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domenica 3 ottobre 2021

La luce elettrica a San Fili. (4/6)

Ponte di Crispino sul torrente
Emoli in territorio di San Fili.
Ponte in pietra a due arcate,

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2021... a firma di Pietro Perri.

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La luce elettrica a San Fili. (4)

(di Pietro Perri)

(continua dal mese di luglio 2021)

«Poi l'onorevole Ministro s'intrattenne mezz'ora in casa Miceli dove furono serviti dei rinfreschi, caffè e liquori.
I1 popolo fece una dimostrazione piuttosto imponente al grido di: Vogliamo la ferrovia Cosenza - Paola!
Il Ministro promise in modo da non lasciare dubbi che l'appalto per 1a ferrovia Cosenza - Paola sarà indetto certamente in quest'anno.
Indi si proseguì il viaggio per Cosenza».

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Ma ritorniamo al 3 dicembre del 2005 quando, non senza gli scetticismi del caso, noi dell’Associazione culturale Universitas Sancti Felicis di San Fili in collaborazione con le terze classi dell’Istituto comprensivo Statale del nostro borgo e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, siamo riusciti ad organizzare un apprezzabile convegno al fine di commemorare degnamente il primo secolo della luce elettrica a San Fili.
Chi aveva reso possibile tutto ciò, in particolare Giuseppe ed Alfredo (padre e figlio) Cannataro, lo meritava. Dopotutto San Fili fu uno dei primi comuni (se non il primo) della provincia di Cosenza ad apprezzare i piaceri della luce elettrica... sicuramente prima della città dei Bruzi.
Tale convegno è stato possibile anche grazie all’uso del materiale (fotografico e/o di memoria popolare debitamente trascritta) raccolto nel corso di una intera vita e messoci a disposizione (come Comunità Sanfilese) dal compianto e fortunatamente non ancora dimenticato Francesco “Ciccio” Cirillo. Personalmente, quando ho fatto parte della “Commissione per la toponomastica” di San Fili (dal 2011 al 2015), avevo proposto di intitolare una via a Francesco “Ciccio” Cirillo proprio al fine di onorarne la memoria ma, per qualcuno, sembra non fosse abbastanza titolato per un tale onore.
E pensare che in tempi più o meno recenti a San Fili si sono intitolate via a bravissime persone ma, permettetemi questa polemica, pur sempre e solo delle bravissime persone come il 90% dei componenti della nostra comunità... presente, passata e quasi certamente futura.
Ad aprire e concludere il convegno sul tema “C’era una volta a San Fili - 1905/2005: cento anni di luce” ci pensai io.
Per fare un resoconto documentale di ciò che sono riuscito a salvare di quel convegno inizierò in questa uscita del nostro bollettino mensile (il Notiziario Sanfilese) con riportare le conclusioni, non che trassi ma che mi ero opportunamente preparato, al convegno stesso.
A tali conclusioni diedi titolo “Un museo a cielo aperto”.
Perché, ammettiamolo una volta per tutte, San Fili, come gran parte della Calabria, è...

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Un museo a cielo aperto.

Di Pietro Perri.

