
Immagine a sinistra:
Francobollo dedicato dalle Poste Italiane a san Francesco da Paola (CS) nel
1957. Collezione filatelica Pietro Perri.
* * *
Nel mese di ottobre del 1988 in una proficua collaborazione tra
l’Amministrazione comunale di San Fili (la “Spiga”, a guida del sindaco Alfonso
Rinaldi), la Biblioteca comunale di San Fili (poi intitolata al prof. Goffredo
Iusi) e lo scrivente si organizzò la “Prima Esposizione Filatelica Sanfilese”.
A ricordare ciò fu redatto in economia anche tanto simpatico quanto
prezioso opuscoletto in cui si tracciava la storia della nascita,
dell’evoluzione e della divulgazione dei francobolli nel mondo. Oltre a dare
degli spunti, ai neofiti di tale branca de collezionismo, su come evitare di
rovinare i preziosi rettangolini di carta (il miglior metodo era e resta sempre
e comunque non toccarli o quantomeno toccarli il meno possibile).
In tale opuscoletto compariva anche il brano “Omaggio ad un simpatico
rettangolino di carta appiccicosa”.
Brano che riporto di seguito.
Sopra a sinistra il francobollo dedicato dalle Poste Italiane al nostro san
Francesco di Paola nel 1957 (Collezione Privata - Pietro Perri).
* * *
Omaggio ad un simpatico
rettangolino di carta appiccicosa.
Di Pietro Perri.
Curare un’esposizione di qualsivoglia cosa
non è facile, principalmente se si mira ad evidenziare l’importanza di un qualcosa
che, quotidianamente sotto gli occhi di tutti, finisce nella sua
consuetudine quasi per passare inosservato.
Il francobollo è un po’ come la
televisione; sempre lì, presente attimo dopo attimo, ma più che asfissiante...
divagante, consolante, remunerante.
Quante volte la vista di un bel
francobollo ha distolto il nostro pensiero, anche se per un solo attimo,
da una cattiva corrispondenza? ... e quante altre ancora ce ne ha addolcito
l’assenza?
Infinite volte!
Il francobollo risponde all’appello sempre
e ovunque: non si limita alle strade ben asfaltate e facilmente percorribili.
Con qualsiasi mezzo (quadrupedi inclusi) e con qualsiasi condizione
meteorologica, il francobollo riesce a raggiungere le località più recondite e
pittoresche.
Presente in zona di guerra come in zona di
pace: quante madri, quante mogli di combattenti hanno spedito una lettera
affrancata sicure che quel simpatico rettangolino di carta avrebbe
portato al proprio caro un pezzettino della sua amata terra (un lembo di cuore
per il quale andava, forse inconsciamente, immolandosi), della sua casa... di
se stesso.
Il francobollo arriva dove altri mezzi di
comunicazione (telefono, radio ecc.) non hanno ancora messo piede; sarà più
lento, è vero, molto più lento... ma gli altri mezzi di comunicazione non ne
esprimono la stessa poesia, lo stesso romanticismo.
Si legge (e non è il solo caso) di una
lettera recapitata dopo quasi sessant’anni dalla spedizione (una lettera
regolarmente affrancata): “era il ragazzo che scriveva alla ragazza... un
errore postale trasformatosi nel miglior regalo che una coppia potesse
aspettarsi in una ricorrenza così importante. La lettera venne recapitata nel
giorno in cui il ragazzo e la ragazza, ormai non più tali, festeggiavano il
loro cinquantesimo anno di matrimonio”.
Con ritardo, ma anche in quell’occasione
il francobollo riuscì ad assolvere egregiamente alla propria funzione.
Il francobollo, un semplice rettangolino
di carta appiccicosa? ... molto, molto di più (e che rabbia quando qualcuno ha
dimenticato d’apporlo alla corrispondenza e ci si vede recapitare una tassata)!
A tal punto viene lecito porsi la seguente
domanda: cosa succedeva quando ancora il primo francobollo non aveva visto la
luce? ... ovvero: è mai possibile che la corrispondenza prima dell’era del
francobollo non venisse recapitata o che, comunque, non raggiungesse
le disparate raggiunte con l’introduzione del francobollo stesso nel sistema
postale?
Ovviamente... niente di più errato: la corrispondenza (decisamente minima per
l’epoca causa soprattutto l’analfabetismo della gente) raggiungeva anche in
siffatte situazioni le località designate, solo che nel conteggio (vedasi
l’Inghilterra agli inizi del XIX secolo) le tariffe postali variavano in
rapporto alla distanza del luogo di destinazione , al peso, alle dimensioni e
persino alla forma del plico, nonché al numero dei fogli che lo componevano (ed
il tutto anche nel perimetro della stessa città): Non
esisteva ancora una vera e propria unità di
servizio e di valutazione e la tassa normalmente era pagata, per ovvi
motivi, dal destinatario.
Molti erano i casi di frodi e abusi
indiscriminati (arginati solo dall’onestà più o meno accentuata dai corrieri
professionisti o improvvisati ch’essi erano): si sentiva, in pratica, la
necessità di controlli diretti da parte degli organi statali.
Se l’era del francobollo inizia
nella prima metà del XIX secolo, il servizio postale ha origini antichissime
(la mitologia greca venera il dio Ermes, messaggero degli dei, e
sul pari dei Greci i Latini venerano il dio Mercurio): si pensi che persino che
la famiglia dei corrieri bergamaschi Tasso ottenne l’esclusiva delle poste del
Sacro Romano Impero.
Il francobollo fin dalla sua prima
apparizione ha rivestito una funzione importantissima: facilitare e garantire
la corrispondenza.
A detta funzione se ne sono poi aggiunte
altre non meno importanti quali la divulgazione della cultura o la propaganda
nazionalistica.
Studiando complessivamente le emissioni
dello Stato Italiano ai primi dieci anni della Repubblica, si nota esplicitamente
l’influenza che i vari regimi politici hanno impresso su quel piccolo (ed
apparentemente insignificante) simpatico... rettangolino di
carta appiccicosa.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre
vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!