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mercoledì 1 settembre 2010

Egregio Signor... stupide digressioni per sentirsi vivi. Per sentirmi vivo.



Nella foto a sinistra: Egitto 2010, lo scrivente davanti alla piramide a gradoni di Saqqara. Lo so benissimo: viaggiare (ammirando – vivendo – la bellezza o la bruttezza di un territorio, di un paesaggio, di uno scorcio, di un volto che registrano i nostri sensi) è un’illusione di cui si ciba il nostro “essere vivente e pensante”. Ma, appunto, cosa sarebbe l’uomo “senza vivere” costantemente nuove illusioni? Cosa sarei io... senza le mie “illusioni vissute”?

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Premesso che il mio titolo di studio è quello di perito (un brutto termine che mi sa tanto di “al di là”. Visto che perito e morto possono significare la stessa cosa) commerciale e che ho sempre tenuto a specificare, malgrado i tanti che continuano a darmi dell’intellettuale, che lo scrivente altro non è (o quantomeno si definisce tale) se non “un ignorante prestato alla cultura che nulla anela di più se non ritornare a vivere nella propria ignoranza”.

L’ignorante, infatti, fa meno sforzi (lavora di meno) a vivere (almeno mentalmente) della persona acculturata… ed io più passa il tempo e meno ho voglia di lavorare. 

Quindi viva l’ignoranza e viva chi vive nell’ignoranza.

E poi, credetemi, quando alcuni conoscenti (loro dicono di conoscermi ma io non essendo fisionomista dubito sempre della loro identità e quindi di conoscerli) mi danno dell’intellettuale (o dicono che dovrei “finirla di darmi certe arie da intellettuale”) non può non sorgermi il dubbio (appunto perché mi conosco) che il termine “intellettuale” sia un termine offensivo.

Premesso tutto ciò non posso non pormi questa domanda: quante volte, specie noi ragionieri (periti - che brutta parola - commerciali) senza ragione, nell’aprire una lettera commerciale, o quantomeno uno scritto formale, abbiamo iniziato il corpo della stessa con il classico “Egregio signor”?

Egregio”, termine utilizzato per indicare una persona che merita stima da chi scrive e, possibilmente, dalla Comunità.

Egregio”, ma esiste una parola più offensiva di “egregio”?

In effetti per capire che la parola “egregio” è una parola offensiva (giusto dei ragionieri potrebbero - e potevano - darle un significato positivo) bisogna tornare all’origine della stessa. Se infatti vi edotto sull’etimologia (oggi sono decisamente in vena) di tale termine al primo che vi da dell’egregio sicuramente gli romperete (giustamente) il muso.

Egregio, infatti, deriva dal latino “E” (col significato di “dal”) e “GREX” (col significato di “gregge”). Quindi egregio finisce per tradursi con “scelto dal gregge” e chi può essere “scelto (posto fuori) dal gregge” se non una pecora?

Intendiamoci, i Latini davano a tale termine, proprio grazie al concetto originario rappresentato dallo stesso, un significato positivo (punti di vista, ovviamente): per loro il latte era vitale, per lo scrivente... è intollerabile.

Questo attributo, infatti, veniva applicato dai Latini alle vittime destinate al sacrificio (alla faccia del significato positivo) le quali dovevano essere secondo il rituale integre, intatte, “egregie”, esimie, elette, cioè senza macchia, non tocche dall’aratro e scelte fra le più belle.

Applicato ad una persona, secondo il surriportato concetto, vale “eccellente” ovvero persona che per doti, qualità, attitudini, opere e simili, si leva sopra degli altri… sarà!

Ma allora, cosa significa “egregio”?

Egregio” significa soggetto (pecora, agnello) dall’insignificante vita (appunto quella della pecora, se arriva a diventare pecora) destinato ad una brutta fine.

In campo commerciale (per tornare alla nostra lettera) può essere giusto un povero agnello (vittima sacrificale per eccellenza - pollo?) destinato a far gonfiare il portafoglio del padrone di chi redige la lettera.

Vi prego, se qualcuno di voi deve scrivermi qualche missiva, datemi pure dell’intellettuale (sicuro che questo termine non è offensivo? Dovrò controllare!) ma non datemi dell’egregio e, possibilmente, neanche del “signore” (che etimologicamente - altro stupendo regalo dei latini - significa “più vecchio”).

Ed evitate, per favore, di qualificarmi anche come perito commerciale. Il termine "perito" infatti mi puzza un tantino di persona ormai trapassata... passata a miglior vita.

Fra cento anni (... trenta? ... venti? ... mi rimetto al vostro buon cuore!) magari riferendovi alle mie mortali spoglie vi concedo anche di dire... "E' perito, ma era un ragioniere! ... un povero ignorante prestato alla cultura che nulla anelava se non ritornare alla sua tanto sospirata ignoranza".

E se proprio volete evitare di fare delle gaffe, di offendere (grazie anche alla loro ignoranza i quali diversamente vi risponderebbero per le rime) qualcuno (incluso lo scrivente)… evitate di dargli (ovviamente mi riferisco a qualificativi ossequianti) qualsiasi cosa. Evitate, in poche parole, “la parola in più” in ogni circostanza in quanto è proprio la parola detta o usata in più quella che nove volte su dieci ha una vera e propria natura (genesi) offensiva nei confronti dell’interlocutore.

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N.B.: per tale post (significato etimologico delle parole “egregio” e “signore”) mi sono servito del sito http://www.etimo.it in quanto la mia cultura è e resta “cultura scolastica” (se no che ignorante sarei? … l’intellettuale semmai è chi continua imperterrito a leggermi).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

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