vostra possibilità che avete, e sarete da
me riempiti di bene, altrimenti la mia malevolezza sarà sopra dei vostri figli
e della roba, se poi digiunerete cinque venerdì all'anno in onore delle mie
cinque piaghe che ebbi sopra la Croce, vi farò molte grazie che domandate.
«Tutti quelli che
mormoreranno contro la mia Santa Lettera, e che diranno non essere uscita dalla
mia Santa Bocca saranno da me discacciati, ed anche a quelli che la terranno
celata e non la pubblicheranno, quelli che la paleseranno e leggeranno diranno
essere uscita dalla mia Santa Bocca se avranno tanti peccati per quante gocce
di acqua sono nel mare, da me saranno perdonati. Se qualche donna non potrà
partorire, ponendosi questa Santa Lettera addosso subito partorirà. Tutti
quelli che ubbidiranno ai miei Sacramenti goderanno per una eternità la Santa
Gloria del Paradiso.
«Ebbi trenta pugni in
bocca quando fui in casa di Anna e cascai tre volte: ebbi 105 colpi ed i
soldati che mi portarono furono otto, le gocce di sangue che versai furono
3800, a quella persona che mi dirà ogni giorno due Pater, Ave e Gloria per tre
anni continui si concederanno 5 grazie:
La prima = Non le farò provare
le pene del purgatorio.»
*
* *
La versione della "Vera Lettera di
Nostro Signore Gesù Scritto" è stata copiata, dall'originale in pessime
condizioni, da Ciccio Cirillo - il Sanfilese d'America - e pubblicata sul
bollettino del mese di febbraio 1987 del "San Fili Fraternity Club",
in uno spazio dedicato tra l'altro all'amico Goffredo Jusi. Entrambi, il
Cirillo ed il Jusi, passeranno prematuramente a miglior vita all'inizio degli
anni novanta (1990). Di entrambi questo sito se ne occupa nelle pagine dedicate
ai personaggi.
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