Come ogni convegno (commemorativo o meno) che si rispetti, anche quello organizzato dall’Associazione Culturale “Universitas Sancti Felicis” in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Statale (in particolare delle terze classi della Scuola Media Statale “V. Miceli”) e patrocinato dal Comune di San Fili, ha l’obbligo, avvicinandosi alla conclusione dei propri lavori, di lanciare uno o più messaggi, una o più proposte operative future, sia a quanti siedono al tavolo della presidenza che  all’uditorio tutto.
E allora… credo valga la pena seguire mentalmente il percorso che segue il tracciato operativo, funzionale delle due centraline storiche del paese: quella degli inizi del XX secolo e quella del 1924, quella che ha visto protagonista indiscusso Giuseppe Cannataro e quella che ha visto lo stesso co-protagonista assieme al figlio Alfredo.
Un percorso, una stupenda passeggiata, che già in altri tempi e con un'altra Associazione (n.d.r.: la Pro Loco di San Fili) io stesso ho chiamato “Du mulinu de fate aru tesoru du Canalicchiu”, oltre due chilometri di indiscusso valore storico e culturale che di fatto potrebbero essere adeguatamente ripresi e diventare un museo a cielo aperto.
Due chilometri cui potrebbero benissimo essere allungati di altri due chilometri se ci riallacciamo all’attuale centralina idroelettrica di San Fili (quella all’incirca “sutt’a turr’e Cucunatu” (ossia ai piedi del ponte di Santa Venere) o ancor più sotto (in zona Profico - sempre in territorio di San Fili) ai resti del mulino di Napoletano e quindi al terzo ponte in pietra che si trova lungo in corso del fiume Emoli in territorio di San Fili.
Quest’ultimo ponte importantissimo per la storia della nostra comunità e dell’intera provincia in quanto, ricollegandosi al cosiddetto “tracciato dei vescovi”, collegava Nogiano (Rende) con San Fili e quindi Cosenza con San Lucido, con il mare.
Ben tre ponti in pietra, dicevo (quello delle Jumiceddre, quello di Crispino e quello del mulino di Napoletano), lungo il percorso: quello delle Jumiceddre (utilizzato dai monaci della Catena) che sembra essere uscito da un presepe; quello di Crispino (stupendo, con le sue due arcate), e quello del mulino di Napoletano, che ricorda tantissimo un ambiente medioevale o i classici paesaggi alla Robin Hood.
Sempre in questo tracciato, che voglio iniziare dalla “villa degli Emigranti” (aru Curci’e Catalanu, dove tra l’altro si possono incontrare un gruppo di fate) e percorrere scendendo appunto al ponte delle Jumiceddre, troviamo tutta una serie di resti (alcuni in buone condizioni) di mulini ad acqua: di Costantino, delle Fate, Crispini, Napolitano   e forse qualcuno l’ho pure dimenticato.
Il luogo dove sopravvivono i resti della seconda centrale Cannataro dopotutto è denominato “Chjianu di mulini”, a sottolineare che in quella zona di mulini ce n’erano più di uno in funzione in altri tempi. E le stesse due centrali storiche erano ricavate da una “riqualificazione” di vecchi mulini ad acqua.
Pensiamo poi, alla salita (o scisa?) della fontana di Palazia (che entrerebbe, sia la via che collega piazza San Giovanni con il fiume che la stessa fontana, nel tracciato turistico), al bacile (o bacino della prima centrale Cannataro) che tra l’altro rifornisce l’attuale centrale idroelettrica sotto le Volette.
Da piccolo “u bacile”, assieme ai miei compagni d’avventura, lo chiamavamo “a cascata”. Stupenda quella brezzolina che produceva (e produce) l’acqua dell’Emoli cadendo ai piedi della piccola diga (oltre 3 metri) e ti finisce delicatamente in faccia. Vorresti stare in quel punto in eterno.
Proseguendo nel nostro cammino, eccoci giunti in prossimità del ponte di Crispino. Siamo sul lato destro del fiume.
Davanti a noi il ponte.
Viene normale girarci verso l’altra sponda e notare i resti del mulino di Ottorino Perri, alle nostre spalle, nascosti tra le erbacce e le spine, i resti (tufi decisamente unici) della fontana di Crispino.
Guardando in alto, il paese di San Fili sembra volerci cascare addosso... ma è lì, ed in quella particolare posizione, ormai da secoli.
Sfiorando il ponte di Crispino (irrimediabilmente rovinato da sciacalli che andrebbero relegati dalla società non solo sanfilese ma oserei dire universale), si può ammirare la stupenda (si fa per dire, visto in quali condizioni si trova oggi) scalinata realizzata con pietre di fiume.
Da tale scalinata si raggiunge l’entrata della galleria ferroviaria ai piedi “du Canalicchiju” esattamente dove è sepolto lo storico (fantastico) tesoro.
Non salgo per la scalinata, malgrado ne avrei tantissima voglia, e decido di continuare (non dopo essermi dissetato alla fontana, nella mia passeggiata lungo l’Emoli - non dopo aver salutato i resti mortali di Stella, che so essere sepolti ai piedi del ponte di Crispino), ed eccomi prima giungere alla centralina elettrica (recentemente rimessa in funzione) e finalmente al ponte in pietra nei pressi del mulino di Napoletano (quello che ci porta a Nogiano). Stupendo il ponte e stupendi i resti del mulino.
E’ a questo punto che decido di sospendere la mia avanzata stracolma di ricordi e decido di intraprendere la strada del ritorno. La strada, asfaltata verso la metà degli anni sessanta, e che mi vedrà risalire fino a San Fili. A Frajapicu trovo il ponte sulla ferrovia. Inutile dire quanto sia bello ed unico per la nostra zona, per il nostro territorio. Ed anche un punto di fantasmi e spettri (spirdi). Potrei decidere di rientrare seguendo il tracciato della ferrovia e risalire “u Canalicchiu” dall’imbocco della ferrovia (mi ritroverei nell’ex piazza Rinacchio attuale piazza Adolfo Mauro) o (perché no?) potrei anche raggiungere San Fili passando all’interno della galleria e ritrovarmi “sutta u Muragliune”.
A stringere il tutto sul proprio petto in un amorevole materno abbraccio, l’anima di Stella, l’anima della “Fantastica”.
Che stupendo percorso, che stupenda passeggiata, che stupenda nuotata nella memoria storica sanfilese.
Mulini, centrali idroelettriche, ponti in pietra, storico tracciato della ferrovia, natura… che stupendo museo a cielo aperto: e non ci vorrebbe granché (né grossi capitali) per realizzarlo, per renderlo operativamente ed economicamente valido.
Questo almeno in un primo tempo, poi si potrebbe vedere se lo stesso non possa diventare un valido volano per l’economia della nostra cittadina, almeno nel periodo estivo. 

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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