SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: JUGALE ovvero UN PONTE TRA I POPOLI DEL MEDITERRANEO. (2)

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giovedì 30 giugno 2022

JUGALE ovvero UN PONTE TRA I POPOLI DEL MEDITERRANEO. (2)

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di Aprile 2022 a firma di Pietro Perri. 

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Jugale, dicevo, non nasce in Calabria né tantomeno a Cosenza o nel cosentino... malgrado ciò che ne scrisse il letterato Antonio Chiappetta senior (alias Vigabbo) nel suo poema omonimo (il Jugale dato alle stampe per la prima volta nel 1899).

Jugale (con tutta una serie di varianti sul suo nome), quando Antonio Chiappetta senior dava, con qualche remora o dubbio, per la prima volta alle stampe la sua più famosa opera toccava i porti che si affacciavano sull’intero Mediterraneo almeno da 5 secoli a quella parte. E tutto ciò grazie alle conquiste territoriali dell’impero turco-ottomano.

Jugale, secondo una tradizione ormai accettata universalmente, nasce in territorio arabo grazie a Nasreddin Khoja.

Nasreddin Khoja “(...) è una figura favolistica (ma anche presente nella letteratura del sufismo), che la cultura turca vorrebbe vissuta intorno al XIII secolo ad Akşehir e successivamente a Konya, al tempo della dinastia Selgiuchide, ma che, sotto il nome di Guha, ossia Giufà, è presente anche nella favolistica araba-siciliana. Sarebbe stato un filosofo populista, spesso citato in storielle
divertenti e aneddoti
”.

Personalmente amo pensare sia stato un giudice arabo che volle mettere alla berlina il modo di gestire la giustizia da parte dei suoi colleghi. Una giustizia gestita sempre e comunque a discapito delle parti deboli e sempre e comunque sottovalutando l’intelligenza e le necessità del popolo che si rivolgeva ai togati dell’epoca.

Mi piace pensare ciò almeno per due motivi:

1) adoro la rumanza (canto o racconto che dir si voglia) in cui Jugale su invito indiretto e canzonatorio del giudice spacca la testa allo stesso;

2) le rumanze di Jugale (tranne in pochissimi casi in cui si rende lo stesso un semplice personaggio quasi senza senso) sono sempre e comunque delle vere e proprie “sentenze di vita” e soprattutto “per la vita”.

L’ipotetica stupidità di Jugale, nel Jugale tradizionale, infatti serve solo per  introdurre la storia e mai per finirla. Alla fine del racconto in cui lui sembra (e dico “sembra”) essere protagonista il vero stupido (e quindi protagonista) si rivela essere il giudice di turno, il disonesto, il popolo (quasi sempre punto centrale delle rumanze) o lo stesso attento ascoltatore o lettore della simpatica storiella.

Alla fine del racconto sembra che Jugale dica a colui che ascolta o legge lo stesso: non essere come me... ragiona. Non essere come me perché io sono un semplice personaggio in cerca costante d’autore (le sue storie infatti pur se eterne cessano di vivere nell’arco di qualche riga dattiloscritta) ma tu sei quello che sta scrivendo, con la tua vita e quindi a tue spese, la mia nuova storia.

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Antonio Chiappetta senior (alias Vigabbo) è contemporaneo al sanfilese don Giovanni Gentile (alias Chiacchiara).

Antonio Chiappetta senior nasce a Cosenza nel 1876 ed ivi muore nel 1942. Don Giovanni Gentile nasce a San Fili nel 1877 ed ivi muore nel 1953. Don Giovanni Gentile frequenta le scuole superiori (il seminario-carcere in cui “fu rinchiuso”, a suo dire) a Cosenza e nulla toglie che abbiano frequentato circoli e/o amicizie in comune e quindi siano stati anche amici tra di loro.

Entrambi sono maestri nell’uso del dialetto cosentino (il dialetto dei letterati, se così si può dire) e quasi contemporaneamente (se non contemporaneamente) si cimentano nel mettere in versi (appunto in dialetto cosentino) le gesta tragicheroicomiche avventure di Jugale.

Entrambi, nel pubblicare le loro opere in cui compare Jugale, utilizzano un alias (Vigabbo ossia “vi prendo in giro” e Chiacchiara ossia “vi prendo in giro”).

Nel 1899 viene data alle stampe l’opera di Antonio Chiappetta senior “Jugale”, nel 1903 all’interno della raccolta di poesie in dialetto calabrese data alle stampe dal sanfilese compare il canto IX del Jugale (poemetto inedito e... purtroppo, dico io, perduto).

Il contenuto del canto IX messo nero su bianco dal nostro don Giovanni Gentile lo ritroviamo, con leggere varianti sulla narrazione, anche nel Jugale di Antonio Chiappetta senior.

Parlo della già citata rumanza in cui si parla della mosca che mangiato a sbafo la carne di proprietà di Jugale si rifiuta di pagare la contropartita al nostro eroe. Chiamata in causa la mosca, il giudice gli fa notare che siccome non c’è giustizia per questi animali... dove ne vedesse una non ci pensasse su due volte e subito l’accoppasse.

Purtroppo per il giudice la prima mosca che vide Jugale  dopo quella “illuminata sentenza” si posò proprio sulla fronte del togato e... lascio a voi capire (o ricordare) cosa successe dopo.

Ok, nel dubbio che siate pronipoti di Jugale ve lo dico io: il giudice, nel rispetto della sua sentenza, si beccò una bella mazzata in testa.

Mazzata meritatissima in quanto non è corretto/giusto prendere in giro Jugale ovvero il Popolo.

E sono sicuro che di giudici che meriterebbero una eguale lezione da Jugale anche tu ne conosci tantissimi, o sbaglio?

In una nota trovata su web leggiamo: “Antonio Chiappetta, poeta, letterato e giornalista, lo scrisse ancora adolescente sul finire dell’800 come mero esercizio letterario. E tale avrebbe dovuto rimanere per volontà dello stesso autore”.

In poche parole sembra che il Jugale di Antonio Chiappetta nasca quasi come una gara da portare avanti in competizione con qualcun altro. Che sia il sanfilese don Giovanni Gentile questo qualcun altro?

(Continua).

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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

Nel disegno sopra una delle interpretazioni del Jugale di Antonio Chiappetta alias Vigabbo.


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