SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: marzo 2014

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

domenica 16 marzo 2014

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu: una stupenda passeggiata naturale tutta sanfilese. (7)

Per chi avesse perso le prime 6 (o qualcuna delle prime sei) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli inizi di Marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che si affaccia sul torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini.
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Ho sempre creduto che San Fili ed i Sanfilesi se non sono discendenti dei colonizzatori partiti dalle sponde dell’antica Grecia per portare la loro cultura e quindi la civiltà ai popoli di ciò che sarà la penisola italiana… sicuramente lo sono dei loro figli o dei loro nipoti.
Sono troppe, infatti, le cose quotidiane (reminiscenze del passato?), che riportano il nostro pensiero e quindi la nostra elementare immaginazione a ciò che di loro abbiamo studiato e continuiamo a studiare sui libri di storia… a partire dalle scuole elementari.
Ovviamente, per tale ultimo periodo, mi riferisco a quanti come me sono nati e felicemente vissuti anche - non solo - nell’era ante Facebook, Twitter e diavolerie web simili. Diavolerie che, è vero, ci mettono in collegamento con il resto del mondo ma che ci estirpano in modo falsamente non violento dalla nostra realtà materiale: corso XX Settembre (per quanto riguarda San Fili) con tutto ciò che scorre in su ed in giù… di buono e di male nello stesso.
Se guardiamo ad esempio tantissimi termini appartenenti al dialetto dei nostri padri (oggi, credetemi, neanche l’abbiamo un dialetto) troviamo non solo termini che risalgono alle dominazioni arabe, romane, spagnole e francesi ma anche e soprattutto… greche. Non solo: sempre rifacendoci a ciò che resta della memoria storico-popolare dei nostri padri e dei nostri nonni… sono tantissimi i modi di fare (specie in campo religioso o pseudo religioso), le credenze (favole e similari) e la toponomastica che ci riportano dritti dritti a respirare la nostra stupenda - mai dimenticata del tutto -aria ellenica.
Un esempio è proprio (ripeto: secondo la mia proverbiale ignoranza in materia) ciò in cui ci imbattiamo nella parte inferiore de “a scisa du canalicchiu”. Da non credere, in tale zona ci imbattiamo non solo in ben due bivi (punto d’incontro di tre vie con almeno due opportunità di scelta proposte al viandante) ma anche e soprattutto a due tesori - purtroppo solo “fantastici”… credo - maledetti e ad una nicchia in cui almeno fino alla fine degli anni Sessanta era riposta una statuetta ricordante la madonna.
La madonna o… la dea - greca e cara ai bivi - Ecate?
Il primo bivio in cui m’imbatto - risalendo la scalinata ed il viottolo che ho inforcato nella piccola valletta dove c’è il ponte di Crispini (o crispino) a collegare le due sponde del torrente Emoli... u jum’e Santu Fili - è quello che mi dà come scelta il proseguire verso il centro abitato del paese o dirigermi verso contrada Profico: la prima scelta a sinistra e la seconda scelta a destra.
Difronte a me vedo il buco con il famoso “maledetto” tesoro “ara scisa du canalicchiju”… quello della “quadara chjina d’oru”. Gli do una breve occhiata e proseguo subito con la mia scelta di strada. Ad ogni bivio in cui c’imbattiamo nella vita - lo sapevano bene i pitagorici e non solo loro - è obbligatorio fare una scelta, giusta o sbagliata che la stessa si dimostri: bloccarci equivale comunque a morire.
Scelgo la prima… la stanchezza inizia a sentirsi… e con essa anche un certo languorino allo stomaco. Dopotutto si sono fatte anche le ore 13, abbondanti.
Quindici metri più avanti m’imbatto in un altro bivio ed in un altro “maledetto” tesoro. Di questo secondo tesoro (in cui ci imbattiamo a tre o quattro metri, risalendo “u canalicchiju” per ritrovarci in piazza Rinacchio, in un foro che prende forma su un antico muro in pietra… alla nostra destra) so ben poco e spesso dubito anche che lo stesso esista o sia mai esistito anche solo nella deviata fantasia di qualche mio caro compaesano. A differenza del primo, di cui ne sono più che certo… visto il numero di testimoni in cui mi sono imbattuto.
Anche questo bivio mi obbliga ad una scelta: salire verso piazza Rinacchio e poi proseguire, lungo corso XX Settembre, fino a piazza san Giovanni dove ho lasciato la macchina o… imboccare la viuzza, alla mia sinistra anche questa, che costeggiando il paese mi farà miracolosamente ritrovare all’imbocco di via Emoli e da qui direttamente… mmiuenzu u puontu.
… scelgo questa seconda ipotesi. Ed eccomi, nello spazio di pochi minuti, ritrovarmi mmienzu u puontu e da qui bel men che non si dica in piazza san Giovanni.
Termina così questa mia stupenda passeggiata durata qualche ora di un sabato mattina del mese di Marzo 2013 e finita nello stesso punto in cui l’avevo iniziata.
Spero di non avervi scocciato troppo con questo racconto e spero che a qualcuno possa servire di sprone ad intraprendere questo mio stesso percorso.
Abbiamo un territorio stupendo intorno al nostro centro abitato… sarebbe bello riappropriarcene e ritornando ad amarlo e quindi a viverlo… con tutte le sue profumate e variopinte realtà ma soprattutto con tutte le mie… stravaganti fantasie.
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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!

