SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo.

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

giovedì 27 ottobre 2022

Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo.



Foto a sinistra: San Fili - facciata principale della Chiesa dello Spirito Santo. La foto è leggermente distorta in quanto fatta con un grandangolare... d’altri tempi.

Foto Pietro Perri.

*     *     *

Articolo tratta dal bollettino del "San Fili Fraternity Club" - anno 27, n. 2, febbraio 1987 con aggiunta di una breve nota di presentazione a firma dello scrivente Pietro Perri.

*     *     *

Forse non tutti sanno che in tempi remoti i morti venivano sepolti in fosse comuni (cripte) nelle chiese del paese.

Usanza questa che tante gravi conseguenze ha portato alle comunità ante-Napoleone Bonaparte (fu infatti grazie a questo spettacolare e per tanti versi ambiguo condottiero, e uomo politico, se finalmente si capì ch'era poco igienico tenersi "i morti in casa"... ossia seppellirli nel centro abitato all'interno delle Chiese).

L'idea di quella “buonaparte” di Napoleone, come tutti sappiamo, ovviamente non piacque a tanti benpensanti dell'epoca. Non ultimo tra questi il famoso Ugo Foscolo che non ci mise granché a rispondere "con le rime" al provvedimento bonapartista con i suoi arcinoti "Sepolcri"... tanto per restare in tema. I Sepolcri (1806), infatti, sono stati suggeriti dal decreto bonapartista che vietava le sepolture nelle Chiese e nelle cappelle.

La Calabria, si sa, fa parte dell'Italia (in altri tempi più che dell'Italia faceva parte del Regno delle due Sicilie) almeno sulla carta... perché nella realtà sembriamo più africani che europei. Cosenza, si sa... forse un po' di meno, fa parte della Calabria. San Fili, mi auguro che qualcuno lo sappia, fa parte della provincia di Cosenza.

Perché questo discorso? ... perché da quando Napoleone conquistò (? ... non fu certamente un grande sforzo!) l'Italia, e passò per giunta a miglior vita, a quando San Fili si fornì di un cimitero. Passarono molto più d'una cinquantina d'anni. Secondo la tradizione orale il primo morto ad avere accesso in quel di "Santa Maria", inteso come cimitero sanfilese, fu una guardia di finanza.

Correva l'anno 1891.

Effettivamente ci eravamo da tempo lasciati alle spalle l'inizio della seconda metà del XIX secolo (1850).

Comunque grazie al convento dei "frati Ritiranti" che sorgeva nella zona di Santa Maria, i morti nella zona erano da tempo di casa. T'invito, a tal fine, caro avventore, a leggere sempre nelle pagine di questo blog, nella sezione dedicata a "I racconti del focolare a San Fili" la simpatica storiella dal titolo "Vorra sapire si la morta è morta".

Seppure si perse l'usanza di seppellire i morti nelle chiese del paese, a San Fili, in ogni caso non ci si preoccupò per niente di prelevare i cadaveri in esse presenti e dargli miglior sepoltura nel costruendo cimitero.

Tali restarono indisturbati per oltre una centinaia d'anni... e siamo agli inizi degli anni Settanta (1970) quando finalmente s'iniziò a dare un'occhiata alle cripte della Chiesa Madre e ci volle gli inizi degli anni Ottanta (1980) per dare un'occhiata anche alle cripte della Chiesa dello Spirito Santo (ossia alla chiesa dedicata a san Francesco di Paola).

In quell'occasione...

“(...) in un borsello di pezza, rimasto intatto tra le ossa delle mani di una donna è stata rinvenuta la Vera lettera di nostro Signore Gesù Cristo: un documento di fede religiosa, sentita e vissuta tra speranze e timore in promessa di bene, nella gioia del paradiso, e in terrore del male, nelle pene dell'inferno.

*     *     *

«Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo, per mano dell'Angelo Custode ad una fanciulla chiamata Brigida, nove miglia distante di San Marcello di Francia, stampata a lettera di oro, trovata ai piedi di un Crocifisso ove, era la Fanciulla, che da sette anni non aveva parlato, e subito che sentì la suddetta lettera parlò e disse tre volte Gesù e Maria.

«La domenica ch'è festa di precetto, andate alla Chiesa e pregate Iddio che vi perdona i vostri peccati. Io vi ho lasciato sei giorni per lavorare ed il settimo per riposare, dovete in quel giorno udire la Messa ed ascoltare i divini uffici e prediche, e fare l'elemosina ai poveri secondo la vostra possibilità che avete, e sarete da me riempiti di bene, altrimenti la mia malevolezza sarà sopra dei vostri figli e della roba, se poi digiunerete cinque venerdì all'anno in onore delle mie cinque piaghe che ebbi sopra la Croce, vi farò molte grazie che domandate.

«Tutti quelli che mormoreranno contro la mia Santa Lettera, e che diranno non essere uscita dalla mia Santa Bocca saranno da me discacciati, ed anche a quelli che la terranno celata e non la pubblicheranno, quelli che la paleseranno e leggeranno diranno essere uscita dalla mia Santa Bocca se avranno tanti peccati per quante gocce di acqua sono nel mare, da me saranno perdonati. Se qualche donna non potrà partorire, ponendosi questa Santa Lettera addosso subito partorirà. Tutti quelli che ubbidiranno ai miei Sacramenti goderanno per una eternità la Santa Gloria del Paradiso.

«Ebbi trenta pugni in bocca quando fui in casa di Anna e cascai tre volte: ebbi 105 colpi ed i soldati che mi portarono furono otto, le gocce di sangue che versai furono 3800, a quella persona che mi dirà ogni giorno due Pater, Ave e Gloria per tre anni continui si concederanno 5 grazie:

La prima = Non le farò provare le pene del purgatorio.»

*     *     *

La versione della "Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Scritto" è stata copiata, dall'originale in pessime condizioni, da Ciccio Cirillo - il Sanfilese d'America - e pubblicata sul bollettino del mese di febbraio 1987 del "San Fili Fraternity Club", in uno spazio dedicato tra l'altro all'amico Goffredo Jusi. Entrambi, il Cirillo ed il Jusi, passeranno prematuramente a miglior vita all'inizio degli anni novanta (1990). Di entrambi questo sito se ne occupa nelle pagine dedicate ai personaggi.


Nessun commento: