La staffilata alle Scuole Elementari di San Fili? … quasi, se non certo, una fustigazione.
C’erano mille buone scuse, per un insegnante “signor maestro” per utilizzare la staffila. Parliamo ovviamente, mi auguro, di periodi precedenti il 1975.
Era, dopotutto, anche quella una forma di pedagogia tra l’altro approvata dal novanta e più per cento dei nostri genitori di allora.
... non potevano fare altro: mettersi contro un insegnante “signor maestro” (una vera casta) significava far giocare ai propri figli anche il semplice diritto di concludere il primo ciclo di studi, quello delle Scuole Elementari.
All’epoca senza quel pezzo di carta non si poteva fare niente, non si poteva accedere neanche ad un posto semplice di bidello… occupazione oggi ambitissima anche da soggetti plurilaureati.
La licenza elementare era, in quei fantastici (?) anni, un vero e proprio, ambitissimo, “titolo di studio”.
A nulla, infatti, serviva lamentarci, rientrati a casa, d’aver preso qualche staffilata nel corso della mattina. A qualcuno di noi poteva capitare anche di buscare il resto (ovviamente con schiaffi e similari) dai nostri genitori… altri tempi.
E com’era brutto buscare una staffilata senza capire il motivo della stessa e magari con il signor maestro che si accorgeva troppo tardi d’averti dato una staffilata in più e si scusava dicendo: “... non preoccuparti, alla prossima occasione te ne darò una in meno”.
La staffila aveva anche un nome e persino, a detta di qualcuno, un cognome, si chiamava “Margherita”… “Margherita”, di nome, “Gonfia Le Dita”, di cognome.
... io appartengo a quella massa (?) di studenti che di staffilate ne ha prese tantissime... almeno negli anni in cui frequentavamo le Scuole Elementari... di San Fili (nel mio caso dal 1967 al 1972... anno più anno meno... purtroppo la mia memoria non è più quella d'una volta).
La staffila, all'epoca, era utilizzata generosamente dai nostri insegnanti, dai nostri "signor maestro" e "signora maestra".
All'epoca (l'epoca in cui gli insegnanti delle scuole elementari appunto erano maestri e non professori) i nostri "signor maestro" e "signora maestra" ancor prima d'essere insegnanti di storia, di italiano, di educazione civica (ma si insegna ancora l’educazione civica nelle scuole elementari?) e di geografia erano sopratutto... maestri di vita.
Erano quelli i tempi (quelli vissuti dallo scrivente) del "signor Direttore" Goffredo Iusi e dei "signori maestri" Raffaele Perri (cugino di mio padre), Eugenio Aiello (vicino di casa), Eugenio Chiappetta (Socialista convinto), Francesco Stillo, Isidoro Apuzzo, Benito Zuccarelli e delle "signori maestre" quale Maria Ruffolo e Ada Trotta.
Tra i succitati in tanti mi hanno riferito che il meno terribile era proprio il “signor maestro” Raffaele Perri. Questi, convinto assertore della scuola alla don Milani o alla Montessori, più che costringere i “suoi” alunni in modo al proprio “lavoro” con la staffila… li costringeva con allettanti iniziative quali quelle che si svolgevano, nel doposcuola, allo storico ed indimenticabile “Centro di lettura”.
Ovviamente questi sono i nomi che rientrano nei miei ricordi e sicuramente tantissimi, “signor maestro” e “signora maestra”, involontariamente ed innocentemente sono stati cancellati da tali ricordi.
Per dirla tutta, comunque, a me non piace bleffare con me stesso né con la storia che, amico lettore, ti vado propinando, qualcuna e/o qualcuno, degli insegnanti di cui non faccio il nome in queste pagine, li ho dimenticati volutamente: anche in quanti si sono succeduti nel corpo insegnanti delle scuole elementari e medie del nostro paese, di San Fili, ci sono stati i classici soggetti definibili come soggetti che “né adduranu e né puzzanu”. Soggetti cioè che, in quegli importantissimi edifici dove si formavano (e si formano tutt’oggi) i sanfilesi di domani, non valevano neanche l’aria che respiravano… e purtroppo la nostra Comunità ne sta pagando tristemente lo scotto.
La Scuola (quella con la “S” maiuscola), per i “signor maestro” e le “signora maestra” degli anni sessanta e settanta (1960/1980) non era una professione … era una missione e come tale andava oltre il proprio compito “infra mura” (dentro le mura dell’edificio scolastico).
In quegli anni il sabato, la domenica e le feste comandate il lavoro della nostra élite intellettuale proseguiva con una serie d’incontri quali quelli, decisamente indimenticabili, all’interno del Circolo di Cultura Enrico Granata.
Fanno bene oggi a chiamarli “professore”, e gli stessi fanno bene a farsi chiamare in tale modo, e non “maestro” in quanto oggi tali insegnanti sono più dei professionisti che non dei “magister”, ossia delle persone “grandi, che stanno al di sopra”.
... altri tempi.
... in quei tempi anche la staffila era... maestra di vita: ... e cumu avvrinchiava supra 'e manu!
* * *
Anche se in questo caso non siamo difronte ad una staffila, non me la sento di tacere su un piccolo fatto che mi è accaduto, non so se alla seconda o alla terza elementare, presso, appunto, le Scuole Elementari di San Fili.
Personaggi: la signora maestra Maria Ruffolo, il signor maestro Francesco Stillo e… io (quel tipo di scuola mi ha insegnato tra l’altro che è cattiva educazione, in una elencazione, quando si scrive, mettersi prima degli altri).
L’anno? … il 1968 o il 1969.
La signora maestra Maria Ruffolo ed il signor maestro Francesco Stillo stavano parlando fra di loro non so se del più o del meno o di fatti inerenti il proprio lavoro. Non so per quale motivo (ovviamente parlo di un ragazzino che poteva avere al massimo nove o dieci anni), ma qualcosa mi costrinse ad avvicinarmi alla coppia e a chiamare più volte, inutilmente, la signora maestra Maria Ruffolo.
Visto la mia inutile insistenza al fine di attirare la sua attenzione mi lasciai sfuggire un fischio e nel men che non si dica il signor maestro Francesco Stillo si lasciò sfuggire uno schiaffo che colpi, non senza lasciarmi di stucco, il mio, all’epoca, delicato visino.
Percepii, comunque, a sommi capi il dialogo che susseguì tra la signora maestra Maria Ruffolo ed il signor maestro Francesco Stillo.
Dialogo che riporto di seguito.
Maria Ruffolo: “France’, perché gli hai dato questo schiaffo?”.
Francesco Stillo: “Mari’, ha fischiato… per giunta a Scuola”.
Maria Ruffolo: “Ma l’ha fatto per attirare la mia attenzione, e poi se qualcuno doveva punirlo questo era compito mio… dopotutto è un mio alunno”.
Francesco Stillo: “Mari’, fischiare anche se per attirare l’attenzione di qualcuno è comunque segno di cattiva educazione e nel suo caso è cattiva educazione nei confronti del corpo docente, dell’Istituzione… quindi la punizione poteva essere inflitta da ognuno di noi”.
Maria Ruffolo: “Allora, Perri, cos’è che devi dirmi?”.
… non so, non ricordo, cosa ho risposto alla signora maestra Maria Ruffolo (una bravissima insegnante che è riuscita d’una “crapa” come il sottoscritto a fare il tuo migliore interlocutore… diversamente non trovo giustificazione al fatto che ancora leggi le mie assurde divagazioni).
… non so perché, o forse lo so benissimo, ma quello schiaffo mi ha fatto decisamente meno male di tantissime staffilate. Forse perché tante staffilate non avevano motivo d’essere ed invece quello schiaffo lo ricordo ancora oggi, piacevolmente (non per il dolore cagionatomi dallo stesso), come una lezione di vita e per la vita.
Oggi, infatti, quando mi sento chiamare da qualcuno con un fischio o quanto mi rendo conto che qualcuno vuole attirare la mia attenzione con un fischio… faccio finta di non sentirlo e proseguo per la mia strada fintanto che lo stesso non pronuncia il mio nome o non mi da’ del signore.
Mi chiamano con un fischio? … non mi sembra né di essere una pecora né di essere un cane.
Che gente maleducata incrocia a volte i miei passi… meriterebbe un bello schiaffo in faccia… magari dall’erudita mano dell’indimenticabile carissimo signor maestro Francesco Stillo.
* * *
… continua.
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.
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