sabato 15 marzo 2014

Raccolta differenziata dei rifiuti in Calabria? … San Fili da record!

La notizia è stata riportata su tutti i mass media  (giornali, telegiornali, internet e via dicendo) regionali della Calabria agli inizi del mese scorso (se non sbaglio il 9 o il dieci Febbraio): la nostra regione migliora sul fronte della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani ed il comune di San Fili con il suo 72,66% sul complessivo del prodotto è il paese più virtuoso di tutti.
San Fili da record (con i suoi miseri 2800 abitanti circa sui circa 2 milioni dell’intera regione Calabria e i poco più di 700 mila della provincia di Cosenza), quindi, per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani in Calabria.
La Calabria? … da vergogna! … anche su questo fronte.
La Calabria e la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani? … da incubo!
Una regione che pur migliorando il risultato di oltre il 4% sulle percentuali raggiunte negli anni precedenti resta pur sempre una tra le ultime regioni in graduatoria nell’intero territorio italiano.
Dopotutto la percentuale media delle varie province calabresi sul fronte della raccolta dei rifiuti solidi urbani è di poco superiore al 12% del totale.
Tali dati sono riferiti al 2012. Non sappiamo ancora i dati relativi al 2013 ma sappiamo benissimo che il 2014 è iniziato decisamente male, per l’intera regione Calabria, sul fronte dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Proprio così: una vera vergogna, l’ennesima, che tra l’altro è esplosa in tutta la sua drammaticità agli inizi del mese di Marzo quando gran parte delle amministrazioni locali della regione Calabria hanno gettato la spugna sul fronte della civile raccolta e dell’altrettanto civile gestione dei rifiuti solidi urbani portata. Affondiamo nei rifiuti e paghiamo stati quali l’Olanda e la Germania per venirseli a prelevare e, con gli stessi, creare reddito per la propria popolazione.
Ciò che infatti per altre regioni d’Italia ed altre Nazione d’Europa è una risorsa (appunto l’immondizia) per noi da qualche decennio a questa parte è diventato un problema e tale sarà sicuramente per qualche decennio ancora.
San Fili ed i Sanfilesi sono una mosca bianca nell’intera regione? … vorrei crederlo. Poi… guardo dal finestrino della mia macchina e mi chiedo chi, poco vicino alla curva tutt’ora denominata “u pont’u sur ‘Ndriu” noto al margine della strada una busta piena di rifiuti e mi dico, orgoglioso delle mie origini e della mia appartenenza comunitaria: “Qualche Sanfilese è passato sicuramente da questo punto!”
E qualche Sanfilese (ma sarà veramente un Sanfilese o solo un Sanfilese?) sicuramente si ferma più volte con il suo mezzo di locomozione nel tratto stradale compreso tra piazza Rinacchio (centro abitato di San Fili) e villa Miceli (bivio per Cosenza-Paola). Provate infatti di tanto in tanto a fermarvi anche voi in tale tratto di strada e… guardate nei burroni sottostanti: c’è di tutto e c’è di più… immondiziamente parlando.
Inutile dire che eguali scene ve li ritrovate sotto gli occhi anche inforcando la vecchia statale 107 (quella che vi accompagna sulla vetta del valico Crocetta per poi proseguire, tramite la strada della Palummara, fino alla città del miracoloso santo calabrese) o… nella nuova statale 107.
Se ogni punto incriminato lo definissimo, così come si dovrebbe fare, “discarica abusiva”… non ne troveremmo meno di una ventina nei succitati tratti stradali.
Una vera vergogna! … un vero scandalo! … un crimine.
Perché, diciamo la verità, chi insozza il nostro bellissimo territorio in questo modo (al di là di quali siano le sue giustificazioni) non può che essere considerato… un criminale!
Tanto più se questo signore è un Sanfilese, ovvero un cittadino di questo stupendo paese della provincia di Cosenza dove la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (per giunta fatta porta a porta), malgrado i costi e malgrado San Fili faccia parte della Calabria… funziona.
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… un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
… /pace!

domenica 9 marzo 2014

LA FERROVIA DELLA MORTE (Cosenza-Paola via San Fili... senza ritorno). ... by Pietro Perri.

E' bello ricordare parte della storia (quella solo buona e folcloristica) della vecchia tratta ferroviaria che collegava Cosenza con Paola passando per San Fili. Eppure... l'intera storia non è fatta solo di bei ricordi... è fatta anche di disastri ferroviari ed anche di morti... forse tanti.
Nel lontano 1953, ad esempio, il senatore Nicola VACCARO presentava la seguente interrogazione al Ministro dei Trasporti Bernardo MATTARELLA:
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Per sapere se è a sua conoscenza quanto accade giornalmente sul tratto della ferrovia Cosenza-Paola, dove le locomotive e le automotrici antiquate e logore, che dovevano essere dimesse dal servizio da più tempo, non riescono più a superare la pericolosa ed erta salita a cremagliera Paola-San Lucido, San Lucido-Falconara Albanese-San Fili-Rende, fermandosi ad ogni tratto, ed a volte mancando di ripresa, retrocedendo, creando selvagge scene tra i viaggiatori, sempre memori dei luttuosi disastri verificatisi in questi tratti, per gli stessi motivi che oggi si lamentano, negli anni 1917, 1942 e 1943.
Nel denunziare il gravissimo inconveniente, l'interrogante chiede che, sul detta tratta ferroviario, vengano sollecitamente sostituite le vecchie macchine e le vecchie automotrici, avvedendo che ogni ritardo fa assumere grave responsabilità all'Amministrazione nel caso di prevedibile disastro (76).
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Da non credere: in tale interrogazione venivano segnalati incidenti mortali avvenuti su tale tratta ferroviaria negli anni 1917 (quasi all'inaugurazione), nel 1942 e nel 1943. In altre interrogazioni parlamentari si parlerà, per quanto riguarda la nostra bellissima tratta ferroviaria "Cosenza-Paola... a volte senza ritorno" di... "ferrovia della morte".
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… un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
… /pace!

sabato 1 marzo 2014

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu: una stupenda passeggiata naturale tutta sanfilese. (6)

