Nella foto a sinistra… da sinistra: Francesco Calomeni, Michelangelo
Luchetta e Francesco Lo Feudo Siamo nel 2009 e siamo “mmienz’u puontu a San
Fili” nel negozio di generi alimentari dell’indimenticato Francesco
Calomeni.
* * *
Era il 10 settembre del 2010.
Quella mattina mia moglie mi ha telefonato in ufficio: “Pietro, è morto… Francesco… il mio compagno di scuola!”
Riesco a capire la sua voce tremula. Quando muore un compagno di scuola,
infatti, non muore un semplice compaesano (più o meno giovane che sia), muore
una parte di se stessi.
Quando muore un compagno di scuola o di giochi ci si rende conto che
dopotutto anche noi non siamo eterni.
Chi era morto quella mattina di venerdì 10 settembre 2010? … era morto
Francesco, era morto Francesco Calomeni il figlio dell’indimenticabile
Giovanni… compa’ Giuvanne.
Quarantuno anni appena compiuti: troppo pochi per una vita forse durata
ancor più poco di quello che ne riporterà il registro dell’anagrafe comunale.
Tutti in paese, infatti, conoscevano i “si dice” relativi
all’indimenticabile Francesco. I “si dice” di cui, si dice, molti dei quali si
era da tempo lasciato alle spalle.
Ma alle proprie spalle, purtroppo, non si può lasciare l’ora della propria
morte. Alle proprie spalle, purtroppo, non si può lasciare l’attimo (il punto
terreno) in cui si compirà il nostro fatidico destino.
Chissà se chi gioca sulla vita di noi miseri mortali, i gomiti poggiati sul
davanzale d’una finestra che dà sull’al di qua, nel vederci si diverte anche
lui a fare statistiche e confronti del genere.
Francesco era un tipo che accettava, come il padre Giovanni, le sfide. Per
lui una vita senza sfide non aveva ragione d’essere vissuta.
Persino il negozio d’ortofrutta, quello aperto d’un paio d’anni “mmienzu
u puontu” altro non era che una sfida. Una stupenda sfida che sembrava
avesse vinto e con tale vittoria sembrava avesse ritrovato il gusto di
ritornare a gareggiare con la vita.
L’anno scorso pubblicai un articolo, sul “Notiziario Sanfilese” (il
bollettino mensile dell’Associazione culturale “Universitas Sancti Felicis”,
bollettino di cui Francesco era anche sostenitore) del mese di settembre, in
cui parlavo del bel punto di ritrovo che si era creato intorno al tabacchino di
Nino Foti, il tabacchino che fu per tanti anni di Lisetta Calomeni.
Francesco mi pregò di dargli lo stesso spazio su tale volantino: “…
dopotutto, mi disse, io sono un Sanfilese”.
A perorare la sua giusta richiesta c’era tra l’altro il mio compagno
quotidiano di vasche (amiamo in tanti, sanfilesi,
chiamare “vasche” le stupende passeggiate lungo corso XX Settembre)
Michelangelo Luchetta.
“Io sono un Sanfilese”, parole magiche per la mia penna, e lui,
Francesco, Sanfilese con la “S” maiuscola lo era veramente.
Per farmi capire, tra l’altro, quanto rispettasse il mio lavoro
divulgativo, mi portò a prova di ciò uno scritto (pubblicato sul quindicinale “l’occhio”)
che io avevo in altri tempi dedicato a suo padre ricordando la famosa cantina “A
Grott’Azzurra”.
Foto a sinistra: l'etichetta per una bottiglia di vino tutta Sanfilese... con la S maiuscola.
Sfida raccolta (l’ho detto, Francesco non era tipo di sfuggire al lancio
d’una sfida), poco tempo dopo nel suo negozio d’ortofrutta comparvero delle
bottiglie di vino con l’etichetta “Chiarello Grotta” (Chiarello, o Chiarieddru,
è la zona - la via è via Roma - in cui si trovava la mitica cantina de “A
Grott'Azzurra”)… sfida vinta!
Quale miglior motivo per dedicargli una pagina del Notiziario Sanfilese?
* * *
Dal Notiziario Sanfilese del mese di dicembre 2009:
Grazie a Francesco Calomeni rivive il ricordo della Grotta Azzurra e delle
storiche cantine di San Fili.
Ne avevamo parlato nel numero scorso della storica cantina “La Grotta
Azzurra” di Giovanni Calomeni: ce n’era il motivo ed era anche un motivo
valido. Verso la fine di ottobre 2009 infatti passando, mmienz’u puontu,
davanti al negozio di ortofrutta di Francesco Calomeni (figlio del compianto
Giovanni) abbiamo notato due damigiane con su una serie di invitanti bottiglie
di vino. Queste bottiglie portavano una etichetta (vedasi una copia della
stessa riportata a sinistra) che metteva in bella mostra la scritta “Chiarello
- Grotta - Specialità vini invecchiamento naturale - Calomeni Giovanni - San
Fili (CS) - gradi 11 (circa)”.
In poche parole, e di ciò siamo contenti tutti, il ricordo della storica
cantina “La Grotta Azzurra” (quella appunto situata “ara scisa de Chiarieddru”)
di Giovanni Calomeni rivive, negli odori e sapori tradizionali, grazie
all’impegno ed al ricordo portato avanti dal figlio Francesco. Cosa questa che
da sanfilesi non può che farci piacere.
Il vino, decisamente ottimo a sentirla dire in tanti che l’hanno assaggiato, smerciato con tale etichetta dal nostro compaesano Francesco è di produzione propria e deriva dalla lavorazione di uve (vitigni “nero d’avola” e “malvasia bianca”) coltivate in località Frassino di San Fili.
A volte mi fermavo, mmienzu u puontu, nella macelleria di compa’
Giuvanne Calomeni… c’era tantissimo da apprendere dalla voce e dai ricordi
di Giovanni Calomeni: “Compa’ Pi!’”, mi disse una volta Giovanni, “Ppe’
diventa’ dutture basta na seduta de laurea e u titolo tu mantieni ppe’ tutta a
vita senza ti spreca’ cchiu de tantu ppe tu mantene. Ppe’ diventa’ signore cc’àe
lavurà na vità e devi sudarci na vita, minutu dopu minutu,ppe’ tu difende stu
titolo!
* * *
Foto a sinistra: interno di quella che fu la storica cantina “La Grotta
Azzurra” de “a scisa ‘e Chiarieddru” (via Roma). Si era nel 1998 e
Pietro Perri stava lavorando ad una ricerca storico - popolare sulle cantine di
San Fili nel corso degli ultimi due secoli.
Giovanni Calomeni (a destra nella foto) si mette a disposizione per far
fare qualche scatto da allegare alla serie di articoli che poi saranno
pubblicati sul quindicinale a distribuzione locale: “l’occhio”.
Ad accompagnarli c’era l’amico comune prof. Cesare Gentile (a sinistra
nella foto).
* * *
Un caro abbraccio a tutti i Sanfilesi nel mondo.
Un caro abbraccio ai familiari degli indimenticabili Francesco e Giovanni
Calomeni.
By Pietro Perri.
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