SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: La guerra di chi la guerra non avrebbe mai voluto farla.

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martedì 28 giugno 2022

La guerra di chi la guerra non avrebbe mai voluto farla.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di maggio 2022.

Di Pietro Perri... ricordando suo padre Salvatore. E ricordando quanti, partiti in guerra per combattere una guerra non loro, in un modo o nell’altro sono riusciti a riportare la pelle a casa alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

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Mi ero ripromesso, forse una decina di anni fa, di riportare sulle pagine del Notiziario Sanfilese alcuni ricordi dell’esperienza bellica (fortunatamente non traumatica né tragica com’è capitato a tanti altri nostri compaesani) subita da mio padre Salvatore.

Diciamo a priori che mio padre Salvatore non indossò la divisa, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, volontariamente (ed anche con innato piacere se non orgoglio) come l’ho indossata io, per circa cinque anni, dal 1983 al 1988. Mio padre, come tanti italiani della classe 1918, dicevo, semplicemente la subì... ma non tanto male da cercare di convincermi a desistere sul mio insano intento.

Fatto questo breve preambolo... permettetemi di parlare, da questo momento in poi in questo breve ricorso, non da figlio ma in terza persona.

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Salvatore Perri (figlio di Francesco e di Teresa Asta) nasce a San Fili il 23 novembre del 1918 ed ivi muore il 17 settembre del 2003.

Il 21 febbraio del 1940 viene dichiarato rivedibile alle chiamate delle classi 1918 e 1919 ma sarà costretto a rispondere alla chiamata alle armi della classe 1921. Classe interessata all’inquadramento del 1941.

Dal foglio matricolare leggiamo alla voce “arte o professione” panettiere.

Il saper fare il pane, come la gran parte dei contadini del nostro borgo, si rivelò per Salvatore un vero e proprio colpo di fortuna nella tragedia che stavano per vivere i suoi compagni di sventura: al fronte si ma... a debita distanza. I panettieri in periodo di guerra all’epoca erano non carne da mandare al macello ma carne da tenere cara... in debita considerazione.

Una fortuna, teneva a sottolineare Salvatore agli amici con cui passava il poco tempo disponibile (fuori dalla campagna e fuori dagli impegni di sacrestano/volontario presso la locale chiesetta della Madonna del monte Carmelo), non caduta del tutto dal cielo: suo fratello Amedeo, storico indimenticato postino di San Fili, gli aveva consigliato di dire, alla visita di leva, non di fare il contadino ma di fare il panettiere. Bugia non tanto grande, in effetti: in quegli anni tutte le case di campagna erano provviste di forno a legna e tutte le famiglie di contadini facevano il pane in casa.

E fu così che Salvatore fu insignito del titolo di panettiere a tutti gli effetti.

Nel mese di gennaio del 1941 Salvatore Perri viene inquadrato nella 10° Comp. Sussistenza ed avviato a Capua.

Nel mese di settembre del 1941 lo troviamo assegnato alla 161^ Sezione Panettieri con forni carreggiabili 1897 con destinazione Africa a disposizione dell’Intendenza della Tripolitania - Ufficio Ordinamento Sezione Oltremare.

17 marzo 1942 sbarcherà (viaggio in aereo) a Tripoli ed ivi viene aggregato alla 20^ Comp. Suss.

Giunto a Bengasi dal foglio matricolare sembra sia stato ricoverato “per causa di servizio” nell’0spedale da campo n. 188 e riassegnato alla 161^ sezione Panettieri e da qui assegnato alla 20^ Comp. Suss.

Cessa di essere in zona di operazione di guerra il 10 maggio del 1943 in quanto preso prigioniero dagli Inglesi, trasferito in Inghilterra ed ivi richiuso in un campo di internamento.

Resterà in mano agli Inglesi per ben tre anni, ovvero dall’11 maggio del 1943 al 9 giugno del 1946 (giorno, quest’ultimo, in cui viene sbarcato a Taranto.

Nella parte finale del foglio matricolare si legge tra l’altro (ed a scanso di equivoci): “Nessuno addebito può essere elevato in merito alle circostanze della cattura ed al comportamento tenuto durante la prigionia”.

Salvatore Perri, anche in quell’occasione, aveva pienamente fatto il suo dovere verso lo Stato. E tutto ciò malgrado fu mandato a combattere in una guerra non sua ed in cui sicuramente non credeva.

Salvatore Perri in ogni caso fu tantissimo più fortunato di tanti suoi compagni di sventura... anche Sanfilesi tanti dei quali impegnati in fronti (e soprattutto con altri incarichi) quali i Balcani o la Russia: molti non rientrarono affatto, molti rientrarono mutilati e molti ancora psicologicamente provati e che per anni soffrirono di bestiali incubi.

Salvatore Perri riportò a San Fili qualche medaglia da eroe? ... si, una e la più importante riportò indietro la propria vita.

E credo non ci sia miglior medaglia di questa... soprattutto per i propri familiari.

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Mio padre amava scherzare sulla sua esperienza bellica in Africa e di successiva prigionia in Inghilterra... ed ovviamente non smetteva di ringraziare suo fratello per aver contribuito a salvargli, a suo modo, la vita.

Di quel periodo mio padre non parlava mai, segno forse che non era stato tutto rose e fiori come a volte mi dava a credere, né io gli chiesi mai (sbagliando?) di raccontarmi per filo e per segno tale sua esperienza.

Amava dire, scherzandoci su, che comunque lui almeno non soffrì la fame: nelle panetterie il pane non mancava mai ed in Inghilterra, nei campi di prigionia, la razione quotidiana di patate era assicurata a tutti.

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Sopra a sinistra: Perri Salvatore in una classica foto che lo Stato regalava ai propri figli destinati al fronte.

Una foto che poteva essere l’ultima e che per alcuni era anche la prima della loro vita.

La foto è stata scattata nel 1941 a Castellamare di Stabia.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

 

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