Per chi avesse perso le prime 5 (o qualcuna delle prime cinque) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli inizi di Marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che si affaccia sul torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini.
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Quando si è all’altezza del ponte di Crispini (o di crispino?) a San Fili, dopo aver ammirato una tra le tre stupende opere muraria che collegano - nel territorio comunale - le due sponde del torrente Emoli, non possiamo fare a meno di chiederci: è adesso che facciamo?
Mi spiego: siccome (nell’occasione di cui ho fatto ed in parte continuo a fare la cronistoria) già veniamo dalla fontana di Palazia dopo essere scesi da piazza san Giovanni e dopo aver percorso il tratto che da tale fontana ci ha portato in questo stupendo piccolo spiazzo e siccome già siamo risaliti all’altezza della superstrada (dove s’imbocca il bivio per Nogiano) e da qui siamo ridiscesi nel punto in cui ci troviamo adesso… che via vogliamo inforcare adesso per ritornare nel centro abitato di San Fili?
Corso XX Settembre ci attende ormai da un paio d’ore - qualche minuto per scambiare qualche parola con uno o due amici non guasta mai - e visto l’ora che segna il nostro orologio… anche la tavola imbandita di casa ci attende impaziente.
Eppure… la tentazione è forte. Potrei scendere ulteriormente lungo il percorso del torrente - camminando sulla sponda destra dello stesso - e raggiungere i piedi del ponte di “santa Venere” (o “santa Vennera”) e da lì salire verso il fabbricato diroccato conosciuto dai nostri anziani come “a turr’e Cucunatu” (in tale tragitto oltretutto potrei dare una breve occhiata all’edificio che ospita la centrale idroelettrica del paese… ed accertarmi che, malgrado i soldi pubblici investiti nella stessa, sia tutt’ora in funzione. Potrei risalire il torrente Emoli e raggiungere nuovamente piazza san Giovanni dal punto in cui sgorga la sorgente di Palazia o proseguire oltre fino al ponte delle jumiceddre e da lì risalire verso “u curc’e Catalanu”… e quindi ritrovarmi d’incanto su piazza san Giovanni (per la serie: tutte le strade di San Fili portano davanti al monumento ai caduti opera dello scultore toscano Leone Tommasi da Pietrasanta).
Potrei risalire la stupenda scalinata - o ciò che ne resta - in accattivante pietra di fiume ed antiestetico cemento che mi porta dritto dritto nella zona delle Volette al di sopra dell’imbocco della galleria ferroviaria… o di ciò che la stessa fu e che mai sarà più se non nei cuori dei pochi che ancora conservano qualche lontano ricordo della littorina che dalla stazioncina San Fili ci portava alla stazione di Cosenza o a quella di Paola.
Scelgo quest’ultima ipotesi che, dopotutto, non fa altro che portare a termine il mio progetto iniziale: una bella passeggiata che nel titolo includesse la fontana di Palazia e il tesoro de “u Canalicchiju”.
E così eccomi giunto all’inizio dell’ultima fatica (questa sì che è una vera e bella fatica) della stupenda passeggiata: intraprendere la salita che da una serie di scalini in cemento e pietra di fiume immediatamente seguita da un viottolo a più curve al cui intersecarsi con la strada che scendendo da piazza Rinacchio porta, in poco tempo e quasi sempre in discesa, nella zona conosciuta come contrada Profico.
Inutile contare i gradini: li avrò contati almeno una cinquantina di volte quand’ero piccolo e tempo di fare una diecina di passi oltre questa scalinata… miracolo… già dimenticato il magico numero. Un’ultima occhiata al ponte di Crispini (… o di crispino che dir si voglia) ed al mulino ad acqua di Ottorino Perri (che tra l’altro ospitò anche una delle storiche centrali idroelettriche del nostro amato/odiato paesino) e… via, un passo dopo l’altro, eccomi ritrovarmi al punto in cui i miei occhi registrano sulla sinistra uno spettacolare strapiombo in cui la fanno da padrone delle affascinanti quasi secolari piante di quercia e sulla destra il casolare della proprietà di campagna che fu dell’insegnante Raffaele Perri… dalla fine degli anni Sessanta in poi.
Una proprietà, questa, che ricordo con piacere e che segnò anche parte della mia vita avendo mio padre per vari anni (dal 1970 in poi) coltivato quel prodigo appezzamento di terra.
Quasi un giardino, a quei tempi. Oggi?... meglio non parlarne.
Eppure a fermarmi di botto non furono i ricordi di un tempo che ormai da anni mi sono lasciato alle spalle. A fermarmi di botto fu un imprevisto e strano movimento che notai qualche passo più avanti, nei pressi di un foro nel muro in pietra che mi trovavo sulla sinistra a delimitazione, nella parte inferiore del succitato burrone.
nu cursune. Non era nero come me lo ricordavo ma era quasi grigio. Segno, secondo la mia ignoranza, che aveva appena fatto la muta primaverile (ovvero aveva cambiato pelle).
I cursuni, lo so’ benissimo, non sono pericolosi: non sono velenosi e vivono nella costante paura d’imbattersi nell’uomo. Se proprio si subisce un morso da tali animali nostrani l’unica cosa consigliabile (nel dubbio) è quella di fare una bella antitetanica… giusto per dormire su due guanciali.
Eppure… sono decisamente brutti i… cursuni! … ed io non li digerisco tanto: chissà, magari qualcuno di loro potrebbe illudersi di essere una serpe velenosa ed attaccare. Ed io in quel momento in mano avevo solo la macchina fotografica… neanche un bastone per difendermi.
Quando il mio attuale compagno d’avventura s’accorse della mia presenza non ci pensò due volte a rintanarsi nel suo pertugio all’interno del muro, quello stesso pertugio da cui era appena uscito per godersi i primi raggi del sole pre-primaverile.
Constatato che la via era ormai libera, senza pensarci due volte (ma soprattutto con passo attento e veloce) ripresi il mio cammino verso l’agognata meta.
All’altro lato del casolare che ormai, sempre sulla destra (strano a dirsi ma non si era spostato), mi ero lasciato alle spalle (povere le mie spalle: quante cose nella vita mi ci sono lasciato senza pensarci su due volte) c’era il noce nato da una noce che avevo piantato io quando avevo appena una diecina d’anni.
Nella mia vita ho piantato almeno due alberi di noce: ero piccolo, sono cresciuto… ed ancora sono vivo.
Dico questo perché nella tradizione popolare è sconsigliato piantare alberi di noce. Si dice, infatti, che quando il tronco del noce raggiunge la circonferenza del collo di chi l’ha piantato… quest’ultimo ha compiuto il suo percorso naturale in questa vita… in questo mondo spesso, ma non sempre, fatto di lacrime.
Altri cinque minuti ed eccomi finalmente giunto sul piano della strada che, come detto, collega contrada Profico (in parte in territorio di Rende ed in parte in territorio di San Fili) e piazza Rinacchio. Eccomi giunto… ai piedi de ‘a scisa du Canalicchiu.
Mi trovo adesso poco al di qua dell’imbocco della galleria ferroviaria ed esattamente davanti al foro dov’è sepolto il magico recipiente pieno d’oro tanto caro alle passate generazioni di nostri compaesani: a quadara chjina d’oru di santufilisi.
(continua).
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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!