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domenica 30 maggio 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: finalmente s’inizia la raccolta (terza parte).

Ore 17, 00 di giovedì 27 Maggio 2010.
Lasciata la macchina al bivio per Falconara albanese (cioè a poco più di otto-novecento metri dal valico Crocetta) presa una busta di plastica che avevo opportunamente riposto sul sedile posteriore, iniziammo, io e mia moglie Orietta, la nostra stupenda e proficua passeggiata verso l’agognata meta. Il valico Crocetta, appunto.
Il valico Crocetta è un punto che ricorre spesso e volentieri nei ricordi degli anziani sanfilese. Dopotutto è in quel punto che finiva la salita da San Fili ed iniziava la discesa verso Paola. Un punto in cui si può dire che i tanti pellegrini sanfilesi che in altri tempi andavano dall’abitato di San Fili al santuario di san Francesco a Paola conoscevano ed agognavano tantissimo.
Il più, infatti, era fatto.
Il valico Crocetta ritorna sovente nei ricordi dei nostri anziani anche per un altro fatto. Era proprio in quel punto che in altri tempi esisteva, oltre che ad un punto di ristori, un famosissimo ristorante pizzeria con tatto di rotonda per ballare.
Ma erano appunto… altri tempi. Oggi c’è solo desolazione e qualche discarica abusiva (non considerando le vitarve (clematis vitalba) e tantissimo altro ben di dio che ci offre la natura circostante e che noi neanche riusciamo, grazie alla nostra proverbiale stupidità, ad apprezzare).
Le vitarve che trovammo in quel particolare tratto erano di un tenero indescrivibile. Alcune non solo erano dei semplici freschi germogli ma erano anche e soprattutto delle giovanissime tenere pianticine: faceva quasi pena raccoglierle… avevo quasi l’impressione di violentarle nello stesso modo in cui un pedofilo (ne parlo perché tanto se ne parla in questi giorni anche e soprattutto in riguardo ai “preti pedofili") violenta un bambino.
Anche una pianta, come ogni essere vivente, avrebbe diritto ad un minimo di rispetto… almeno finché non raggiunge l’età della ragione.
… ma la tentazione era troppo grande e, messo da parte ogni benché minimo scrupolo, iniziai a staccare i germogli di vitarve dalle stupende, teneramente verdi, innocente pianticine.
Una, due, tre… a centinaia i germogli di vitarve finivano nella busta che portavo in una mano: la giornata si presentava alquanto generosa fin dall’inizio.
Io da un lato e mia moglie dall’altro della strada passo passo salivamo imperterriti (intenti nel nostro lavoro) verso il valico Crocetta.
… stranamente qualcosa iniziò a preoccuparmi: un forte desiderio di orinare (ed era già la seconda o terza volta nel giro di appena mezzora).
Intendiamoci, non che li non ci fossero “wc” o “toilette” in circolazione: alberi, in quella zona, ce ne sono a centinaia.
Com’è ormai mia consuetudine da un paio d’anni a questa parte (ossia da quando ho scoperto d’avere un filo di diabete mellito), cercai di capire cosa poteva avermi creato questo piccolo inconveniente, ossia… se avevo bevuto un po’ troppo a tavola o se semplicemente avevo mangiato qualcosa di prettamente diuretico.
La risposta fu decisamente secca e senza possibilità di remissione: a pranzo m’ero ingurgitato una bella frittata con asparagi (selvatici e della nostra zona) per secondo e gli asparagi (così come le vitarve) sono un alimento altamente diuretico. La cosa comunque è più che positiva per chi soffre di glicemia alta, ma anche per chi soffre di pressione alta o per chi sta maledettamente bene.
Arrivammo a poche decine di metri dal valico Crocetta e mia moglie mi chiese di fare marcia indietro, ossia di dirigerci verso la macchina e proseguire la nostra raccolta di germogli di vitarve proseguendo lungo la strada che porta a Falconara albanese magari nei pressi della fontana di sant’angelo.
Non so perché mia moglie non volesse proseguire oltre, comunque anche a me, a dire il vero, quell’eccessiva solitudine iniziava a dare un po’ fastidio.
Dopotutto il valico Crocetta (tutta la zona in particolare) di sangue versato da ignari passanti nei secoli ne ricorda tantissimo… non valeva la pena rischiare ulteriormente. 
L'ultimo (e quello più tristemente famoso) è il caso della sfortunata dicennovenne Roberta Lanzino (26 luglio 1988).
E poi si trattava solo di raccogliere dei germogli di vitarva.
In effetti di gente in quella zona non se ne vedeva neanche l’ombra ed ancor meno, in quello stupendo pomeriggio di giovedì 27 maggio 2010 di ombra non si vedeva neanche qualche macchina circolare nella zona.
Poco meno di cinque minuti dopo eravamo nei pressi della macchina, ossia al bivio per Falconara albanese.
Anche in quel punto le vitarve non mancavano e nel men che non si dica la busta era già mezza piena o quasi. Se non c’erano già un paio di chili di vitarve poco ci mancava.
A questo punto inizia la quarta parte del mio racconto.
(continua - 3)
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace.

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